Vivi la Parola! 2020 02: Febbraio

Sabato 1 febbraio 2019

Beato Andrea Carlo Ferrari, vescovo

 

Disse Gesù: «31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori

«E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me»

33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.  34Allora la folla gli rispose: «Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come puoi dire che il Figlio dell’uomo deve essere innalzato? Chi è questo Figlio dell’uomo?». 35Allora Gesù disse loro: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. 36Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce».

(Giovanni 12,32)

 

Non sono parole affascinanti ad attirare a Gesù. Lui stesso afferma che è l’amore crocifisso ad attrarre tutta l’umanità nella sua redenzione. L’amore più grande non ha bisogno di parole, ma sa parlare al cuore. Chiunque se ne lascia raggiungere si sente capito, valorizzato, incentivato a dare il meglio di sé. È un amore che conosce la lingua di chi lo ascolta, che trova i modi per farsi capire. Il crocifisso è molto eloquente per ogni uomo che si trova nel dolore. Del resto ogni amore autentico chiede di morire a noi stessi, di vivere veramente “per” chi ci sta accanto.

 

Domenica 2 febbraio 2019

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

 

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi

hanno visto la tua salvezza»

31preparata da te davanti a tutti i popoli: 32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». 33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». 36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

(Luca 2,29-30)

 

Ci sono incontri luminosi, che lasciano una scia di luce nel cuore e spingono in avanti con nuove energie, con creatività e fiducia. Sono suscitati da Dio e alimentati da un amore che autentico si dona e ci permettono di comunicare con profondità e bellezza, incontrando davvero Gesù nel fratello. Danno un senso di sazietà, si desidererebbe che quel momento di eternizzasse, che avvenisse sempre così con ogni persona. Siamo fatti per relazionarci così, non è un’esperienza riservata a pochi eletti, ma è alla portata di ogni uomo o donna di buona volontà e può accadere dovunque nel mondo.

 

Lunedì 3 febbraio 2019

S. Biagio, vescovo e martire

 

Molta folla seguiva Gesù e gli si stringeva intorno. 25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. 30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo:

«Chi ha toccato le mie vesti?»

31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

(Marco 5,30)

 

Gesù non lascia sempre segreti i suoi gesti d’amore verso chi ha bisogno. Vuole portare alla luce ciò che edifica, valorizzare i piccoli atti di fede, anche quelli che potrebbero apparire magici o devozionali e che invece sono suscitati da una fiducia in Lui che forse noi non sempre avremmo. Questa interiorità limpida è un terreno molto favorevole perché il miracolo si compia.

Certo, per le persone semplici come questa donna, l’essere costretti a venire allo scoperto, dichiarare apertamente il gesto di fede compiuto e il dono ricevuto, costa molto. Ma è una forma di annuncio alla quale nessuno si può sottrarre.

 

Martedì 4 febbraio 2019

 

1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?

«Non è costui il falegname,

il figlio di Maria?»

il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.

(Marco 6,)

 

I nazareni non riescono a credere ai loro occhi, alle loro orecchie. Cosa è capitato a Gesù, quel giovanotto che tutti hanno visto crescere, del quale tutti sanno tutto, come accade nei piccoli paesi? Proprio lui, che ha origini così semplici e ordinarie, come quelle di tutti noi?

Essere vicini può essere un ostacolo, addirittura un impedimento se il cuore non è libero dai pregiudizi, se non si è almeno un po’ umili e non si accetta di non aver capito tutto, di essersi sbagliati, se non si è disposti ad accogliere la novità che è sempre un po’ scomoda.

 

Mercoledì 5 febbraio 2019

S. Agata, vergine e martire

 

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro:

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»

Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.  34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

(Marco 6,31)

 

Forse mai come nel nostro tempo e nelle nostre terre queste parole di Gesù suonano profetiche e difficili da vivere. La frenesia della società ci divora, i ritmi che il lavoro richiede sono a volte senza sosta, si deve essere reperibili ad ogni istante, la lista delle cose da fare si allunga comunque, chi si riposa si sente pigro.

Gesù educa ad una vita armonica, in cui tutti gli aspetti hanno uguale valore, se non sono vissuti per se stessi, ma come volontà di Dio, come espressione di amore per Dio e verso i fratelli.

Conta l’amore, non la quantità di cose che si fanno.

 

Giovedì 6 febbraio 2019

Ss. Paolo Miki e compagni, martiri

 

33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.  34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; 36congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». 37Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». 38Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». 39E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. 40E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. 41Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione,

«Spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro»

e divise i due pesci fra tutti. 42Tutti mangiarono a sazietà, 43e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. 44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

(Marco 6,41)

 

Il clou della giornata della moltiplicazione dei pani e dei pesci inizia quando tutto sembra finito, quando i discepoli sono già abbastanza stanchi e  vorrebbero solo chiudere e riposare. Gesù non sceglie questo momento perché si diverte a fare le ore piccole, ma perché il bisogno dei fratelli lo richiede.

Educarsi a questa disponibilità aperta non è facile, ma è urgente. L’obiettivo non è una vita sempre ordinata, riparata e sotto il nostro controllo, che diventa facilmente borghese, ma la vita di Dio che è costantemente aperta all’amore. E anche quando ci si riposa lo si fa per poi amare meglio, con più energia.

 

Venerdì 7 febbraio 2019

Ss. Perpetua e Felicita, martiri

 

1Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3– i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e

«(I farisei) osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti»

5quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».  6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. 8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 9E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, 12non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

(Marco 7,4)

Qual è l’errore di questi poveri farisei, che noi critichiamo tanto e ai quali tanto spesso assomigliamo senza accorgercene? Loro erano fedelissimi alle pratiche religiose, giustamente coinvolgevano nella loro fede ogni aspetto della vita, avevano fissato regole minuziose su come comportarsi e le osservavano scrupolosamente: come non ammirarli?

Il guaio è che se il primato non è dato all’amore tutto questo diventa una gabbia, una costrizione soffocante e poco comprensibile, crea la folle illusione che a Dio interessino queste pratiche e non il nostro cuore. Per esempio, anche i computer sono fedelissimi, utilissimi, ma non amano. E un uomo computer sarebbe un orrore.

 

Sabato 8 febbraio 2019

S. Girolamo Emiliani

 

6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

«Se avete conosciuto me,

conoscerete anche il Padre mio:

fin da ora lo conoscete e lo avete veduto»

8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. 12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

(Giovanni 14,7)

 

Siamo in un tempo e in una cultura in cui per le nuove generazioni il discorso su Dio appare troppo complicato, troppo ipotetico e non importante. Si punta a vivere, a vivere bene, cercando emozioni, momenti di gioia, e di divertimento che comunque la vita ci offre.

Per gli apostoli Dio non era più un discorso, una teoria o una discussione. Era un bellissimo rapporto di amicizia, era un clima molto bello al quale non si voleva più rinunciare, era un amore che ti raggiungeva e ti rallegrava, ti capiva, ti valorizzava, ti tirava fuori le energie migliori e che cominciava a circolare anche tra loro. Era Gesù.

 

Domenica 9 febbraio 2019

V DOPO L’EPIFANIA

 

46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 48Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». 49Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».

«Gesù gli rispose: “Va’, tuo figlio vive”. Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino»

51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». 52Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». 53Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. 54Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

(Giovanni 4,50)

 

Questo funzionario del re che ha il figlio malato non si limita a chiedere un miracolo. È anche disposto nel cuore a fidarsi di Gesù e quindi è pronto a fare il cammino che Gesù gli chiede. È questa fiducia che gli permette di scoprire, di toccare con mano che Gesù non è solo un guaritore, ma che la sua è una parola potentissima che realizza ciò che dice, è una certezza solida per tutta la vita. Per questo il figlio guarito sarà per lui una gioia grandissima, ma soprattutto diventerà per sempre il segno tangibile che la parola di Gesù è luce e vita per sé e per tutti.

 

Lunedì 10 febbraio 2019

S. Scolastica, vergine

 

14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15

«Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro»

17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». 24Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. 25Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. 26Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. 27Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 28Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». 29Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». 30Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

(Marco 7,)

 

Gesù non disquisisce sulla purità o meno dei cibi, non stabilisce criteri alimentari per i suoi discepoli, queste cose non sembrano interessarlo. A lui interessa il cuore dell’uomo: nutre questo con le sue parole, si occupa della sua salute, perché solo così l’uomo può conoscere la gioia. In questo modo ci aiuta a concentrare le energie su ciò che veramente vale.

Se il cuore è malato i frutti inquineranno il mondo, se invece il cuore è sano si diffonderanno sogni, si accenderanno prospettive nuove, ci si appassionerà insieme a progetti che aggiustano il mondo, si avrà il coraggio di affrontare ostacoli e nemici, con decisione e mitezza, senza mai spaventarsi.

 

Martedì 11 febbraio 2019

Beata Vergine Maria di Lourdes

 

31Di nuovo,

«Uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

Gli portarono un sordomuto»

e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

(Marco 7,31-32)

 

Gesù è in terra straniera, in un ambiente in cui la cultura è diversa, le tradizioni religiose quasi assenti, gli interessi di vita della gente non sono quelli degli israeiliti.

Lui lì è straniero.

Il Vangelo non ci riporta una sua predicazione, una parabola raccontata a questa gente. Solo un miracolo: il gesto d’amore che riabilita un uomo emarginato per le sue disabilità e lo restituisce come dono per loro.

Possiamo rinunciare alle parole, alle discussioni sante, addirittura alla predicazione. Ma non possiamo mai smettere di amare. In qualunque terra, in qualunque momento, in qualunque condizione.

 

Mercoledì 12 febbraio 2019

 

1In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro:

«Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare»

3Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». 4Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». 5Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». 6Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. 8Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. 9Erano circa quattromila. E li congedò.

(Marco 8,2)

 

I Vangeli di Marco e Matteo ci riportano due episodi diversi di moltiplicazione dei pani. All’origine c’è sempre la preoccupazione, la premura di Gesù di fronte al bisogno delle persone. È forse il miracolo al primo impatto più impressionante, perché non riguarda solo un singolo o un gruppetto di persone, ma risolve un problema per folle intere. E riguarda il cibo, quel cibo che troppa gente purtroppo anche oggi non ha, anche se disponiamo di tutti i mezzi grazie ai quali tutti gli uomini che esistono potrebbero essere subito sfamati. Basterebbe condividere, come in questi miracoli.

 

Giovedì 13 febbraio 2019

 

10Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. 11Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». 13Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva. 14Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. 15Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». 16Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. 17Si accorse di questo e disse loro:

«Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?»

E non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». 20«E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». 21E disse loro: «Non comprendete ancora?».

(Marco 8,17-18)

 

Tanti miracoli non sono bastati. Quando i discepoli si ritrovano in difficoltà perché non hanno pane, le loro reazioni sono ancora quelle di sempre: si preoccupano delle cose che mancano, si comportano come se Gesù non fosse lì con loro.

La conversione non è automatica, a volte è lenta, ha bisogno di essere aiutata. Occorre scuotere, far aprire gli occhi, rendere consapevoli che siamo solo prigionieri delle nostre paure, insegnare a fidarsi. Gesù lo fa attraverso queste domande incalzanti, aiutando a ricordare quello che i discepoli hanno appena visto e a trarne le conseguenze. Non basta vedere miracoli, occorre accompagnare con pazienza questi cammini.

 

Venerdì 14 febbraio 2019

Ss. Cirillo , monaco e Metodio, vescovo,

patroni d’Europa

 

15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

«Allora essi partirono

e predicarono dappertutto,

mentre il Signore agiva insieme con loro»

e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

(Marco 16,20)

 

Questa è da duemila anni la vita della Chiesa: un lavoro a due.

Noi andiamo ed annunciamo, facciamo la nostra parte al meglio, Dio fa la sua parte. Noi l’1 %, Lui il 99 %. Perché non siamo noi a toccare i cuori e a suscitare la fede, questo lo fa solo lo Spirito del Risorto. Ma non lo fa da solo, vuole passare attraverso di noi.

Due realtà che si tengono per mano, diseguali per potenza, ma ambedue indispensabili. Ci tengono lontano da due grandi rischi opposti: il quietismo pigro che attende passivamente tutto e l’attivismo superbo che si illude di sostituirsi a Dio.

 

Sabato 15 febbraio 2019

 

59I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; 60ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, 61che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”».

«Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: “Non rispondi nulla?

Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma Gesù taceva»

Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». 64«Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».

(Matteo 26,62-63)

 

Di fronte alle accuse che lo vogliono condannare Gesù tace, con un silenzio sorprendente. Non perché subisce passivamente gli eventi, ma perché è da anni che discute con questi capi, eppure le sue risposte luminose non hanno scavato in loro un spazio di accoglienza. Quel momento di silenzio potrebbe essere per loro l’occasione per “riascoltare” la sua vita o le parole che in passato ha pronunciato, ma il loro cuore è in quel momento ancora ermeticamente chiuso. L’amore le prova tutte: la parola e il silenzio, l’invito e la minaccia, il miracolo e la paralisi sulla croce. Perché solo l’amore può aprire i cuori.

 

Domenica 16 febbraio 2019

PENULTIMA DOPO L’EPIFANIA

detta “della divina clemenza”

 

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora

«Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa.

Tu che ne dici?»

6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

(Giovanni 8,5)

 

Un bel dilemma. Eseguire ciò che la legge indica o sorvolare sull’adulterio di questa donna? Giustizialismo o buonismo?

Per Gesù entrambe le soluzioni sono insufficienti. E a sorpresa indica una terza strada: la misericordia. Che non le cancella, ma le sovrasta. Perché immette un ingrediente che nelle prime due era assente: l’amore. La legge senza l’amore schiaccia e condanna l’uomo. La superficialità nei confronti del peccato fa soffrire altri e disorienta. Solo l’amore educa: risolleva e illumina, offre un nuova insperata possibilità, accende sempre la vita. Solo l’amore è sempre in favore dell’uomo.

 

 

Lunedì 17 febbraio 2019

 

35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». 41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono.

«Tra voi però non è così;

ma chi vuole diventare grande tra voi

sarà vostro servitore»

44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

(Marco 10,43)

 

 

C’è un abisso tra il modo di pensare di Gesù e quello dei suoi discepoli. A loro interessa comandare, occupare i primi posti, a lui interessa servire, stare con gli ultimi. Mentre tra i discepoli sorgono liti, Gesù placa tutto con la pazienza e mettendosi ad insegnare, senza accusare o condannare, ma mostrando un modo nuovo di essere uomini: il suo.

Al centro non ci sono mai io, ma sempre il fratello. E se in alcuni momenti non lo servo direttamente (formandomi, studiando,  riposando, ecc.) è solo perché mi preparo a farlo meglio.

 

Martedì 18 febbraio 2019

 

Mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

«Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”»

49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

(Marco 10,48)

 

Il grido da fastidio. Non è melodioso, anzi è irritante perché ferisce l’udito, si vorrebbe che finisse presto, soprattutto quando c’è un clima di festa, come a Gerico quel giorno.

A noi che spesso amiamo le cose ben organizzate e sotto controllo, quel grido sarebbe suonato come un‘intrusione da eliminare al più presto.

Per Gesù invece quella voce è la più urgente e obbliga tutti a porgerle attenzione, a metterla al centro. È la voce di chi soffre e non va mai soffocata, va ascoltata anche se ci da sempre fastidio. L’amore corre sempre verso il bisogno.

 

Mercoledì 19 febbraio 2019

 

12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. 14Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. 20La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. 21Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». 22Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! 23In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. 24Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà.

«Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe»

(Marco 11,25)

 

La preghiera autentica pacifica, riconcilia, ammorbidisce il cuore. L’immersione nello Spirito del Risorto infatti ci regala tutti i suoi doni e il suo frutto è «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Galati 5,22). In Dio non ci sono conflitti, perché la Trinità è pieno amore. Non è quindi possibile una preghiera vera se non si è aperti a ricevere il dono del perdono.

Se il cuore è contratto dalla malevolenza o anche solo dal dispetto, Dio ci vuole guarire. A volte ci vergogniamo di pregare per noi stessi, ma dobbiamo riconoscere che della guarigione del cuore abbiamo sempre bisogno.

 

Giovedì 20 febbraio 2019

 

15Giunsero a Gerusalemme.

«Entrato nel tempio,

si mise a scacciare quelli che vendevano

e quelli che compravano nel tempio;

rovesciò i tavoli dei cambiamonete

e le sedie dei venditori di colombe»

16e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. 17E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni?  Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». 18Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. 19Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.

(Marco 11,15)

 

A volte occorre proprio fare piazza pulita. Con coraggio. Come Gesù quel giorno nel tempio.

Ci sono incoerenze che non possiamo accettare, errori che non vanno ripetuti, abitudini che ci paralizzano e ci spengono. Non possiamo essere sempre accondiscendenti verso noi stessi.

Può capitare che proprio una decisione netta e perentoria ci liberi all’istante, dopo anni in cui tergiversavamo, come raccontano a volte alcuni fumatori che hanno smesso per sempre da un giorno all’altro. È una liberazione, una vita nuova, una vittoria che scioglie le nostre energie migliori da catene che ci imprigionavano.

 

Venerdì 21 febbraio 2019

 

27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E,

«Mentre Gesù camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti,

gli scribi e gli anziani e gli dissero:

“Con quale autorità fai queste cose?”»

O chi ti ha dato l’autorità di farle?». 29Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. 30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». 31Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. 32Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. 33Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Marco 11,27-28)

 

Il tempio è il luogo della preghiera, dell’incontro con la verità di Dio. Presuppone apertura, disponibilità, benevolenza, per ricevere la grazia che Dio dispensa proprio lì.

Ma possiamo anche entrarvi condizionati dalla rabbia per un insuccesso, dal desiderio di rivalsa, dal sentimento di vendetta per un torto ricevuto. Se lasciamo prevalere il nostro io, i nostri pensieri, con tutte le nostre buone ragioni, la preghiera non corre molto lontano, rischia anzi di non decollare mai. Anche Gesù non sa bene cosa fare, come risponderci.

Occorre svuotarsi. Il più possibile. E Gesù potrà riempire tutti gli spazi vuoti (e magari, miracolosamente, anche altri).

 

Sabato 22 febbraio 2019

 

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro:

«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,

prenda la sua croce e mi segua»

35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 36Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? 37Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».

(Marco 8,34)

 

Quando si intraprende un cammino al seguito di Gesù, quando c’è un’iniziativa che nasce da Lui sicuramente ci saranno degli ostacoli.

Sempre sorprendenti, ci potrebbero disanimare, perché a volte si ha proprio l’impressione che le porte si chiudano. In realtà è il segno che siamo sulla strada giusta. Non è mai esistita vera profezia che fosse accolta da tutti con favore.

Se si chiude una strada vuol dire che occorre percorrerne un’altra.

È molto importante essere uniti nel cammino, ascoltarsi, responsabilizzarci a vicenda, perché la nostra strada non è da individui autonomi, ma da persone che insieme seguono Gesù.

 

Domenica 23 febbraio 2019

ULTIMA DOPO L’EPIFANIA

detta «del perdono»

 

11Disse ancora:

«Un uomo aveva due figli»

12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

(Luca 15,11)

 

Mi commuove sempre l’incipit della parabola del padre misericordioso, anzitutto perché ogni volta il racconto mi raggiunge nell’intimo e risveglia i miei sentimenti più belli.

E poi per questo padre. Aveva due figli. Uno i figli non se li sceglie, ma sarà sempre loro padre. E deve mettere nel conto tutto, ogni soddisfazione e ogni amarezza, ogni angoscia ed ogni esultanza, rimanendo sempre padre. I figli non sapranno mai cosa vuol dire, fino a quando non diventeranno padri anche loro. È sempre un dare, uno sperare, un amare.

Sono così tanti padri sulla terra, che incanto non sarà il Padre nei cieli?

 

Lunedì 24 febbraio 2019

 

13Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro:

«Perché volete mettermi alla prova?»

Portatemi un denaro: voglio vederlo». 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 17Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

(Marco 12,15)

 

Gesù non si lascia intrappolare da domande ambigue.

Quei gruppi che di solito si odiavano tra loro, si uniscono per incastrarlo con una domanda la cui risposta avrebbe potuto avere conseguenze pericolose.

Egli va diritto alla meta: ubbidiamo alle leggi dello Stato ma apparteniamo a Dio.

Spesso siamo talmente attaccati al denaro da fermarci lì, l’importante è invece saper guardare oltre, perché il Signore viene prima di qualunque altra cosa o persona.

 

Martedì 25 febbraio 2019

 

18Vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: 19«Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 20C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. 21Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, 22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. 23Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 24Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio?

«Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli»

26Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? 27Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

(Marco 12,25)

 

Il matrimonio è un segno dell’amore tra Dio e l’uomo, un amore che libera e non costringe.

Ognuno è libero di essere se stesso e di donarsi spontaneamente.

Nessuno può vantare dei diritti su un’altra persona, può solo decidere di amarla e di condividere con lei il meglio di sé.

Quando riusciamo a vivere in questo modo possiamo capire cosa sarà la vita eterna: amore puro tra noi, immersi in quello di Dio.

 

Mercoledì 26 febbraio 2019

 

38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». 41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro:

«In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»

(Marco 12,43-44)

 

Il discepolo non offre al Signore ciò che ha di superfluo, anche in termini di disponibilità e di tempo, ma dona tutta la vita.

Solo quando scopriamo che le nostre giornate non ci appartengono più, ma sono nelle mani del Signore che ne può disporre come vuole, solo allora abbiamo gettato tutto quello che avevamo.

In cambio abbiamo la tranquillità di chi non si appartiene, ma sa di appartenere a Lui e perciò nulla più lo spaventa.

 

Giovedì 27 febbraio 2019

 

Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.

«Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno»

13Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

(Marco 13,12)

 

Davanti al Signore anche i vincoli familiari vacillano, perché Dio è prima di ogni altro affetto. E’ una visione portata un po’ all’estremo, ma efficace.

Nessuno può mettersi davanti al nostro rapporto con Dio.

Questo non significa che ameremo meno chi dovesse chiedercelo, saremo inflessibili, ma il nostro amore sarà ancora più grande, perché con la nostra testimonianza vogliamo riportare al Signore chi tenta di distoglierci da Lui.

E alla fine l’amore vince sempre, anche se con tempi che possono sembrarci eterni.

 

Venerdì 28 febbraio 2019

 

28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi:

«Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte»

30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

(Marco 13,29)

 

Gesù non sta parlando della fine del mondo, ma della caduta del tempio e delle persecuzioni. Ci dice che quando tutto sembra crollare intorno a noi, Egli ci è più vicino.

Questo riguarda anche i nostri giorni: la Chiesa attraversa oggi un momento tra i più difficili della sua storia, a volte ci sembra di vederla vacillare, ma le parole di Gesù non passano e non siamo mai soli.

Non è un caso che, nonostante i molti errori annidati un po’ ovunque nella comunità cristiana, proprio in questo periodo ci sono stati donati tanti papi santi, che con carismi diversi guidano la barca di Pietro in mezzo alla tempesta.

 

Sabato 29 febbraio 2019

 

5Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. 6Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.

«Essi non avevano figli,

perché Elisabetta era sterile

e tutti e due erano avanti negli anni»

8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. 10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. 11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. 14Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, 15perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. 17Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

(Luca 1,7)

 

Zaccaria ed Elisabetta non si aspettano più niente di nuovo dalla vita, senza più la speranza di un figlio vivono una fede di routine, rispettosa e ripetitiva.

Eppure il Signore per irrompere nella nostra vita non guarda né l’età né il momento opportuno.

Occorre vigilare, essere aperti al futuro, cercare di capire in ogni istante che cosa Dio voglia da noi.

Non è mai il momento di tirare i remi in barca, occorre remare finché abbiamo un briciolo di energia, spesso non sappiamo neppure la meta, ma se lasciamo a Lui il timone sarà una continua sorpresa.

 

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