Vivi la Parola: 2020 05 – Maggio

Venerdì 1 maggio 2020
S. Giuseppe lavoratore

 

54Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? 55Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?».

«Ed era per loro motivo di scandalo»

Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». 58E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

(Matteo 13,57)

 

È davvero triste vedere che i pregiudizi, l’illusione di sapere già tutto su Dio, diventano per queste persone un ostacolo, un inciampo che impedisce di accogliere Gesù. Ciò che il Padre ha progettato da tutta l’eternità per la salvezza del suo popolo viene rifiutato proprio dai più vicini, dagli intimi.

Un rischio inquietante dal quale nessuno è esente. Come difenderci?

Personalmente mi sforzo anzitutto di tenere fisso il primato dell’amore, di non rigettare a priori ciò che non corrisponde al mio punto di vista, di evitare rifiuti dettati dall’emozione e soprattutto di mettere la situazione a confronto con Gesù e l’insegnamento della Chiesa.

 

Sabato 2 maggio 2020

S. Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa

 

30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro:

«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!»

(Giovanni 6,35)

 

È vero che Gesù dona la sazietà. Ciò non significa che spegne ogni interesse, come se tutto ormai fosse chiaro e neppure che inaridisce ogni passione, perché ormai tutto è risolto. La sazietà che si regala è la certezza di essere a casa, di aver trovato un luogo sicuro dove poggiare i piedi.

E, per rimanere nella metafora del pane, ci fa assaporare la gioia di aver incontrato la Sapienza che nutre l’intelligenza, l’Amore che soddisfa il nostro bisogno di sentirci amati, l’energia per proiettare i nostri sogni verso i giusti traguardi.

La vita ha le sue svolte, ma Gesù nutre sempre.

 

Domenica 3 maggio 2020

IV DI PASQUA

 

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

«Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde»

13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

(Giovanni 10,12)

 

La differenza tra il buon pastore e il mercenario appare in modo evidente nel tempo della prova. Lì si vede che il mercenario è occupato solo di sé, non ha creato legami e quindi non prova nulla per le pecore: bada solo al guadagno e a salvare la sua vita. Il buon pastore invece ha stabilito relazioni profonde, le sue pecore sono la sua vita, il suo tesoro, il suo cuore batte per loro. Non si preoccupa dei rischi che corre, pur di salvarle.

Tutto questo ci racconta come Dio ci vede, come ci accompagna, cosa è pronto a fare per noi.

 

Lunedì 4 maggio 2020

 

44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.

«In verità, in verità io vi dico:

chi crede ha la vita eterna»

48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

(Giovanni 6,47)

 

Nella Bibbia la parola “credere” ha un significato molto ampio e ricco.

Non è semplicemente il ritenere vere alcune affermazioni su Dio, ma è un fissare la propria stabilità sopra di Lui, è accoglierLo come la voce attorno alla quale costruire tutta la propria esistenza, è un fondare sulle Sue promesse il nostro futuro. Legando così la nostra vita alla Sua, ciò che è Suo già ci appartiene, quindi anche la stessa vita di Dio pulsa in noi.

Ciò appare ancora più evidente con l’Eucaristia, in cui la vita mia e quella di Dio diventano inseparabili.

 

Martedì 5 maggio 2020

 

«Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura!

Chi può ascoltarla?”»

61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». 66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

(Giovanni 6,60)

 

Non sono poche le parole di Gesù che suonano dure alle nostre orecchie. Questo avviene perché è il nostro cuore ad essere duro, poco permeabile dalla novità di Dio e quindi quelle parole non entrano in noi, ma pungono, infastidiscono, feriscono, perché comunque abbiamo loro permesso di raggiungerci. Se manca però la disponibilità ad accoglierle, neppure la santità di Dio sembra riuscire a fare breccia.

Poi noi sappiamo che non tutto va perduto: c’è anche chi sulle prime resiste, lotta strenuamente con Dio, ma alla fine cede.

Occorre perciò non fermarsi mai alle prime impressioni.

 

Mercoledì 6 maggio 2020

 

Alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». 41Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? 42Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». 43E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. 44Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui.  45Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». 46Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». 47Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? 48Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? 49Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». 50Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: 51«La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». 52Gli risposero:

«Sei forse anche tu della Galilea?  Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!»

(Giovanni 7,52)

 

I farisei liquidano l’ipotesi Gesù, a partire dai loro studi e dalle loro convinzioni. Non si lasciano interpellare da ciò che vedono: quello che non rientra nella loro visione della vita e della fede lo escludono irrimediabilmente.

Invece la gente che è attorno a loro è pensosa. Non ha certezze assolute, perché mancano ancora alcune risposte, ma rimane aperta, perché è interrogata da ciò che ha visto. È questo l’atteggiamento giusto. La realtà infatti è inoppugnabile e ogni idea va elaborata a partire dalla realtà. Altrimenti si diventa ciechi, pur convinti di vederci benissimo.

 

Giovedì 7 maggio 2020

 

14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. 15I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». 16Gesù rispose loro: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. 17Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. 18Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia. 19Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?». 20Rispose la folla: «Sei indemoniato! Chi cerca di ucciderti?». 21Disse loro Gesù: «Un’opera sola ho compiuto, e tutti ne siete meravigliati. 22Per questo Mosè vi ha dato la circoncisione – non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi – e voi circoncidete un uomo anche di sabato. 23Ora, se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché di sabato ho guarito interamente un uomo?

«Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!»

(Giovanni 7,24)

 

Gesù mette in guardia dai giudizi superficiali, semplicistici. È molto pericoloso accusare qualcuno soltanto perché non ha rispettato il dettato della legge: Gesù stesso infatti viene accusato per avere guarito in giorno di sabato, compiendo così un “lavoro” proibito. Quindi Gesù ci insegna che la legge da sola evidentemente non basta: soltanto l’amore la interpreta nel senso più vero, perché è all’amore, a Dio, che vuole condurci la legge.

Spesso anche le coordinate dei nostri criteri di giudizio sono molto personali, dipendono dai nostri gusti, dalla nostra sensibilità: andrebbero sempre purificate e raffinate al fuoco dell’amore, che brucia il nostro uomo vecchio.

 

Venerdì 8 maggio 2020

S. Vittore, martire

 

25Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? 26Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? 27Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». 28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò:

«Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso»

ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. 29Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». 30Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. 31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui?».

(Giovanni 7,28)

 

La realtà profonda di Gesù è “oltre” rispetto a quanto la gente può percepire. Le persone ne conoscono i dati storici, visibili, ma intuiscono solo vagamente chi sia colui che hanno di fronte. Lui prova a comunicare che la sua origine è direttamente nel Padre, ma la gente non riesce a comprendere questa dimensione.

Neppure noi dobbiamo ritenere di aver ormai capito chi sia Gesù. Le affermazioni di fede che proclamiamo su di Lui sono tutte vere, ma non dobbiamo mai dimenticare che la realtà dell’Amore di Dio è sconfinatamente più grande di quanto siamo riusciti a capire.

 

Sabato 9 maggio 2020

 

32I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose di lui. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. 33Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato.

«Voi mi cercherete e non mi troverete;

e dove sono io, voi non potete venire»

35Dissero dunque tra loro i Giudei: «Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? 36Che discorso è quello che ha fatto: “Voi mi cercherete e non mi troverete”, e: “Dove sono io, voi non potete venire”?».

(Giovanni 7,34)

 

Queste frasi enigmatiche di Gesù raggiungono subito il loro obiettivo: suscitano infatti molte domande nelle persone. Le risposte che danno sono insufficienti, però la loro domanda è molto preziosa perché apre, obbliga ad uscire dal già noto, stimola a cercare, ad andare più in là.

Dio va sempre cercato: se crediamo di conoscerLo, di possederLo è segno che non è Lui, che l’abbiamo già ridotto ad un idolo. Non c’è da stupirsi quindi se non troviamo risposte esaurienti alle nostre domande. Ma la ricerca non è inutile, perché arricchisce, dilata le conoscenze, ci permette di entrare sempre più nella Sua luce.

 

Domenica 10 maggio 2020

V DI PASQUA

 

21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù:

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui»

24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

(Giovanni 14,23)

 

Dio riposa in noi in Trinità d’amore. Se siamo la Parola viva, questa inabitazione di Dio in noi è una promessa che si realizza. E sappiamo per esperienza quale gioia regali. Non si tratta infatti di una realtà intellettuale, ma di qualcosa che anche un bambino può chiaramente conoscere. È un sentirsi pieni, felici, appagati.

È ancora più bello poi quando questa esperienza non rimane solo un fatto personale, ma viene condiviso: quando cioè cogliamo e amiamo questa presenza di Dio anche nel cuore del fratello. Allora conosciamo l’unità, che è infinitamente più dell’empatia: è la presenza di Gesù risorto in noi e fra noi.

 

Lunedì 11 maggio 2020

 

21Di nuovo disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». 22Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». 23E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». 25Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. 26Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». 27Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28Disse allora Gesù:

«Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono»

e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. 29Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». 30A queste sue parole, molti credettero in lui.

(Giovanni 8,28)

 

Gesù sa che la gente non riesce a capire quello che Lui dice, ma non sembra preoccuparsene. Rimanda infatti ad un momento in cui il mistero della sua persona verrà finalmente svelato e diventerà chiaro. E questo momento non è il Paradiso, ma la croce. “Io Sono” infatti è il nome con il quale Dio si presenta nel Primo Testamento. Ne consegue che solo quando sarà innalzato in croce si conoscerà la divinità di Gesù.

Gesù crocifisso quindi esprime Dio nel modo più eloquente. Rivela che nell’intimo di Dio c’è solo l’Amore.

 

Martedì 12 maggio 2020

 

31Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. 32Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». 33Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 34Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, 36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? 37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre».

«Allora cercarono nuovamente di catturarlo,

ma egli sfuggì dalle loro mani»

40Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. 41Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». 42E in quel luogo molti credettero in lui.

(Giovanni 10,39)

 

Il Vangelo di Giovanni ci riporta in più punti che Gesù si sottrae alla cattura dei farisei, nascondendosi in diversi modi. La sua vita è sempre in pericolo, ma non per questo smette di proseguire la sua missione. Più volte alluderà (Giovanni 9,4; 11,9) che occorre vivere la vita finché Gli è donata, perché solo così potrà compiere l’opera che Dio Gli affida. Non si smarrisce quindi davanti alle insidie, le affronta con intelligenza, escogitando i modi per divincolarsi dai pericoli, realizzando il bene anche in circostanze difficili.

Verrà un giorno l’ora della consegna di sé e anche allora la saprà vivere fino in fondo.

 

Mercoledì 13 maggio 2020

Beata Vergine Maria di Fatima

 

20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.

«Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora?

Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora!

Padre, glorifica il tuo nome»

Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

(Giovanni 12,27-28)

 

Quando Gesù capisce che è il momento della passione è arrivato entra con decisione in questa nuova esperienza. Sa che solo una vita donata è una vita ben spesa, che porta grande frutto e invita anche i discepoli a camminare dietro a Lui su questa strada.

Ma tutto questo non avviene neppure per Lui senza drammi, senza lotta, senza angoscia. La sua fede e il suo amore non lo esentano da queste prove che ogni uomo conosce. Gesù le affronterà, le accetterà con fede e per amore, le attraverserà per intero, perché il progetto del Padre di salvare l’umanità si realizzi in pieno.

 

Giovedì 14 maggio 2020

S. MATTIA, APOSTOLO

 

27Allora Pietro gli rispose:

«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?»

28E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. 29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

(Matteo 19,27)

 

Pietro afferma di aver lasciato tutto. In effetti, per Gesù ha abbandonato la famiglia, il lavoro, i suoi beni, i progetti che aveva accarezzato fino ad allora.

In realtà vivendo con Gesù si accorgerà che c’è ancora molto da lasciare: le sue attese su Gesù, il suo protagonismo interventista durante la passione, l’illusione di essere sempre all’altezza della situazione e di sentirsi capace di affrontare ogni rischio. Dovrà lasciarsi amare da Gesù, abbandonare l’idea che se lui è il capo è perché se lo merita, cambiare la sua idea sulla chiesa accogliendo anche i non giudei.

Così è anche per noi: lasciare sempre tutto e farsi riplasmare da Gesù.

 

Venerdì 15 maggio 2020

 

44Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché

«Non sono venuto per condannare il mondo,

ma per salvare il mondo»

48Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

(Giovanni 12,47)

 

Il mondo ha già la sua condanna: vivere una vita vuota, piena di cose che affascinano, illudono e non riempiono. Ci sono poi i momenti in cui le illusioni si frantumano e tocchiamo con mano la nostra fragilità e impotenza.

Il mondo ha bisogno di essere salvato, di trovare qualcuno che lo prenda per mano sempre, che gli indichi una via sicura, che gli regali pienezza di gioia già da quaggiù. Bisogno di essere salvati dall’isolamento, perché abbiamo un infinito bisogno di relazione; salvati dalla paura, perché quando l’angoscia ti afferra è terribile; salvati dalla morte perché la cancellazione di me è insopportabile a pensarsi.

Gesù ci salva.

 

Sabato 16 maggio 2020

 

16In verità, in verità io vi dico:

«Un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato»

17Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. 18Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. 19Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. 20In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

(Giovanni 13,16)

 

Nella vita cristiana ci accorgiamo presto o tardi che non siamo mai noi i primi a cominciare. Arriviamo sempre dopo. Molto dopo. Prima c’è Qualcuno che ci guarda, ci ama, ci chiama e ci invia e i primi passi di questa storia sono iniziati nel Suo cuore da un’eternità. È Qualcuno dall’amore immensamente grande e noi deriviamo, dipendiamo da Lui.

Talora la tentazione è quella di costruirsi da sé, dalle proprie ambizioni, dai propri punti di vista, ma se ci tagliamo da Lui la vita frana, possiamo anche correre, ma non arriviamo da nessuna parte.

E Lui ci regala dei fratelli, dono immenso per arrivare a Lui.

 

Domenica 17 maggio 2020

VI DI PASQUA

 

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma

«Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto»

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

(Giovanni 14,26)

 

Per noi, ignoranti e smemorati, Gesù promette un dono tanto impalpabile quanto meraviglioso: lo Spirito santo, che ci abita dal Battesimo e si fa strada in noi con una luce particolare.

Si affianca alle altre luci, ma, a differenza di esse, istruisce nel profondo, mostra la verità delle cose, indica la strada anche quando ci sentiamo smarriti. E non è solo luce, è anche un fuoco che riscalda e appassiona, è un vento che spinge in avanti, è una pace che ti abita e ti rassicura.

Si mescola nei nostri pensieri, ma ci chiede di individuarLo, di riconoscerLo, di sceglierlo.

 

Lunedì 18 maggio 2020

 

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire.

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri»

35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». 36Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi».

(Giovanni 13,34)

 

«Tutto qui? Non mi sembra un’intuizione così speciale, una novità così originale!». È facile pensare istintivamente così, quando Gesù presenta ai suoi il comandamento suo e nuovo. Non sembra neppure una cosa così difficile, né così rivoluzionaria.

In realtà ci sono in mezzo due parole che sbalordiscono: “come…così”.

Amare da morire, quindi. Qualunque fratello o sorella. Non c’è bisogno di inventare esempi: basta guardare Gesù in croce.

Appena si comincia a vivere questo comandamento si accendono i legami più belli, si conosce la dolcezza della comunione, si consolidano le relazioni, si sperimenta la fraternità. Ci accorgiamo di essere fatti per vivere così.

 

Martedì 19 maggio 2020

 

1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”?

«Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi»

4E del luogo dove io vado, conoscete la via». 5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

(Giovanni 14,3)

 

Difficile spiegare il Paradiso. Ogni volta che i mistici ci raccontano qualcosa rimaniamo incantati, ma anche con tante domande. Vorremmo saperne di più. Gesù sintetizza qui con un’esperienza che i discepoli comprendono al volo: “Vi prendo con me. Sarete con me”.

Noi sappiamo per esperienza che i luoghi non sono belli in sé, ciò che li rende belli sono le persone con cui li visitiamo o li abitiamo.

Il Paradiso è con Gesù. Per essere un uomo così straordinario deve provenire da un luogo meraviglioso, dove le Sue promesse di gioia e di amicizia sono sconfinate, dove sarà bellissimo essere insieme con Lui tra noi.

 

Mercoledì 20 maggio 2020

 

7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma

«Il Padre, che rimane in me,

compie le sue opere»

11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. 12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

(Giovanni 14,10)

 

Ciò che facciamo ci appare sempre limitato. Pensiamo che sono molto poche le persone che compiono opere che rimangono oggetto di ammirazione nella memoria dei posteri.

Ma questa è una lettura umana, parziale degli avvenimenti.

C’è un’opera di Dio che si compie nella trama quotidiana e spesso oscura della storia. Non è fatta di prodigi che fanno gridare al miracolo, ma di gesti anche sconosciuti, ordinari, però pieni di amore. È un’opera che si compie attraverso gli uomini e le donne del pianeta, che lasciano operare Dio attraverso di loro e continuano a sostenere il mondo in ogni tempo e ogni luogo.

Tra di loro ci siamo anche noi, quando facciamo la volontà di Dio.

 

Giovedì 21 maggio 2020

ASCENSIONE DEL SIGNORE

 

Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro:

«Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi:
sono proprio io!
»

Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». 50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

(Luca 24,38-39)

 

Turbamento, paura, dubbi non sono mai buoni consiglieri. Annebbiano, frenano, svigoriscono, ci rendono titubanti. Certo, non ci si deve lasciar conquistare sempre dal primo che passa, ma quando chi parla ha conquistato autorevolezza sul campo merita di essere ascoltato anche quando non capiamo tutto.

Gesù Risorto scioglie i dubbi dei discepoli, con parole, gesti, inviti. Sa che dobbiamo convertirci e riconquistare la fiducia dei bambini e quindi non si indispettisce per la nostra lentezza.

Ma poi deve arrivare il momento in cui ci  sbarazziamo di tutto quel ciarpame e ci buttiamo nell’avventura che Lui ci indica, senza più esitare.

 

Venerdì 22 maggio 2020

S. Rita da Cascia, religiosa

 

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

«Vi lascio la pace, vi do la mia pace.

Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore»

28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. 30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, 31ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco.

(Giovanni 14,27)

 

La pace che Gesù ci dona è un tesoro da custodire con cura. Sono molte le tentazioni contro la pace e ci sembrano talmente logiche e naturali che non ci viene neppure in mente di combatterle.

Non è forse spontaneo essere preoccupati, spaventarsi di fronte ad eventi pericolosi che ci potrebbero aggredire? È anche sensato e sano provare questi sentimenti!

Certo.

Però occorre gettare tutto questo nel cuore del Padre con la stessa rapidità con cui ci si libera di un carbone ardente che ci scotta tra le mani. E scopriremo che i fantasmi che ci appaiono sono tanti e frequenti, ma sono frutto solo dei film che ci facciamo. Mentre la pace di Gesù è un tesoro sempre vero.

 

Sabato 23 maggio 2020

 

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e

«Ogni tralcio che porta frutto,

lo pota perché porti più frutto»

3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

(Giovanni 15,2)

 

Siamo troppo inclini a pensare che le difficoltà, le prove, le sofferenze siano un puro negativo, qualcosa che sarebbe meglio non accadesse mai, un periodo da scacciare al più presto possibile. Ed è vero che la sofferenza in sé non va mai cercata né amata.

Però è ancora più vero che certe svolte non sono possibili altrimenti, certe incrostazioni non riusciamo a togliercele di dosso in altri modi.

La vite potata, dice Gesù, diventa ancor più rigogliosa. Se sappiamo lasciarci evangelizzare e convertire da Gesù nel tempo della sofferenza, ne usciamo trasformati, nel senso che scopriremo di essere diventati ancor meglio noi stessi.

 

Domenica 24 maggio 2020

VII DI PASQUA

 

«Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto»

15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

(Luca 24,13-14)

 

Inizia così uno degli episodi più entusiasmanti e celebri del Vangelo. Quella sera quei due giovanotti non avrebbero mai immaginato quello che sarebbe successo durante il viaggio. Erano così immersi nelle loro convinzioni e nei loro discorsi da non riuscire a vedere né a pensare null’altro.

Si conferma così che Gesù non ci raggiunge necessariamente quando siamo meglio disposti, né tanto meno quando ci sembra di meritarlo di più. L’unica cosa sicura è che quando Lui arriva cambia tutto. Per questo ogni previsione che si presenta con tante certezze, sulla base di tante prove, ha sempre un margine ampio di fallibilità. Non tiene conto che il nostro sguardo è comunque miope e limitato, mentre nulla è impossibile a Dio.

 

Lunedì 25 maggio 2020

S. Dionigi, vescovo

 

14Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 15E Gesù disse loro:

«Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?»

Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno.

                                          (Matteo 9,15)

 

È un po’ difficile scovare i giorni in cui lo sposo ci sarà tolto, visto che Lui ci ha promesso di essere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo (cfr. Matteo 28,20). Quindi comprendiamo che il vestito del cristiano debba essere sempre quello della gioia. Anche quando gli altri non capiscono il perché, anche quando le cose scorrono assolutamente normali.

Occorre forse imparare ad immergerci per davvero nelle promesse di Gesù, non ritenerle soltanto auguri incoraggianti o speranze da coltivare, ma guardarle come certezze che non crollano, molto più sicure di ciò che vediamo e di ciò che tocchiamo. E vivere di quelle.

 

Martedì 26 maggio 2020

S. Filippo Neri, sacerdote

 

«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore»

10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

(Giovanni 15,9)

 

Non è un amore improvvisato quello di Gesù per noi. È quella stessa vita che scorre nella Trinità da sempre, è l’aria che si respira in Cielo, è quella potenza d’amore che è esplosa e ha generato 13,7 miliardi di anni fa il Big Bang, che abita nel cosmo in ogni suo frammento.

Un amore che vive perennemente per l’altro e mai per sé e che impiega tutte le energie come dono e mai per apparire. È l’amore che genera e rigenera la vita.

Noi tutti sappiamo che non possiamo vivere senza: non avessimo ricevuto questo amore che si sporgeva continuamente su di noi quando eravamo piccoli, non saremmo qui.

 

Mercoledì 27 maggio 2020

 

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.

«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici»

14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

(Giovanni 15,13)

 

Lo sappiamo che l’amore più grande è quello che dà la propria vita per l’altro. E conosciamo persone che tempo fa e ai nostri giorni hanno vissuto alla lettera queste parole, permettendo ad un fratello di vivere grazie alla loro vita che gli donavano.

Gesti eroici, commoventi, entusiasmanti.

Che non si improvvisano.

Occorre tutta una vita donata ai fratelli nelle piccole cose di ogni giorno, occorre mettersi dopo gli altri, anche quando avvertiamo forti i nostri bisogni, occorre imparare a vivere della gioia che abbiamo donato al fratello, rinunciando a quella che volevamo procurarci per noi.  Allora questi frutti meravigliosi, se si presenta l’occasione, con la grazia di Dio diventano possibili e visibili.

 

Giovedì 28 maggio 2020

 

18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. 20Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”.

«Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra»

21Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.

(Giovanni 15,20)

 

C’è che si sorprende quando un santo viene criticato, vilipeso, deriso. Che santo sarebbe se non gli capitasse? Forse che l’Amore è stato da tutti riconosciuto e apprezzato? O non è stato piuttosto crocifisso? Quindi quelle umiliazioni sono necessarie, sono la conferma che il santo è sulla strada giusta.

Nonostante questo, certamente proviamo sempre amarezza, perché è doloroso vedere che ciò che di più bello splende nel mondo viene rifiutato o calpestato.

Occorre in questi casi richiamare alla memoria la famosa beatitudine: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.  Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Matteo 5,11-12).

 

Venerdì 29 maggio 2020

Ss. Sisinio, Martirio e Alessandro, martiri.

e Vigilio, vescovo

 

5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. 6Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.

«Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi»

8E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9Riguardo al peccato, perché non credono in me; 10riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; 11riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato.

(Giovanni 16,7)

 

Gesù educa con pazienza i suoi al distacco. Sa bene che è innaturale e che tutti lo vorrebbero evitare, perché siamo fatti per la comunione, non per la separazione. E quindi ne mostra la necessità, accompagnando le sue parole con la promessa che da quel dolore scaturirà un bene che i discepoli neppure immaginano.

Sperimenteranno poi che quel misterioso Paràclito, di cui parlava, realizza qualcosa di incredibile: arriva addirittura a non far sentire la mancanza di Gesù, a farne percepire la Sua presenza con tanta naturalezza da ritenere superfluo il voler vedere e il voler toccare con mano, perché se ne fa ugualmente l’esperienza.

Questo capitò agli apostoli e capita anche a noi.

 

Sabato 30 maggio 2020

S. Paolo VI, papa

 

5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. 6Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. 7Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. 8E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9Riguardo al peccato, perché non credono in me; 10riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; 11riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato.

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità»

perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

(Giovanni 16,12-13)

 

La logica del “tutto subito” è lontana dal Vangelo. Spesso si pongono domande che vorrebbero trovare piena soddisfazione in un frase, rapida e risolutiva.

Gesù invece insegna che la Verità per l’uomo è un cammino. Noi siamo limitati e non possiamo possederla, possiamo solo percorrerla, comprendendo poco a poco, sempre più, lungo la strada. Anche la storia della Chiesa lo insegna: il Vangelo ha divinizzato la vita di tanti cristiani, ma se ne è arricchita lungo i secoli la comprensione. E ancora tantissimo c’è da scoprire. Lo Spirito di Verità poi soffia dappertutto: per questo occorre scoprirLo e ascoltarLo anche quando parla al di fuori dei nostri personali recinti.

 

Domenica 31 maggio 2020

PENTECOSTE

 

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.

«In quel giorno voi saprete che

io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi»

(Giovanni 14,20)

 

Ci sono frasi di Gesù davvero prodigiose: con poche parole sintetizzano tutta la storia, uniscono il Cielo e la terra. C’è un momento, promette Gesù, in cui si percepisce con chiarezza il punto d’arrivo del cosmo e della storia umana: quando tutti diventiamo una cosa sola.

Con la Trinità, dentro la Trinità.

Questo è ciò che Dio vuole: che tutto sia nostro, che nulla ci sia sottratto, che ciò che è gioia di ciascuno sia anche gioia di tutti. Che non ci siano più domande che rimangono inevase, perché la vita offre pienamente tutte le risposte, eppure non ci si sazia di conoscere e di scoprire.

È il Paradiso.

 

 

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