Si può (e si deve) tornare a Messa! In sicurezza

Racconteremo, un giorno, d’esser tra quelli che si fermarono per tanto tempo. Quel giorno, però, ci
chiederemo se c’eravamo fermati davvero.
Mentre infatti, per alcuni, in questi mesi si sono addirittura aperte le porte di una fede più matura, altri non fanno che scalpitare come fossero stati ingiustamente arrestati.

Eppure, già prima, non parevano entusiasti: i commercianti si dicevano in crisi, i fedeli partecipavano alle Messe spenti e annoiati, gli adolescenti erano già sdraiati sui divani, facendo le prove generali di lockdown.
Fermarsi è ben più che non uscire. È fermare per sempre ciò che non è degno di ricominciare.

Ricominciare è come rinascere a nuova vita. Nuovi. Ma solo avendo compreso, dopo essersi davvero fermati, cosa significa essere cristiani e che senso ha andare a Messa.

Diceva Annalena Tonelli, medico e missionaria laica, uccisa dai fondamentalisti in Somalia nel 2003: “La nostra fede senza l’Amore è inutile, la mia religione cristiana non ha tanti comandamenti, ma ne ha uno solo; non serve costruire cattedrali o moschee, né cerimonie né pellegrinaggi.
Quell’Eucaristia che scandalizza gli atei e le altre fedi racchiude un messaggio rivoluzionario: «Questo è il mio corpo, fatto pane perché anche tu ti faccia pane sulla mensa degli uomini, perché, se tu non ti fai pane, non mangi un pane che ti salva, ma mangi la tua condanna».

L’Eucaristia ci dice che la nostra religione è inutile senza il sacramento della misericordia, che è nella misericordia che il cielo incontra la terra. Se non amo, Dio muore sulla terra.
Se non amo, Dio rimane senza epifania, perché siamo noi il segno visibile della Sua presenza e lo rendiamo vivo in questo inferno di mondo dove pare che Lui non ci sia, e lo rendiamo vivo ogni volta che ci fermiamo presso un uomo ferito”.

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