Vivi la Parola: 2020 11 – Novembre

Domenica 1 novembre 2020
II DOPO LA DEDICAZIONE

 

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro:

«Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche»
(Matteo 13,52)

 

E’ un esercizio di equilibrio dinamico che solo lo Spirito santo ci permette di avere. È molto più facile infatti proiettarsi nel futuro affamati solo di novità oppure rifugiarsi nostalgicamente in un passato idealizzato. Si tratta invece di ascoltare il tempo in cui viviamo, lasciandosi provocare dalle suggestioni più luminose, cercando incessantemente vie nuove e più efficaci per l’annuncio del Vangelo, custodendo al tempo stesso “il buon deposito” e rimanendo fedeli alla nostra identità. Solo il Vangelo ascoltato e vissuto e la sapienza della Chiesa, che è madre e maestra, possono aiutarci in questo discernimento.

 

Lunedì 2 novembre 2020
COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, 38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.

«Questa infatti è la volontà del Padre mio:
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna;
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»

(Giovanni 6,40)

 

Il Padre vuole donare vita. Sempre e a tutti. Ogni volta che Gli attribuiamo intenzioni mortificanti che schiacciano o umiliano, nei confronti di qualcuno, siamo fuori strada. Certo, occorre sempre vivere un itinerario pasquale, attraversare la morte di noi stessi, tacitare gli egoismi e le presunzioni, ma lo scopo è sempre e solo la risurrezione, la vita vera e piena, la gioia che conoscono solo quelli che vivono in Dio e di Dio. Questo Padre che sparge vita ininterrottamente e dappertutto, che risuscita sempre le energie più nobili, che ci orienta ad una bellezza ancora da scoprire è ancora troppo poco conosciuto dagli uomini. Tocca a noi raccontarlo con la nostra vita.

 

Martedì 3 novembre 2020
S. Martino de Porres, religioso

44Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato.

«Io sono venuto nel mondo come luce,

perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre»

47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. 48Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

(Giovanni 12,46)

 

È troppo facile che la nostra vita cada nel grigiore, nell’insoddisfazione, nell’inconcludenza nonostante i nostri sforzi e la nostra frenetica operosità. È troppo facile vivere rincorrendo ogni giorno le cose da fare, pressati da una esigenza lavorativa sempre più insaziabile, che pretende troppo spesso di occupare ogni spazio della vita.

A vivere così, ridotti ad una sola dimensione, si rimane nelle tenebre.

Invece la luce che è Gesù umanizza ogni incontro, colma di amore ogni azione anche piccola, indirizza i pensieri verso chi patisce ed attende sostegno, accende grandi ideali e insegna a subordinare ogni lavoro alla gioia vera dell’uomo.

 

 

Mercoledì 4 novembre 2020
S. CARLO BORROMEO, VESCOVO

«Io sono il buon pastore.
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore»

12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.

(Giovanni 10,11)

 

Il buon pastore si dona. Non cerca gratificazioni affettive dalle sue pecore, non pretende riconoscimenti per quanto fa, non si occupa anzitutto dei risultati, dei prodotti: tutte queste cose gli ritornano con abbondanza quando meno se le aspetta. Ma comunque non vive di questo. Al centro dei suoi pensieri e del suo agire c’è solo il prodigarsi per le sue pecore e trova la sua pienezza di vita proprio in questo spendersi per amore. Quando è l’amore a condurre una vita si raccolgono i frutti più buoni, si raggiungono risultati impensabili, si aprono strade nuove, si riesce a sopportare l’insopportabile.

 

Giovedì 5 novembre 2020

28Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato.

«Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite»

30A queste sue parole, molti credettero in lui.

(Giovanni 8,29)

 

Quando Gesù dialoga con le folle o con i suoi avversari appare solo. È vero che i suoi discepoli gli stanno accanto e si sentono schierati dalla sua parte, ma rimangono pur sempre nell’atteggiamento di chi non sa e sta imparando. Non saprebbero replicare alle obiezioni: intuiscono e sono certi che Gesù è verità, ma per loro quello che dice è ancora tutto nuovo. Ma Gesù non è solo. È il Padre la sua compagnia immancabile e insostituibile, grazie alla presenza dello Spirito. Ed è proprio questa vita meravigliosa dei Tre che Gesù viene a riversare sulla terra, a comunicare ai suoi interlocutori, perché quel loro amore divampi anche tra noi.

 

Venerdì 6 novembre 2020

2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi.

«E del luogo dove io vado, conoscete la via»

5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

(Giovanni 14,4)

 

Gesù parla di “dimore”, di “posti”, ma non descrive il luogo in cui ci porterà. Dice semplicemente che saremo con lui e che sappiamo la strada per arrivarci. Essere con Lui è il desiderio più vivo del discepolo, che non può più immaginare la felicità senza Gesù, ora che l’ha incontrato e conosciuto. Venire privato della Sua vicinanza ed amicizia è infatti la paura più grande. Sapere invece che neppure la morte potrà separarci è l’unica consolazione che può almeno un po’ rassicurare. La strada è ancora Gesù e ciò che Lui sta per incontrare nella sua passione diventerà a breve anche la vita del discepolo, che raggiungerà perciò il Maestro percorrendo lo stesso cammino.

 

Sabato 7 novembre 2020

25In quel tempo Gesù disse:

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»

26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

(Matteo 11,25)

 

Gesù vede che attorno a sé si radunano sempre più le persone semplici, quelle meno famose, quelle che non contano, mentre i grandi della società del tempo per lo più disquisiscono, obiettano, criticano e comunque non capiscono. E legge in questo il progetto del Padre, un Dio che si nasconde ai dotti e si rivela agli ultimi. E Gesù non protesta affatto, perché gli piace questo disegno, questa predilezione, questa compagnia di persone. Certo, nella storia della Chiesa ci saranno poi menti eccelse che comprenderanno, ma perché si sono fatti bambini, hanno abbandonato ambizioni di primi posti e carrierismi, accogliendo solo quello che viene dalla mano del Padre.

 

Domenica 8 novembre 2020
NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

Pilato gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù:

«Il mio regno non è di questo mondo»

se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

(Giovanni 18,36)

 

Un’affermazione lapidaria che riassume tutta la missione di Gesù. Mostra che Lui si muove in un’altra mentalità, sconosciuta a tutti, non solo al povero Pilato che lo sta interrogando. Dovremmo ricordarla spesso: ci aiuterebbe a smarcarci dalle regole del mondo e dalle dinamiche di conquista, di apprezzamento, di visibilità nelle quali rischiamo sempre di trovarci invischiati. È un regno di liberazione, di fraternità, di pace, di amore, che vuole illuminare i cuori, renderli felici e inaugurare un’altra civiltà, quella dell’amore, un’altra cultura, quella del dare. È un altro ordine di idee, un’altra scala di valori. È un altro mondo, non quello di quaggiù.

 

 

Lunedì 9 novembre 2020
DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete,

«Noi adoriamo ciò che conosciamo»

perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

(Giovanni 4,22)

 

Non dobbiamo più vivere “sperando che di là ci sia qualcosa”, non dobbiamo andare a tentoni sperando di non rimanere traditi, non dobbiamo inventarci un Dio secondo le nostre idee e i nostri gusti, confondendolo con le scaramanzie, dando magari anche un’occhiata agli oroscopi o facendoci leggere le carte “perché non si sa mai”.

È bello poter guardare Dio negli occhi ascoltando Gesù, conoscerLo senza timore di ingannarci, poter dire cose vere e sicure su Dio, lasciarci amare da un Amore sicuro e infinito, poterci inginocchiare e adorare per ringraziare, per stare alla Sua presenza, sapere che possiamo incontrarLo tutti i giorni, tante volte al giorno nei nostri fratelli.

 

 

Martedì 10 novembre 2020
S. Leone magno, papa e dottore della Chiesa

«Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito?
Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico:
lo metterà a capo di tutti i suoi beni»

48Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, 49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, 50il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, 51lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti.

(Matteo 24,45-47)

 

Una semplice fedeltà al proprio compito, vissuta con perseveranza nella vita di ogni giorno, con la tenacia di chi non demorde di fronte alle inevitabili difficoltà e ingiustizie è sufficiente a questo padrone per dare al servo tutti i suoi beni. Gli basta davvero poco, per dare così tanto!

Sembra proprio che non veda l’ora di regalare tutto quello che ha, pur di rendere felice chi lavora per lui. La ricompensa è davvero sproporzionata, insensata. E’ proprio vero che ogni parabola è una fessura dalla quale filtra qualcosa della luce abbagliante dell’Amore di Dio per noi.

 

Mercoledì 11 novembre 2020
S. MARTINO DI TOURS, vescovo

«A chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano.

«E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi,
quale gratitudine vi è dovuta?
Anche i peccatori fanno lo stesso»

34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. 36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

(Luca 6,33)

 

Occorre davvero abituarci a donare senza attendere il contraccambio. L’istinto infatti ci porta ad essere generosi con chi amiamo e con chi in passato ci ha già gratificato. Ma facendo così il nostro mondo di relazioni si chiude, diventa sempre più piccolo, il Vangelo non corre, rimane bloccato tra le mura del nostro cuore. Con il passare del tempo esistono solo i nostri cari e il mondo di fuori sparisce, esiste solo nei telegiornali. Noi, che tanto abbiamo ricevuto, che sappiamo quanto bisogno c’è di  Vangelo nel nostro tempo, nella nostra società, non possiamo limitarci così, accontentandoci di essere bravi a casa nostra. Occorre uscire sempre e amare.

 

Giovedì 12 novembre 2020
S. Giosafat, vescovo e martire

14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso.

«Ho avuto paura e sono andato a nascondere
il tuo talento sotto terra:
ecco ciò che è tuo
»

26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

(Matteo 25,25)

 

Nelle prime comunità cristiane circolava l’idea che il Signore sarebbe arrivato molto presto, da un giorno all’altro. Alcuni però, anziché prepararsi, lasciavano cadere ogni interesse e ogni responsabilità, visto che ormai tutto stava per finire. In quel contesto la parabola dei talenti acquistava un significato attualissimo. Però in ogni tempo ci può assalire la tentazione di lasciarci andare, di tirare i remi in barca specie nei momenti difficili, di delusione, di paura. Gesù però ci provoca a reagire, a vivere con pienezza ogni attimo che il Padre ci dona, a proseguire la corsa nella Sua volontà, continuando con decisione ad amare.

 

Venerdì 13 novembre 2020

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”.

«E il re risponderà loro:
“In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”
»

41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

(Matteo 25,40)

 

Ne basta uno solo per incontrare Gesù, basta che sia «uno dei suoi fratelli più piccoli». Tutta l’umanità segnata dalla povertà, dal bisogno, dalla sofferenza è presenza Sua. Quindi abbiamo occasioni a non finire per amarLo, per soccorrerLo, per aiutarLo a sorridere e a sperare dentro la Sua vita difficile. Questa identificazione è sconvolgente, perché siamo troppo abituati a pensare che Dio sia altrove, non lì. E c’è un altro fatto che impressiona: visto che ogni uomo ha le sue fragilità, le sue povertà, le sue necessità, in ognuno di loro posso amare Gesù.

 

Sabato 14 novembre 2020

5Gesù si mise a dire loro:

«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento»

34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

(Marco 13,33)

 

«Il momento» dell’arrivo di Gesù ci coglie sempre quando meno ce lo aspettiamo. Si manifesta  quando il corpo ci dà qualche avvisaglia preoccupante, quando avvengono o si delineano lutti di persone care, quando avvengono sconvolgimenti nelle relazioni o nei beni economici, ecc.. Se anche pensiamo di essere sempre preparati a tutto, ci accorgiamo invece in quel frangente di  ritrovarci un po’ spiazzati. Non sempre siamo in grado di governare le nostre reazioni, non è detto che il nostro pensiero corra subito a Dio. Ma proprio per questo possono diventare occasioni per una nuova impennata nella vita spirituale, una grazia per la nostra unione con Dio e con i fratelli.

 

 

Domenica 15 novembre 2020
I DI AVVENTO La venuta del Signore

1Mentre usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». 2Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta». 3Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4«Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?». 5Gesù si mise a dire loro: «Badate che nessuno v’inganni!

«Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”,

e trarranno molti in inganno»

7E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. 8Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l’inizio dei dolori. 9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 24In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, 25le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. 26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

(Marco 13,6)

 

In ogni epoca ci sono annunci di persone sedicenti ispirate, che profetizzano l’arrivo imminente del Signore, come se si trattasse di un ultimo avvertimento. Tutto questo si addensa quando ci sono situazioni preoccupanti o catastrofi naturali. Purtroppo, come dice Gesù, sono molti quelli che vengono tratti in inganno e il suo invito a non allarmarsi inutilmente viene spesso dimenticato. È raro imparare che il linguaggio apocalittico non va preso alla lettera e quindi si generano gravi fraintendimenti e delusioni. Gesù ci sprona invece in questi frangenti a concentrarci sulla testimonianza e la perseveranza, per sperimentare la vicinanza e i prodigi del Risorto anche in questo tempo.

 

Lunedì 16 novembre 2020

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

«Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e
guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo»

24La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. 25Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

(Matteo 4,23)

 

Gesù è un predicatore itinerante, esordisce nella sua attività apostolica senza fermarsi, visitando incessantemente paesi e villaggi. Lo si vede plasticamente coinvolto nella missione che il Padre gli ha dato, espressione evidente di quella passione per il mondo, di quell’ansia di raggiungere tutti gli uomini che abita nel cuore di Dio. E noi, come i primi discepoli, siamo trascinati in questo vortice d’amore, perché tutti possano conoscere il vero volto del Padre. Il Suo è un passaggio ricco di parole e di guarigioni, cioè di tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno per affrontare il mare della vita con le sue bellezze e le sue tempeste.

 

Martedì 17 novembre 2020
S. Elisabetta di Ungheria, religiosa

21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”.

«Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti.

Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”»

24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». 28Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: 29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

(Matteo 7,23)

 

Parole come macigni, per chi si era illuso di essere a posto, per il semplice fatto di aver lavorato per Gesù. Si possono infatti compiere miracoli e rimanere lontani da Dio. Perché è Dio che opera attraverso l’uomo, non siamo noi i protagonisti. Se non viviamo la Parola costruiamo sulla sabbia, la nostra vita prima o poi frana, perché poggia su basi inconsistenti. È un discorso comprensibile a tutti, perché ciascuno nella sua vita ne fa esperienza. Ciò che fa la differenza è accorgersi di essere sulla strada sbagliata, avere l’umiltà della conversione, accettare la fatica del cambiamento. E i risultati diventano meravigliosi.

 

Mercoledì 18 novembre 2020

«Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì»

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

(Matteo 9,9)

Nessuno può ritenersi escluso dallo sguardo di Gesù. Nella sua compagnia il posto lo trovano tutti, soprattutto quelli che mai immagineresti. Ciò che agli occhi degli uomini di buon senso andrebbe subito scartato, nemmeno preso in considerazione, diventa oggetto della sua attenzione, della sua chiamata. Con criteri così ogni iniziativa avrebbe bassissime probabilità di riuscita. Ma ciò che in questo caso fa la differenza è la presenza di Gesù, che li istruirà e che opererà in loro, anche attraverso le loro fragilità. E questa azione dura in ogni tempo: passano gli anni, i criteri sono ancora quelli e l’avventura del Regno continua inarrestabile.

 

Giovedì 19 novembre 2020

16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti.

«Ma si versa vino nuovo in otri nuovi,
e così l’uno e gli altri si conservano»

(Matteo 9,17)

 

Mossi dalla buona volontà cerchiamo sempre di migliorarci, di attutire e vincere i difetti, valorizzando le qualità che Dio ci ha dato. Ma il vino nuovo del Vangelo non è solo, né anzitutto una strada di perfezione personale. È una trasformazione. È una novità. È un cambiare gli occhi e il cuore. È una bellezza che conquista, un amore che coinvolge e fa passare tutto il resto in secondo piano. Non si tratta più di rattoppare qua e là i punti deboli, che prima o poi comunque si allenteranno, ma di lasciarci affascinare dall’Unico che sa riempire il cuore e la vita.

 

Venerdì 20 novembre 2020

Beato Samuele Marzorati, sacerdote e martire

35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.

«Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore»

37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

(Matteo 9,36)

 

La grandezza di Gesù, il motivo per cui ruba il cuore, non è la sua capacità di far miracoli e di incantare le folle con le parabole: tutto questo susciterebbe solo ammirazione, entusiasmo, anche euforie, ma sarebbe destinato a finire. Segui una persona non solo se è eccezionale, ma se ti senti amato, se ti accorgi di essere importante per lei. Solo l’amore convince e smuove, accende le energie migliori, anche quelle che non credevamo di avere. E la compassione di Gesù è partecipazione affettuosa e appassionata a tutta la tua vita, perché tu sia davvero felice, ora e sempre.

 

Sabato 21 novembre 2020

Presentazione della Beata Vergine Maria

«Giunsero sua madre e i suoi fratelli e,

stando fuori, mandarono a chiamarlo»

32Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 33Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

(Marco 3,31)

 

I parenti di Gesù vanno a cercarlo, preoccupati di questa sua vita completamente dedicata agli altri. Pensano di avere diritto di parola, di avere una certa influenza su di lui, per ricondurlo alla ragione, ad una vita secondo loro più sensata. Sono ancora convinti che i diritti del sangue siano quelli che contano e si aspettano di non dover fare la coda per parlare con Gesù. Maria, la madre, li accompagna. Penso che avrà cercato di distoglierli dal loro proposito, ma alla fine li segue. Ormai ha compreso che, come per suo figlio, il suo posto è sempre insieme ai peccatori.

 

Domenica 22 novembre 2020

II DI AVVENTO I figli del Regno

1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». 3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. 5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

«Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?»

8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

(Matteo 3,7)

 

Giovanni Battista, appena li vede arrivare, apostrofa in modo sferzante farisei e sadducei. Evidentemente la loro vita ipocrita era ben nota agli occhi di molti e i profeti osavano denunciarla. Ci vuole sempre qualcuno che abbia il coraggio di sporcarsi la faccia, di rischiare la vita per amore della verità. Costui sa di avere l’appoggio di molti, ma si tratta di una maggioranza silenziosa che il giorno in cui fosse chiamata a venire allo scoperto sarebbe costretta a dileguarsi: ci sono tra loro padri e madri di famiglia, gente povera. Il profeta però sa di poter contare sulla loro preghiera che lo rende coraggioso oltre ogni dire. Perché la forza del profeta si chiama Dio.

 

Lunedì 23 novembre 2020

«A chi posso paragonare questa generazione?

È simile a bambini che stanno seduti in piazza e,

rivolti ai compagni, gridano:

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”»

18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. 19È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie». 20Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: 21«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. 22Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 23E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! 24Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

(Matteo 11,16-17)

 

Questi bambini sono artisti intraprendenti, creano piccoli spettacoli, animano come possono la vita della piazza, ma i loro amici rimangono lì oziosi a chiacchierare, insoddisfatti e annoiati, li guardano senza lasciarsi coinvolgere, sono bravi solo a criticarli.

Corriamo anche noi questo rischio. Disperderci in conversazioni inutili o in discussioni senza fine che svuotano il cuore, attendere sempre che siano gli altri a cambiare, taglienti nel condannare, forti nel distruggere, poveri nel costruire. Se ci aiutassimo a fissare lo sguardo sulle cose belle che Dio ci regala, saremmo più grati e felici e il Vangelo correrebbe più spedito.

 

Martedì 24 novembre 2020

Beata Maria Anna Sala, vergine

14Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. 15Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16e impose loro di non divulgarlo, 17perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 18Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. 19Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce.

«Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia;

nel suo nome spereranno le nazioni»

(Matteo 12,20-21)

 

Abituati a disegnarlo come un censore dal cuore arido, che applica solo le leggi con rigore, ci siamo inventati un Dio che per fortuna non esiste. Com’è incoraggiante invece il  Dio di Gesù Cristo, che realizza la profezia di Isaia: non sciupa ma valorizza ogni frammento, raccoglie ogni scintilla per aiutarla a brillare, non umilia chi è fragile, ma lo rincuora sempre perché non smette di credere in lui. Solo così si realizza una giustizia misericordiosa che fa crescere l’umanità, solo in Lui troveremo una speranza eternamente nuova che ci permette di rinascere dopo ogni sconfitta, di risorgere dopo ogni errore.

 

Mercoledì 25 novembre 2020

22In quel tempo fu portato a Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. 23Tutta la folla era sbalordita e diceva: «Che non sia costui il figlio di Davide?».

«Ma i farisei, udendo questo, dissero: “Costui non scaccia i demòni se non per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni”»

25Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi. 26Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? 27E se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 28Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. 29Come può uno entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega? Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.  31Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. 32A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro.

(Matteo 12,24)

 

Le fake news non sono una novità di oggi: anche attorno a Gesù c’era chi le inventava tutte pur di seminare il sospetto, di raffreddare i cuori, screditando con accuse insensate. La replica di Gesù mostra l’illogicità delle accuse, ma in qualcuno la pulce nell’orecchio rimane e le diffamazioni raggiungono qualche obiettivo.  Si tratta poi di insistere, di farsi forti, di manovrare le opinioni, creando l’impressione di essere gruppi numerosi e autorevoli e alla lunga può andare a finire come accadde a Gesù. È la lotta contro lo Spirito santo, contro la Verità e per costoro Gesù ha parole fortissime.

 

Giovedì 26 novembre 2020

Beata Enrichetta Alfieri, vergine

33Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero.

«Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi?

La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda»

35L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. 36Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; 37infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato».

(Matteo 12,34)

 

Cosa abbiamo nel cuore? Quali sono i suoi pensieri, gli obiettivi che lo agitano? Se lo scopriamo malato, come si fa a guarirlo? Gesù risponde che è sufficiente ascoltare le parole, la salute del cuore la capisci dal tono di voce, o anche dalla capacità di tacere. Se ci capita di ritrovarci inaciditi, pungenti, scontrosi dovremo fare come quando vediamo che una pianta di casa è un po’ rinsecchita: apriamo le finestre, la esponiamo alla luce, la nutriamo di acqua perché ritrovi freschezza. Esporci all’Eucaristia ci rigenera, ascoltare la Parola ci illumina, riprendere ad amare i fratelli ci placa e riscalda il cuore.

 

Venerdì 27 novembre 2020

«Allora alcuni scribi e farisei gli dissero:

“Maestro, da te vogliamo vedere un segno”»

39Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. 40Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. 41Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! 42Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!

(Matteo 12,38)

 

Ci stupisce un po’ questa richiesta di scribi e farisei: i Vangeli ci riportano infatti segni, miracoli di Gesù a non finire. Ma sappiamo che per chi non vuol credere i segni non bastano mai e non è per nulla automatico che un miracolo spinga alla conversione. Inoltre il tono della loro richiesta fa pensare a quando ci avviciniamo alla macchina delle merendine o delle bibite: basta inserire l’importo e schiacciare il pulsante e si ottiene quello che si vuole. Ma questo è un rapporto meramente funzionale, che vuole ottenere il risultato evitando accuratamente la relazione, mentre Gesù vuole anzitutto entrare in contatto con noi. Come poteva accontentare una richiesta simile?

 

Sabato 28 novembre 2020

«Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo, ma non ne trova.

Allora dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”.

E, venuto, la trova vuota, spazzata e adorna»

45Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione malvagia». 46Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. 47Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». 48Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 49Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 50Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

(Matteo 12,43-44)

 

Viviamo tutti, prima o poi, momenti di vivacità spirituale, di gioia per la vita cristiana, periodi di grazia in cui i doni di Dio sembrano moltiplicarsi di continuo. Ci sono infatti epoche in cui il Signore ci tiene lontani dai pericoli e ci fa vedere con abbondanza il Suo amore. Occorre però vigilare, perché non sarà sempre così. Bisogna perciò riempire la vita di dedizione verso tutti, di generosità coraggiosa, di slanci verso Dio e verso i fratelli, di una Parola che non smette di risuonare e dirigere le scelte. Altrimenti qualcun altro occuperà gli spazi vuoti, tanta ricchezza accumulata andrà sprecata e ci ritroveremo prigionieri degli idoli che bruciano la vita.

 

Domenica 29 novembre 2020

III DI AVVENTO Le profezie adempiute

33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

«Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato»

37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me.

(Giovanni 5,36)

 

Giovanni Battista predicava con forza, spingeva alla conversione, annunciava un arrivo imminente. Gesù va oltre, compie opere: rivela il Padre, guarisce, insegna. Facendo tutto questo ama sempre tutti. È questa misericordia, questa umiltà di Dio che sconcerta, il centro della vita di Gesù: la Sua tensione a salvare ogni uomo e ogni donna che lo sfiora, il desiderio di beneficare sempre, anche i suoi nemici. La croce sarà alla fine il luogo in cui questo Suo amore occuperà tutta la scena, mostrandosi senza reticenze, raggiungendo tutti. Questa era la testimonianza che il Padre gli chiedeva e che Lui non ha mai smesso di offrire.

 

Lunedì 30 novembre 2020
S. ANDREA, APOSTOLO
Commemorazione del Battesimo di S. Ambrogio

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò.

«Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono»

(Matteo 4,22)

 

Al discepolo non viene solo chiesto di lasciare. Infatti da subito viene coinvolto in una missione appassionante, anche se non esente da rischi. Per lui quindi non si tratta di un perdere, ma di un trovare. Dal di fuori si notano con nostalgia le barche vuote, i padri e le reti abbandonate, ma il cuore dell’apostolo è pieno di una vita nuova e insperata, che non cambierebbe con nulla mondo, che però i più rischiano di non cogliere. Solo la passione per la missione permetterà al discepolo di non voltarsi indietro con malinconia. Occorre perciò la perseveranza nel guardare avanti, non ascoltando le sirene di chi promette una vita più tranquilla, ma che appare insipida e scontata.

 

 

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