The economy of Francesco

C’è un pensiero dei giovani sulle questioni ambientali ed economiche che va preso molto sul serio. C’è troppo bisogno di una economia di Francesco oggi, e soltanto i giovani la possono realizzare.

 

Una sterminata platea digitale (più di 2.000 giovani da 189 paesi del mondo) ha partecipato a “The Economy of Francesco” che ha preso il via online il 19 novembre 2020, nata proprio dalla volontà di Papa Francesco di voler incontrare «chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare un’economia diversa. Che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda».

Il programma, curato dal direttore scientifico Luigino Bruni, uno dei massimi esperti dell’economia di comunione e civile, ha previsto, oltre ad un video messaggio dello stesso Papa Francesco, i contributi di premi Nobel come Amartya Sen e Muhammad Yunus, insieme a coloro che sono impegnati da tempo, a livello mondiale, nello sviluppo dell’economia sostenibile, dell’etica, della giustizia sociale. Da Vandana Shiva a Sir Michael Marmot, da Jeffrey Sachs a Kate Raworth.
Tra gli italiani, Mariana Mazzucato, Leonardo Becchetti, Carlo Petrini, Stefano Zamagni e Consuelo Corradi.

Economisti, attivisti, studiosi e imprenditori che hanno a cuore la tutela dell’ambiente, della salute e la lotta alla povertà e alle diseguaglianze, che si sono messi a disposizione del pontefice per sostenere il patto per dare “un’anima all’economia di domani”.

Non un semplice evento, con la regia centrale ad Assisi, ma un vero e proprio movimento d’opinione per dare il via a un processo verso un’economia più giusta, inclusiva e sostenibile e dare un’anima all’economia di domani.

Per tre giorni giovani imprenditori, economisti, di tutto il mondo si scambiano visioni, valutazioni, riflessioni, condividendo buone pratiche sui grandi temi dell’economia globale.

Il fine da perseguire è quello di chiedere al mercato non solamente di continuare a produrre ricchezza e di assicurare uno sviluppo sostenibile, ma anche di porsi al servizio dello sviluppo umano integrale, di uno sviluppo cioè che tenda a tenere in armonia tre dimensioni: quella materiale, quella socio-relazionale e quella spirituale”.

La sfida dell’economia sostenibile è culturale prima che tecnica o politica. Che il modello libero-capitalista non sia più sostenibile è sotto gli occhi di tutti: e nessuno può affermare di non aver udito o letto le parole di Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”, nell’enciclica “Laudato Sì”, e infine nell’enciclica “Fratelli Tutti”.

L’attuale economia di mercato – sottolinea l’economista Zamagni– postula l’eguaglianza ex-ante tra coloro che intendono prendervi parte, ma genera ex-post diseguaglianze di risultati. E quando l’eguaglianza nell’essere diverge troppo dall’eguaglianza nell’avere, è la ragion stessa del mercato a essere messa in dubbio.
Ed è precisamente in questo senso che va interpretato il monito di papa Francesco: se si vuole ‘salvare’ l’ordine di mercato occorre che questo torni a essere un’istituzione economica tendenzialmente inclusiva. È la prosperità inclusiva la meta cui guardare”.

La povertà operosa e inclusiva dei frati francescani e la prosperità sobria e inclusiva dei monaci benedettini: due declinazioni di una stessa “economia del bene comune” ispirata a un uso saggio delle risorse ambientali e del capitale umano ancora attuale oggi. Più che mai.

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