La posizione della Chiesa sul tema dei vaccini

Alcune persone, anche credenti e praticanti, stanno diffondendo in buona fede notizie non sempre corrette in merito alla posizione morale della Chiesa in tema di vaccini. Ci sembra perciò corretto chiarire alcune cose.

Papa Francesco, nel videomessaggio ai popoli dell’America latina dello scorso 18 agosto, ha detto che: “Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli”.

La Conferenza Episcopale Italiana in una nota datata 8 settembre 2021 si è così espressa:
La tematica è complessa e la nostra riflessione dovrà rimanere aperta. L’appello del Papa, tuttavia, interpella le coscienze di tutti e, soprattutto, di chi è impegnato nell’azione pastorale delle nostre comunità. Siamo, dunque, chiamati a rispondere per primi a “un atto di amore” per noi stessi e per le comunità che ci sono affidate”.

La Congregazione per la Dottrina della Fede, già nel dicembre 2020, ha dichiarato lecito (non obbligatorio, ma raccomandato), in questo tempo di pandemia, il ricorso alle vaccinazioni anti Covid-19.

La Congregazione per la Dottrina della Fede non “giudica la sicurezza ed efficacia” degli attuali vaccini contro il Covid-19, che compete ai ricercatori e alle agenzie dei farmaci, ma si concentra sull’aspetto morale dell’uso di quelli sviluppati con linee cellulari provenienti da tessuti ottenuti da due feti abortiti non spontaneamente negli anni Sessanta del secolo scorso, in quanto “il ricorso a tali vaccini non significa una cooperazione formale all’aborto dal quale derivano le cellule con cui i vaccini sono stati prodotti”.

La ragione per acconsentire è che la cooperazione al male dell’aborto (che resta comunque un omicidio, come ha ribadito recentemente Papa Francesco), nel caso di chi si vaccina, è “remota” e il dovere morale di evitarla “non è vincolante se siamo in presenza di un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave” qual è il virus che causa il Covid-19. È perciò da ritenere, chiarisce la CDF, che “in tale caso si possano usare tutte le vaccinazioni riconosciute come clinicamente sicure ed efficaci con coscienza certa che il ricorso a tali vaccini non significhi una cooperazione formale all’aborto dal quale derivano le cellule con cui i vaccini sono stati prodotti”.

La Congregazione chiarisce che “l’utilizzo moralmente lecito di questi tipi di vaccini, per le particolari condizioni che lo rendono tale, non può costituire in sé una legittimazione, anche indiretta, della pratica dell’aborto, e presuppone la contrarietà a questa pratica da parte di coloro che vi fanno ricorso”.
E non deve nemmeno comportare un’approvazione morale dell’uso di linee cellulari provenienti da feti abortiti. Nella nota infatti si chiede comunque alle aziende farmaceutiche e alle agenzie sanitarie governative di “produrre, approvare, distribuire e offrire vaccini eticamente accettabili che non creino problemi di coscienza”.
La Congregazione dice anche che “la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria”, ma sottolinea anche il dovere di perseguire il bene comune.

Questo bene comune, “in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia, può raccomandare la vaccinazione, specialmente a tutela dei più deboli ed esposti”, come ha poi più volte detto Papa Francesco.
Infine, la Congregazione per la Dottrina della Fede definisce “un imperativo morale” garantire che “vaccini efficaci, nonché eticamente accettabili”, siano accessibili “anche ai Paesi più poveri e in modo non oneroso per loro”, perché la mancanza di accesso alle vaccinazioni “diverrebbe un altro motivo di discriminazione e di ingiustizia”.


Per queste ragioni, fermo restando che al momento non esiste alcun obbligo di green pass per la partecipazione alla Messa e alla catechesi, l’Arcivescovo, in una sua nota per gli operatori pastorali, dice che “alcuni servizi svolti dagli operatori pastorali sono per loro natura caratterizzati da un particolare rischio di contagio”, e quindi occorre firmare un’autocertificazione. “In questo momento i vaccini sono ritenuti dalle Autorità competenti un mezzo importante per rallentare la diffusione della malattia e prevenire il COVID-19 almeno nelle forme più severe. Compito della comunità cristiana è adottare tutte le misure necessarie a ridurre quanto più possibile questo rischio, sempre nel rispetto della libertà dei singoli”.

La cura per la salvezza delle anime non può prescindere dall’impegno di tutelare la salute dei corpi: anche in questo tempo di emergenza la Chiesa ha sempre continuato ad annunciare il Vangelo, celebrare i Sacramenti e aiutare i poveri adottando adeguati Protocolli in grado di prevenire infezioni da SARS-CoV-2.

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