Vivi la Parola: 2021 09 – Settembre

Mercoledì 1 settembre 2021
MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

17Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. 18Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». 19Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, 20perché

«Erode temeva Giovanni,
sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui;
nell’ascoltarlo restava molto perplesso,
tuttavia lo ascoltava volentieri»

21Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. 22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». 23E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». 24Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». 25E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». 26Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. 27E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione 28e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. 29I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

(Marco 6,20)

 

Il mondo di Erode e quello di Giovanni erano distantissimi. Difficile trovare un ponte che li mettesse in comunicazione. Era comprensibile quindi la forte perplessità di Erode nell’ascoltare Giovanni. Però qualcosa lo attirava, quelle parole risvegliavano in lui alcuni angoli non del tutto spenti del suo cuore. Il problema era però il suo senso di superiorità, il suo potere di tener Giovanni in carcere e soprattutto il non mettere in pratica quello che ascoltava. Possiamo anche noi ascoltare parole belle che affascinano e commuovono, ma se non scattano passi o comportamenti nuovi quell’ascolto diventa solo una pericolosa illusione, che ci rende più deboli, perché paralizza la forza della Parola.

 

Giovedì 2 settembre 2021

7Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: 11

«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista;
ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui»

12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi, ascolti!»

(Matteo 11,11)

 

Sembra contraddittoria questa frase, mentre invece nasconde una rivelazione nuova e sorprendente. La statura umana e spirituale di Giovanni sono fuori discussione e Gesù lo conferma. Ma la realtà del Regno che Gesù inaugura non dipende dalle energie spirituali del singolo. È anzitutto un dono nuovo che viene dall’Alto. È Gesù che ci porta là dove da soli non potremmo mai arrivare. Per questo nella vita del discepolo sono molto più importanti le grazie che riceviamo di quello che noi facciamo. Occorre perciò convertirci ogni giorno e diventare come i bambini che anzitutto attendono il dono del Padre, gioiscono e vivono di quello.

 

Venerdì 3 settembre 2021
S. Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa

«Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava,
disse: “Ecco l’agnello di Dio!”»

37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

(Giovanni 1, 35-36)

 

Chissà con quale intensità, con quale emozione Giovanni avrà pronunciato questa frase. Aspettava da una vita quel momento, viveva in funzione di quello, sapeva che sarebbe arrivato, ma non sapeva né quando né come. Nel vedere passare Gesù gli occhi si illuminano e lo riconosce. Lo chiama “agnello di Dio”, ma nel suo pensiero è convinto che brucerà il male definitivamente e senza pietà. Forse avrà capito poco a poco che doveva convertirsi alle sue stesse parole, ascoltare lui per primo quello che aveva detto. Agnello, sarebbe stato il Messia. Mite, umile, disarmato. Con un amore infinito per ciascuno, pronto a dare la sua vita per tutti.

 

Sabato 4 settembre 2021

24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

«Chi ama la propria vita, la perde»

e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.

(Giovanni 12,25)

 

È talmente in controtendenza questa frase di Gesù che merita prenderla in seria considerazione. Sembra così ovvio assecondare quello che uno sente dentro di sé come pulsione naturale, istintiva, come desiderio legato anche alle proprie capacità, che ci si domanda perché occorrerebbe censurare tutto questo. In realtà non è così. Si tratta più precisamente di non legarsi ai propri progetti come se fossero un bene intoccabile, ma credere che molte cose, anche di me stesso, ancora non le ho capite e non le conosco. Libertà è anche rimanere aperti alle nostre risorse sconosciute, saper ascoltare, lasciarsi interrogare, anche consigliare, osare strade nuove, sapendo che in questo cammino di verità Dio non ci lascia mai soli.

 

Domenica 5 settembre 2021
I  DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. 26Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». 27Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. 29Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. 30Lui deve crescere; io, invece, diminuire». 31Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra.

«Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza»

33Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. 34Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. 35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

(Giovanni 3,31-32)

 

Soprattutto in questi momenti di confusione, in cui sembra ci siano mille verità tutte diverse, anche sulla pandemia e sui vaccini, il cuore sogna intensamente di poter vedere e comprendere le cose con uno sguardo più profondo e più vero. Se ci mettiamo in ascolto di Dio e della sua Parola è perché abbiamo sperimentato che Lui ha parecchie marce in più e vale la pena guardare il mondo e la nostra vita con i Suoi occhi, per impiegare bene le nostre energie e per irradiare un fascio di luce attorno e dietro a noi. Non per questo tutti comprenderanno o applaudiranno, ma costruiremo insieme un mondo nuovo, anziché disperderci.

 

Lunedì 6 settembre 2021

«Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una,
non accende la lampada e spazza la casa e
cerca accuratamente finché non la trova?»

9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

(Luca 15,8)

 

Potrebbe apparire una ricerca eccessiva, un po’ maniacale, ma per questa donna quella moneta è comunque un decimo del suo intero patrimonio. Il fatto è che noi non immaginiamo quanto stiamo a cuore a Dio, quale sia la sua passione perché la vita di ciascuno non vada mai perduta, ma possa ritrovare la luce, anche dopo aver passato tempi lunghi nelle tenebre. La ricerca accurata di questa donna ci provoca a industriarci in tutti i modi per riscattare le vite più deboli e offrire la festa e la gioia anche a chi ormai ha perso ogni speranza.

 

Martedì 7 settembre 2021

1Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

«L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza;
mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò”
»

perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

(Luca 16,3-4)

 

Questo amministratore si trova in una condizione disperata, sta per perdere tutto: il lavoro, il patrimonio accumulato in modo disonesto e tutto ciò che possiede. C’è un’unica cosa che sa fare: rubare. E quindi lo fa anche in questo frangente. Ma in questo caso, forse per la prima volta, fa guadagnare gli altri, quei debitori del suo padrone che magari in passato aveva truffato per arricchirsi. Si crea così degli amici che in futuro potranno dargli una mano. Ha capito che da soli si affonda, mentre insieme si può trovare una salvezza. Forse comincia a capire che c’è un bene più grande dei soldi accumulati: le relazioni, le amicizie, qualcuno che anche nella crisi ti tiene per mano.

 

Mercoledì 8 settembre 2021
NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA

1Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. 12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, 13Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,

«…Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria,
dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo»

(Matteo 1,16)

 

Il Vangelo di Matteo si apre con una genealogia che attraversa tutta la storia della salvezza. Vicende intricate, drammatiche e felici, storie di re gloriosi e di persone umiliate, di trionfi e di oscurità. È la storia dell’uomo che abita su questa terra, questo impasto di oro e di fango che è la natura umana. Gesù abbraccia tutto questo, non seleziona, non scarta, non condanna. Mostra così di essere venuto a guarire, a riscattare, ad offrire un futuro insperato e immeritato a tutti: ai santi come sua madre e anche alle persone giudicate più spregevoli. Gli interessano proprio tutti. Anche quando sceglierà i suoi apostoli non prenderà fior da fiore, tirerà dentro anche Giuda. Dio è così. Non lo possiamo cambiare. Per fortuna.

 

 

Giovedì 9 settembre 2021

«La Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi»

17È più facile che passino il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge. 18Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.

(Luca 16,16)

 

“Dopo Giovanni inizia la nuova epoca, quella del Vangelo: il Regno nel quale nessuno entra per i propri meriti, è donato agli impediti e agli esclusi. Non è stipendio della nostra giustizia, ma premio alla nostra conversione. Si richiede solo l’umiltà di accettarlo. Per questo occorre riconoscere la propria miseria e gridare alla sua misericordia. Al tempo della Legge, durato fino a Giovanni, è successo quello della grazia. Prima c’era lo sforzo per conseguire la giustizia impossibile. Ora c’è la gioia di aprire la mano al dono. Questa è la nuova e definitiva conversione che Gesù annuncia” (Silvano Fausti).

 

Venerdì 10 settembre 2021
Beato Giovanni Mazzucconi, sacerdote e martire

«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.
Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe»

21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

(Luca 16,19-20)

 

Sembra impossibile che quest’uomo ricco passi la vita senza accorgersi della sofferenza e dell’ingiustizia che ha sotto gli occhi, senza far nulla per riequilibrare un po’ le cose, senza sperimentare la gioia di far sorridere chi è derelitto. Eppure per esperienza ci accorgiamo che ci si può abituare a tutto, senza lasciarsi scalfire dal dolore dei fratelli, immersi unicamente nel proprio mondo. C’è bisogno di un sobbalzo, di stropicciarsi gli occhi e di ritornare a vedere, di far nostro il dolore del mondo. Le discussioni accanite sulle responsabilità politiche rischiano solo di paralizzarci. Occorre invece rimboccarci le maniche, guardare quale sia il primo passo possibile, alla nostra portata e non differirlo.

 

Sabato 11 settembre 2021

27Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».

«E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele»

(Matteo 19,28)

 

La promessa di Gesù mette in evidenza la straordinaria importanza della vita secondo il Vangelo. È questa che giudicherà il mondo, il criterio di paragone che valuterà ciò che resta in eterno e ciò che sarà dimenticato per sempre. Tutti coloro che avranno vissuto alla scuola di Gesù vedranno fino a che punto l’amore che hanno scelto non sia una decisione come un’altra, ma sia l’unica vita che non passa. Si vedrà in modo lampante e universale come l’amore ha sostenuto e reso possibile la storia dell’uomo di ogni tempo, di ogni cultura. Tutto il resto non si vedrà, sarà scomparso, introvabile.

 

 

Domenica 12 settembre 2021
II  DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. 40Ma voi non volete venire a me per avere vita. 41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste.

«E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri,
e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?»

45Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. 46Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

(Giovanni 5,44)

 

Credere è cercare la gloria di Dio. Per chi si ritrova impegolato e ansioso di ricevere l’applauso degli uomini, per chi insegue e conta i like su Facebook e i followers su Instagram, cioè per tutti noi che siamo così dipendenti dalle conferme che ci vengono da fuori, Gesù insegna a ritrovare dentro di noi la voce del Padre che ci rassicura di essere sulla strada giusta e ci suggerisce quei passi di conversione, quei coraggiosi salti di qualità che ci portano in un altro panorama e gonfiano il cuore di infinito. Allora i giudizi del mondo ci lasciano più indifferenti, perché ormai abbiamo fissato lo sguardo su ciò che davvero vale e non lo cambieremmo con null’altro.

 

Lunedì 13 settembre 2021
S. Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa

«Disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali,
ma guai a colui a causa del quale vengono»

È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3State attenti a voi stessi!

(Luca 17,1)

 

Non c’è fatalismo nelle affermazioni di Gesù. Il male c’è, non riusciamo ad estirparlo e la parabola del buon grano e della zizzania ci ricorda che bene e male crescono insieme. Ma il male resta un male, è odioso e degno di disprezzo, non lo si edulcora con considerazioni generiche e non si scende a patti con esso. Certamente la responsabilità di chi lo commette non viene cancellata. Ma tutto ciò non oscura la misericordia. La tentazione di assolutizzare un elemento o un altro è sempre in agguato, anche perché occorre imparare dal cuore di Dio per tenere insieme queste realtà senza metterle in antitesi.

 

Martedì 14 settembre 2021
ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.

«E come Mosè innalzò il serpente nel deserto,
così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo,
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna
»

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

(Giovanni 3,14-15)

 

Di solito è gratificante essere innalzati: significa essere sotto gli occhi di tutti, guardare il mondo dall’alto in basso, sentirsi importanti. Ma per il discepolo di Gesù l’innalzamento che vale è un altro, ben diverso, il Suo: quello della croce. Questo innalzamento però piace a pochi. Significa essere castigati, umiliati nel modo più orrendo. L’amore può subire anche questo. Alzando lo sguardo verso il crocifisso si viene guariti dentro, ci si sente consolati quando tutto imperversa contro di noi, si ritrovano energie per ricominciare mille volte senza abbatterci. Addirittura si incontra l’Amore, quello eterno, che nulla chiede e tutto dà.

 

Mercoledì 15 settembre 2021
Beata Vergine Maria Addolorata

«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo:
“Vieni subito e mettiti a tavola”?»

8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

(Luca 17,7)

 

Sono molte le categorie alle quali un discepolo appartiene. La più bella e sorprendente è quella di figlio, che ci rende come Gesù di fronte al Padre. Ma c’è anche quella di amico, che non è da poco: essere amico di Dio è un onore formidabile. E poi c’è quella di servo, che suona un po’ avvilente al confronto delle altre due. Però c’è chi la mette in grandissimo onore: penso a Maria che si autodefinisce serva, schiava del Signore. Ed essere come Maria è un sogno allettante. Occorre quindi comprendere tutte queste dimensioni, senza censurarne alcuna, leggendole insieme, lasciando che ciascuna si rispecchi nell’altra e si illuminino a vicenda. Così capiamo meglio chi siamo.

 

 

Giovedì 16 settembre 2021
Ss. Cornelio, papa e Cipriano, vescovo, martiri

11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.

«Uno dei dieci lebbrosi, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano»

17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

(Luca 17,15-16)

 

Questo lebbroso guarito contravviene alla prescrizione di Gesù. Non va dai sacerdoti, ma torna indietro da Lui a ringraziare con tutto il cuore. E’ troppo grande la gioia e la gratitudine, per cui trascura la legge. Gesù lo addita ad esempio. Ancora una volta il discepolo vive in ossequio alle leggi, ma non è vincolato da nessuna, perché la legge suprema resta quella dell’amore. Questa libertà non è facile per chi è abituato a trovare rassicurazione nella legge: la sente come una trasgressione. Ma la magnanimità di Dio ci insegna a sconfinare. E questo, sempre, interroga e affascina.

 

Venerdì 17 settembre 2021
S. Satiro

«Disse poi ai discepoli: “Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete.
Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”;
non andateci, non seguiteli”»

24Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. 25Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione.

(Luca 17,22-23)

 

Gesù accenna alla nostalgia che nascerà nei cuori dei discepoli: quella dei giorni felici passati con il Maestro, della familiarità diretta con Lui, quella delle sorprese e delle novità che erano pane quotidiano. È la nostalgia che potrebbe spingere a correre dappertutto pur di gustare nuovamente quell’ebbrezza. Ma l’ammonimento è quello di non assecondare questi impulsi. Occorre guardare avanti, non indietro, attendere, non rimpiangere. E se il discepolo rimane fedele al comandamento nuovo dell’amore reciproco sperimenta che quei giorni antichi si possono rivivere, che la Sua presenza è ora silenziosa, invisibile ma reale, che quella gioia non si spegne.

 

 

Sabato 18 settembre 2021
S. Eustorgio I, vescovo

32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

«Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina;
fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli,
dove ladro non arriva e tarlo non consuma.
Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore»

(Luca 12,33-34)

 

Il tesoro del cristiano è il Paradiso. Lì impara a ritornare spesso con il suo pensiero, perché sa che tutto passa, ma Dio resta. Perciò si allena a non accumulare tesori, a non avvinghiarsi a ciò che lo attira su questa terra: tutto il bello che vediamo quaggiù è solo piccola anticipazione e profezia di ciò che sarà lassù. Così le ansie e le paure hanno uno sbocco dove possono rifluire e non terrorizzano più. Il guaio invece è per chi si è educato e si è convinto che quello che esiste sia già tutto sotto i nostri occhi. Quando perde qualcuno o qualcosa di molto importante la sua vita si svuota completamente e rimane solo l’abisso che lo può anche inghiottire.

 

Domenica 19 settembre 2021
III  DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».  4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?».

«Rispose Gesù: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio”»

6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».  9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.

(Giovanni 3,5)

 

Questa risposta a Nicodemo evoca il Battesimo, che ci porta dentro il Regno di Dio da figli. Ma questa di Gesù non è solo un’affermazione sacramentale. Ci ricorda che si può rimanere stupiti, incuriositi, attratti da Lui, ma il comprendere dal di dentro questa nuovissima esperienza è possibile solo a chi muore e risorge. Non è solo un’emozione forte o una nuova comprensione intellettuale. È un’altra cosa. È avere le proprie radici in Cielo, è entrare in un’altra dimensione che ti viene regalata. È un partire dall’Alto e non dal basso e quando ciò accade Dio diventa più reale di qualunque altra cosa tu possa vedere e toccare.

 

Lunedì 20 settembre 2021
Ss. Andrea Kim Taegon, sacerdote, Paolo Chong Hasang e compagni, martiri

26Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: 27mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.

«In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot»

33Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.

(Luca 17,31-32)

 

Vigilare è essere pronti a lasciare tutto ad ogni istante. Per noi che cerchiamo fiducia e conferme in ciò che facciamo e abbiamo si tratta di un esercizio spirituale molto esigente e radicale. Vuol dire educarsi ad accumulare tesori in Cielo. Se poi viviamo per il Regno di Dio la tentazione è ancora più sottile e insidiosa. C’è infatti il pericolo di confondere Dio con le cose di Dio o di ritenere che siano la stessa cosa. A noi perciò viene chiesto di vivere solo l’oggi di Dio, di concentrarci in ciò che nell’attimo presente Lui ci richiede, senza fughe in avanti o indietro. Lì ritroviamo anche la pienezza del nostro vivere.

 

Martedì 21 settembre 2021
S. MATTEO, APOSTOLO ED  EVANGELISTA

«Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli»

11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». 14Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 15E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. 16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

(Matteo 9,9-10)

 

La vocazione del pubblicano Matteo non è un evento dirompente che si conclude con il suo inserimento nel gruppo dei Dodici. Lo scandalo prosegue e diventa stile di vita. Se lui è stato accolto significa che c’è posto per tutti quelli che sono come lui. Gesù non si mette a tavola solo con quelli che hanno deciso di fare come Matteo. Accanto a lui ci sono tutti i suoi vecchi amici che si sono sentiti invitati, ma che probabilmente non lo imiteranno. Queste frequentazioni di Gesù, giudicate ovviamente cattive, proseguiranno sempre nella sua missione. Proseguono anche oggi. Con tanto dispetto dei benpensanti.

 

Mercoledì 22 settembre 2021
Beato Luigi Maria Monti, religioso

15Gli presentavano anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano.

«Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse:
“Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite;
a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio”»

17In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso».

(Matteo 18,16)

 

Quando vivi un’esperienza evangelica, soprattutto comunitaria, in cui il cuore si gonfia di gioia e non capisci bene perché, sei tentato di pensare che per prolungare quei giorni tu debba anzitutto fare meditazioni o riflessioni più approfondite. Invece la strada è un’altra: diventare bambini. Se hai scoperto che l’essenziale che riempie il cuore non è frutto dell’opera delle tue mani, ma è anzitutto dono imprevedibile, impari a ricevere più che a fare, ad attendere da Lui e non solo a produrre tu. Vivi del dono che ti arriva, nelle pieghe anche complesse della tua giornata. E riconosci lì il passaggio di quel Dio che ti ha riempito di gioia e continua a nutrirla.

 

 

Giovedì 23 settembre 2021
S. Pio da Pietrelcina, sacerdote

18Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». 22Udito ciò,

«Gesù gli disse: “Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!”»

23Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.

(Luca 18,22)

 

Gesù non si stanca di ricordarci che la sorgente della vera gioia sta nel non trattenere nulla. Inaugura così la cultura del dare, del condividere. Ti fa scoprire che la gioia, regalata al fratello grazie al tuo dono, ti ritorna indietro moltiplicata. A ben pensarci questa è proprio la condizione di chi ama: dona tutto e si nutre della gioia che ha distribuito. Questo è al tempo stesso il punto di arrivo e la “conditio sine qua non” della gioia evangelica. Il giovane ricco infatti era arrivato proprio sulla soglia, gli mancava solo di fare quest’ultimo passo. Il non averlo fatto gli ha lasciato solo tristezza.

 

Venerdì 24 settembre 2021

«Quando Gesù lo vide così triste, disse: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio”»

25È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». 26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».

(Luca 18,24)

 

La base della nostra felicità è seguire il progetto che il Signore ha su di noi. E non si tratta solo delle scelte vocazionali fondamentali che si prendono di solito in età giovanile. Ogni giorno siamo chiamati, occorrono scelta continue e spesso sono difficili perché il guadagno, il potere anche ristretto ad alcuni ambiti, il quieto vivere, la stima degli altri, non possono essere il criterio di scelta. La nostra felicità dipende da altro.

 

 

Sabato 25 settembre 2021
S. ANÀTALO E TUTTI I SS. VESCOVI MILANESI

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia»

25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

(Matteo 7,24)

 

Ognuno di noi è quella casa da costruire sull’unica sicurezza che abbiamo: il Signore. Via via che passano gli anni, scopriamo quali fondamenta abbiamo usato e a volte la scoperta è deludente, ma non è mai troppo tardi, la nostra roccia è sempre lì pronta a sorreggerci. Di tempeste ne abbiamo viste tante, alcune hanno rischiato di travolgerci e così piano piano abbiamo imparato ad ancorarci a Lui e diventare roccia per altri.

 

 

Domenica 26 settembre 2021
IV DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».  43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.

«In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita
»

49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

(Giovanni 6,47-48)

 

Gesù non parla della vita eterna al futuro, ma al presente. La vita vera incomincia ora e ci viene donata con il pane eucaristico. Cibandoci di Gesù e facendo la Sua volontà siamo già in un’altra dimensione. Molte cose non dovrebbero più ferirci, perché sappiamo che cosa è essenziale, però la nostra umanità continuerà a scontrarsi con questa realtà mettendo in evidenza la nostra fragilità. Solo in Lui possiamo trovare pace.

 

 

Lunedì 27 settembre 2021
S. Vincenzo de’ Paoli, sacerdote

28Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29Ed egli rispose:

«In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà»

(Luca 18,29-30)

 

Spesso Gesù usa il verbo “lasciare”, che non significa necessariamente “abbandonare” bensì “mettere Lui al primo posto”. Il resto rimane, ma non ha più l’esclusività di prima. Pietro non ha ancora capito che questa è la formula della felicità: lasciar trasformare tutto ciò che abbiamo di più caro dall’amore di Dio, come se non ci appartenesse più. Ci verrà restituito trasfigurato, centuplicato, ma lo vivremo in modo più distaccato perché non è più nostro.

 

 

Martedì 28 settembre 2021
Beato Luigi Monza, sacerdote

35Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». 38Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 39Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 40Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò:

«”Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Egli rispose:
“Signore, che io veda di nuovo!”.
E Gesù gli disse:
“Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”»

43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

(Luca 18,41-42)

 

A differenza dell’altro cieco guarito da Gesù, Bartimeo un tempo ci vedeva e non si dà per vinto, vuol ritornare a vedere. A volte nella vita ci sono momenti di buio anche pesto: da una fede viva, ci troviamo in un’aridità soffocante. È il momento di non abbassare la guardia, di pregare ancora di più, di credere con la testa se non ci si riesce con il cuore. Alla fine ci sentiremo dire: «Abbi di nuovo la vista».

 

 

Mercoledì 29 settembre 2021
SS. MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE, ARCANGELI

47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità».

«Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?”.
Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse,
io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”»

49Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». 50Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

(Giovanni 1,48)

 

Natanaele arriva da Gesù chiamato da Filippo e scopre che Lui lo stava già aspettando e lo conosceva da sempre. Nella nostra vita di fede ci sono stati degli incontri determinati che ci hanno fatto decidere di andare verso Gesù. Prima di quelli la vita di fede era qualcosa di appiccicato, quasi di subìto. Magari in molti prima hanno preparato il terreno, ma in ognuno di noi c’è un momento specifico in cui abbiamo deciso di lasciarci condurre da Lui. Chiediamo al Signore di poter essere questo punto di partenza per altri.

 

Giovedì 30 settembre 2021
S. Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa

«Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto»

38dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

(Luca 19,37)

 

Anche noi, se guardiamo a tutti i prodigi che il Signore ha fatto nella nostra vita, non possiamo che lodare Dio. Ma dobbiamo ricordare che la discesa dal monte degli ulivi precede la salita al Calvario.

Oltre ai momenti di grazia, ci sono le fatiche, le prove. Sono quelli i momenti in cui è più necessario rimanere uniti a Lui senza lasciarci scoraggiare, per partecipare poi alla sua Resurrezione.

 

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