Per una nuova immagine di Chiesa

Il cammino di catechesi degli adulti che abbiamo iniziato nel mese di ottobre (e che riprenderà col primo venerdì di febbraio), ci ha permesso, tra l’altro, di riscoprire alcune immagini di Chiesa che l’Apostolo Paolo ha incontrato o fondato nel suo ministero: la chiesa di Gerusalemme, quella di Antiochia, quella di Filippi e quella di Corinto. Rimando ai testi della catechesi stessa per la loro corretta comprensione, ma proviamo qui ad offrire qualche spunto di attualizzazione su queste “figure di Chiesa” che gli Atti degli Apostoli, seguendo il cammino di Paolo “sulle strade degli uomini”, ci presentano.

LA CHIESA DI GERUSALEMME

Possiamo prenderla come cifra simbolica della nostra Chiesa istituzionale. È l’immagine che ancora sopravvive (almeno nell’immaginario comune) di “parrocchia Tridentina”, come unico riferimento di Chiesa sul territorio attorno al campanile, coi Sacramenti, la catechesi per la trasmissione della fede, i vari servizi caritativi e pastorali. E con un parroco a capo di tutto che ha “cura delle anime” e conosce le sue pecorelle. La sua forma evangelizzatrice è quella della convocazione e dell’annuncio e il suo centro è l’assemblea eucaristica domenicale.

Ma in un contesto come l’attuale, in cui la fine della cristianità è irreversibile, come anche alcuni valori di cui la Chiesa è portatrice, questo modello fatica a rispondere alle sfide che la città ormai pone all’esistenza cristiana e alla vita concreta della gente di oggi. Pur dichiarando l’irrinunciabilità della presenza della parrocchia come condizione per annunciare una buona novella per tutti, alcuni teologi anglosassoni, sostengono che «le parrocchie solide ignorano o trascurano de facto la sete spirituale della maggioranza e anche le riorganizzazioni attuali non riescono a coinvolgere persone nuove». Per cui è «urgente una riforma» che renda la Chiesa più capace di rispondere alle domande della gente e di misurarsi con la sua ricerca.

LA CHIESA DI ANTIOCHIA

La Chiesa di Antiochia, con la molteplicità e vivacità dei suoi carismi e la multiformità delle sue etnie e religioni, si caratterizzava per la testimonianza di semplici cristiani che oggi chiameremmo fedeli laici, e dalla sua apertura missionaria e verso i «lontani».

Una Chiesa che sotto l’azione dello Spirito appare molto meno appesantita da strutture, tradizioni e mediazioni, come invece quella di Gerusalemme, e molto più aperta, la cui forma evangelizzatrice è quella della “attrazione” e della “irradiazione” e il suo centro sono le relazioni.
È un modo di essere Chiesa non appesantito dalle molteplici attività parrocchiali e caratterizzato da un intervento pastorale che permette di «provocare e curare l’incontro», con uomini e donne lontani dalle parrocchie, offrendo ciò che le parrocchie stesse non danno più.
Questo modello di Chiesa ha come elemento aggregativo un aspetto specifico: una dimensione dell’esistenza, un’ospitalità, una convivialità, o un sostegno, e crea un’aggregazione non immediatamente correlata alla celebrazione dell’Eucaristia o alla formazione catechetica.

LA CHIESA DI FILIPPI

In un contesto pagano e culturalmente segnato dalla cultura ellenistica, la Chiesa sorta a Filippi sapeva cogliere nel territorio la presenza dell’azione dello Spirito anche al di fuori delle sue strutture. Una chiesa che potremmo definire in “rete” con altre esperienze spirituali, carismatiche ed ecclesiali, nel dialogo con chi ha il desiderio di una ricerca non ideologica, ma aperta e costruttiva. La Chiesa di Filippi si presenta come una Chiesa dell’ascolto e del dialogo, la cui forma evangelizzatrice è quella del “contagio”.

LA CHIESA DI CORINTO

In una società frammentata, dalle relazioni deboli, fiacche, prevalentemente funzionali, spesso conflittuali, la Chiesa di Corinto si presentava come una «città sul monte», come il «sale della terra», il «lievito della pasta». Non una setta, né un gruppo autoreferenziale che si distacca orgogliosamente dal tessuto sociale comune, ma pur con caratteri di visibilità, capace di agire come il lievito, le cui particelle operano in misterioso collegamento fra loro e si sostengono a vicenda: una chiesa che evangelizza per “fermentazione”.

CONCLUSIONE

Si tratta ora di mettere in rete questi modelli nel nostro essere chiesa nel territorio di Gorgonzola, con uno stile diversificato di comunità cristiana, meno strutturato e più carismatico, più aperto alla missione, alla carità, alla fraternità; con un ruolo laicale più esplicito e una differente presenza presbiterale. Una Chiesa “generativa”, che non perda la ricchezza del passato, ma si presenti come una “comunità alternativa” secondo la felice espressione del Cardinal Martini, cioè “una rete di relazioni fondate sul Vangelo”.
Vorremmo incamminarci in questa direzione, e ne sarà un esempio il percorso che vogliamo iniziare con la presenza della nostra Comunità nella zona di Cascina Antonietta col Centro Carlo Maria Martini.

dp

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