Vivi la Parola 2025 06: Giugno

VIVI LA PAROLA !
Giugno 2025

 

Domenica 1 giugno 2025   DOPO L’ASCENSIONE (VII di Pasqua)

1Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. 22E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. 24Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. 25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato.

«E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro»

(Giovanni 17,26)

 

A Gesù interessa infinitamente che l’umanità conosca il Padre. Se Lo conoscesse, come lo conosce Lui, la vita del mondo rimarrebbe incantata per tanta bellezza, si lascerebbe guidare solo dall’Amore e sarebbe perciò specchio del Cielo. E quindi in tutta la sua vita ha cercato di essere una rappresentazione fedele del Padre. Nella promessa che conclude la Sua grande preghiera prima di morire afferma che la sua opera non è ancora conclusa: la croce rivelerà definitivamente questo Amore. E aprirà il tempo in cui l’umanità Lo comprenderà poco a poco sempre meglio.

 

 

Lunedì 2 giugno 2025

«Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: “Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”»

15E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

(Matteo 9,14)

 

Quando nasce una realtà religiosa nuova, la prima preoccupazione dei credenti è che abbia i requisiti classici di ogni avventura spirituale che si rispetti. Tra i primi c’è anche l’ascesi, quello sforzo personale di purificazione che permette a ciascuno di vivere libero dai condizionamenti esterni ed interni per procedere speditamente nella via di Dio. Il digiuno è una strada efficace. Ma per i discepoli di Gesù la realtà di Dio è già presente, è Lui stesso. Non c’è da prepararsi, c’è solo da aprire gli occhi e il cuore e vivere con Lui. Siamo già nel cuore della festa, invitati e accolti senza merito.

 

 

Martedì 3 giugno 2025   S. Carlo Lwanga e compagni, martiri

«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore»

10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

(Giovanni 15,9)

 

Ecco l’occupazione principale del cristiano: rimanere nell’amore di Gesù. Fare in modo che parole, pensieri, progetti, azioni sgorghino sempre da quella sorgente. Noi di solito ci preoccupiamo di quale esito avranno le nostre iniziative, i nostri progetti, ma il segreto della riuscita non abita soprattutto nell’organizzazione nostra, quanto nella Luce che abita in noi. Da quell’amore non dovremmo mai discostarci, pur nell’infinita varietà delle cose da fare. Da lì tutto il cosmo ha avuto origine e verso quell’amore tutto corre, nonostante gli ostacoli che noi mettiamo.

 

 

Mercoledì 4 giugno 2025

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi»

e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

(Giovanni 15,16)

 

Siamo sempre preceduti. Anche quando optiamo per nuove scelte e ci incamminiamo con decisione sulle strade che Dio ci indica, il nostro partire è sempre preceduto da un dono, da una vocazione che sta prima. Insomma, arriviamo sempre dopo. Noi scopriamo tante cose nuove nei vari momenti, ma ciò che per noi è inedito da Lui era già conosciuto. E in noi scatta sempre la sorpresa di essere stati scelti, a differenza di altri, nonostante quei nostri limiti che non smettono di pungerci e da cui non riusciamo a sbarazzarci. È in questa Sua elezione che ritroviamo sempre fiducia per ricominciare.

 

 

Giovedì 5 giugno 2025   S. Bonifacio, vescovo e martire

18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.

«Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia»

20Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.

(Giovanni 15,19)

 

È fastidioso, a volte avvilente, sentirsi diversi. Accorgersi che la maggior parte non la pensa come noi, ha altre priorità, si concentra su altri obiettivi e guarda spesso con noncuranza o con un po’ di commiserazione ciò che a noi sta a cuore. «Non siete del mondo, sono io che vi ho scelti dal mondo», ci ripete Gesù. Ed è bello sentirsi immersi nella stessa avventura di Gesù, continuando ad essere lui, anche se in modo a volte troppo altalenante. Ciò che avviene a noi l’ha già sperimentato Lui; Lui lo conosce, Lui perciò sa come consolarci e incoraggiarci.

 

Venerdì 6 giugno 2025

5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. 6Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.

«Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi»

8E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9Riguardo al peccato, perché non credono in me; 10riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; 11riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato.

(Giovanni 16,7)

 

Gesù è il Dio pienamente uomo, che ha confini e limiti storici ben circoscritti come ogni altro uomo. Lo Spirito invece attraversa i tempi e abita ogni latitudine, riempie l’universo. Entra in ogni storia, in ogni cultura, illuminando con la presenza e la parola di Gesù ogni situazione di ogni epoca. Forma sempre nuovi discepoli, suscita nuove santità, sempre contemporanee e affascinanti per l’umanità di ogni tempo. Quindi rende presente e continua in infiniti modi l’opera stessa di Gesù. E opererà incessantemente, non smettendo di fare cose nuove e di fare nuove tutte le cose.

 

 

Sabato 7 giugno 2025

5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. 6Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. 7Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. 8E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9Riguardo al peccato, perché non credono in me; 10riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; 11riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato.

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso»

13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

(Giovanni 16,12)

 

Avviene un po’ come con i bambini. Non si possono imporre loro pesi troppo gravosi, ne rimarrebbero molto rallentati, bloccati, o addirittura schiacciati. Ci sono verità che chiedono una maturità che ancora non abbiamo. Per questo ci rimangono ancora nascoste, anche se lo Spirito ci prepara progressivamente ad accoglierle. Per questo è ingiusto giudicare con severità il passato guardandolo con gli occhi del presente. È una tentazione che avranno anche le generazioni future quando ci vorranno giudicare. Occorre ringraziare di quanto si è compreso sapendo che la strada è ancora lunga e sempre più umanizzante.

 

DOMENICA 8 GIUGNO 2025   PENTECOSTE

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e

«Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre»

17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

(Giovanni 14,16)

 

La Pentecoste è quindi frutto della preghiera di Gesù. Lui infatti non ci vuole lasciare, perché sa di essere tutta la nostra forza e la nostra gioia e sa anche che senza di lui non potremmo mai muovere un passo nella giusta direzione. Prega perciò il Padre perché ci doni ciò che è per noi più necessario e indispensabile. E sa che lo Spirito agirà anche quando non ne saremo consapevoli, ci illuminerà anche quando crederemo di essere noi ad aver capito tutto da soli, ci orienterà anche quando della strada da percorrere ne vedremo solo pochi metri, ma ci farà mettere sempre il passo successivo nel posto giusto.

 

 

Lunedì 9 giugno 2025   Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa

«Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala»

26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. 28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. 31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

(Giovanni 19,25)

 

È ai piedi della croce che Maria diventa madre dell’umanità. C’è un bisogno infinito di un cuore sempre spalancato, che ama, accoglie, non giudica, lenisce le ferite e le piaghe, dà sollievo e incoraggia. E Maria è tutto questo per tutti e ancora molto di più. È madre di Dio e forse non abbiamo ancora capito la sua grandezza, perché è troppo umile per voler apparire. Ma coloro che la amano e confidano in Lei con la fiducia e la semplicità dei bambini diventano come lei, ed entrano nei cuori di tutti, mostrando in modo speciale in ogni tempo la maternità della Chiesa.

 

 

Martedì 10 giugno 2025

28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose:

«In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto»

in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

(Marco 10,29-30)

 

Non sono sicuro che Dio si prenda cura di moltiplicare per cento ciò che uno lascia e restituire il tutto con precisione. Anche perché in realtà si riceve cinquecento, mille volte di più. Il fatto è che questa è una legge della vita che Dio ha iscritto in ogni cosa: quando trattieni per te le cose, le persone, le situazioni e ti ci avvinghi, fatalmente prima o poi le perdi. Se invece sei pronto a perdere e rimani nell’amore, nel dono di te, la vita ti restituisce il tutto moltiplicato. A condizione di non farlo per calcolo, ma rimanendo sempre nella gratuità.

 

 

Mercoledì 11 giugno 2025   S. BARNABA, APOSTOLO

7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino.

«Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»

9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. 11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. 15In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città.

(Matteo 10,8)

 

Compito del discepolo è guarire il mondo con la mano di Gesù. Ferite, piaghe, sofferenze del corpo e del cuore sono infinite e a volte davvero orribili, attendono soltanto qualcuno che si pieghi per curarle. Sembra impossibile avere tenacia in questo, farlo diventare il programma della vita eppure è possibile e sono moltissimi a vivere così. Altrimenti l’umanità non potrebbe sopravvivere. E questo può avvenire perché ciascuno di questi guaritori, anche se sono a loro volta feriti, hanno sperimentato che Qualcuno o qualcuno per primo si è preso cura di loro.

 

 

Giovedì 12 giugno 2025

«Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi”»

43Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; 44distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». 45Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, 46dicendo loro: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». 47Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; 48ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

(Luca 19,41-42)

 

Davanti alla città che lo rifiuta Gesù piange. È ben consapevole di quali sventure e tragedie incombono su una società che ignora, combatte o uccide l’amore. E non smette di commuoversi nel vedere le sofferenze dell’uomo, che Lui per tutta la vita ha cercato di alleviare in mille modi. L’Amore si lascia ferire, ma non reagisce con violenza, continua a porgere l’altra guancia, perdona e offre sempre nuove opportunità. Perché questa è l’unica medicina che può arrivare nei cuori e trasformarli rendendoli veramente umani.

 

 

Venerdì 13 giugno 2025   S. Antonio di Padova, presbitero e dottore della Chiesa

18Sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.

«Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi»

21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

(Matteo 10,19-20)

 

Gesù non smette di metterci in guardia dalle preoccupazioni. Vuole togliercele tutte. Perché spaventano, paralizzano, deprimono. Ma soprattutto perché sono un’ombra che si frappone tra noi e il Padre, è un modo di reagire alle difficoltà della vita comportandoci come se Lui non ci fosse, condannandoci a vivere da orfani. Il Padre invece è la nostra risorsa di vita e di fiducia inesauribile ed è in Lui che occorre gettare ogni ansia, sapendo che ha cura di noi. Così anche per le parole che dobbiamo pronunciare in circostanze importanti: certo, occorre prepararsi, ma ricordandoci sempre che non siamo soli, ma amorevolmente e sapientemente assistiti.

 

 

 

Sabato 14 giugno 2025   Beato Mario Ciceri, presbitero

1Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.

«Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: “In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti”»

4Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

(Luca 21,2-3)

 

I criteri di giudizio di Dio sono ben diversi dai nostri. Noi ci preoccupiamo della quantità, della disponibilità economica, Gesù insegna invece a occuparsi del cuore. E’ lì infatti che Dio guarda con cura e con amore. Conta la generosità. Perché Dio di risorse ne ha un’infinità, al Suo confronto i famosi ricchi del pianeta sono dei poveretti. Ma Dio sa che la distribuzione equa delle risorse dipende dall’interiorità. È quella che occorre guarire. E appena sarà liberata dall’avidità, sperimenterà una grande libertà e trasformerà il mondo attorno a sé.

 

 

 

Domenica 15 giugno 2025   SS. TRINITA’

21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

«Gli disse Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”»

24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

(Giovanni 14,22-23)

 

Noi, insieme con Giuda Taddeo, ci aspettiamo che il mondo intero si accorga del dono infinito che è Gesù e si volga a Lui. E ci meravigliamo che questo non avvenga: se Dio è Dio ed è il creatore di tutti, come è possibile che grandi masse di persone lo rifiutino o lo ignorino, preferendoGli altro? Gesù replica rivelandoci che nel cuore di chi accoglie il Vangelo viene ad abitare la Trinità. E dove Dio è presente il regno di Dio è già all’opera efficacemente, c’è già frammento di Paradiso sulla terra. E Dio, come con Gesù, continua ad abitare tra noi per guarire il mondo. Questa è la strategia divina.

 

 

Lunedì 16 giugno 2025

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. 16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro:

«Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!””. Poi aggiunse: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria”»

(Luca 4,23-24)

 

Nella narrazione di Luca si rimane un po’ sorpresi da questo atteggiamento di Gesù. A Nazaret il suo parlare suscita sorpresa e meraviglia in coloro che lo ascoltano, eppure la replica di Gesù è pungente, provocatoria. In realtà questo avviene perché, leggendo nei cuori, incontra diffidenza, chiusura, distanza nei suoi confronti. Gesù non si lascia condizionare dalle apparenze, ma guarda in profondità e getta luce nelle intenzioni più segrete e nascoste. È lì che Lui vuole arrivare a portare la liberazione e la disponibilità davanti a Dio, anche di fronte alle Sue sorprese.

 

 

Martedì 17 giugno 2025

25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.

«”C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno»

29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

(Luca 4,27-28)

 

Gesù ricorda ai suoi compaesani di Nazaret che Dio ha spesso agito così: ha elargito i suoi doni guardando oltre i confini di Israele, trovando più fede e più apertura proprio dove nessuno avrebbe mai guardato, né immaginato. È un rimprovero fastidioso, certo. Ma per chi è umile queste sono parole preziose, perché indicano con precisione in che modo occorra convertirsi. Mentre per chi è supponente e convinto di essere a posto queste stesse parole suscitano rabbia, rifiuto, violenza. Ancora una volta è il cuore che deve guarire.

 

 

Mercoledì 18 giugno 2025

38Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.

«Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva»

40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.

(Luca 4,39)

 

La guarigione che Gesù opera nella suocera di Pietro è immediata. E altrettanto pronta è la sua disponibilità a mettersi subito al servizio. Non c’è tempo per esultanze, annunci, grida di gioia: la priorità, il modo più bello per essere davvero grati è quello di imitare subito il Guaritore, che non è venuto per essere servito, bensì per servire e dare la vita. In questo senso sembrerebbe che il miracolo scivoli in secondo piano, mentre di fatto l’accento è posto sul vero obiettivo, sul vero miracolo, che è sempre quello dell’amore gratuito che serve e così annuncia l’amore concreto di Dio.

 

 

GIOVEDÌ 19 GIUGNO 2025   SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO

11Gesù accolse le folle e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare».

«Ma i Dodici risposero: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”»

14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

(Luca 9,13)

 

Per i Dodici quel poco che hanno è assolutamente inutile e insignificante di fronte al bisogno della grande folla che sta davanti a loro e che attende cibo. Anche noi come loro riteniamo infatti che i nostri mezzi siano sempre troppo insufficienti di fronte alla sfida dell’evangelizzazione, che oltre a tutto è sempre insidiata dalle forze del male. E dimentichiamo che per Gesù il tanto e il poco sono concetti relativi: per Lui esiste il tutto e vuole farci entrare in questa logica. Vuole perciò che gli consegniamo il nostro tutto, perché comunque a Lui tutto è possibile.

 

 

Venerdì 20 giugno 2025

42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e

«Tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: “È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato”»

44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

(Luca 4,42-43)

 

Lo si vorrebbe riservare, tenere tutto per noi. Ma Gesù è di tutti, il Vangelo deve correre, non c’è tempo da perdere, sono troppi gli uomini e le donne che hanno sete di Dio e attendono la consolazione, la Luce e la forza che solo Lui sa dare. È questa la Sua missione, quella che il Padre Gli ha dato. E adesso è anche la nostra: la stessa missione. Dovremmo sentirci attratti, come Lui, ad andare dove questa Parola ancora non risuona, sapendo che ogni tempo è buono, ogni luogo è in attesa, perchè della gioia del Vangelo l’umanità non smetterà mai di avere bisogno.

 

 

Sabato 21 giugno 2025

Di sabato, Gesù entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore»

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

(Luca 4,18-19)

 

Il lieto annuncio è per tutti. Senza confini, senza limiti di tempo né di luogo. Questo non significa che tutti lo accoglieranno. Non è capitato nella missione di Gesù, che era annunciatore e testimone infinitamente più autorevole e capace di noi, perciò noi non dobbiamo aspettarci di avere risultati migliori dei suoi. C’è però un popolo che ne verrà toccato e trasformato. Isaia elenca con precisione categorie precise di persone che Gesù fa sue: poveri, prigionieri, ciechi, oppressi. In questi cuori la Parola germoglierà, fruttificherà in modo meraviglioso, ben più che altrove.

 

 

Domenica 22 giugno 2025  II DOPO PENTECOSTE

25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?

«Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?»

28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

(Matteo 6,26-27)

 

Se ci fermiamo per un istante a guardare un paesaggio soprattutto in primavera, ci accorgeremo di come la vita pulsi in un modo incalcolabile e irrefrenabile. Milioni, miliardi di foglie, di fili d’erba, di fiori che spuntano dappertutto da radici che d’inverno sembravano rinsecchite e morte. Una vitalità prodigiosa e stupefacente. Gesù guardava tutto questo e leggeva l’opera del Padre in azione nel cosmo, con un’abbondanza incalcolabile. Come potrebbe mai un Padre infinitamente amorevole occuparsi con cura dei fili d’erba e ignorare i Suoi figli?

 

 

Lunedì 23 giugno 2025

«Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone»

e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. 4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.

(Luca 5,1-3)

 

La predicazione di Gesù dalla barca di Simone, che sfocerà nella pesca miracolosa, nasce da una situazione di bisogno, di pericolo. Gesù infatti rischia non solo di non riuscire ad essere ascoltato, ma di essere addirittura schiacciato dalla folla, che preme in modo involontariamente minaccioso da ogni parte. Quella barca, prima di essere la sua cattedra, è stata il suo rifugio, la sua protezione in una situazione che probabilmente non aveva previsto. Ma ogni condizione si rivela favorevole all’annuncio, anche quella non organizzata, anche quella che si è cercata prima di tutto per sfuggire ad un pericolo.

 

 

 

MARTEDÌ 24 GIUGNO 2025   NATIVITA’ DI S. GIOVANNI BATTISTA

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. 59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.

«Zaccaria chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio»

65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. 67Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: 68«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo».

(Luca 1,63-64)

 

La guarigione di Zaccaria non avviene al primo vagito di Giovanni, ma un po’ dopo. Il momento in cui la sua lingua si scioglie dal mutismo infatti è quando fa sue le indicazioni dell’angelo che gli era apparso nel tempio. È questo assecondare la volontà di Dio che libera tutte le nostre energie migliori, anche quelle segrete, anche quelle che erano rimaste bloccate dalla paura o dall’incredulità. Ed è bello ascoltare che tutte le sue prime parole sono un inno di gratitudine e di benedizione a Dio, come un fiume che erompe tutto indirizzato a quel Dio in cui non aveva creduto abbastanza e che l’ha guarito nel cuore e nel corpo.

 

 

Mercoledì 25 giugno 2025

33Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».

«Gesù rispose ai farisei e ai loro scribi: “Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?”»

35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

(Luca 5,34)

 

L’obiezione dei farisei è legittima. Si è mai vista un’esperienza spirituale che prescinda dall’ascesi, che non indugi a lungo nella preghiera e che non si sottragga a tutte le attrattive del mondo? Ma la replica di Gesù sposta tutto su un altro piano, che i suoi ascoltatori non vogliono cogliere. Siamo al più grande pranzo di nozze della storia, lungamente atteso e finalmente realizzato, quello di Dio con l’umanità. Non è il tempo di digiuni e diete, è il tempo di accogliere e di lasciarsi accompagnare, trasportare in un realtà divina che non è opera dell’uomo. Il tempo della croce verrà, anzi è già presente nell’ostilità che Gesù incontra, ma su tutto deve prevalere in ogni tempo la gioia.

 

 

Giovedì 26 giugno 2025

36Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo.

«E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi»

(Luca 5,37-38)

 

Occorre prima rinnovarsi interiormente, rinascere, lasciarsi riplasmare. Essere nuovi dentro. Negli schemi antichi il Vangelo non riesce a stare. E questa novità non è solo del tempo di Gesù, ma attraversa tutta la storia. Lo Spirito è innovativo in ogni tempo, regala un altro tipo di vita, sollecita sensibilità e attenzioni che prima non avevamo, ci fa leggere gli avvenimenti nostri e del mondo in un altro modo. E questa conversione a Lui non è mai fatta una volta per tutte, pena il ridiventare subito un otre vecchio: occorre lasciare che la Parola ci provochi e rinnovi sempre, vivendola ad ogni istante.

 

 

VENERDÌ 27 GIUGNO 2025   SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

3Egli disse loro questa parabola:

«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?»

5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

(Luca 15,4)

 

Il pastore che si lancia alla ricerca dell’unica pecorella perduta non ignora le altre novantanove, non smette di averle nel cuore. Solo che l’urgenza che lo muove è anzitutto la ricerca anche caparbia, perché non manchi nessuno nell’ovile. La preferenza per chi si è smarrito è un istinto del cuore che ama e continua ad immaginare i rischi funesti che vengono corsi da chi non c’è. È l’amore che fa reagire così. Se perciò ci capita di accontentarci di chi c’è, organizzando con loro tante cose belle, dovremmo inquietarci perché è proprio l’Amore di Dio che predichiamo che sta entrando in crisi in noi e nella comunità.

 

 

Sabato 28  giugno 2025   Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.

«E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore»

17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

(Giovanni 10,16)

 

L’occhio di Gesù guarda lontano. Sa che la corsa della Sua parola non deve avere confini, perché non c’è uomo o donna che non ne abbia un infinito bisogno. E tutto rifluirà nell’unica famiglia, che accoglie ogni diversità e impara a crescere insieme, anche in una convivenza resa difficile proprio dalla pluralità. Sentire come fratello anche chi non la pensa come me, ma che è attirato come me dallo stesso Buon Pastore, è un’impresa non facile, che però dilata il cuore e lo vuole portare poco a poco alle stesse dimensioni di quello di Gesù.

 

 

Domenica 29 giugno 2025   III DOPO PENTECOSTE

Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:

«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati»

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;

(Matteo 1,20-21)

 

L’angelo che appare a Giuseppe è chiaro anche nella suddivisione dei compiti all’interno della stessa famiglia. Maria è madre che dà alla luce il Figlio, Giuseppe fa le veci del padre che lo identifica e lo presenta alla comunità. La sua paternità, anche se non è biologica, è però del tutto reale perché è trasparenza di quella del Padre che è nei cieli. Non quindi fittizia o solo funzionale alle leggi dello Stato, ma porta in sé tutte le responsabilità di un padre vero e proprio. E l’aiuto di Dio, indicato dalla presenza dei suoi angeli, non smetterà di aiutarlo proprio per svolgere bene  questo compito.

 

 

LUNEDÌ 30 GIUGNO 2025   SS. PIETRO E PAOLO, APOSTOLI

Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse:

«Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene»

Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

(Giovanni 21,17)

 

Il ricordo del rinnegamento brucia nel cuore di Pietro e probabilmente lo avrà accompagnato tutta la vita, anche se addolcito e trasformato dal perdono pieno ricevuto. Gesù però lo interroga solo sui suoi sentimenti verso di Lui. E su questo Pietro si sente sicuro. È vero: è stato supponente, pauroso, incoerente. E sa di poterlo essere ancora, in tanti modi. Ma se ascolta il suo cuore si accorge che l’amicizia per Gesù è vera, è ancora viva, non si è spenta per il suo errore. Ed è il tesoro che non potrà perdere. Perché è Gesù che, prima di lui, l’ha scelto come amico.

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