Vivi la Parola 2025 07: Luglio

VIVI LA PAROLA !

LUGLIO 2025

 

 

Martedì 1 luglio 2025

6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata.

«Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo»

8Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». 10E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. 11Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

(Luca 6,7)

 

È tutta una questione di sguardi. Il tuo cuore dipende da cosa vuoi guardare. Se ti fissi su un pensiero credi di vedere quello che ti sta di fronte, ma in realtà non vedi. I farisei non si lasciano per nulla sorprendere dal miracolo, non possono provare alcuna meraviglia, perché non sono osservatori liberi davanti ai fatti. Hanno solo di mira le loro accuse, che sperano di fomentare sempre più. Sono prigionieri dei loro pensieri. Pensano di difendere Dio, la verità, la religione da un pericoloso impostore e invece covano sentimenti che nulla hanno a che vedere con il Dio nel quale credono. Dio ci liberi dai nostri pregiudizi!

 

 

Mercoledì 2 luglio 2025

17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

«Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio”»

21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. 22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

(Luca 6,20)

 

Le beatitudini non vengono pronunciate da Gesù in modo generico, pensando a categorie di persone, ma guardando negli occhi le persone che ha di fronte. È una folla di bisognosi, di disperati, malati e tormentati. Gesù non benedice affatto la loro sofferenza, ma proclama che la loro necessità li rende aperti ad accogliere Dio, il Suo amore, la Sua amicizia. Ed è questo il tesoro della vita. Perché tutto il resto passa, delude, preoccupa, inganna e di fronte alle inevitabili sconfitte della vita l’unica certezza che non crolla è la presenza di Gesù immancabilmente al nostro fianco. È solo Lui l’eterna sorgente della speranza in qualunque situazione ci troviamo.

 

 

GIOVEDÌ 3 LUGLIO 2025   S. TOMMASO, APOSTOLO

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.

«Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”»

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

(Giovanni 20,25)

 

Troppo facile credere quando hai visto il Risorto! Tommaso pretende lo stesso trattamento anche per sé. E non possiamo dargli tutti i torti. Perché non è possibile credere senza aver visto. Ciascuno di noi ha dei segni, degli eventi, delle conferme sulle quali appoggia ogni giorno la sua fede, irrobustendola quanto più coltiva l’amicizia con Gesù e con altri fratelli e sorelle credenti. I segni sono indispensabili, altrimenti la nostra fede sarebbe ideologica e diverrebbe molto pericolosa. E capiamo quanto sia prezioso coglierli, ascoltarli e riconoscerli nelle vite di chi ci sta accanto e condivide il nostro stesso cammino.

 

 

Venerdì 4 luglio 2025

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati»

38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

(Luca 6,36-37)

 

C’è proprio bisogno di avere un cuore grande, largo, magnanimo. Ogni giudizio negativo restringe l’immagine della persona di cui si parla, la confina nel suo errore, ci cambia lo sguardo per la volta successiva in cui la incontriamo. E quasi sempre è ingiusto, perché non sappiamo tanti altri dettagli, cause, eventi che modificherebbero il nostro punto di vista. Ma soprattutto è ingiusto perché Dio è così misericordioso con noi, non ci fa pesare i nostri errori, non li rinfaccia, continua a vedere il positivo che è in noi, ci rilancia nella vita con una fiducia illimitata. E imitare un cuore così fa un bene immenso anche al nostro cuore.

 

 

Sabato 5 luglio 2025   S. Antonio Maria Zaccaria, presbitero

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: 27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.

«Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi»

(Luca 6,35)

 

L’amore spinge sempre oltre, dilata i confini della nostra libertà. Ci scioglie da quegli attaccamenti che ci imprigionano sempre, che finiscono per preoccuparci, per togliere il sorriso al cuore e alla vita. L’amore vuole essere non solo il primo sentimento da coltivare, ma anche l’unico. Nei confronti di tutti, in ogni situazione. È l’unica medicina capace di guarire anche le ferite più profonde, è l’unica strada che sempre indirizza alla riconciliazione e alla pace, è l’unico atteggiamento di cui non dovremo mai pentirci. Perché l’amore che Gesù insegna rimane per sempre, se ne parlerà anche in Paradiso, per tutta l’eternità.

 

 

Domenica 6 luglio 2025   IV DOPO PENTECOSTE

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio.

«Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna»

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

(Matteo 5,22)

 

Gesù vuole proprio svellere dalle radici ogni forma di violenza. Non vuole che ce ne rimanga nel cuore neppure una briciola. Vuole che le nostre relazioni siano davvero sane, aperte, guarite, guidate solo dall’amore, che inizia sempre comprendendo, scusando, perdonando. Di default. Anche perché non ci è possibile immaginare o prevedere una relazione che non sia mai oscurata da una minima incomprensione o malinteso e quindi le difficoltà non dovrebbero essere una sorpresa, per cui andrebbero messe subito nel conto. Noi “siamo” perché “siamo in relazione”. Non possiamo mai fare a meno del fratello o della sorella.

 

 

Lunedì 7 luglio 2025

39Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. 41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. 43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono.

«Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo»

45L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

(Luca 6,44)

 

Gesù insiste che le nostre azioni esteriori sono lo specchio della nostra interiorità. Spesso ci concentriamo unicamente sui fatti, dimenticando a volte che sarebbe molto più utile cercare di risalire alle cause. Certo, così facendo scopriremmo che il nostro cuore è ferito e che da alcuni traumi che ci sembrano ormai archiviati in realtà non siamo ancora guariti. E le ferite del cuore sono molto più lente a guarire delle ferite del corpo. Però possiamo sempre alimentare il cuore con l’amore, la comprensione e la misericordia e questo porta sempre frutti squisiti, nonostante e anche attraverso le nostre cicatrici.

 

 

Martedì 8 luglio 2025

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli:

«Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito»

8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

(Luca 7,6-7)

 

La fede di questo centurione pagano, che suscita l’ammirazione di Gesù, è fede nella Sua parola. Quest’uomo non richiede la Sua presenza, è convinto nella potenza guaritrice della Parola, anche a distanza. Ed in effetti la Parola di Gesù è creatrice, dà origine al cosmo intero, rigenera, perché ci fa rinascere ogni volta che la accogliamo. E porta frutti di vita divina: il vivere la Parola ci fa diventare proprio come Gesù, Gli permette di continuare la sua opera nel mondo attraverso di noi, rende possibile anche quei miracoli di guarigione e di vita nuova che Lui stesso operava nel suo ministero. Perché la Parola è Gesù stesso.

 

 

Mercoledì 9 luglio 2025

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.

«Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “Non piangere!”»

14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

(Luca 7,12-13)

 

Alla radice dei miracoli di Gesù non c’è il desiderio di mostrare la sua potenza guaritrice, né di rivendicare con gesti clamorosi la sua figliolanza divina. Ciò che lo muove è anzitutto la compassione. È il dolore dell’umanità che lo ferisce, che lo rende prossimo ad ogni bisognoso, chinandosi sulle sue ferite, fisiche, spirituali o psicologiche. Per questo il discepolo non ha come obiettivo quello di saper fare miracoli, ma gli viene chiesto di amare come il Maestro, di entrare nella sua compassione, di non avvicinarsi mai a chi soffre con il cuore duro o giudicante, ma sempre con la tenerezza di chi partecipa e condivide con il cuore la sofferenza.

 

 

Giovedì 10 luglio 2025

18Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni 19li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta:

«Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!»

(Luca 7,22-23)

 

L’opera di salvezza del mondo che Gesù inaugura parte dagli ultimi, da quelli che non interessano a nessuno. Secondo le leggi del marketing non è un buon investimento, perché i poveri non hanno visibilità, la loro voce non arriva nei luoghi che contano e quindi è un impegno privo di efficacia produttiva. Ma Gesù ci insegna che Dio guarisce il mondo solo attraverso la dedizione gratuita e generosa verso tutti. Infatti all’origine dei mali del mondo c’è il fatto che il cuore dell’uomo è indurito dal peccato, dall’indifferenza, dall’egoismo e solo un’iniezione infinita di amore come quella del Crocifisso lo può modificare. E ci ricorda che la salvezza viene delle periferie.

 

 

VENERDÌ 11 LUGLIO 2025   S. BENEDETTO, ABATE, PATRONO D’EUROPA

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me.

«Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla»

6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

(Giovanni 15,5)

 

Influenzati come siamo dal virus dell’efficienza produttiva, siamo indotti a lasciarci trascinare dalle mille cose da fare, pensando che è così che il mondo può essere aggiustato. Ci ergiamo così a protagonisti della missione, dimenticando che noi non siamo la vite, ma i tralci. E se la linfa del Vangelo non ci nutre con abbondanza, ogni sforzo si rivela alla lunga sterile. È illuminante leggere i diari dei santi che, pur portando il peso di responsabilità molto maggiori delle nostre, mantenevano comunque lo sguardo del cuore fisso in Dio e lì riponevano ogni pensiero, preoccupazione e speranza, lasciandosi istruire con docilità. Ed è quello è il segreto del loro “molto frutto”.

 

 

Sabato 12 luglio 2025   Ss. Nabore e Felice, martiri

31Poi scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. 32Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. 33Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: 34«Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 35Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.

«Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?”»

37E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

(Luca 4,36)

 

Gli spiriti impuri ci insidiano, a volte addirittura ci assediano. Vogliono farci credere che la vita lontana da Dio sia più libera e felice. Cercano di sedurci in mille modi, attraverso la smania del possesso di cose, persone o situazioni, catturandoci con le dipendenze, rinchiudendoci in noi stessi, nelle nostre voglie e nelle nostre pulsioni, illudendoci che soddisfacendo il gusto dell’avere, del potere o dell’apparire saremo davvero felici. In realtà ci rendono schiavi e scopriamo ben presto di essere le prime vittime di noi stessi. Da tutto questo Gesù ci libera con la sua grazia che è luce, perdono, possibilità di ricominciare e una invincibile fiducia in noi.

 

 

Domenica 13 luglio 2025   V DOPO PENTECOSTE

«Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Disse loro:  ”Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”»

25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.

(Luca 13,23-24)

 

La domanda di questo personaggio anonimo nasce probabilmente dal pensare che se solo il popolo d’Israele è quello eletto, grandissima parte dell’umanità verrà esclusa dalla salvezza. Ma ancor più sottilmente, la domanda sottintende che chi la pone fa automaticamente parte di quelli che sono già al sicuro. Gesù scardina queste due convinzioni. Nel cuore di Dio c’è posto per tutti, ma nessuno è già a posto. A tutti, senza distinzioni di sorta, è chiesto di portare la croce di ogni giorno, di accettare il dolce giogo dell’amore, della mitezza e dell’umiltà di cuore, consapevoli che molti di quelli che non immaginiamo e che pensavamo perduti si riveleranno migliori di noi e ci precederanno.

 

 

Lunedì 14 luglio 2025

4Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola:

«Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono»

6Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. 7Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». 9I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. 10Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano.11Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. 12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. 13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. 14Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. 15Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

(Luca 8,5)

 

Questa prodigalità di Dio ci lascia senza fiato. Semina infatti in noi la Parola, che è il nutrimento più prezioso, la ricchezza più importante per la vita di ogni uomo e non si preoccupa che possa venire sciupata, calpestata, ignorata. Una gratuità immensa, sconfinata, un dono senza calcolo, più forte di ogni nostra superficialità e indifferenza. Noi non facciamo così con i nostri gioielli più cari. Ma anche questo è un segno di come Dio abbia deciso di riversare tutto se stesso per l’umanità, senza risparmiarsi in nulla, mostrando un amore che non conosce pause o rallentamenti. E se fissiamo lo sguardo su questa bontà smisurata anche per poco tempo, il nostro cuore si commuove e cambia.

 

 

Martedì 15 luglio 2025   S. Bonaventura, vescovo e dottore della Chiesa

16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. 17Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.

«Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere»

(Luca 8,18)

 

Se guardiamo alla vita dei fratelli e delle sorelle che camminano con noi sulla via del Vangelo ci accorgiamo che alcuni continuano a crescere, marcando nuove tappe, irradiando sempre più luce, diventando sorgenti di vita per altri e trascinando altri al seguito di Gesù. Altri invece continuano a condurre una vita assai normale, ma senza questa tensione alla santità il loro passo rallenta sotto l’onda delle difficoltà, delle ingiustizie, delle fatiche. Gesù ci rivela che il segreto è tutto concentrato in un atteggiamento: l’ascolto e la messa in pratica della sua parola. Quando il cuore rimane aperto, docile, pronto il passo è spedito e anche dopo le inevitabili cadute riprende sempre con nuovo slancio, andando sempre più in là.

 

 

Mercoledì 16 luglio 2025   Beata Maria Vergine del Monte Carmelo

19E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.

«Gli fecero sapere: “Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti”. Ma egli rispose loro: ”Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”»

(Luca 8,20-21)

 

La famiglia di Gesù è formata da quelli che gli stanno vicino, che corrono per conquistare i primi posti per ascoltarlo meglio e non perdere neppure una parola. Non da quelli che stanno fuori, che arrivano tardi perché hanno altre cose più urgenti da fare e poi pretendono privilegi e udienze private solo per i legami di sangue. Fa eccezione Maria, la madre. La vediamo fuori. Ma è logico, lei è sempre insieme ai peccatori e sicuramente Gesù era molto contento di vederla con loro, perché sono i preferiti di Gesù. Tra loro due il patto è tacito e ferreo. E Gesù non ha bisogno di precisare davanti a tutti che ci sono eccezioni a quello che afferma. Maria non si offende.

 

 

Giovedì 17 luglio 2025   S. Marcellina, vergine

22E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra riva del lago». E presero il largo. 23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.

«Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: “Maestro, maestro, siamo perduti!”. Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. Allora disse loro: “Dov’è la vostra fede?”»

Essi, impauriti e stupiti, dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli obbediscono?».

(Luca 8,24-25)

 

Non penso che Gesù pretendesse che, nel cuore della tempesta, i suoi discepoli fossero tranquilli e sereni, magari anche spiritosi, sapendo bene che con Gesù sulla barca non avrebbero corso alcun pericolo. E’ ovvio invece che nel culmine delle difficoltà uno impegni tutte le sue energie per superarla. La domanda di Gesù è rivelativa: ma in tutto questo trambusto, dentro la vostra paura, la fede che posto ha? Rimane come una certezza di fondo che vince le angosce e il terrore o è finita nelle onde del lago? Gesù conoscerà angoscia e terrore nel Getsemani, ma non organizzerà la difesa con spade e bastoni. Si immergerà nella preghiera e ne uscirà forte e pronto.

 

 

Venerdì 18 luglio 2025

26Approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. 27Era appena sceso a terra, quando dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma in mezzo alle tombe. 28Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego, non tormentarmi!». 29Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di uscire da quell’uomo. Molte volte infatti si era impossessato di lui; allora lo tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. 30Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano entrati in lui. 31E lo scongiuravano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso. 32Vi era là una grande mandria di porci, al pascolo sul monte.

«I demòni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei porci. Glielo permise. I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò»

(Luca 8,32-33)

 

Colpisce subito, ad una prima lettura, che i demoni preghino Gesù fino a scongiurarlo e ancor più che Lui ascolti la loro supplica! Anche perché il loro desiderio diventerà sciagura economica per i paesani di Gerasa. Non c’era un modo meno dispendioso per salvare quel povero uomo torturato dai diavoli?  Se alcuni dettagli di questo miracolo ci sfuggono, certo comprendiamo che la presenza del maligno nel mondo non viene neutralizzata e cancellata, ma continua la sua opera. Gesù però interviene e interverrà per proteggere e salvare sempre l’uomo, per ricordarci che anche per uno solo di noi sarebbe stato ugualmente pronto a versare tutto il suo sangue sulla croce.

 

 

Sabato 19 luglio 2025

«Venuti da lui, quegli uomini dissero: “Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?””. In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi»

22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

(Luca 7,20-21)

 

Tutta la vita di Gesù è un annuncio, una rivelazione del volto del Padre. Per rispondere alla domanda di Giovanni non deve perciò spiegare teorie: gli basta finire quello che stava facendo, perché quello che fa è la risposta. Tutto può parlare del Padre al mondo: non solo i miracoli, ma anche l’aiuto al l fratello, il lavoro, il riposo, a condizione che abbia come radice l’amore e il desiderio che questo amore trapeli silenziosamente da ogni istante che viviamo. C’è modo e modo infatti di vivere l’attimo presente: a seconda del cuore che ci muove, possiamo infatti sentirci schiavi, oppressi o liberi e felici.

 

 

Domenica 20 luglio 2025   VI DOPO PENTECOSTE

30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. 31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.

«Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua»

35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

(Giovanni 19,33-34)

 

Quello che in apparenza è solo un gesto inutile di brutalità e di sfregio verso un cadavere già così umiliato, viene visto dall’evangelista Giovani come un’illuminazione. Infatti l’acqua e il sangue che sgorgano dal fianco di Gesù richiamano immediatamente al Battesimo e all’Eucaristia, e ci viene rivelato che questi sacramenti fluiscono dal cuore di Gesù, dalla sua interiorità più profonda e sacra. Ogni volta che li riceviamo ci abbeveriamo ad una sorgente di incredibile bellezza e bontà, è proprio l’amore di Dio che scende in noi per renderci simili a sé e permetterci di amare come lui solo ama, fino all’ultima goccia di sangue e acqua.

 

 

Lunedì 21 luglio 2025

34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nelle campagne.

«La gente uscì per vedere l’accaduto e, quando arrivarono da Gesù, trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù, ed ebbero paura»

36Quelli che avevano visto riferirono come l’indemoniato era stato salvato. 37Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Egli, salito su una barca, tornò indietro. 38L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: 39«Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te». E quello se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù aveva fatto per lui.

(Luca 8,35)

 

Il miracolo è strabiliante, ma la gente che lo costata ha paura. Certo, l’irruzione di Dio nella vita turba e sconvolge sempre, è stato così anche per Maria, quindi è una reazione del tutto naturale. Maria però accoglie questo mistero d’amore che occuperà interamente la sua vita e lascerà che questa presenza la abiti, donandole la pienezza della gioia di Dio. I geraseni invece rimangono nella paura, non accolgono, quanto è avvenuto è per loro troppo ingombrante, vogliono tornare alla vita di sempre senza questi sconvolgimenti. E Gesù lascerà quindi tra loro quest’uomo, a perenne segno per loro che Dio guarisce, è benevolo, vale più di ogni altro tesoro.

 

 

MARTEDÌ 22 LUGLIO 2025   S. MARIA MADDALENA

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo».

«Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!” – che significa: “Maestro!”»

17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

(Giovanni 20,16)

 

Nel buio del suo dolore Maria Maddalena si sente chiamata per nome da Gesù, chissà con quale amore. Ed è sufficiente per sentire nell’intimo una trasformazione immediata: tutto si risveglia, la luce si riaccende, la festa ricomincia più felice di prima, la corsa dell’annuncio riparte con una gioia incontenibile. Lo sappiamo anche noi: solo l’amore ci fa rinascere, è l’unica medicina che guarisce il cuore. Sapere che interessiamo a qualcuno, che siamo oggetto di attenzione e di cura affettuosa, soprattutto dalle persone alle quali teniamo di più, ci fa sbarazzare di tanti pensieri inutili e ci permette di dare il meglio di noi stessi.

 

 

Mercoledì 23 luglio 2025   S. BRIGIDA, RELIGIOSA, PATRONA D’EUROPA

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte,

«Né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa»

16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

(Matteo 5,15)

 

La luce è per tutti. A volte non sappiamo per chi. Un raggio può illuminare una persona che aveva bisogno proprio in quell’istante di quell’esatta di parola, di quel sorriso o gesto d’amore. Per questo è importante non smettere di irradiare, anche quando non abbiamo la percezione di un risultato. Del resto, solo se puntiamo alla gratuità riusciremo ad allenarci ad un amore vero, autentico, che raggiunge tutti e che sorprende. Infatti chi se ne sente raggiunto si domanda: Ma perché questa attenzione proprio per me? Cosa ho fatto per meritarla? Così anche un piccolo gesto può suscitare una grande risonanza.

 

 

Giovedì 24 luglio 2025   S. Charbel Makhlūf, presbitero

«Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: “Le folle, chi dicono che io sia?”»

19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. 22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

(Luca 9,18)

 

La domanda di Gesù scaturisce dalla sua preghiera, dal suo prolungato stare in contatto solo con il Padre. Ci mostra che la preghiera è anche luogo del discernimento, in cui non soltanto ci immergiamo nella contemplazione e nel dialogo personale, ma veniamo istruiti interiormente sul da farsi, sulle priorità, su ciò che è più opportuno nell’attimo presente. Non c’è bisogno di luci speciali o folgorazioni, spesso sono intuizioni, percezioni chiare che lo Spirito santo ci infonde e ci mostrano il cammino. Certo, non è l’unica strada, occorre l’unità con la Chiesa, il dialogo in comunione con i fratelli, ma la luce che abbiamo ricevuto rimane un dono insostituibile.

 

 

Venerdì 25 luglio 2025   S. GIACOMO, APOSTOLO

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose:

«Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno»

22Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». 24Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. 25Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. 26Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore 27e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. 28Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

(Matteo 20,21)

 

La madre di Giacomo e Giovanni chiede per i figli i primi posti. Non la biasimeremo con troppa fretta. Sappiamo che ogni madre desidera il meglio per i propri figli. Certo la frase sembra indicare il desiderio che loro avessero proprio un ruolo di potere, ma forse nasconde anche più semplicemente la richiesta di una specie di primogenitura, l’essere considerati un po’ i prediletti di Gesù nel gruppo dei Dodici, visto che a Pietro era stato conferito il primato nel gruppo. Un modo quindi per affidarglieli in modo tutto speciale, con un occhio di riguardo, in vita e in morte. Gesù però coglie l’occasione per insegnarci che la massima ambizione del discepolo deve rimanere quella di essere servo.

 

 

Sabato 26 luglio 2025   Ss. Gioacchino e Anna, genitori della Beata Vergine Maria

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.

«Non vi lascerò orfani: verrò da voi»

19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

(Giovanni 14,18)

 

Gesù sa che la paura più grande è la solitudine, l’impressione di non avere nessuno su cui contare. E rassicura i suoi che non li abbandonerà. Certo, la sua prima venuta sarà quella del rendersi presente risorto tra loro, ripetutamente. Ma le sue venute non si esauriscono lì. Ogni cristiano sa e ricorda le innumerevoli occasioni in cui il Signore interviene nella propria vita, sorregge in modo inaspettato, rende possibile l’impossibile, tiene compagnia, suggerisce la strada, parla al cuore e incoraggia come il migliore degli amici. Non siamo orfani, lo sappiamo per esperienza, ed ogni volta è il Padre dal Cielo che si manifesta a noi per ricordarcelo.

 

 

Domenica 27 luglio 2025   VII DI PENTECOSTE

59Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla;

«Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono»

Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». 66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

(Giovanni 6,63-64)

 

Quando Gesù parla di “credere” non si riferisce alla convinzione che Dio esista. Pensa più precisamente a quell’attitudine per cui il discepolo dà credito a Gesù in tutto. Spesso infatti le parole di Gesù sorprendevano, suonavano incomprensibili (come gli annunci della sua passione) o enigmatiche. Se gli apostoli avessero seguito il Maestro solo quando avessero ben capito e accettato quello che aveva detto, non si sarebbero mai mossi. La fede che Gesù chiede è quella che si fida, prima di avere tutto chiaro, quella che è pronta a fare alcuni passi al buio, sapendo di non essere mai sola e con la certezza che prima o poi la luce si accenderà.

 

 

Lunedì 28 luglio 2025   Ss. Nazaro e Celso, martiri

37Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una grande folla gli venne incontro. 38A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare:

«Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio, perché è l’unico che ho! Ecco, uno spirito lo afferra e improvvisamente si mette a gridare, lo scuote, provocandogli bava alla bocca, se ne allontana a stento e lo lascia sfinito. Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti»

41Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conduci qui tuo figlio». 42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò a terra scuotendolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito impuro, guarì il fanciullo e lo consegnò a suo padre. 43E tutti restavano stupiti di fronte alla grandezza di Dio. Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: 44«Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». 45Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

(Luca 9,38-40)

 

È assai frequente ritrovarci davanti a situazioni di dolore che ci lasciano sgomenti, bloccati dalla nostra impotenza. Vorremmo suggerire delle soluzioni, ma non ne troviamo. Spesso la realtà ci supera e tocchiamo con mano la nostra inadeguatezza. Per questo è necessario sempre orientare alla preghiera. Dio è onnipotente, nulla è difficile per lui. A lui rivolgiamo tutta la nostra fiducia, sapendo che Lui sa sempre aprire strade impensate, che nessuno avrebbe previsto. Del resto la vita ci conferma spesso che può sempre accendersi una luce anche nelle tenebre più fitte e Dio sa arrivare al cuore in un modo che Lui solo conosce.

 

Martedì 29 luglio 2025   Ss. Marta, Maria e Lazzaro

Molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse:

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»

27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

(Giovanni 11,25-26)

 

Gesù può parlare con chiarezza della morte. A differenza di noi, che possiamo solo balbettare qualche considerazione insufficiente e che vediamo in essa un muro invalicabile, Lui la conosce, perché Lui è la Vita. E dove Lui passa rimane solo la vita. Per tutto e tutti. A noi chiede di darGli la mano e di lasciarsi accompagnare. Non c’è altro da fare infatti nel momento supremo della nostra vita.  Con lui possiamo attraversare l’ignoto e probabilmente ci accorgeremo che, ogni volta che nella vita ci eravamo fidati di Lui, sperimentavamo quella stessa sensazione di essere accompagnati e portati in un luogo sicuro e felice.

 

 

Mercoledì 30 luglio 2025

«Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme»

52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

(Luca 9,51)

 

Sappiamo che per realizzare davvero un’esistenza occorre ad un certo punto essere disposti a giocare tutto e compiere scelte di non ritorno. Questa determinazione permette di non lasciarsi più sedurre da altro, né distrarsi dall’obiettivo che abbiamo fissato e di orientarci nella giusta direzione. Certo, la perseveranza nel cammino è sempre insidiata e non è raro ritrovarsi un po’ infiacchiti e feriti dalle nostre mancanze. In quei momenti l’unica cosa da fare è darsi il tempo di fissare nuovamente il nostro sguardo su ciò che abbiamo scelto e risceglierlo. Se nella vita abbiamo scelto Dio ritroveremo sempre nuove energie di fedeltà.

 

 

Giovedì 31 luglio 2025   S. Ignazio di Loyola, presbitero

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».

«Un altro disse: “Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”»

(Luca 9,61-62)

 

La richiesta di questo personaggio anonimo ci sembra più che legittima e non la consideriamo certo un ostacolo per la dedizione alla causa del Regno di Dio. Ma Gesù è interrogato da quelle due parole: “prima però”. In fondo è la richiesta di una concessione. E non si può cominciare così. Se si vuole partire per un’avventura esigente come quella del Vangelo occorre iniziare con un radicalismo, un essere pronti a perdere tutto. Altrimenti troveremo sempre delle buone e sensate ragioni per esitare e tergiversare. Non è fanatismo, perché è fedeltà all’Amore. Ci sarà poi il tempo per tutto quello. Ma questo coraggio richiama a tutti l’importanza di mettere davvero Dio al primo posto.

 

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