Ecco quanto ci scrive la nostra parrocchiana Adriana Sigilli, che si trova bloccata a Gerusalemme, dove era andata per organizzare una vacanza in Italia per alcuni bambini di Betlemme.
C’è molto silenzio, qui a Gerusalemme, oggi 17 giugno 2025. Un silenzio che pesa come pietra, perché da giorni la vita della città si è fermata.
La guerra tra Israele e Iran ha fatto scattare lo stato d’emergenza.
E intanto continua, inesorabile, anche il conflitto con Gaza.
Una guerra che non è solo tra Stati, ma contro l’umanità stessa.
Cammino lungo la strada dove i familiari degli ostaggi protestano, da 619 giorni, per riabbracciare i loro cari. Tra le immagini sbiadite dal tempo, ce n’è una che mi spezza il cuore: un bambino che stringe un cartello con scritto “Ridatemi il mio papà”. È come un grido che attraversa il tempo, e il tempo si ferma.
Penso ad Adam, il bambino di Gaza che ha perso il papà, i fratellini, le sorelline. È arrivato in Italia con la madre per ricevere cure. Nei suoi occhi, la guerra ha lasciato solchi profondi, ma anche una luce di resilienza che solo i bambini sanno mantenere.
Un altro Adam, di Betlemme, lo ricordo bene. Oggi è un giovane uomo, ma quando lo incontrai per la prima volta, era un bambino “invisibile”. Doveva venire in Italia per giocare a pallone con la sua squadra, Bambini senza confini, ma non aveva documenti. “Non esisteva”. Dopo cinque anni d’attesa, appena sceso dall’aereo, si inginocchiò e baciò la terra. Un gesto che non dimenticherò mai. Era il suo primo respiro da uomo libero.
Poi c’è Victor, che alla Giornata Mondiale dei Bambini del 2024 ha raccontato con voce tremante quanto la guerra abbia stravolto la sua quotidianità: l’impossibilità di abbracciare i propri cari, i check-point, le distanze che diventano muri.
E penso agli occhi luminosi e speranzosi di 28 bambini e adolescenti di Betlemme.
Oggi, 16 giugno, sarebbero dovuti partire per vivere un’esperienza unica con i loro coetanei italiani, in alcuni paesi della Brianza. Insieme avrebbero dato vita ad “Un ponte per la speranza” tra Betlemme e l’Italia.
Ma a causa dello stato d’emergenza, quel sogno si è infranto. Un altro piccolo sogno svanito nel vento. Che amarezza! Ma partiremo. Un giorno partiremo.
Perché la speranza, quando nasce nei cuori puri dei bambini, non muore mai.
Seguo il progetto Bambini senza confini da quasi vent’anni, insieme a Oasi di Pace e a Padre Ibrahim Faltas.
In tutti questi anni ho imparato che i bambini non hanno confini.
Sono anime aperte, desiderose solo di vivere, giocare, conoscere.
Di essere amati.
Adriana Sigilli
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