Vivi La Parola! 2019 05: Maggio

Mercoledì 1 maggio 2019

S. Giuseppe lavoratore

 

1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». 4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.

«Quello che è nato dalla carne è carne,

e quello che è nato dallo Spirito è spirito»

7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto.

(Giovanni 3,6)

 

È proprio tutta un’altra cosa.

Anche Gesù prova a spiegarlo a Nicodemo, ma non è questione di cultura o di intelligenza. Lo può capire solo chi è nato dallo Spirito e ricorda cos’era la vita senza lo Spirito.

È una nuova creazione, un nuovo ordine di idee, una luce che mostra ciò che prima non si vedeva, una sapienza che vede l’armonia fra tutte le cose. Ma anche per chi è rinato dallo Spirito l’invocazione “Vieni, Spirito creatore” va ripetuta spesso, perché è così facile lasciarsi disorientare e travolgere dalla vita secondo la carne.

 

Giovedì 2 maggio 2019

S. Atanasio

vescovo e dottore della Chiesa

 

«Dovete nascere dall’alto.

«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce»

ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». 9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

(Giovanni 3,8)

 

Il vento è imprevedibile, disorienta perché può cambiare direzione, cambia l’aria e l’atmosfera, può ostacolare il cammino o favorirlo meravigliosamente.

Chi si lascia guidare dallo Spirito conosce nella sua esperienza spirituale tutte queste cose, sa che lo Spirito non è capriccioso o contraddittorio, eppure continua a disegnare strade nuove, che non sono le nostre, indirizza su vie sconosciute secondo però una logica rigorosissima, perché è tutta suggerita solo dall’Amore. Perciò è originalissimo, ma coerente, nuovo nei modi, ma antico nei riferimenti, perché spiega sempre l’unica parola di Gesù.

 

 

Venerdì 3 maggio 2019

Ss. FILIPPO E GIACOMO

APOSTOLI

 

1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».

5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».  8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù:

«Da tanto tempo sono con voi

e tu non mi hai conosciuto, Filippo?»

Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. 12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

(Giovanni 14,9)

 

Noi siamo fortunatissimi a poter attingere alla Parola di Dio in mille modi, con grande abbondanza, arricchiti dalla riflessione, dalla preghiera e dalla vita dei cristiani di tanti secoli.

Eppure si può essere vicinissimi anche per anni e anni, frequentare parrocchie, ritiri e santuari e non capire, non conoscere, rimanere in certo modo estranei alla vita di Dio.

Occorre infatti convertirsi: lasciare che il Vangelo azzeri le nostre idee, le nostre abitudini e i nostri punti di vista per farli rinascere nuovi, divinizzati, riempiti dalla sapienza dello Spirito. Vivere la Parola è la strada maestra perché ciò avvenga.

 

 

Sabato 4 maggio 2019

 

31Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra.

«Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti»

32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. 33Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. 34Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. 35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

(Giovanni 3,31)

 

In un mondo come il nostro, in cui si pensa che ciascuno debba costruirsi da sé e si impiega una vita a cercare di capire come funzionano le cose che contano davvero, spesso senza farcela, è bello sapere che c’è qualcuno che sa con certezza, che vede le cose dall’alto, che ce ne può spiegare il senso.

Noi discepoli del Maestro, impariamo da Lui. Tutti i giorni. Non ci stanchiamo e non ce ne vergogniamo. Sappiamo di non sapere e mendichiamo Luce e sapienza per trovare così ad ogni istante la strada della gioia.

 

 

Domenica 5 maggio 2019

III DI PASQUA

 

12Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». 13Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». 14Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. 15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.

«E anche se io giudico,

il mio giudizio è vero,

perché non sono solo,

ma io e il Padre che mi ha mandato»

17E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. 18Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». 19Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».

(Giovanni 8,16)

 

Anche il giudizio di Dio è frutto della comunione tra Padre e Figlio nell’Amore dello Spirito. Non c’è autonomia o indipendenza fra le persone della Trinità, ma sempre concordia, consonanza piena per cui ciò che è dell’Uno è anche pienamente dell’Altro. E tutto questo senza che i Tre siano identici: in Dio infatti si vive meravigliosamente e pienamente l’unità delle differenze.

Noi dovremmo imparare dalla Trinità anche nei nostri giudizi: ascoltandoci, apprezzandoci, integrandoci fino ad avere un pensiero nel quale tutti si ritrovano in una nuova unità.

 

Lunedì 6 maggio 2019

 

19Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. 20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. 21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. 22Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, 23perché

«Tutti onorino il Figlio

come onorano il Padre»

Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 24In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. 28Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce 29e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

(Giovanni 5,23)

 

Non c’è concorrenza, non ci sono rivalità o invidie nella Trinità. Ciascuno vive nell’Altro e per l’Altro e sente Sua l’opera dell’Altro.

È questo il modello della vita umana e ci accorgiamo che siamo fatti per essere così.

La competizione intesa in modo egoistico infatti spinge sempre il singolo a prevalere sull’altro, a sminuirlo per affermarsi. Se invece fosse vista come occasione per esprimere al massimo le nostre capacità, in vista arricchire tutti di quanto riusciamo a realizzare, non creerebbe vincitori e sconfitti, trionfatori e avviliti, ma fratelli che sentono come proprie anche le vittorie altrui.

 

Martedì 7 maggio 2019

 

31Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. 32C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. 33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. 36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. 40Ma voi non volete venire a me per avere vita.

«Io non ricevo gloria dagli uomini»

42Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. 44E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?  45Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. 46Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

(Giovanni 5,41)

 

 

La radice della vita di Gesù è tutta nel Padre, vive interamente con Lui, di Lui e per Lui. Tutto quanto ci comunica proviene dall’Alto, è sempre un invito a sollevare lo sguardo e il cuore, a porre anche noi la nostra sicurezza in ciò che non passa.

Gesù non lascia mai condizionare la sua vita dalle circostanze, dalle opinioni, dalle critiche e così rimane sempre libero di seguire quanto il Padre gli indica, camminando diritto per la sua strada, sapendo attraversare il tempo della gloria e quello dell’infamia.

Una libertà invidiabile che, per grazia, è alla nostra portata.

 

 

Mercoledì 8 maggio 2019

S.Vittore, martire

 

1Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». 10Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli:

«Raccogliete i pezzi avanzati,

perché nulla vada perduto»

13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. 14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

(Giovanni 6,12)

 

Il miracolo della moltiplicazione dei pani mostra un’abbondanza esuberante, sazia una folla sterminata, dà il senso di una prodigalità senza limiti. Esprime il desiderio di Dio che ogni uomo possa veramente venire saziato nel corpo e nello spirito.

Ma nulla va sciupato. L’abbondanza non autorizza lo spreco. Ogni pezzo di pane avanzato ha valore e va custodito, diventerà dono per la fame del giorno dopo o per la condivisione con chi non ha nulla.

Chi come Gesù ha sperimentato la fame sa molto bene tutto questo e veglia sempre sull’importanza del cibo.

 

 

 

Giovedì 9 maggio 2019

Beato Serafino Morazzone, sacerdote

 

16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, 17salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.

«Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti;
il mare era agitato, perché soffiava un forte vento
»

19Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. 20Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». 21Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

(Giovanni 6,17-18)

 

Affrontare la prova, le onde e il buio senza Gesù è un’avventura disperata. Non sappiamo dove aggrapparci, perché personalmente ci sentiamo così fragili e inadeguati, mentre gli appigli esterni si rivelano prima o poi inaffidabili. Diventa una lotta impari, nella quale temiamo sempre di soccombere. E così esplodono le ansie, le angosce, la paura.

Ma abbiamo bisogno di sperimentare tutto questo, per comprendere cosa vuol dire che solo Gesù ci salva, che Lui ci è davvero indispensabile, che la sua presenza cambia la vita.

 

Venerdì 10 maggio 2019

 

22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. 23Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. 24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». 26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.

«Datevi da fare

non per il cibo che non dura,

ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà»

Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

(Giovanni 6,27)

 

È così facile, appare così ovvio vivere soltanto occupati dalle necessità di ogni giorno, impegnati ad accumulare quanto ci garantisce un domani tranquillo e, quando abbiamo raggiunto questi scopi, dedicarci a ciò che ci piace, a ciò che “ci fa stare bene”.

Ma Gesù non la pensa così.

Perché all’uomo tutto questo non basta. Vivere per sé e non per gli altri crea poco a poco egoismi insaziabili, appiattisce su emozioni entusiasmanti ma passeggere, riduce fino alla mediocrità i nostri slanci più generosi e le nostre energie più belle.

C’è molta più gioia nel dare.

 

 

Sabato 11 maggio 2019

 

30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.

«Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo»

34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! ».

(Giovanni 6,33)

 

È vero che le realtà della terra sono attraenti ed esercitano un loro fascino. Ma il nostro cuore ha bisogno di ben altro.

Se non conosciamo il dono di Dio, ci accontentiamo di “quello che passa il convento”, convinti che la vita più o meno non regali nulla di più.

Ma se sappiamo accogliere il pane di Dio che è Gesù la vita acquista una fecondità, una bellezza, una speranza che non si possono trovare altrove. Non è mai a poco prezzo, perché occorre donare tutto a Dio e questo non solo una volta per tutte. Ma ogni volta riscopriamo che l’unica vera strada è la Sua.

 

 

Domenica 12 maggio 2019

IV DI PASQUA

 

9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e

«Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga»

perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

(Giovanni 15,16)

 

Non è raro avere l’impressione che i nostri sforzi per proporre il Vangelo siano sterili. È anche la sensazione di tanti genitori che faticano molto a vedere i frutti del loro quotidiano impegno educativo. E non c’è nulla di più avvilente dell’infecondità.

Ma occorre fidarsi di questa Parola di Gesù. Il frutto è sicuro, perché il seme è il migliore e Lui ce lo garantisce, perché è sempre Lui ad operare in noi.

Ci chiede però di non pretendere di vederlo adesso. La sorpresa meravigliosa sarà tutta alla fine.

 

 

Lunedì  13 maggio 2019

Beata Vergine Maria di Fatima

 

«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato»

e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. 48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

(Giovanni 6,44)

 

Alla radice della nostra fede c’è un’attrazione speciale. Il Padre infatti ci chiama a Sé, ci invita ad una vita con Lui, ce ne fa intuire la bellezza e la manifesta pienamente in Gesù. Non siamo quindi noi i protagonisti principali di questa avventura, anche se la nostra libera adesione rimane decisiva.

Questo ci conferma una volta di più che l’Amore di Dio ci precede in tutto e per tutto. Quanto noi possiamo fare è sempre in seconda battuta, è sempre risposta. E quando scopriamo la grandezza di questa vita scoppia in noi la gratitudine e la riconoscenza infinite per il dono ricevuto.

 

Martedì 14 maggio 2019
S.MATTIA APOSTOLO

 

27Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». 28E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo,

«Siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele»

29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

(Matteo 19,28)

 

Le promesse di Gesù sono sbalorditive per persone semplici come erano gli apostoli. Richiedono inoltre una grande fiducia in Gesù, visto che la situazione in cui vivono è molto lontana da una simile realizzazione.

Sulla terra queste parole non si realizzano, perché si compiono nel mondo futuro, ma il discepolo fin da quaggiù sperimenta, pur in mezzo alle difficoltà, che quanto Gesù dona a chi lascia tutto per Lui è davvero grande: una vita piena, promettente, ricca di relazioni e di doni provvidenziali, una vita che rimane semplice, davvero umana, lieta. Un anticipo della Gerusalemme celeste.

 

Mercoledì 15 maggio 2019

 

Alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». 41Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? 42Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». 43E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.

«Alcuni di loro volevano arrestarlo,

ma nessuno mise le mani su di lui»

45Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». 46Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». 47Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? 48Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? 49Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». 50Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: 51«La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». 52Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!».

(Giovanni 7,44)

 

Non era facile arrestare Gesù. Ci provarono in varie occasioni ad eliminarlo, ma c’era un problema: chi lo voleva uccidere aveva dalla sua le teorie, i libri, gli studi; Lui invece conquistava e persuadeva la gente con la sua vita che era perfetta espressione delle Sue parole.

Era così nuova la sua parola, da incantare. E non era solo fascino: essa entrava nei cuori e sapeva distruggere e ricostruire al tempo stesso, faceva morire e risorgere, uccideva l’uomo vecchio e dava vita alla parte più bella, più vera di ciascuno. Perché Dio fa così con noi.

 

Giovedì 16 maggio 2019

 

14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. 15I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». 16Gesù rispose loro: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.

«Chi vuol fare la Sua volontà, riconoscerà se questa dottrina

viene da Dio, o se io parlo da me stesso»

18Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia. 19Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?». 20Rispose la folla: «Sei indemoniato! Chi cerca di ucciderti?». 21Disse loro Gesù: «Un’opera sola ho compiuto, e tutti ne siete meravigliati. 22Per questo Mosè vi ha dato la circoncisione – non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi – e voi circoncidete un uomo anche di sabato. 23Ora, se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché di sabato ho guarito interamente un uomo? 24Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!».

(Giovanni 7,17)

 

L’uomo limpido, sincero con se stesso e libero dai pregiudizi si accorge subito che la parola di Gesù è luce, indica la strada giusta per tutti. Anche chi non è credente riconosce che questa Sua parola contiene una verità autentica, universale, in cui tutti si ritrovano.

Perché solo l’amore dà senso e gioia alla storia di un uomo: Gesù lo richiede al massimo livello e lo pone come il principio assoluto da cui tutto il resto può solo discendere come conseguenza.

 

Venerdì 17 maggio 2019

 

25Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? 26Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? 27Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». 28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.

«Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato»

30Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. 31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui?».

(Giovanni 7,29)

 

Quando Gesù parla della sua vera origine, non accenna ad un luogo, ma ad un Tu. Si sente che con il Padre ha un rapporto fortissimo, perché viene sempre fuori in ogni Sua espressione, ci si accorge che tutto quello che Lui è proviene da questa relazione meravigliosa e sempre  generativa.

Gesù è un Tu che abita dentro un Noi. Non è autonomo, perché non si concepisce se non in relazione con il Padre. Questo racconta bene anche chi è ciascuno di noi: esistiamo solo se siamo in relazione. Tanto individualismo e tanta autoreferenzialità che tutti respiriamo sono disumani.

 

 

Sabato 18 maggio 2019
S.Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, vergini

 

32I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose di lui. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. 33Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato.

«Voi mi cercherete e non mi troverete;

e dove sono io, voi non potete venire»

35Dissero dunque tra loro i Giudei: «Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? 36Che discorso è quello che ha fatto: “Voi mi cercherete e non mi troverete”, e: “Dove sono io, voi non potete venire”?».

(Giovanni 7,34)

 

Gesù sa che il suo passaggio lascia un segno profondo nel cuore e che chi l’ha incontrato e ne è rimasto toccato non smetterà di cercarlo. La vita infatti ci porta dove non immaginiamo, spesso ci disorienta, ma le esperienze vere, quelle che ci hanno cambiato dentro e ci fanno diventare noi stessi, non si cancellano, ma riemergono al momento opportuno.

Il richiamo di Gesù si fa sentire e ci invita a cercarlo. Non sempre lo troviamo subito come vorremmo, ma questo ci stimola ad una ricerca ancora più decisa. Perché non ne possiamo più fare a meno.

 

Domenica 19 maggio 2019

V DI PASQUA

 

Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

«Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli:

se avete amore gli uni per gli altri»

(Giovanni 13,35)

 

È strano: quando Gesù parla dell’amore reciproco usa parole molto forti, sembra proprio che sia la cosa che gli sta a cuore più di tutte. È il comandamento che chiama “Suo”, è ciò che permette di riconoscere i cristiani dagli altri, il segno di distinzione. Eppure tutto questo viene recepito spesso solo come un invito un po’ opzionale, quasi che la testimonianza cristiana sia anzitutto altro.

È raro sentire persone o comunità che sentono di tradire la propria fede perché non vivono l’amore reciproco. Dovrebbe invece diventare la nostra prima conversione di ogni giorno, di ogni istante.

 

Lunedì 20 maggio 2019

 

21Di nuovo disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». 22Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». 23E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». 25Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. 26Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». 27Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che

«Non faccio nulla da me stesso,

ma parlo come il Padre mi ha insegnato»

29Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite».  30A queste sue parole, molti credettero in lui.

(Giovanni 8,28)

 

Ogni papà e mamma insegna a parlare ai suoi figli. Non si tratta solo di trasmettere suoni o parole, perché insegnare a parlare è insegnare a comunicare, ad entrare in relazione, a trasmettere un sapere, un modo di vivere, di essere. Così che il figlio spesso ha l’accento del padre, impara frasi intere ed espressioni della mamma.

Ascoltando Gesù vediamo davvero il Padre, ne ascoltiamo il cuore, la mentalità, le passioni. E tutto questo molto più di quanto avvenga tra genitori e figli sulla terra. Così Gesù porta in terra la vita della Trinità che è il Paradiso.

 

 

Martedì 21 maggio 2019

 

31Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. 32Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». 33Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 34Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, 36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? 37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». 39Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

40Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. 41Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma

«Tutto quello che Giovanni

       ha detto di costui era vero»

42E in quel luogo molti credettero in lui.

(Giovanni 10,41)

 

Un’affermazione curiosa da parte della gente. Il vangelo di Luca infatti (7,18-20) riferisce che Giovanni si attendeva un Messia diverso e manda alcuni discepoli a verificare. Molti del popolo invece non hanno dubbi, sentono piena coerenza tra profezia e realizzazione, respirano la presenza forte di Dio anche di fronte alle parole così nuove di Gesù, sono persuasi dalla Sua sapienza e lo seguono con fiducia. Da qui nasce la loro fede.

Anche per noi si tratta di avvertire dentro di noi la verità e l’affidabilità di ciò che Gesù è e dice, la convinzione di aver trovato il tesoro.

 

Mercoledì 22 maggio 2019

 

20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato.

«In verità, in verità io vi dico:

se il chicco di grano, caduto in terra,

non muore, rimane solo;

se invece muore, produce molto frutto»

25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

(Giovanni 12,24)

 

Morire e risorgere non è solo l’esperienza finale della vita. È la dinamica presente nella natura, necessaria per produrre nuovi germogli. Senza morte non c’è vita, senza la dissoluzione non c’è nuova nascita. È la logica dell’amore che dà la vita, una logica che è nel DNA di Dio e che quindi è nel DNA di tutta la creazione. Anche per l’uomo questa è l’unica strada per un’esistenza feconda, che trasforma il mondo. Chi non muore non ha futuro, chi non rischia sarà sempre un perdente. Morire per amore è sempre nuovo, non ci si abitua, ma dà frutti sempre sorprendenti.

 

Giovedì 23 maggio 2019

 

37Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, 38perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E la forza del Signore, a chi è stata rivelata? 39Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: 40Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore, perché non vedano con gli occhi non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca! 41Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. 42Tuttavia,

«Anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei,

non lo dichiaravano,

per non essere espulsi dalla sinagoga»

43Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio.

(Giovanni 12,42)

 

È sempre così. Sono molti ad essere persuasi, ma non sono tanti i coraggiosi, quelli che sono pronti per le loro convinzioni a sporcarsi la faccia e a pagare di persona. Una massa timida, che ha un cuore buono, ma ha paura di esporsi e che purtroppo finisce per essere ininfluente: abituata a tacere non sa alzare la voce neppure di fronte all’ingiustizia più palese. Sono fiori che non sbocciano.

Per non vivere di recriminazioni occorre chiedere ogni giorno che lo Spirito santo infonda in noi amore e coraggio.

 

Venerdì 24 maggio 2019

 

44Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato.

«Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me

non rimanga nelle tenebre»

47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. 48Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

(Giovanni 12,46)

 

Incontrare Gesù significa venire alla luce dalle tenebre che ci avvolgono, perciò è un nascere a vita nuova. Ognuno di noi sa quale è stato il momento in cui è avvenuto questo incontro, quando siamo passati da una fede di abitudine, quasi subita, ad un incontro vero e proprio, sconvolgente. Occorre ripartire da lì ogni volta che ci sembra di essere lontani, di non vedere più distintamente.

Inoltre seguire Gesù significa essere luce per gli altri, piccola, fioca, ma sempre luce.

Ciò che ci è dato non è mai solo per noi, è per tutti quelli che incontreremo.

 

Sabato 25 maggio 2019

S.Dionigi, vescovo

 

12Quando Gesù ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «16In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. 17Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. 18Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. 19Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.

«In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me;

chi accoglie me,

accoglie colui che mi ha mandato»

(Giovanni 13,20)

 

Accogliere i discepoli di Gesù è accogliere il Padre stesso.

I discepoli vengono mandati, non sono tenuti in disparte, lontano dal mondo. Sono inviati per raccontare agli altri ciò che hanno visto.

La Chiesa è missionaria, ognuno di noi è chiamato ad essere missionario. Ci è chiesto di gridare con la vita l’Amore di un Dio che ci salva e rende felici.

 

Domenica 26 maggio 2019

VI DI PASQUA

 

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

«Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà»

16Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». 17Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». 18Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».  19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? 20In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. 21La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 22Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia.

(Giovanni 16,15)

 

Gesù ci parla della Trinità, ci svela la natura di Dio come relazione e amore. E se l’uomo è fatto a Sua immagine, porta in sé questo desiderio di comunione.

Solo nel momento in cui amo e mi sento amato posso essere felice.

Nessuno può portare avanti il progetto della propria vita da solo, sentirà sempre la mancanza di qualcosa.

A volte è necessario aiutare chi non riesce ad entrare in questa dinamica, occorre che si senta capito, accettato così com’è e amato, piano piano si vedranno ridurre gli irrigidimenti anche se è un lavoro molto lungo.

 

Lunedì 27 maggio 2019

 

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

«Da questo tutti sapranno

che siete miei discepoli:

se avete amore gli uni per gli altri»

36Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi».

(Giovanni 13,35)

 

Queste parole di Gesù dovrebbero essere scritte davanti all’ingresso di ogni chiesa. Dovremmo ripetercele ogni giorno e più volte al giorno.

Chi non crede, guardando come ci comportiamo fra noi scoprirebbe così la bellezza del Vangelo.

Purtroppo spesso siamo molto lontani da tutto ciò.

Abbiamo rivalità per sciocchezze, giochi di potere dove dovrebbe esistere solo servizio e amore.

Ed è stato sempre così, tra gli apostoli, nelle prime comunità cristiane e in quelle successive.

E’ la zizzania che cresce con il grano, dobbiamo metterci ogni energia per estirparla almeno dai nostri cuori.

 

 

Martedì 28 maggio 2019

Beato Luigi Biraghi, sacerdote

 

1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».

5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù:

«Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre

se non per mezzo di me»

(Giovanni 14,6)

 

Gesù si dichiara la via per arrivare al Padre e una via è fatta per essere percorsa e seguita. In ogni momento , in ogni istante della giornata, la mia preoccupazione deve essere quella di trovarmi sul sentiero della volontà di Dio.

Anche quando mi sembra si inerpichi per luoghi complicati e la prudenza mi consiglierebbe di fermarmi, nulla potrà turbarmi, in qualche modo il Signore raddrizzerà la strada per portare a termine il  Suo progetto su di me.

 

Mercoledì 29 maggio 2019

Ss. Sisinio, Martirio e Alessandro, martiri

e Vigilio, vescovo

 

7«Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».  8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?

«Chi ha visto me, ha visto il Padre»

Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. 12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

(Giovanni 14,9)

 

A pensarci bene è sbalorditivo che Gesù sia Dio.

Un Dio che ama fino alla morte, che soffre ma non si sottrae, pronto a perdonare e ad accogliere sempre.

Quanto è lontano dall’immagine di Dio che gli uomini avevano prima della venuta di Gesù. Ma molto lontano spesso anche dalla nostra idea di Dio. Anche noi a volte lo vorremmo come un dispensatore di miracoli, come un giustiziere vendicativo.

Ci troviamo invece davanti un uomo che pende da una Croce, dobbiamo aggrapparci alla Resurrezione per credere.

Occorre lasciarsi amare e così scoprire la Sua presenza che ci chiede di essere segno per i fratelli.

 

 

 

Giovedì 30 maggio 2019

ASCENSIONE DEL SIGNORE

 

Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». 50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi

«Tornarono a Gerusalemme

con grande gioia e

stavano sempre nel tempio lodando Dio»

(Luca 24, 52-53)

 

E’ strano che i discepoli provino gioia proprio nel momento in cui si devono staccare da Gesù.

In realtà un abbandono molto più doloroso l’avevano già affrontato il venerdì santo quando non erano stati confortati da nessuno, si erano sentiti persi e imbrogliati.

Ora in Gesù avevano rivisto il Maestro, era risorto, vedevano compiersi le scritture e ciò dava loro coraggio.

Certo la consapevolezza piena della missione che li attende l’avranno chiara solo dopo la Pentecoste, quando con la presenza dello Spirito Santo scacceranno ogni paura e saranno pronti alla missione.

 

 

 

Venerdì 31 maggio 2019

VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

 

«In quei giorni Maria si alzò e

andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda»

40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». 46Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; 50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. 51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». 56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

(Luca 1,39)

 

Maria, dopo l’annuncio dell’angelo, non perde tempo e va da Elisabetta. Quanti sentimenti nel suo animo!

Da una parte quasi il desiderio di verificare ciò che l’angelo le aveva detto.

Poi la possibilità di parlare con qualcuno che avrebbe potuto capire l’intervento di Dio nella vita di una persona.

Non ultimo il desiderio di aiutare una parente ormai avanti negli anni che si trovava in una situazione gravosa.

Comunque riusciamo ad intravvedere in lei una docilità e una dolcezza unite ad un’intraprendenza fuori dal comune per quei tempi.

 

 

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