Vivi la Parola: 2020 07 – Luglio

Mercoledì 1 luglio 2020

 

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse:

«Ragazzo, dico a te, àlzati!»

15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

(Luca 7,14)

 

Il passaggio di Gesù riaccende sempre la vita. Nel caso di questo ragazzo è proprio un tornare dal sonno della morte alla vita, ma più generalmente anche noi abbiamo bisogno di risollevarci da cadute, inerzie, pigrizie, dipendenze. La guarigione di Gesù è personalissima, indirizzata proprio a ciascuno nella concreta situazione che sta attraversando e rilancia nel mondo con un nuovo brio, con una nuova passione, sospinti dalla Vita stessa che è Gesù in noi. Un miracolo da invocare spesso, perché l’umanità attende con impazienza la testimonianza luminosa dei figli di Dio, che trasforma la vita.

 

Giovedì 2 luglio 2020

 

18Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni 19li mandò a dire al Signore:

«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»

20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

(Luca 7,19)

 

Giovanni Battista non è solo il precursore coraggioso, il profeta pronto a pagare di persona la sua fedeltà a Dio, l’uomo dell’essenzialità. È un esempio di franchezza, di parresia, anche nel suo rapporto con Gesù.

Ha dentro di sé un dubbio che lo rode, il sospetto di essersi completamente sbagliato, di aver indicato un falso Messia, perché non corrisponde alle sue attese. Allora manda i suoi a porre a Gesù una domanda molto diretta, chiara, senza fronzoli, senza timore di palesare i suoi dubbi. È il segno di una vera maturità spirituale, che è confidenza piena, vera familiarità con Dio.

 

Venerdì 3 luglio 2020
S. TOMMASO, APOSTOLO

 

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

«Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse»

stette in mezzo e disse: «Pace a voi!» 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

(Giovanni 20,26)

 

Dio non si lascia bloccare dai nostri limiti, né dai nostri peccati. Sa davvero trasformare ogni situazione in un’occasione, per mostrare in modo nuovo e inatteso il suo Amore.

Tommaso aveva affermato la sua incredulità con tanta decisione di fronte ai discepoli. E Gesù Risorto, come tutta risposta, “punisce” la sua mancanza di fede regalando a tutti i discepoli una nuova apparizione, fuori programma.

Sembra che sia proprio questo il modo di “punire” di Dio: moltiplicare l’amore fino a disorientarci, per abbattere le nostre idee sbagliate su di Lui, sperando che ci accorgiamo di quanto è infinita la sua misericordia.

 

Sabato 4 luglio 2020

 

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché

«Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso»

Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

(Giovanni 10,17-18)

 

Gesù aiuta i suoi discepoli a leggere in modo autentico la sua passione imminente. Non è obbligato a dare la sua vita, non sono anzitutto gli uomini a togliergliela, è piuttosto Lui a consegnarsi. È la grande libertà di Gesù: slegato da tutti, tranne che dal Padre.

L’amore autentico rimane infatti sovranamente libero e Gesù vuole amare fino a donare tutto se stesso.

Anche in questo Gesù è pienamente uomo: infatti tutti noi possiamo davvero esprimerci solo nella libertà, trovando lì lo spazio per dire a noi stessi e agli altri chi siamo, chi vogliamo essere.

 

Domenica 5 luglio 2020

VI DOPO PENTECOSTE

 

 

«Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vada”. E Gesù gli rispose:
“Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi,
ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”»

59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

(Luca 9,57-58)

 

Dedicato a chi pensa che la vita cristiana sia un itinerario rassicurante, al riparo da pericoli e ingiustizie. Guardando all’esempio di Gesù, il discepolo non può mai pretendere garanzie o privilegi: l’unico luogo sul quale potrà posare il capo, sull’esempio del discepolo prediletto, è il cuore di Gesù.

Non potrà quindi imboscarsi per cercare luoghi riparati, altrimenti il suo cuore diventa comodo e avaro; né potrà arroccarsi nel suo bunker, chiuso nei propri interessi, al riparo dal mondo cattivo. Come Gesù, coltiva la cultura dell’incontro, sempre, con tutti, perché il Vangelo non ha confini.

 

Lunedì 6 luglio 2020

Maria Goretti, vergine e martire

 

4Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: 5«Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. 6Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. 7Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

9I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. 10Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. 11Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. 12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati.

«Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano,

ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici;

credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno»

14Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. 15Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

(Luca 8,13)

 

In tempi come i nostri, in cui la cultura valorizza tutto ciò che è spontaneo ed emotivo, questo atteggiamento nell’ascoltare la Parola sembra più frequente. Si cerca ciò che gratifica e la Parola ha una potenza illuminativa straordinaria, accende le nostre energie migliori, mette nel cuore gli ideali più grandi. Occorre però mettere nel conto anche la fatica, l’incomprensione, l’apparente infruttuosità, le obiezioni e le critiche che ti raggiungono da più parti: non sono indicazioni di aver sbagliato strada, ma sono occasioni per mettere radici, per conoscere nuove profondità. Sono incontri con Gesù crocifisso che ci attende proprio lì per essere amato e  portare frutto.

 

Martedì 7 luglio 2020

 

16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. 17Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.

«Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato,

ma a chi non ha,

sarà tolto anche ciò che crede di avere»

(Luca 8,18)

 

La Parola è luce che brilla e illumina, ma se la accogliamo solo come un pensiero profondo che non si traduce in vita, la luce viene oscurata. Così pure, se si traduce in gesti esteriori che cercano solo visibilità, ma che non coinvolgono il cuore, tutta la sua potenza trasformante rimane nascosta.

Occorre sviluppare un ascolto attivo, desideroso di convertirsi, che tenda ad un’unione con Dio sempre più stretta: allora la Parola diventa fuoco che cade sul fuoco, distrugge l’uomo vecchio e lascia vivere in noi il Risorto, che prende così sempre più spazio in noi.

 

Mercoledì 8 luglio 2020

 

19E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro:

«Mia madre e miei fratelli sono questi:

coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»

(Luca 8,21)

 

Per un uditorio ancora ben suddiviso in discendenti delle 12 tribù d’Israele, ascoltare queste parole doveva avere un effetto dirompente. Di colpo tutto si spalanca e la famiglia vede cadere i suoi confini, dilatandoli a dismisura.

Il sogno di Dio infatti, che Gesù realizza con la sua Pasqua, è nientemeno che la fraternità universale, l’unica famiglia umana dei figli di Dio. Il comandamento nuovo dell’amore reciproco è la strada per tutti, è la chiave di lettura riassuntiva di tutta la morale che Gesù inaugura, è la Parola messa in pratica guardando a quanto avviene nella Santissima Trinità.

 

Giovedì 9 luglio 2020

 

22E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra riva del lago». E presero il largo. 23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.

«Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo:

“Maestro, maestro, siamo perduti!”.

Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta:

si calmarono e ci fu bonaccia»

25Allora disse loro: «Dov’è la vostra fede?». Essi, impauriti e stupiti, dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli obbediscono?».

(Luca 8,24)

 

La forza dei discepoli nel cuore della tempesta non può poggiare sulle loro energie o sulla loro esperienza. Si accorgono che tutto ciò è insufficiente.

È necessaria invece la loro preghiera. Rivolgersi al Maestro, parlargli, chiedergli aiuto è la loro salvezza.

Il discepolo impara che nella prova non basta combattere il nemico, occorre saper vedere Gesù. Nel dialogo con Lui tutto cambia, perché non siamo più soli. Il terrore infatti nasce quando vediamo solo la tempesta, ma appena si riaccende il rapporto con Lui comincia a tornare la pace nel cuore. E la fiducia poco a poco trasforma tutto.

 

Venerdì 10 luglio 2020

 

26Approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. 27Era appena sceso a terra, quando dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma in mezzo alle tombe. 28Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego, non tormentarmi!». 29Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di uscire da quell’uomo. Molte volte infatti si era impossessato di lui; allora lo tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. 30Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano entrati in lui. 31E lo scongiuravano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso. 32Vi era là una grande mandria di porci, al pascolo sul monte.

«I demòni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei porci.

Glielo permise. I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci»

e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò.

(Luca 8,32-33)

 

Questa realtà demoniaca non è un genere letterario, ma esiste ed è presente nella nostra storia. Gesù la affronta e la sgomina, liberando l’uomo posseduto, riportandolo ad una vita nuova, umana, pacificata.

Ci sorprende che Gesù non la annienti, che le permetta di rimanere attorno a noi. Ma costatiamo che di fatto è presente nel mondo e ha molti influssi nefasti. Paralizza le energie migliori, scatena comportamenti distruttivi, spacca i rapporti, crea i nemici e ci aizza a muovere guerra. Ce ne accorgiamo anche nei rapporti tra noi, anche dentro la Chiesa. Solo Gesù, la Sua Parola messa in pratica, ce ne libera.

 

Sabato 11 luglio 2020

S. BENEDETTO,

ABATE, PATRONO D’EUROPA

 

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me.

«Io sono la vite, voi i tralci.

Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto,

perché senza di me non potete far nulla»

6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

(Giovanni 15,5)

 

Tra la vita e i tralci scorre la stessa linfa. Sono un tutt’uno, proprio grazie a quella stessa vitalità che li unisce. Gesù considera così il suo rapporto con noi: siamo davvero compenetrati, noi in Lui e Lui in noi, profondamente uniti nella stessa avventura.

La vite esprime nel tralcio la sua bontà e bellezza, allo stesso modo noi  siamo il frutto maturo dell’amore di Gesù. Questo mostra che Dio vuole operare anzitutto attraverso l’uomo, dal momento che una vite senza tralci non potrebbe dare alcun frutto. Ma è anche vero che non tutti i tralci sono uguali, possono produrre uva deliziosa, ma essere anche improduttivi: dipende se accolgono o noi la linfa della vite.

 

Domenica 12 luglio 2020

VI DOPO PENTECOSTE

 

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. 22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. 24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. 25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. 26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

«Ma a voi che ascoltate, io dico:

amate i vostri nemici,

fate del bene a quelli che vi odiano»

28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.

(Luca 6,27)

 

Ogni volta che ascoltiamo queste parole, ci suonano strane, impossibili. Magari anche sbagliate. Come uno sforzo enorme, ingiusto e inutile.

Però è anche vero che soltanto i gesti così controcorrente sono capaci di sorprendere e interrogare le coscienze, di aprire cammini di conversione.

Se riduciamo il Vangelo al nostro buon senso umano, diventa un’acquetta che non sa di niente e che lascia il mondo esattamente come prima. Mentre l’irruzione nel mondo del Vangelo vissuto seriamente è travolgente, ci catapulta fuori di noi stessi, provoca una rivoluzione. E non c’è altro modo per sperimentare veramente la gioia del Vangelo e per vedere i miracoli che Gesù continua ad operare.

 

Lunedì 13 luglio 2020

 

34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nelle campagne. 35La gente uscì per vedere l’accaduto e,

«Quando arrivarono da Gesù, trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù,

ed ebbero paura»

36Quelli che avevano visto riferirono come l’indemoniato era stato salvato. 37Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Egli, salito su una barca, tornò indietro. 38L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: 39«Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te». E quello se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù aveva fatto per lui.

(Luca 8,35)

 

Di solito abbiamo paura per uno spettacolo sconvolgente, pieno di agitazione, fatto di urla, di pianti e di spaventi. Qui invece la gente che accorre da Gesù si spaventa al vedere uomo tranquillo, seduto, in pace. Vederlo restituito ad una vita umana, dopo che lo avevano conosciuto sempre sconvolto e pericoloso, avrebbe dovuto far nascere in loro sentimenti di gioia, di entusiasmo, di meraviglia. Potevano finalmente tirare un respiro di sollievo, magari organizzare una grande festa per il miracolo avvenuto. Invece no, hanno paura. Perché sta bene. Adesso dovranno accoglierlo, mentre prima lo rifiutavano, devono cambiare le loro idee su di lui. Per questo Gesù lo lascia in mezzo a loro.

 

Martedì 14 luglio 2020

 

40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui. 41Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di recarsi a casa sua, 42perché l’unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire. 49Stava ancora parlando, quando

«Arrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse:

“Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro”»

50Ma Gesù, avendo udito, rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata». 51Giunto alla casa, non permise a nessuno di entrare con lui, fuorché a Pietro, Giovanni e Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla. 52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: «Non piangete. Non è morta, ma dorme». 53Essi lo deridevano, sapendo bene che era morta; 54ma egli le prese la mano e disse ad alta voce: «Fanciulla, àlzati!». 55La vita ritornò in lei e si alzò all’istante. Egli ordinò di darle da mangiare. 56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.

(Luca 8,49)

 

 

Mercoledì 15 luglio 2020

S. Bonaventura,

vescovo e dottore della Chiesa

«Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù

tutto quello che avevano fatto»

Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. 12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

(Luca 9,10)

 

Al ritorno dalla loro missione i discepoli sono pieni di stupore e di entusiasmo. Gesù vede che hanno tante cose da raccontare e decide di  portarli in un luogo tranquillo per ascoltarli con calma. Per loro è istintivo pensare di essere stati in prima persona i protagonisti dei grandi frutti raccolti, è naturale ritenere che la loro evangelizzazione poggiasse anzitutto sulla loro eroica prestazione personale. Di lì a poco ci sarà l’episodio della moltiplicazione dei pani e forse capiranno meglio che tutti i miracoli sono opera di Dio. Loro non solo non sono capaci di realizzarli, ma neanche di pensarli.

 

Giovedì 16 luglio 2020

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

 

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno

«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi,

venire ucciso e risorgere il terzo giorno»

(Luca 9,22)

 

Gesù è ben consapevole di dover entrare nella parte malata dell’umanità. È venuto come medico, ma è anche medicina: dove Lui arriva guarisce. Perciò deve visitare il dolore, il rifiuto, l’ingiustizia, la morte anche nelle loro forme più incomprensibili, per portare risurrezione dappertutto.

Per i discepoli tutto questo appare oscuro, strano. Ritengono, come tutti noi, che quelle esperienze siano da evitare, che occorra starne alla larga, che il male del mondo vada combattuto, condannato, cancellato. Anche Gesù è d’accordo: ma anziché allontanarlo, lascia il male che ricada su di Lui per vincerlo definitivamente.

 

Venerdì 17 luglio 2020

S. Marcellina, vergine

 

23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

«Infatti, quale vantaggio ha un uomo

che guadagna il mondo intero,

ma perde o rovina se stesso?»

26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. 27In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio».

(Luca 9,25)

 

Un uomo ricchissimo che ha una vita rovinata è in realtà un uomo povero. Eppure tanti gli invidiano la sua ricchezza. Dimenticano che l’aver concentrato tutte le sue energie nell’arricchirsi è stata proprio la sua disgrazia: si è accorto alla fine che i soldi che aveva non gli davano quella gioia che cercava.

Di vita ne abbiamo una sola: occorre spenderla bene e decidere su cosa valga la pena investire i propri talenti. Donarla, spenderla per gli altri con generosità coltivando grandi ideali, è sorgente di felicità vera e arricchisce di un tesoro che nessuno può rubare.

 

Sabato 18 luglio 2020

 

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

«Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove»

29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno.

(Luca 22,28)

 

Gesù è molto generoso. È vero che gli apostoli gli sono stati vicino nei giorni dell’euforia di massa e in quelli della critica più accanita. Ma è anche vero che nell’ora ormai imminente della passione scapperanno.

Lui però guarda alla tenacia che hanno fin lì dimostrato e conosce già la perseveranza che i discepoli vivranno nel tempo della Chiesa. Saranno dure le prove che dovranno affrontare, la diffusione del Vangelo sarà sorprendente ma passerà sempre attraverso la croce. E Lui fa capire che quelle prove non saranno solo dei discepoli: sono le Sue che continuano a rivivere in loro.

 

Domenica 19 luglio 2020

VII DOPO PENTECOSTE

 

22Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro:

«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare,

ma non ci riusciranno»

25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

(Luca 13,24)

 

Perché la porta è stretta? Perché l’amore è esigente. Dona tutto, ma chiede anche di superarsi, di saper andare sempre al di là.

Talora occorre farsi piccoli per servire umilmente, altre volte bisogna sopportare sorridendo nel cuore e nel volto, qualche volta l’amore chiederà di parlare quando ci si vorrebbe mimetizzare e far finta di non aver sentito, o di tacere quando la lingua è bollente e avrebbe pronto un diluvio di parole. È sempre un piccolo morire, un non seguire le proprie voglie, ma è proprio quello il segno che siamo nell’atteggiamento giusto, quello più fecondo, quello che sfocia nella gioia.

 

Lunedì 20 luglio 2020

 

37Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una grande folla gli venne incontro. 38A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio, perché è l’unico che ho! 39Ecco, uno spirito lo afferra e improvvisamente si mette a gridare, lo scuote, provocandogli bava alla bocca, se ne allontana a stento e lo lascia sfinito. 40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 41Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conduci qui tuo figlio». 42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò a terra scuotendolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito impuro, guarì il fanciullo e lo consegnò a suo padre. 43E tutti restavano stupiti di fronte alla grandezza di Dio.

«Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: “Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”»

45Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

(Luca 9,43-44)

 

I miracoli strabilianti, le liberazioni dal demonio, le guarigioni improvvise suscitavano meraviglia e ammirazione nella gente e nutrivano in molti la convinzione che era finalmente arrivata la persona giusta, il leader che avrebbe sbaragliato ogni opposizione e liberato da ogni ingiustizia, rinverdendo i fasti dell’antico Israele.

Gesù si guarda bene dal cavalcare l‘onda del successo e, con prontezza, butta acqua sul fuoco, raggelando gli entusiasmi.

Educa a tenere insieme due realtà che sembrano escludersi: la gioia perché finalmente è venuto il Regno di Dio nel mondo e la prova dell’emarginazione e del rifiuto. Lui sarà presente in entrambe, per dirci che in entrambe lo possiamo sempre trovare.

 

Martedì 21 luglio 2020

 

46Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. 47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». 49Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». 50Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché

«Chi non è contro di voi, è per voi»

(Luca 9,50)

 

Mentre i discepoli vorrebbero avere l’esclusiva della potenza di Gesù e vedono dei concorrenti o dei profittatori in chi, pur non essendo discepolo,  scaccia i demoni nel Suo nome, Gesù risponde ai suoi rompendo i loro schemi.

Il dono del Padre è dilagante, è per tutta l’umanità. Se i discepoli non possono arrivare dappertutto, questo non frena il progetto di Dio, che si serve anche di sconosciuti per raggiungere tutti i suoi figli.

Chi non combatte il discepolo è un potenziale amico, un collaboratore che può rivelarsi molto prezioso nell’opera di salvezza, anche se non professa la stessa identica fede. Gesù educa a vedere in loro degli alleati, non dei nemici.

 

Mercoledì 22 luglio 2020

S. MARIA MADDALENA

 

«Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio»

e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

(Giovanni 20,10)

 

Il mattino di Pasqua, mentre Maria Maddalena esce di casa che è ancora notte, i discepoli stanno probabilmente dormendo. Non c’è fretta di andare al sepolcro, ormai è inutile, non c’è più niente da fare, occorre piuttosto essere guardinghi, vista la gente che c’è in giro e i pericoli che si corrono.

Ma l’amore non ha orari, non perde tempo. Corre dove il cuore chiama, anche se gli altri non capiscono e scuotono il capo.

E alla fine solo chi ama vede la realtà, quella che agli altri rimane nascosta. Chi ama buca il cuore di Dio, incontra il Risorto e conosce la gioia vera.

 

Giovedì 23 luglio 2020

S. BRIGIDA,

RELIGIOSA, PATRONA D’EUROPA

 

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.

«Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli»

(Matteo 5,16)

 

Solo la luce di Dio tocca e conquista i cuori. Senza di essa le opere più magnifiche sono puro esibizionismo, i discorsi più brillanti suonano vuoti,  come se si ascoltassero venditori di parole. Lo Spirito invece trasforma e riempie di luce anche un piccolo gesto d’amore, come del resto Gli basta a volte una semplice frase per far trasalire un’anima e infonderle un’energia impensabile.

Occorre quindi che le nostre opere e le nostre parole affondino le radici sempre lì, nel cuore di Dio. Allora porteranno frutti insperati e apriranno ai cuori alla lode della Trinità.

 

Venerdì 24 luglio 2020

 

«Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi»

2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa.

(Luca 10,1)

 

Il Signore manda i discepoli a due a due, mai da soli perché è insieme che si fa la Chiesa.

I battitori liberi spesso portano avanti progetti molto belli, ma si sentono padroni di ciò che fanno e dimenticano che l’Autore è un Altro.

E’ da notare come non vada egli per primo, ma li mandi avanti a sé per preparare la strada, dissodare il terreno, il vero seminatore poi sarà Lui.

Perciò inutile attaccarsi tanto ai risultati, l’importante è aver fatto bene ciò che ci è stato chiesto senza tralasciare nulla.

Spesso non ci renderemo neppure conto di quali frutti il Signore abbia potuto cogliere da ciò che abbiamo fatto.

 

 

Sabato 25 luglio 2020

S. GIACOMO, APOSTOLO

 

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». 24Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. 25Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. 26Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore 27e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo

«Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»

(Matteo 20,28)

 

Il servizio non è un optional della vita cristiana, ne è l’essenza.

Perché se la regola è l’Amore, chi ama serve con gioia e senza fatica, senza far pesare il proprio impegno, né mettendoci etichette per spiegare ad ogni piè sospinto perché lo fa.

E’ inutile cercare di ragionarci sopra, occorre provare, “sporcarsi le mani”, solo allora si riuscirà a capirne la bellezza.

E sarà tale la gioia e la pace che ci pervaderà, che non potremo che ringraziare il Signore di condividere questo dono con Lui. 

 

 

Domenica 26 luglio 2020

VIII DOPO PENTECOSTE

 

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro:

«Venite dietro a me,

vi farò pescatori di uomini»

20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

(Matteo 4,19)

 

Essere pescatori di uomini, che responsabilità e dono grande allo stesso tempo!

Significa che di ogni uomo o donna incontrati il Signore mi chiederà  cosa ho fatto per annunciargli il Suo amore.

Nessuno è sulla mia strada per caso, anche quello che cerco di evitare se lo vedo in lontananza o a cui vorrei non rispondere quando vedo il numero sul cellulare che squilla.

A volte è veramente difficile, eppure a distanza di tempo, magari di anni, scopri che certi incontri a cui non hai dato peso sono stati veramente significativi per te o per l’altro.

Un vero pescatore è capace di aspettare ore in silenzio e con tanta pazienza prima di vedere un risultato al suo attendere.

 

 

Lunedì 27 luglio 2020

 

«Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”»

10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

(Luca 10,8-9)

 

I discepoli non hanno nulla, dipendono dall’accoglienza degli altri e si avvicinano nella quotidianità rappresentata dalla casa, dal mangiare insieme.

Il Signore si testimonia nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, negli incontri abituali in tutto ciò che ci sembra routine, ma con Lui la routine non è mai noia!

E’ proprio in casa che si arriva alle radici più profonde.

Quando si vive insieme è impossibile avere maschere, raccontarsi diversi, solo allora si può essere veramente credibili nonostante tutti i difetti e le fragilità.

 

 

Martedì 28 luglio 2020

Ss. Nazaro e Celso, martiri

 

«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida!»

Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. 14Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 15E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! 16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

(Luca 10,13)

 

Corazin, Betsaida e Cafarnao sono le città sul lago di Tiberiade dove Gesù predicava durante la vita pubblica. Lì lo incontravano, vivevano con lui eppure non si sono convertite.

La stessa cosa può avvenire per noi che viviamo all’interno della Chiesa.

Possiamo sentirci a posto, adempiere tutte le regole richieste, ma non cambiare il cuore.

La vera conversione sta nell’Amore, quello che mi fa guardare gli altri con occhi diversi.

Se parto considerando le mie fragilità, i miei errori, è più facile accogliere anche quelli degli altri e vedere la fatica che ognuno deve fare per vincersi e migliorare.

Se mi sento arrivato perdo tante sfaccettature che mi permettono di capire chi mi sta vicino.

 

 

Mercoledì 29 luglio 2020

S. Marta

 

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». 21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». 23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse:

«Beati gli occhi che vedono

ciò che voi vedete»

24Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

(Luca 10,23)

 

 

Queste parole sono rivolte anche a noi, che vediamo tanto dell’Amore di Dio.

Nella nostra vita abbiamo incontrato testimoni che ci hanno aiutato a scoprire qualche particolare della Sua presenza.

Camminiamo su strade che altri hanno tracciato.

E ci è chiesto di continuarne il lavoro per arrivare ad altri ancora.

Le nuove generazioni sono assetate di infinito e non lo sanno, a noi il compito di fargliene scoprire un po’.

 

Giovedì 30 luglio 2020

 

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». 29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.

«Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre.

Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre»

33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

(Luca 10,31-32)

 

Il passare oltre indica il contrario dell’amore, che non è l’odio ma l’indifferenza.

Se qualcuno mi odia prova un sentimento forte nei miei confronti, posso combatterlo e magari fargli cambiare idea, ma se è indifferente, io per lui semplicemente non esisto.

E il Signore per farci gustare una vita piena, per essere felici ci chiede proprio il contrario, ci chiede di farci prossimo a chi soffre.

Il prossimo non è chi mi sta vicino ma sono io che sto vicino a un altro.

Sono prossimo quando imparo ad esserci proprio in quel momento che non ho scelto, dimenticando tutti gli impegni che ho come se non esistesse nulla di più importante di quel fratello che soffre .

E’ più facile consigliare un antidepressivo che mettersi ad ascoltare una persona che soffre e  ti coinvolge con domande scomode e di cui hai un po’ paura.

 

 

Venerdì 31 luglio 2020

S. Ignazio di Loyola, sacerdote

 

38Mentre erano in cammino

«Entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola»

40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

(Luca 10,38-39)

 

E’ bello entrare con Gesù nella casa di Betania, una casa di amici, per Lui un rifugio, dove sa di essere accolto e amato.

Maria è seduta ai suoi piedi e lo ascolta, è cioè nell’atteggiamento del discepolo. Nessun Rabbi si sarebbe mai fermato a parlare con una donna e tanto meno a farla sua discepola. Lui invece la incoraggia, anzi dice che ha scelto la parte migliore.

Spesso ci dimentichiamo di quanto sia stato rivoluzionario l’atteggiamento di Gesù, che accoglie ogni persona così com’è, al punto in cui si trova e da lì incomincia a creare un cammino che non si fermerà più.

E ci chiede di essere altrettanto coraggiosi, di non preoccuparsi di cosa penseranno gli altri, l’Amore non teme nulla.

 

 

 

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