Vivi la Parola! 2018.08 Agosto

Carissima/o!

Google mi mette in difficoltà. Non solo mi rimanda indietro le mail che invio a più persone in copia nascosta, ma quando lo faccio anche a gruppi di solo 4 persone, mi blocca l’invio di mail per le successive 24 ore. Ho pensato ad una soluzione pragmatica e poco “poetica”: ti riporto in questa mail tutti i commenti del mese di agosto. Così li puoi inviare quando vuoi senza dover eternamente attendere.

Buona estate!

dCarlo

Mercoledì 1 agosto

S.Alfonso Maria de’ Liguori

vescovo e dottore della Chiesa

Il Signore Gesù diceva alle folle: «Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona. Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce. La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre

«Sarà tutto nella luce»

come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore».

(Luca 11,36)

L’egoismo, la chiusura nei propri interessi, l’insensibilità al dolore degli altri portano tenebre nel cuore e la luce di Dio incontra un muro e non passa.

Se liberiamo il cuore e lo apriamo all’amore, al dono di noi stessi, alla simpatia e all’accoglienza verso chi incontriamo durante la giornata la luce di Dio filtra anche se non ce ne accorgiamo.

E quanto più è grande l’amore, tanto più è potente la luce. Perché «Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna» (1Giovanni 1,5).

Giovedì 2 agosto 2018

S. Eusebio di Vercelli, vescovo

Mentre il Signore Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e

«Si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo»

Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

(Luca 11,38)

Ci sono tradizioni che in certe epoche appaiono fondamentali ed indispensabili e che a distanza di tempo non riusciamo neanche a capire.

Vale per il passato e quindi vale anche per il presente.

Rischiamo sempre di assolutizzare le nostre abitudini senza sottoporle alla luce del Vangelo.

Costruiamo le nostre certezze su ciò che ci rassicura, perché abbiamo paura del nuovo che sempre ci scomoda.

Solo l’amore non passa e rimane in eterno come l’unico assoluto criterio di verità.

Venerdì 3 agosto 2018

Il Signore Gesù disse: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che

«Caricate gli uomini di pesi insopportabili,

e quei pesi voi non li toccate

nemmeno con un dito!»

Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

(Luca 11,46)

Si fa presto a fare leggi, a stabilire criteri e confini, definendo peccatori ed esclusi quando le situazioni in questione sono vissute solo dagli altri.

Gesù invece porta personalmente il peso di ogni sua decisione ed è sempre inclusivo verso tutti, senza temere di chiamare a vivere con Lui persone considerate di dubbia moralità come Matteo.

Anche nei confronti dei suoi peggiori nemici rimane sempre aperto al dialogo e all’accoglienza, caricandosi delle conseguenze anche mortali di questa Sua scelta. E lo fa fino all’ultimo respiro, quando sulla croce chiede perdono per i suoi uccisori, morendo per loro, cercando per loro ogni giustificazione possibile.

Sabato 4 agosto 2018

S. Giovanni Maria Vianney, sacerdote

Un tale chiese al Signore Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro:

«Sforzatevi di entrare per la porta stretta»

perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

(Luca 13,24)

Per entrare nella piccola stanza del Santo Sepolcro a Gerusalemme, nel luogo dove Gesù era stato sepolto, occorre entrare per una porta bassa, scomoda, raggomitolandosi.

Una situazione strana, ma è anche un simbolo interessante: l’ingresso nel Regno, alla vita risorta chiede di attraversare disagi, imprevisti inspiegabili, domanda umiltà e pazienza.

La strada dell’amore del resto non è diversa, ma è l’unica che conduce ad una vita piena, ricca di sorprese, degna di essere vissuta.

Domenica 5 agosto 2018

XI DOPO PENTECOSTE

Il Signore Gesù disse: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: / “La pietra che i costruttori hanno scartato / è diventata la pietra d’angolo; / questo è stato fatto dal Signore / ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico:

«A voi sarà tolto il regno di Dio

e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti»

Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

(Matteo 21,43)

È troppo facile pensare che questa parabola profetizzi un passaggio di consegne: il Regno cioè non sarebbe più appannaggio dei sacerdoti e dei farisei di Israele, ma del nuovo popolo cristiano.

In realtà ciò che fa la differenza sono i frutti.

Non il potere che si impadronisce di ciò che non gli appartiene e mette a tacere le voci discordanti, ma la laboriosità di chi vuole vivere per un Altro, senza trattenere per sé cose, situazioni o persone, senza ambire a ruoli di prestigio, accettando anche di essere scartato, costruendo con l’amore ogni relazione.

Perché è così che Dio trasforma, guarisce e da nuova linfa vitale al mondo.

Lunedì 6 agosto 2018

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Il Signore Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.

«E apparve loro Elia con Mosè

e conversavano con Gesù»

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

(Marco 9,4)

La presenza di Mosè ed Elia in dialogo con Gesù manifesta ai discepoli il senso della storia della salvezza.

Il contenuto essenziale della rivelazione di Dio ad Israele, sintetizzato nella Legge e nei profeti, trova in Gesù la spiegazione definitiva e la realizzazione completa ed insuperabile.

In Gesù c’è tutto. Basta Lui solo. Basta e avanza. Non c’è più bisogno di cercare altrove. Dio in Lui si è fatto vedere.

Martedì 7 agosto 2018

4Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. 5Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.

«Anche i capelli del vostro capo

sono tutti contati»

Non abbiate paura: valete più di molti passeri!

(Luca 12,7)

Queste frasi efficacissime di Gesù ci iniettano nel cuore un grande senso di fiducia nella Provvidenza di Dio.

A Dio non sfugge nulla e tutto è per noi uomini e per la nostra salvezza.

Questo non ci garantisce dalla violenza e dall’ingiustizia che possiamo sempre subire, ma ci assicura che l’ultima parola è sempre la Sua e ciò che Lui prepara per chi persevera sino alla fine ha proporzioni sconfinate, indescrivibili, superiori ad ogni immaginazione.

Mercoledì 8 agosto 2018

S. Domenico, sacerdote

8Io vi dico:

«Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini,

anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà

davanti agli angeli di Dio»

9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. 10Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. 11Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, 12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

(Luca 12,8)

Noi siamo quelli di Gesù. Siamo sempre con Lui. Non temiamo di schierarci dalla parte del Suo vangelo.

Questo non è senza conseguenze, ci espone a critiche, ad accuse, a emarginazioni.

Sapremo trovare la forza della fedeltà solo guardando a Lui, che prima e davanti a noi ha percorso la sua strada sino alla fine, accendendo in ogni situazione una luce che non potrà mai spegnersi. E Lui in noi renderà possibile anche per noi questo cammino, rivivendo in ciascuno dei suoi discepoli la Sua fedeltà.

Giovedì 9 agosto 2018

S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE

patrona d’Europa

1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.

«Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora»

(Matteo 25,13)

Questa parabola ha, come tutte, una punta acuminata.

Mette al centro in modo prepotente la vigilanza, l’attesa di Gesù.

È inutile recriminare sull’ora tarda, sulla sorpresa dell’arrivo, sulla poca gentilezza delle vergini che avevano l’olio: occorre non mancare all’appuntamento, non farsi trovare impreparati.

Su questo non ci sono sconti, perché è il senso della vita.

Venerdì 10 agosto 2018

  1. S. LORENZO, DIACONO E MARTIRE

 

24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

«Chi ama la propria vita, la perde»

e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». 29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». 33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

(Giovanni 12,25)

Gesù ha vissuto senza legarsi a nulla né a nessuno.

Era questo il segreto della sua libertà.

Il Suo sguardo d’amore era fisso sul Padre dal quale era immensamente amato.

Questo non lo rendeva asettico verso gli uomini, al contrario. Poteva donarsi totalmente a ciascuno sempre come se fosse l’unica persona che esisteva sulla terra, senza badare a Sé.

Non cercava né attendeva situazioni favorevoli, o di Suo piacimento ma entrava nella vita così come Gli si presentava, affrontandone anche i lati oscuri e difficili, riempiendo tutto d’amore.

Ha indicato a tutti la via per una vita grandiosa ed eterna come la Sua.

Sabato 11 agosto 2018

S.Chiara, vergine

31In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». 32Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. 33Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.34Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli   che sono stati mandati a te:

«Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali»

e voi non avete voluto!

(Luca 11,34)

Nel cuore di Gesù è forte il desiderio di radunare, di creare famiglia, di fare dei molti una cosa sola, di far sentire il calore degli affetti.

L’immagine della chioccia evoca l’amore materno che si prende cura di ciascuno, proteggendo, dando sicurezza, mostrando tutte le sfumature della tenerezza di un Dio che è padre e madre.

È una conseguenza della vita trinitaria che Gesù vive perennemente in rapporto con il Padre nello Spirito, che è vita di famiglia, di amore reciproco fino all’unità.

Domenica 12 agosto 2018

XII DOPO PENTECOSTE

«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;

«Rivolgetevi piuttosto

alle pecore perdute della casa d’Israele»

7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. 11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. 15In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città.

(Matteo 10,6)

Nel primo invio dei discepoli in missione c’è la cura per chi si è smarrito, per chi si è allontanato dalla gioia dell’alleanza di Dio con Israele.

Successivamente il mandato missionario spazierà senza confini (cfr. Matteo 28,19), ma questa passione per i primi destinatari della rivelazione di Dio nella storia della salvezza rimarrà sempre viva. Anche Paolo porterà «nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua» (Romani 9,1) pensando agli israeliti che non hanno creduto in Gesù.

Il cuore di Dio batte sempre forte per chi è lontano dal Suo amore.

 

Lunedì 13 agosto 2018

42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per

«Dare la razione di cibo a tempo debito»

43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. 47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

(Luca 12,42)

Non è solo questione di precisione, di puntualità, di efficienza.

Questo amministratore svolge bene il suo compito perché è sempre proteso a fare la volontà del suo padrone.

Così per noi, quando cerchiamo di rimanere in ogni scorcio della giornata in quello che Dio ci chiede ci accorgiamo di non essere mai in ritardo, di arrivare al momento opportuno anche in una situazione imprevista.

Perché la nostra vita non ci appartiene più ed è un Altro a dirigerla con molta sapienza.

Martedì 14 agosto 2018

S.Simpliciano, vescovo

«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra»

e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! 51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

(Luca 12,49)

La presenza di Gesù nel mondo non lascia le cose come prima, al contrario le illumina, le purifica, le riempie di vita e di bellezza.

Allo stesso modo la nostra vita non può essere insignificante, omologata al pensiero della maggioranza, adagiata in situazioni comode e rassicuranti.

L’amore di Dio è come un fuoco che trasforma, accende, infonde energia, inventa realtà inedite, ci fa tendere verso mete molto alte, trascina con sé altri che sono attratti da questa vita piena, non tranquilla, ricca di sorprese.

Mercoledì 15 agosto 2018

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

«In quei giorni Maria si alzò

e andò in fretta verso la regione montuosa»

in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». 46Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; 50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. 51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

(Luca 1,39)

L’icona di Maria che si affretta a salire sui monti per incontrare Elisabetta suscita ricche reminiscenze bibliche. Nella Bibbia infatti la montagna è simbolo del nostro ascendere verso Dio, è il luogo dell’incontro impossibile e illuminante con Lui. Per queste due donne è l’occasione per parlare di ciò che Dio ha fatto nella loro storia, per una comunicazione che diventa profonda comunione, per scoprire con gioia che la relazione è uno spazio in cui Dio si rivela, ci parla attraverso il fratello o la sorella.

E le intense amicizie che nascono da questi colloqui sono tra i doni più grandi che riceviamo sulla terra.

Giovedì 16 agosto 2018

Gesù diceva ancora alle folle: «57E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? 58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. 59Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo». 1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro:

«Credete che quei Galilei

fossero più peccatori di tutti i Galilei,

per aver subìto tale sorte?»

3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

(Luca 13,2)

Non ci sono castighi che Dio manda, quando avvengono sciagure improvvise che ci lasciano sgomenti.

Non avrebbe senso del resto una punizione che non lascia alcuno spazio alla conversione.

Ritenere poi questi fatti come conseguenza di una colpa di altri è un modo per difenderci, per prenderne le distanze, come una cosa che non ci riguarda.

Gesù invece ci insegna a leggere ogni evento luttuoso o drammatico come un richiamo urgente che ci interpella in prima persona, che ci pone di fronte alle domande serie sul senso della nostra esistenza, che vuole provocare in noi un cambiamento di idee e soprattutto di vita.

Venerdì 17 agosto 2018

S. Massimiliano Maria Kolbe

sacerdote e martire

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone,

«Lascialo ancora quest’anno,

finché gli avrò zappato attorno

e avrò messo il concime»

9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

(Luca 13,8)

Di solito il padrone delle parabole evoca il ruolo di Dio.

Qui invece Dio è presentato come questo vignaiolo che di fronte alle nostre proteste di efficienza chiede tempo, invita alla pazienza.

La sua non è una speranza pigra e fatalista, come chi si attende che prima o poi in qualche modo succederà qualcosa di favorevole.

Il vignaiolo zappa attorno questo albero di fichi, accetta il lavoro sporco di portare il concime, si spende in prima persona, fino all’ultimo farà di tutto per salvare ciò che sembra perduto.

Sabato 18 agosto 2018

21Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –,

«Eppure i cagnolini mangiano le briciole

che cadono dalla tavola dei loro padroni»

28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

(Matteo 15,27)

Questa donna di fronte a tutte le porte chiuse che incontra non demorde, non si scoraggia. Soprattutto non si lascia amareggiare, non inveisce, ma persevera nel chiedere con fiducia, con umiltà, anche con una singolare arguzia che all’improvviso (per lei) spalanca le porte della guarigione della figlia.

È un esempio luminoso per la nostra preghiera, che di fronte al silenzio di Dio è invitata ad una confidenza sempre più grande, ad un’amicizia con Dio sempre più vera, che è poi il frutto più prelibato che possiamo ottenere.

Domenica 19 agosto 2018

XIII DOPO PENTECOSTE

Gesù entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli:

«Signore, non disturbarti!»

Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

(Luca 7,6)

Il messaggio inviato a Gesù da questo centurione esprime davvero una grande fede. Lui non chiede una presenza di Gesù in casa sua, cosa che a miracolo avvenuto gli avrebbe potuto dare un certo prestigio e non chiede neppure un colloquio personale, riservato, con Lui.

Gli basta una sola Sua parola.

È la certezza che la Parola di Gesù è una nuova creazione, che da vita a ciò che altrimenti non esisterebbe.

Così capita anche a noi quando la Parola di Gesù messa in pratica cambia il nostro modo comportarci, inaugura una vita tutta nuova.

Lunedì 20 agosto 2018

S.Bernardo

abate e dottore della Chiesa

18Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». 22Udito ciò, Gesù gli disse:

«Una cosa ancora ti manca:

vendi tutto quello che hai»

distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!». 23Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.

(Luca 18,22)

Dio non può essere una realtà che si aggiunge ad altre.

Lui è immenso perciò non può che occupare tutto lo spazio.

Ma il risultato è sorprendente: noi non veniamo schiacciati o cancellati.

Anzi è vero il contrario: diventiamo il meglio di noi stessi. Diventiamo addirittura come Lui, come Gesù che non possedeva nulla perché donava tutto e la sua inalterabile e infinita ricchezza era il Padre.

E non basta farlo con radicalità una sola volta: solo che continuamente perde la sua vita, la ritrova eternamente nuova e più bella.

Martedì 21 agosto 2018

S.Pio X, papa

18Diceva dunque:

«A che cosa è simile il regno di Dio,

e a che cosa lo posso paragonare?»

19È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». 20E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? 21È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

(Luca 13,18)

È bello veder Gesù alla ricerca di immagini, per farci capire qualcosa in più sul Regno di Dio.

Non vuole raccontare per concetti che, essendo circoscritti e chiusi, allontanerebbero dalla verità di Dio.

Cerca nella creazione l’impronta dell’amore del Padre e la trova nelle cose più vicine alla vita della gente del suo tempo, come un piccolo seme per un uomo di campagna o il lievito per una donna di casa.

Questa ricerca dovremmo farla anche noi, cercando nelle cose semplici che ci circondano le orme del Regno che viene.

Mercoledì 22 agosto 2018

Beata Vergine Maria Regina

34Gerusalemme, Gerusalemme,

«Tu che uccidi i profeti

e lapidi quelli che sono stati mandati a te»

quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 35Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».

(Luca 13,34)

Il lamento di Gesù è rivolto anche a noi.

I profeti ci scomodano, ci disorientano perché ci mostrano il vero Dio e non quello che crediamo già di conoscere. Ci vogliono arricchire, salvare e noi li escludiamo perché, anche se annaspiamo, siamo convinti di non averne bisogno.

Quando ci scopriamo troppo sicuri di noi stessi e delle nostre idee e protestiamo troppo contro ciò che è per noi nuovo, occorre chiedere allo Spirito santo di fidarci più di Lui che di noi.

Giovedì 23 agosto 2018

S.Rosa da Lima, vergine

1Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare

«Ed essi stavano a osservarlo»

2Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. 3Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». 4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». 6E non potevano rispondere nulla a queste parole.

(Luca 14,1)

Si può osservare Gesù da giudici o da discepoli.

Si può squadrarlo dall’alto in basso, attendendo che metta il piede in fallo, oppure memorizzare con il cuore ogni dettaglio per imparare tutto quello che riusciamo a capire.

Ma anche non i fratelli viviamo la stessa alternativa. Possiamo misurarli o amarli, cogliere il negativo che ci sembra di vedere o esaltare il positivo, giudicare o imparare.

Non è anzitutto un problema di discernimento, ma di cuore.

Venerdì 24 agosto 2018

 

Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?».

«Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”»

Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità».  Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».  Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!».  Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».  Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo».

(Giovanni 1,46)

Cercare di condurre gli altri alla fede, non significa fare grandi discorsi di convincimento.

Significa poter dire vieni con me, guarda la mia felicità e scoprirai il Signore.

Questa è una grande responsabilità perché vuol dire essere trasparenti anche con le proprie fragilità, ma con la sincerità di chi si sforza di camminare ogni giorno sulla strada che porta alla volontà di Dio.

25 agosto 2018

Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».  Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore;  amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.  E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi».  Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui;  amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».  Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse:

«Non sei lontano dal regno di Dio»

E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

(Marco 12,34)

Lo scriba è vicino al regno riconoscendo il comando dell’amore a Dio e al prossimo come se stesso, ma gli manca ancora un passo che sarà: «Amatevi come io vi ho amato» (cfr. Giovanni 15,12), cioè pronti a dare la vita.

Sembra impossibile, eppure se osserviamo come una madre ama un figlio in alcuni momenti particolarmente difficili della vita, tutto appare chiaro: non vi è possesso né interesse, si desidera il bene dell’altro e basta, si è pronti a sopportare tutto pur di raggiungere lo scopo, la propria vita non è importante rispetto a quella dell’altro.

26 agosto 2018

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna.  Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati;  non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli;  chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.  Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.  Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.

«Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me»

chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;  chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.  Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.  E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

(Matteo 10,37)

Gesù non ci chiede di non amare le persone più care.

Anzi, mettendo Lui al primo posto e amando attraverso Lui, l’Amore diventa più vero, più libero.

Certo, quando chi mi sta vicino non condivide con me gli stessi ideali, la cosa si fa più difficile.

Non lo amerò meno, ma abbraccerò un po’ di quella croce che il Signore mi chiede di portare.

27 agosto 2018

Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati.  E tutto il paese della Giudea e tutti quelli di Gerusalemme accorrevano a lui ed erano da lui battezzati nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di pelo di cammello, con una cintura di cuoio intorno ai fianchi, e si nutriva di cavallette e di miele selvatico.  E predicava, dicendo: «Dopo di me viene colui che è più forte di me; al quale io non sono degno di chinarmi a sciogliere il legaccio dei suoi sandali.  

«Io vi ho battezzati con acqua,

ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo»

Battezzare letteralmente significa immergere.

Giovanni immergeva nell’acqua del Primo Testamento, fatta di leggi necessarie per aderire all’antica alleanza.

Gesù ci immerge nello Spirito Santo cioè nell’Amore di Dio.

Tutto acquista improvvisamente una luce nuova, non dobbiamo più ricordare centinaia di leggi da rispettare, ci è chiesto ” solo” di amare come Gesù.

28 agosto 2018

Ora il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro se Giovanni fosse il Cristo.  Giovanni rispose, dicendo a tutti: «Io vi battezzo in acqua; ma

«Viene colui che è più forte di me»

al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.  Egli ha in mano il suo ventilabro per ripulire interamente la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile»

(Luca 3,16)

Giovanni toglie ogni dubbio, egli non è Gesù, non è Dio, ciò che fa non è opera sua.

Sembra scontato eppure non lo è, molte volte ci consideriamo gli autori di ciò che facciamo e ne siamo gratificati.

Occorre l’umiltà di ricordarsi di essere solo strumenti nelle mani di Dio.

Solo così porteremo frutto in abbondanza.

29 agosto 2018

17Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. 18Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». 19Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, 20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. 21Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. 22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». 23E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». 24Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». 25E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». 26Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali

«Non volle opporle un rifiuto»

27E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione 28e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. 29I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

(Marco 6,26)

Erode non vuol perdere di credibilità di fronte ai commensali.

Spesso ci preoccupiamo più di che cosa possano pensare gli altri di noi che di quanto siamo testimoni fedeli della verità.

Non è facile non farsi condizionare, occorre vigilare in continuazione e chiedersi: “Perché, e soprattutto per Chi sto facendo ciò?”

30 agosto 2018

Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.

«La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni»

E se lo volete accettare, egli è quell’Elia che deve venire.  Chi ha orecchi intenda.

(Matteo 11,13)

Con Giovanni Battista finisce l’antica alleanza e se ne apre una nuova con Gesù.

I due infatti si presenteranno in maniera completamente diversa proprio a dimostrare la differenza tra le due ere.

Il disegno sapiente di Dio nella storia si concretizza attraverso di loro.

31 agosto 2018

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli  e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!».  E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.  Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse:

«Che cosa cercate?»

Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?».  Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)»  e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».

(Giovanni 1,38)

Sono le prime parole che Gesù dice nel Vangelo di Giovanni e le ripete ad ognuno di noi.

Perché seguiamo Gesù? Che cosa vogliamo dalla nostra vita?

Il Signore ci chiede di andare dietro a Lui, di dimorare con Lui, ma non ci offre una vita facile e protetta.

Stare con Gesù significa vivere una vita alla sua sequela, pronti a giocare il tutto per tutto ogni giorno.

Se però entriamo in questa logica poi diventa quasi impossibile uscirne, perché tutto al confronto ci sembrerà scialbo e insignificante.

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