“Vivi La Parola! 2019 09: Settembre

Domenica 1 settembre 2019

         I DOPO IL MARTIRIO

DI S.GIOVANNI IL PRECURSORE

 

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea,

«Lasciò Nàzaret e andò ad abitare

a Cafàrnao»

sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. 17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

(Matteo 4,13)

 

La missione di Gesù non può rimanere confinata nel piccolo borgo di Nazaret: il Vangelo deve correre ovunque. Gesù scende perciò a Cafarnao, cittadina vivace, centro di scambi commerciali, di incroci di culture, dove l’umanità progetta un nuovo futuro.

Abbandonare le sicurezze ed esplorare il mare aperto è tipico del cristiano: non basta il piccolo cabotaggio, occorre avventurarsi verso lidi sconosciuti, rischiando, magari sbagliando, per poi correggere il tiro, sporcandosi le mani, accettando la sfida dell’incontro, perché il Vangelo è per l’uomo, per ogni uomo.

 

Lunedì 2 settembre 2019

 

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova?

«E dopo averla trovata,

chiama le amiche e le vicine, e dice:

“Rallegratevi con me, perché ho trovato

la moneta che avevo perduto”»

10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

(Luca 15,9)

 

Una gioia, qualunque gioia, ha bisogno di essere condivisa. Non riusciamo ad essere felici da soli, abbiamo bisogno di sentire il coinvolgimento di chi ci sta vicino, lo vogliamo invitare alla festa comune.

In questa parabola è paradossale che si faccia festa per una semplice moneta ritrovata. Forse è solo un pretesto per ritrovarsi con gli amici e renderli partecipi delle nostre gioie, perché la comunità, i rapporti fraterni, valgono molto di più delle cose che riusciamo a ritrovare.

 

Martedì 3 settembre 2019

  1. S. Gregorio Magno,

papa e dottore della Chiesa

 

1Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 3L’amministratore disse tra sé:

«Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione?»

Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

(Luca 16,3)

 

A questo amministratore disonesto saranno passate per la testa varie ipotesi, durante le sue notti insonni. Provare a rubare ancora qualcosa e scappare, oppure andare a piangere dal padrone, provare a difendersi mostrando le sue buone ragioni e insistere che si tratta solo di calunnie infondate.

Invece usa un’altra tattica: si fa degli amici. Stringe relazioni promettenti. Certo, da furfante, imbrogliando. Però ha capito che da soli non si arriva da nessuna parte.

Forse è anche questa un’indicazione preziosa che la parabola contiene.

 

 

Mercoledì 4 settembre 2019

 

9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

«Chi è fedele in cose di poco conto,

è fedele anche in cose importanti»

e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? 13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». 14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. 15Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole.

(Luca 16,10)

 

Dai dettagli si riconoscono le persone affidabili. Dalla serietà con cui sanno ascoltare i consigli, dalla precisione e dalla puntualità negli impegni presi, dalla fedeltà ad una parola data, dall’avvisare con tempestività per ogni imprevisto, dal sapersi scusare anche per una piccola inadempienza.

Certo, dietro questi comportamenti possono nascondersi anche manie di perfezionismo, paura di dispiacere, desiderio di farsi notare o altro. Ma quando sono motivati da una sincera intenzione di servire e da una cura autentica delle relazioni sono garanzia di persone su cui si può fare affidamento.

 

Giovedì 5 settembre 2019

S. Teresa di Calcutta, vergine

 

16La Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi. 17È più facile che passino il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.

«Chiunque ripudia la propria moglie

e ne sposa un’altra, commette adulterio;

chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio»

(Luca 16,8)

 

Gesù non transige sul valore dell’unicità del matrimonio, le sue parole sono talmente chiare e drastiche da non lasciare margini di interpretazione. E non potrebbe essere altrimenti, perché sull’amore Gesù non fa mai sconti, lui sa bene che è il vero tesoro dell’uomo.

Quindi l’amore coniugale esige tutto, chiede di impegnare le migliori energie della persona per custodire la fedeltà, sapendo che l’amore stesso ha esigenza di definitività e che il tradimento ferisce nella parte più intima della persona.

Questo insegnamento è un bene prezioso per l’umanità di ogni tempo.

E tutto questo non toglie lo spazio della misericordia.

 

 

Venerdì 6 settembre 2019

 

19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.

«Un povero, di nome Lazzaro,

stava alla sua porta, coperto di piaghe,

bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco»

ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

(Luca 16,20-21)

 

Gli bastavano le briciole, perché non aveva neanche quelle. Sembra impossibile che un uomo ricco che banchettava ogni giorno lautamente non riuscisse a vedere il povero che stava alla sua porta. Eppure è così facile trovare tante buone ragioni che frenano la carità di fronte al bisognoso: non abbiamo tempo, sono troppi, se ne approfittano, chissà se sono davvero poveri, sono pericolosi, ecc.

Per passare dall’indifferenza alla benevolenza, dal cinismo al farsi prossimo il passo è breve: vinte le resistenze interiori il cuore si dilata e ci sentiamo subito più umani.

 

Sabato 7 settembre 2019

 

27Allora Pietro gli rispose:

«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto

e ti abbiamo seguito;

che cosa dunque ne avremo?»

28E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele.

(Matteo 19,27)

 

Sembra una domanda interessata, di chi sta soppesando le varie possibilità per vedere quale sia la più vantaggiosa, curando bene i propri interessi.

In realtà sappiamo che Pietro ha già fatto una scelta di campo precisa, ha deciso una volta per tutte di seguire Gesù e non si sta voltando indietro. Nella sua sincerità e praticità sottintende semplicemente che nessuno lascia tutto per niente, sarebbe insensato.

E Gesù è contento di spiegare che le sue promesse corrono molto lontano, abbracciano la vita di quaggiù e quella di lassù, che per quanto ci sforziamo di immaginare resteremo comunque sorpresi dall’immensità dei doni di Dio.

 

 

 

Domenica 8 settembre 2019

II DOPO IL MARTIRIO

DI S.GIOVANNI IL PRECURSORE

 

28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse:

«“Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”.

Ma poi si pentì e vi andò»

30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

(Matteo 21,28-29)

 

Possiamo sempre ricominciare. Per quanto in basso possiamo essere scesi, ad ogni istante possiamo ripartire e risalire verso la luce. 

E non conta il punto in cui siamo arrivati: conta invece il lasciarsi toccare il cuore, il decidere di dare una svolta, l’essere in cammino nella direzione giusta. Per quanto in alto ci illudiamo di essere arrivati, se anche solo stiamo fermi, vedremo prima o poi gente che ci supera e corre lontano, anche quelli che non avremmo mai immaginato. Senza dimenticare che nella vita spirituale (e non solo) chi non va avanti va indietro.

 

Lunedì 9 settembre 2019

 

1Disse ai suoi discepoli:

«È inevitabile che vengano scandali,

ma guai a colui a causa del quale vengono»

2È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3State attenti a voi stessi!

(Luca 17,1)

 

Gira nell’aria un’idea secondo cui, visto che tutti sbagliamo, non è poi il caso di essere così severi: ciascuno ha nell’armadio i suoi scheletri. Sottilmente si finisce per depenalizzare anche gli scandali più gravi.

Papa Francesco sin dall’inizio ci ha insegnato a distinguere tra peccatori e corrotti: “Perché una cosa è il peccato: ‘Io ho peccato, scivolo, sono infedele a Dio, ma poi cerco di non fare di più o cerco di sistemarmi con il Signore o almeno so che non sta bene’. Ma la corruzione è quando il peccato entra, entra, entra, entra nella tua coscienza e non ti lascia posto neppure per l’aria. Preghiamo Dio perché la debolezza che ci induce a peccare non si trasformi mai in corruzione”.

 

Martedì 10 settembre 2019

Beato Giovanni Mazzucconi,

sacerdote e martire

 

Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli.

«E se il tuo fratello commetterà una colpa
sette volte al giorno contro di te

e sette volte ritornerà a te dicendo:

“Sono pentito”, tu gli perdonerai»

5Gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

(Luca 17,4)

 

Gesù ci insegna che il pentimento del fratello esige il tuo perdono.

Sempre.

Le recriminazioni, le contestazioni per la gravità di ciò che è stato fatto, le lamentele per il male subìto dovrebbero tutte subito fermarsi, tacere. La colpa ha creato una frattura, una distanza, il perdono richiesto la ricompone. Fossimo allenati a perdonarci, e lo facessimo rapidamente, la vita di tutti sarebbe tutta un’altra cosa.

C’è da domandarsi perché si dovrebbe farlo.

Per noi cristiani la risposta è semplice: perché Dio fa sempre così con noi.

 

 

 

 

Mercoledì 11 settembre 2019

 

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

«Così anche voi, quando avrete fatto

tutto quello che vi è stato ordinato, dite:

“Siamo servi inutili.

Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”»

(Luca 17,10)

 

Siamo figli di Dio. Questo straordinario titolo nessuno ce lo potrà mai togliere e il nostro rapporto con il Padre avrà sempre quella sterminata confidenza che nasce dal suo amore per noi.

Ma questo non è un privilegio, che ci rende dei principini. Come il Figlio noi siamo servi per amore. E verso chi serve non si hanno sempre troppi riguardi, si esige anzitutto che faccia bene e fino in fondo il suo lavoro. La nostra responsabilità quindi è piena e senza sconti, in ciò che Dio ci affida occorre impegnare tutte le nostre energie.

 

Giovedì 12 settembre 2019

S. Nome della Beata Vergine Maria

 

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

(Luca 1,28)

 

Quella ragazza sulla terra si chiama Maria, ma quando Gabriele la incontra si lascia sfuggire il nome con cui gli angeli la chiamano in Cielo: “piena di grazia”.  Per loro infatti è molto chiaro ciò che Dio ha fatto di Lei e sono sbalorditi di quanto il Padre l’abbia fatta grande e colma di ogni benedizione. Vedono che in Lei brilla la santità di Dio e palpita il cuore della madre di tutta l’umanità. Eppure Maria è sulla terra un nome molto comune: forse per ricordarci che abbiamo tutti la vocazione di assomigliarle.

 

Venerdì 13 settembre 2019

S. Giovanni Crisostomo,

vescovo e dottore della Chiesa

 

22Disse poi ai discepoli:

«Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete»

23Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. 24Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. 25Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione.

(Luca 17,22)

 

A volte l’assenza del Signore si fa sentire in modo cocente. Ci sono momenti di buio abissale, stagioni intere di aridità in cui la fede sembra tutta una cosa finta, in alcuni rari casi decine di anni di notti dello Spirito in cui Gesù sembra tacere sempre. Del resto la vita cristiana vissuta con radicalità non annoia: è fatta di vette abbaglianti e di baratri, di frutti abbondanti e di delusioni amare, di certezze granitiche e di vacillamenti improvvisi.

Ma ogni oscurità è sempre preludio di più splendide novità, di nuovissimi incontri con il Risorto.

 

Sabato 14 settembre 2019

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

 

13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così

«Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna»

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

(Giovanni 3,14-15)

 

Gesù sa che la fede che spalanca alla vita di Dio è quella di chi crede nel Dio crocifisso, in cui Colui che dona tutto Sé stesso per amore di ogni uomo.

Solo se entriamo nello spessore della croce, nella logica dell’amore che non calcola, in cui non si possiede più nulla, neppure le luci di Dio, come Gesù Abbandonato, si percorrono davvero i sentieri dello Spirito. Allora ci si apre ad una fraternità universale impensata, in cui ogni barriera è abbattuta, in cui Dio e l’umanità tutta sono una cosa sola: la vita eterna.

 

Domenica 15 settembre 2019

III DOPO IL MARTIRIO

DI S.GIOVANNI IL PRECURSORE

 

25In verità, in verità io vi dico:

«Viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno»

26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. 28Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce 29e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 31Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. 32C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. 33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. 36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

(Giovanni 5,25)

 

Quando parliamo della voce di Gesù non facciamo solo riferimento al timbro tipico dei suoni che produceva quando parlava. Questa voce è potente come «un tuono che schianta i cedri del Libano», «che saetta fiamme di fuoco» (Salmo 29,5.7), è come un simbolo che contiene tutta l’onnipotenza della sua Parola, che dà vita ad ogni cosa e che sostiene ogni realtà. Essa è infintamente di più di una esperienza intellettuale. Chi ascolta e mette in pratica questa Parola vive davvero, in abbondanza e per sempre, è puro, la morte non ha più potere su di lui.

 

Lunedì 16 settembre 2019

Ss. Cornelio, papa

e Cipriano, vescovo, martiri

 

«Come avvenne nei giorni di Noè,

così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo»

27mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. 31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. 32Ricordatevi della moglie di Lot. 33Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.

(Luca 17,26)

 

L’arrivo del Signore è sempre imprevedibile. Irrompe nelle trame ordinarie della vita quotidiana, mentre sei occupato in cose anche buone e lodevoli e sconvolge i piani.

Tutto questo potrebbe renderci preoccupati e insicuri.

In realtà la strada giusta è essere sempre avvertiti che quanto facciamo ha un che di provvisorio, non è mai il tutto della nostra vita, non deve indebolire soppiantare il nostro desiderio di incontrare il Signore.

E troviamo la pace profonda del cuore quanto più riusciamo a rimanere in quello che Dio ci chiede attimo per attimo.

 

Martedì 17 settembre 2019

S. Satiro

 

1Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto.

«E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?

Li farà forse aspettare a lungo?»

8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

(Luca 18,7)

 

Dio è puntuale. Non si dimentica, non è distratto, né troppo indaffarato. Spesso ci precede: possiamo fare addirittura l’esperienza che prima ancora di aver formulato la richiesta ci ritroviamo già esauditi, anche più di quanto chiedevamo. Occorre chiedere regali a Gesù, a volte non ce li può fare perché non glieli domandiamo: o perché contiamo solo sulle nostre forze, o perché non abbiamo abbastanza fede nel Suo amore. In questo senso occorre coltivare ed alimentare la nostra fede: non solo nell’esistenza di Dio, ma in un Dio presente, vivo e tempestivo.

 

Mercoledì 18 settembre 2019

S. Eustorgio I, vescovo

 

«Gli presentavano anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli,

vedendo ciò, li rimproveravano»

16Allora Gesù li chiamò a sé e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio. 17In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso».

(Luca 18,15)

 

A volte i discepoli vogliono fare da schermo a Gesù, quasi a difenderlo da richieste inutili, riservandoLo per gli incontri importanti, come sempre si fa con le persone di prestigio. Per loro è inutile perdere tempo con i bambini piccoli.

Gesù invece ha tutta un’altra visione delle cose: vede in loro il prototipo del discepolo, che si fida perdutamente del Padre, che non smette di imparare da Lui, che sa gettare d’istinto nel Suo cuore tutte sue le preoccupazioni, sentendosi al sicuro.

In fondo, in questo atteggiamento dei bambini Gesù vede se stesso.

 

Giovedì 19 settembre 2019

 

18Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». 22Udito ciò, Gesù gli disse:

«Una cosa ancora ti manca:

vendi tutto quello che hai,

distribuiscilo ai poveri

e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!»

23Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.

(Luca 18,22)

 

A questo notabile Gesù propone un salto di qualità nella vita.

Non si tratta di fare qualcosa in più, ma di dare una svolta, di entrare in un cambio radicale di mentalità. La Sua richiesta non è anzitutto quella di diventare più buoni, ma di vivere per Lui, di sceglierLo come il più grande tesoro del cuore, di orientarsi su strade non più personali, ma indicate da Lui.

Non è quindi uno schiacciare più a fondo l’acceleratore, ma un cambiare marcia.

Noto spesso che le persone che hanno questa audacia non sono automaticamente le più buone, ma quelle che sanno fidarsi e rischiare.

 

 

Venerdì 20 settembre 2019

Ss. Andrea Kim Taegon, sacerdote,

Paolo Chong Hasang e compagni, martiri

 

«Quando Gesù lo vide così triste, disse: “Quanto è difficile,

per quelli che possiedono ricchezze,

entrare nel regno di Dio”»

25È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». 26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».

(Luca 18,24)

 

Il notabile che ha rifiutato la proposta di Gesù è triste.

Sembra che questa tristezza contagi anche Gesù, reso malinconico dal vedere quanto facilmente gli uomini possono sprecare le grandi occasioni della vita solo perché sono attaccati a progetti o cose che brillano, ma non valgono nulla.

Per questo non dobbiamo mai smettere di vigilare e lottare per mantenere la libertà del cuore da ogni attaccamento. Solo così Gesù può riempirci la vita della Sua pienezza e della Sua gioia.

 

 

Sabato 21 settembre 2019

S. MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA

 

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. 10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici.

«Io non sono venuto infatti

a chiamare i giusti, ma i peccatori»

14Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 15E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. 16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

(Matteo 9,13)

 

Il ministero di Gesù è rivolto a tutti, ma ha una priorità: i peccatori. Li cerca come l’obiettivo della sua azione pastorale, verso di loro si protende, cercando di eliminare ogni ostacolo, perché l’incontro con loro possa ottenere il massimo frutto. È una predilezione sorprendente per un rabbì, che di solito cerca discepoli che possano aumentare il suo prestigio. Ma è perfettamente in linea con il volto del Padre che Gesù testimonia, un Padre che porta tutti nel cuore, ma che si sbilancia soprattutto verso chi più è fragile e bisognoso.

 

Domenica 22 settembre 2019

IV DOPO IL MARTIRIO

DI S.GIOVANNI IL PRECURSORE

 

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

«Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”»

53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». 59Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

(Giovanni 6,52)

 

Quando ci scontriamo con delle novità, d’istinto ci blocchiamo. Infatti insidiano le nostre sicurezze, i nostri equilibri, la visione del mondo che ci portiamo dentro e che spesso abbiamo costruito in tanti anni.

Di solito è più facile accogliere novità da persone di cui ci fidiamo, perché nella nuova situazione che potrebbe crearsi non saremmo soli o spiazzati.

Ma spesso rifiutiamo la novità perché ci identifichiamo troppo con ciò che abbiamo capito della vita. Questo è un ostacolo per la fede del discepolo, perché Dio, pur non contraddicendosi mai, è eternamente nuovo.

 

Lunedì 23 settembre 2019

S. Pio da Pietrelcina, sacerdote

 

28Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29Ed egli rispose:

«In verità io vi dico, non c’è nessuno

che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio,

che non riceva

molto di più nel tempo presente

e la vita eterna nel tempo che verrà»

(Luca 18,29-30)

 

Ascoltando questa promessa di Gesù si direbbe che noi siamo ricchi in proporzione di quanto siamo disposti a perdere.

Per tutto quello che lasciamo infatti, Gesù ci garantisce che il posto di quelle realtà non rimarrà mai vuoto, anzi, si riempirà a dismisura.

Inoltre ci proietta verso la vita che verrà, perché vivere così è anticipare già da quaggiù la vita del Cielo, sperimentando la paternità di Dio nella Provvidenza di ogni istante come il tesoro più rassicurante e indistruttibile della nostra persona.

 

Martedì 24 settembre 2019

 

«Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare»

36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». 38Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 39Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 40Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: 41«Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». 42E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». 43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

(Luca 18,35)

 

Spesso anche noi come il cieco ci fermiamo sulla strada o perché pensiamo di essere arrivati, o perché troppo delusi per continuare. Eppure Gesù non ci lascia lì soli a mendicare, si avvicina, ci chiama, ci chiede di ricominciare a seguirlo.

Non vi è età per fermarsi, per dirsi: “ Sono stanco, ora vadano avanti gli altri”. In quel momento diventiamo ciechi, non vediamo più né i bisogni dei fratelli né la strada che è stata preparata per noi. Perciò chiediamo ogni giorno al Signore di continuare a vedere.

 

 

Mercoledì 25 settembre 2019

S. Anàtalo e tutti i ss. vescovi milanesi

 

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica,

sarà simile a un uomo saggio,

che ha costruito la sua casa sulla roccia»

25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

(Matteo 7,24)

 

Costruire la propria vita su Gesù equivale a costruire la propria casa sulla roccia.

Certo è molto più faticoso porre le fondamenta sulla roccia che sulla sabbia ma i risultati si vedono alla fine.

Vuol dire fidarsi sapendo che le difficoltà ci saranno, non ci verrà risparmiato nulla ma, attaccati a Lui, non crolleremo e resteremo in piedi, magari affaticati e un po’ malconci, ma vivi nel vero senso della parola.

E la costruzione non avviene una volta per tutte, perché la casa va continuamente rafforzata, perché i venti contrari sono sempre in agguato e non bisogna abbassare la difesa.

 

Giovedì 26 settembre 2019

 

37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando

«Tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce

per tutti i prodigi che avevano veduto»

38dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». 39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

(Luca 19,37)

 

La passione di Gesù inizia con la sua acclamazione da parte della folla. Nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto dopo. Di lì a pochi giorni un’altra folla, forse qualcuno della stessa, avrebbe gridato “crocifiggilo”.

E’ inutile stupirci, il nostro cuore è così, capace di slanci di eroismo e di meschinità.

Solo il Signore conosce i nostri pensieri più profondi e solo Lui può sostenerci nei momenti bui.

 

Venerdì 27 settembre 2019

S. Vincenzo de’ Paoli, sacerdote

 

«Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunciava il Vangelo»

sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani 2e si rivolsero a lui dicendo: «Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità». 3E Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una domanda. Ditemi: 4il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?». 5Allora essi ragionavano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”. 6Se invece diciamo: “Dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta». 7Risposero quindi di non saperlo. 8E Gesù disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Luca 20,1)

 

Ecco l’occupazione principale di Gesù: istruire sulla Scrittura e annunciare il Vangelo cioè la buona notizia di un Padre che ci ama.

Ed ecco cosa chiede a noi: fare lo stesso.

Per annunciare il Vangelo non occorrono troppi discorsi, è la nostra vita la testimonianza più convincente!

Solo persone gioiose possono portare una buona notizia, i musi lunghi ci comunicheranno solo aride regole da seguire dietro le quali è difficile scorgere l’Amore di Dio.

 

Sabato 28 settembre 2019

Beato Luigi Monza, sacerdote

 

29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli:

«Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?»

31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

(Luca 5,30)

 

Sedersi a tavola con qualcuno era trattarlo da fratello e Gesù si siede con i pubblicani e i peccatori. E’ un modo per dire che Dio è alla ricerca degli ultimi per amarli.

Tutto il Vangelo ce lo ricorda.

I primi sono stati i pastori, gente malfamata che riceve l’annuncio dagli angeli; poi durante la vita adulta Gesù si rapporta con ogni sorta di persone allontanate dai benpensanti, prostitute e pubblicani; e per finire sulla croce tra due delinquenti ad uno dei quali prometterà il paradiso.  

 

 

Domenica 29 settembre 2019

V DOPO IL MARTIRIO

DI S.GIOVANNI IL PRECURSORE

 

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici,

«Fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande

e sarete figli dell’Altissimo»

perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. 36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

(Luca 6,35)

 

Gesù ci chiede di amare gratuitamente senza pretendere nulla in cambio, neppure la riconoscenza .

In un’epoca in cui è stata coniata la parola buonismo, non in un’accezione positiva, è più facile capire che cosa il Signore intende.

Se fino a un po’ di tempo fa fare del bene poteva servire per accaparrare la stima degli altri, ora lo è meno.

Ma noi sappiamo che la ricompensa ci sarà e lo constatiamo nella nostra vita.

Quando ci dedichiamo agli altri, spesso c’è qualcuno che si dedica a noi con la stessa gratuità. Occorre accorgersene e ringraziare.

 

 

Lunedì 30 settembre 2019

S. Girolamo,

sacerdote e dottore della Chiesa

 

9Poi prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. 10Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 11Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. 12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. 13Disse allora il padrone della vigna: “Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!”. 14Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”. 15Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? 16Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri». Udito questo, dissero: «Non sia mai!». 17Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura:

«La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo»

18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato». 19In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro.

(Luca 19,17)

 

Gesù è la pietra d’angolo, quella piccola pietra che unisce due muri e tiene su una volta.

Ci sono altre pietre in una costruzione anche molto più grandi, ma nessuna è importante e decisiva come quella.

E’ una pietra che non sta da sola, completa il lavoro delle altre, ma è fondamentale, senza di essa crolla tutto.

Ecco chi è Gesù per noi: non se ne sta in disparte a mandare avanti il mondo, ma ci chiede di stare uniti a Lui per costruire insieme e ci assicura che, anche quando ci sembra che l’edificio faccia acqua da tutte le parti, non lo lascerà crollare.

 

COMMENTS