La presenza di Gesù nelle nostre case

A volte noi cristiani viviamo come se fossimo seguaci di qualcuno che è vissuto e morto quasi duemila anni fa e di cui si conserva la memoria e la dottrina, non come discepoli di qualcuno che è risorto, è tuttora vivente e sorgente di vita per quanti lo seguono.
Eppure Egli ha assicurato: ≪Ecco io sono con voi fino alla fine dei secoli≫ (Mt 28,20); ed ha promesso nel modo più semplice ed universale: ≪Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io, in mezzo a loro≫ (Mt 18,20).

Potremmo dunque vivere sempre con Gesù in mezzo a noi, solo se lo volessimo.
Essere riuniti “nel suo nome” è un modo ebraico di esprimersi che può significare “a causa di Gesù” o “per Gesù” o tutte e due le cose insieme.

In concreto possiamo dire di essere riuniti nel suo nome se facciamo ciò che Egli vuole e si aspetta da noi.
E se teniamo conto di tutto il Vangelo, ci appare chiaro che Gesù, più di qualsiasi altra cosa, vuole che noi ci amiamo scambievolmente come lui ci ha amato. Questo e infatti il nuovo comandamento, il “suo” comandamento, la sintesi di tutto quello che ci ha insegnato a fare.

Se non abbiamo tra noi questo suo amore non possiamo dirci suoi discepoli.
Se quindi ci troviamo insieme per pregare, ma siamo divisi da rancori, diffidenze, contrasti, maldicenze, discordie o pregiudizi, o anche solo indifferenti l’un per l’altro, come possiamo dire che Gesù è tra noi?
Se invece siamo veramente uniti nell’amore di Gesù, Egli è certamente tra noi come ci ha promesso: è vivo, è nostro contemporaneo.

È dunque molto semplice, possibile per tutti.
Molti consideravano il cristianesimo come un fatto religioso strettamente personale da vivere individualmente, ciascuno per proprio conto, andando in Chiesa.
Ma questa emergenza ci sta facendo vivere una dimensione nuova ed evangelica: la Chiesa nelle case, la presenza di Gesù vivo dove due o più sono uniti nel suo nome.

Certo, non mancano le difficoltà.
Non basta che abbiamo deciso una volta per tutte di vivere con Gesù; occorre che si moltiplichino gli atti di amore, che cementiamo sempre più l’unità, che verifichiamo spesso se siamo uniti veramente nel suo nome, in modo da poter dire: “Teniamo Gesù in mezzo”.
Ma questi “due o più” non possono rinchiudersi nel loro piccolo gruppo.

Vivere con Gesù in mezzo significa inserirsi più vitalmente nella presenza di Gesù nella sua Chiesa. E ci sentiamo necessariamente innestati nella Chiesa tutta.
Dovunque due o tre sono riuniti nel suo nome si genera Gesù, e Lui, nella reciprocità del loro amore, testimonia se stesso.

Dice san Bonaventura: “Dove sono due o tre riuniti nel nome di Gesù, lì è la Chiesa”.
Anche se si chiudessero per sempre tutte le nostre chiese o tutte le nostre cattedrali, questa chiesa viva, fatta di pietre vive che custodiscono Gesù fra loro, non potrà essere distrutta.

don Paolo Zago

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