Il corpo, la purezza e i gesti amorosi

Dice San Paolo che il nostro corpo è “tempio dello Spirito Santo” e come tale va trattato. In un tempo in cui molti nostri corpi vengono mercificati, esibiti, sfruttati, siamo chiamati a guardare in maniera differente la dimensione della nostra corporeità, non vista come “altro” rispetto alla nostra fede e alla nostra spiritualità.

Il corpo è linguaggio, e ogni nostro gesto “racconta”, dice, la sua verità o la sua falsità. È in questa linea che va riscoperta la virtù della purezza: non semplicemente come “non commettere peccati sessuali”, ma come modo di essere che esprime il valore, la bellezza e la positività della persona.

I gesti amorosi dischiudono un abbozzo di senso. Dicono del desiderio della persona di mantenere e approfondire il contatto con l’altro/a. Invocano dunque un legame. Dietro al fisico e psichico c’è una persona che ragiona, vuole, dispone di sé nella libertà. Piacere e affetto superano se stessi e invocano la libertà personale. Infatti possiamo dare voce al senso invocato dai gesti amorosi, esplicitando la duplice domanda che sorge nella coscienza di chi li compie: Chi sono e chi divento io, compiendo questo gesto con te? Chi sei e chi diventi tu per me, compiendo questo gesto con me?

È un’illusione pensare che i gesti amorosi non comportino alcuna responsabilità, che siano leggeri come quelli di un gioco che, una volta concluso, consente di riprendere la vita da dove la si era interrotta. Per via della risonanza sin nelle profondità inconsce della struttura personale, ci obbligano alla responsabilità: possiamo approvarli o rinnegarli, ma non possiamo paragonarli agli attrezzi meccanici o guardarli da spettatori esterni.

In questo senso il corpo è sempre un linguaggio chiamato alla verità del sé più profondo e in corrispondenza alla dimensione autentica dell’amore.

Il linguaggio sessuale è vero nella misura in cui esprime l’Amore vero tra uomo e donna.

Caratteristiche fondamentali di questo Amore sono: l’oblatività (far dono di sé all’altro, nella gratuità, senza calcoli, accettando l’altro per quello che è, sapendolo perdonare); la totalità (chi ama non pone limiti all’Amore, lo pensa come un assoluto); la comunicatività e unicità ( amare è entrare in contatto con il mondo dell’altro, dei suoi pensieri, desideri, aspirazioni); la fecondità (un amore che non si chiude in se stesso, ma che tende ad espandersi sempre più, e che in particolare rimane aperto al dono della vita); la comunitarietà (l’Amore tra l’uomo e la donna sente l’impulso a diventare pubblico; non ci si ama di nascosto); l’indissolubilità (è un amore che vuole essere per sempre, eterno).

La sessualità è linguaggio dell’Amore se non tradisce queste dimensioni.

Tuttavia la sessualità è soggetta ad ambiguità: chi la vive può non percepire la difformità tra le sue espressioni sessuali e i valori che ne sono sottesi. Ciò perché la relazione sessuale mette in gioco energie interiori grandissime e grandi spinte al piacere personale.

L’ambiguità può manifestarsi nel cedere all’egoismo (al primo posto c’è l’io, non il tu); nel prescindere dalla chiamata alla totalità (al di fuori di un progetto di vita a due “per l’eternità”, in cui “io sarò tuo/a per sempre”, l’unione sessuale “dice” cose che la persona ancora non vuole esprimere o che comunque non ha ancora espresso); nel far credere che la comunicazione sia migliore di quello che è in realtà (quando il piacere sessuale prende il primo posto, la comunicazione risulta impoverita); nel prescindere dalla chiamata alla fecondità (ciò avviene comunemente nell’avere rapporti prima del matrimonio: l’espressione sessuale non accetta e normalmente non può accettare, perché non ci sono le condizioni, che il gesto abbia una apertura al dono della vita); nel prescindere dalla comunitarietà (la famiglia nasce come l’ambito – anche giuridico – col quale la società sostiene la scelta di amore totale della coppia).

Il rapporto fisico sessuale, nella sua verità, dice: “Tu sei tutta/o mia/o, io sono tutto/a tuo/a”: quando questo linguaggio non corrisponde a ciò che sussiste (o non lo traduce) diventa falso.

Il rapporto sessuale va collocato in questo contesto di totalità d’impegno e di definitività della relazione, fondata su un amore che esprime la volontà di donarsi totalmente e per sempre alla persona con cui si pensa di condividere la propria vita e di costruire qualcosa di bello non solo per sé, ma anche per tutti gli altri.

Don Paolo

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