Uomini che non devono chiedere mai?

Il 1° maggio il Papa ha aperto un mese di rosario che coinvolge tutti i santuari del mondo, perché si facciano promotori presso i fedeli, della recita del rosario per invocare la fine della pandemia. Trenta santuari rappresentativi, sparsi in tutto il mondo, guideranno la preghiera mariana, che verrà trasmessa in diretta sui canali ufficiali della Santa Sede alle ore 18:00 ogni giorno.

Ma ha senso pregare Maria?

La domanda non è retorica. Il 22 aprile 2021 su Repubblica il “teologo” Vito Mancuso, che si proclama “gesuiano” e “non cristiano”, ha definito la preghiera a Maria (del rosario o di pellegrinaggio ai santuari mariani) per chiedere una grazia, un “mercanteggiare” con Dio:
«Chi crede ancora che la spiritualità autentica sia fatta di queste cose? Cioè di una preghiera per ottenere da un Dio onnipotente quello che Egli, con un solo pensiero, potrebbe realizzare? Non è tutto un po’ troppo imbarazzante? Pregare per chiedere qualcosa in cambio, mercanteggiare col Dio onnipotente è qualcosa di spiazzante».

Da sempre gli uomini e le donne quando soffrono chiedono aiuto, e se hanno la fede si rivolgono a Dio. Si chiede a Lui conforto per sostenerci nel dolore, la luce per uscire dal buio, si invoca la guarigione.
Gesù stesso lo aveva esplicitamente comandato:
«Io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». (Lc 11,6-13)
La preghiera in fondo non è che questo: un dialogo con il Signore in cui ciascuno a proprio modo racconta quello che ha dentro, in cerca di risposte. Non si tratta di mettere un gettone nella macchinetta, il rosario non è una formula magica, chi prega sa benissimo che la soluzione divina potrebbe essere in contrasto con quello che spera e che Gesù è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini. Però sa anche che a muovere il Padre celeste è un amore infinito per ciascuno dei suoi figli, figli che proprio come una grande famiglia, nei momenti di difficoltà si ritrovano, si avvicinano, si stringono in un abbraccio. “In unione con Maria”.

Non si tratta di mercanteggiare con Dio attraverso l’intercessione di Maria, ma di aprirgli le porte del nostro cuore, che forse non sa neanche bene che cosa domandare, però si fida.
Come ben rispondeva Lucetta Scaraffia a Mancuso sulle colonne del Giorno del 23 aprile 2021:
Chiedere aiuto significa ammettere la nostra debolezza, la nostra fragilità e i nostri limiti, fargli capire che davanti alla paura e alla sofferenza abbiamo bisogno di protezione. Ma non sarà invece proprio questo confessare la nostra fragilità il cuore della preghiera? A meno che non si scelga come modello «l’uomo che non deve chiedere mai» della pubblicità.

Ciò che conta è il riconoscersi piccoli e bisognosi, persone che non si salvano da sole: conta pregare con e come Maria. È una questione di testa, di cuore, di respiro di vita nuova.

don Paolo

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