Vivi la Parola: 2023 02 – Febbraio

Mercoledì 1° febbraio 2023
   Beato Andrea Carlo Ferrari, vescovo

«Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono
tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato.
Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”»

Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.  34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

(Marco 6,30-31)

 

Vi sono dei periodi in cui arriviamo a sera strisciando. Abbiamo cercato di fare tutto ciò che ci veniva chiesto, ma alla fine tutto ha un limite… Il Signore allora ci chiede di ritirarci in disparte e riposare un po’. Ci penserà Lui a prendersi cura delle pecore senza pastore, a noi chiede di riposare perché più di tanto non possiamo fare. Riuscire a fermarsi è un atto di fiducia nei suoi confronti, se siamo solo strumenti occorre essere funzionali. La misura della stanchezza è quando non riusciamo più ad essere particolarmente pazienti con chi si rivolge a noi, quando invece di ascoltare cerchiamo di intuire al volo e risolvere, quando un fratello che si avvicina è vissuto come un fastidio e non come qualcuno da amare. Solo stando per un po’ vicini a Gesù possiamo trovare la forza di ricominciare.

 

 

Giovedì 2 febbraio 2023
   PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola»

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31preparata da te davanti a tutti i popoli: 32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». 33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». 36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

(Luca 2,29)

 

L’anziano Simeone è sazio. Attendeva un evento che Dio gli aveva promesso: si è realizzato, anche se probabilmente non come se lo immaginava lui. La salvezza è arrivata. Lui non ne vede la realizzazione storica, ma solo il primo raggio della nuova aurora che è tutto lì, in quel piccolo bambino. Sa che la pienezza non è di quaggiù, quindi gli basta di averla vista al suo inizio. Anzi, basta e avanza, per un uomo di fede come lui, che si lascia muovere dallo Spirito e sa gioire delle primizie, perché in quella scintilla ha visto l’Eterno e il suo cuore ne è pieno.

 

 

Venerdì 3 febbraio 2023
   S. Biagio, vescovo e martire

1Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3

«I farisei, infatti, e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani,
attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato,
non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione,
come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti
»

–, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».  6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. 8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 9E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, 12non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

(Marco 7,3-4)

 

Se si moltiplicano le regolette, le prescrizioni minute, i doveri quotidiani fino ad occupare tutti comportamenti della vita quotidiana, il cuore rimane concentrato tutto lì, badando di non sbagliare, di non dimenticare, di non trascurare, di compiere tutto con esattezza. E la religione, Dio, diventa quasi soltanto “quelle cose lì”: chi le osserva si sente un vero uomo di fede, chi le trasgredisce è da considerare un eretico, un senza Dio. Se invece la regola unica è l’amore che dà la vita per gli altri, i modi per esprimerlo sono infinitamente di più, sempre nuovi e creativi, facendo esperienza di Dio in ogni incontro.

 

 

Sabato 4 febbraio 2023

35Un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36
«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.
38Questo è il grande e primo comandamento.
39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso.
40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

(Matteo 22,)

 

Il grande comandamento per Gesù è l’amore. Verso Dio anzitutto, perché è Lui che dà sostanza alla vita dell’universo riempiendolo d’amore in ogni istante. È Lui ad abitare nei cuori, ad accendere in chi Lo accoglie la vita interiore. Lui può essere la vera sorgente dei comportamenti di ciascuno, producendo frutti deliziosi per tutti. E il segno di un cuore abitato da Dio è l’amore, una vita giocata per i fratelli. Questo si attende Dio da noi, perché solo amando diventiamo davvero uomini e donne, sperimentiamo la gioia, trasformiamo il mondo, creando un’armonia che comprende tutto e tutti.

 

 

Domenica 5 febbraio 2023
   V DOPO L’EPIFANIA

46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 48Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». 49Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». 50Gesù gli rispose:

«Va’, tuo figlio vive»

Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». 52Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». 53Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. 54Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

(Giovanni 4,50)

 

Nel Vangelo di Giovanni, il secondo segno di Gesù parla già di risurrezione, di una vita invincibile. Questa volta il miracolo avviene senza contatti fisici, ma con la sola forza della Parola di Gesù che evidentemente è piena di vita. Gesù infatti è venuto per questo: perché la vita dell’uomo diventi quella della Trinità, dove tutto è espressione di amore reciproco, e perché l’amore così vissuto diventi vita nuova che si diffonde e trasforma e crea realtà nuove. Infatti c’è vita e vita: c’è quella che si chiude nei propri interessi egoistici e quella che si apre a gioie sconosciute che riempiono il cuore.

 

 

Lunedì 6 febbraio 2023
   S. Paolo Miki e compagni, martiri

14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». 17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». 24Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. 25Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. 26Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. 27Ed egli le rispondeva:

«”Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”.
Ma lei gli replicò:
“Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli”»

29Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». 30Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

(Marco 7,27-28)

 

“Mi basterebbe una briciola!”. È la risposta umile e ispirata di questa donna che apre il cuore di Gesù. Lei non si attarda a discutere, riconosce di non avere diritti, meriti o titoli da accampare, non si offende per la frase provocatoria di Gesù. Va all’essenziale, si consegna interamente all’onnipotenza del Suo amore, conta sulla gratuità del dono. A me sembra che nella sua replica ci sia anche una sagacia tutta femminile, per cui non affronta l’ostacolo di petto, ma lo aggira, entrando nel linguaggio dell’interlocutore e disarmandolo.

 

 

Martedì  7 febbraio 2023
   Ss. Perpetua e Felicita, martiri

31Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

«Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano.
Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua
»

34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

(Marco 7,32-33)

 

Il miracolo avviene in due tempi: prima si aprono le orecchie e poi si scioglie la lingua.

È il miracolo che chiediamo tutti: prima saper ascoltare e poi saper parlare. Se le parole non si basano sull’ascolto non servono, rischiano di essere inutili e a volte inopportune.

Il primo segno dell’Amore è l’ascolto della Parola di Dio e di quella dei fratelli. Molti si avvicinano a noi solo per essere ascoltati, perché si fidano, perché hanno bisogno di sfogarsi. Occorre allora chiedere la capacità di saper ascoltare senza pregiudizi, cercando di entrare nel cuore di chi parla: solo allora sarà possibile parlare e usare le parole giuste.

 

 

Mercoledì 8 febbraio 2023
   S. Gerolamo Emiliani

1In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro:

«Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano»

4Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». 5Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». 6Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. 8Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. 9Erano circa quattromila. E li congedò.

(Marco 8,2-3)

 

In questa circostanza Gesù raduna i suoi per leggere con loro ciò che sta avvenendo sotto i loro occhi. Espone il problema, quasi ragionando con loro a voce alta. Non offre subito una riposta, si preoccupa anzitutto di coinvolgerli, perché sentano dentro di loro il disagio di questa situazione e si sentano parte attiva nel cercarne la soluzione. In questo modo i discepoli non sono trattati come bassa manovalanza, ma come responsabili, protagonisti, provocando la loro intelligenza e creatività. Perché amare è anche stimare, coinvolgere e chiedere aiuto.

 

 

Giovedì 9 febbraio 2023
   S. Giuseppina Bakhita, vergine

10Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. 11Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». 13Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

«Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane.
Allora egli li ammoniva dicendo: “Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!”. Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane
»

17Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? 18Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». 20«E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». 21E disse loro: «Non comprendete ancora?».

(Marco 8,)

 

Gesù sta mettendo in guardia i suoi da un rischio molto pericoloso, quello di lasciarsi impressionare dalle apparenze, di lasciarsi paralizzare dalla magniloquenza inconsistente dei farisei e dal potere di Erode. I discepoli invece sono preoccupati, perché non hanno cibo a sufficienza. E non ascoltano Gesù, perché sono troppo presi dall’urgenza del problema materiale. Non è un fenomeno raro: Gesù ci indica le vere minacce e noi siamo chiusi nelle nostre preoccupazioni, per cui la sua Parola ci rimbalza, ci trova impermeabili. «Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?».

 

 

Venerdì 10 febbraio 2023
   S. Scolastica, vergine

22Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.

«Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e,
dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa?”»

24Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». 25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. 26E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

(Marco 8,23)

 

Un miracolo che racconta il cammino della fede. Più spesso Gesù dice un parola, tocca una mano e il miracolo si realizza. Qui invece Gesù stringe la mano al cieco per stabilire con lui un rapporto personale, percorre insieme con lui un buon tratto di cammino, tocca le parti oscure e malate, lo benedice, gli parla. E’ in filigrana proprio quello che fa con noi, con ogni discepolo: il dialogo a tu per tu, il cammino insieme lungo gli anni della vita, il perdono che ci guarisce, il dono dello Spirito, gli occhi che si aprono per leggere la storia nostra e del mondo con una luce e una sapienza nuove.

 

 

Sabato 11 febbraio 2023
   Beata Maria Vergine di Lourdes

13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

«Tutto quello che il Padre possiede è mio;
per questo ho detto che lo Spirito prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà
»

(Giovanni 16,15)

 

Padre, Figlio e Spirito sono concordi nel parlare agli uomini: il Padre comunica tutto al Figlio, lo Spirito attualizza la parola del Figlio. C’è un’unica verità da annunciare e già questa perfetta e piena comunione dei Tre è un annuncio rivolto all’uomo per la sua gioia: parla di quell’unità che tra noi uomini diventa fraternità, che è il nostro destino: “L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione, sarà il diventare comunione non solo tra noi, ma essendo incorporati nell’amore trinitario, diventare comunione universale, dove Dio è tutto in tutti” (papa Benedetto XVI).

 

Domenica 12 febbraio 2023
   PENULTIMA DOPO L’EPIFANIA
detta “della divina clemenza”

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero:

«Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?»

6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

(Giovanni 8,4-5)

 

E noi cosa avremmo detto? “E’ giusto che paghi: se la legge prevede la lapidazione fate pure”. Oppure: “Non c’è solo la misericordia, ci vuole anche la giustizia”. Oppure “Basta con il buonismo: se si perdona sempre tutto vuole dire che tutto è lecito e il mondo va a rotoli, come tutti stiamo vedendo”. Tutte frasi di chi guarda prima la legge e poi la persona. Gesù invece guarda prima la persona. E la ama. La vuole salvare ad ogni costo. Gesù ha davanti a sé dei peccatori che vogliono uccidere la peccatrice in nome di Dio. Lui invece continua a raccontarci che Dio dona sempre e solo vita e speranza per tutti.

 

Lunedì 13 febbraio 2023

«Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli:
“Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”»

36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». 41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

(Marco 10,35)

 

I due apostoli “figli del tuono”, determinati e impulsivi, non usano troppi preamboli, vanno al sodo e chiedono a Gesù quello che sta loro a cuore. Ne viene fuori una domanda che suona male, come una pretesa che rasenta l’arroganza. Non vogliono essere scavalcati dagli altri che, secondo loro, hanno meno diritti, visto che sono stati chiamati dopo. E Gesù, da grande educatore, fa con loro tutto un percorso: con pazienza e sapienza smonta le loro attese, fa balenare una profezia sul loro futuro, li porta a desiderare il vero primato da ambire, quello del servizio, del dono totale di chi dà la vita per amore dei fratelli.

 

 

Martedì 14 febbraio 2023
   SS. CIRILLO, MONACO, E METODIO, VESCOVO,
 PATRONI D’EUROPA

15E disse loro:

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura.»

16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.  20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

(Marco 16,15)

 

Ecco l’ultimo invito di Gesù: “Andate”. Se già era difficile prima, questi due anni di pandemia ci hanno fatto diventare ancora più statici. Andare dove? E a far che? In tutto il mondo ad annunciare il Vangelo. Il mondo è il nostro mondo, la realtà in cui viviamo ogni giorno : il lavoro, la scuola, la parrocchia, la famiglia, gli amici. Per annunciare non occorrono qualità oratorie particolari, ma una cosa sola: l’entusiasmo. Ed è proprio questo che è difficile da trovare in quasi tutte le età. Si salvano un po’ i bambini che sono gli unici ad avere slanci veri, tutti noi ci siamo come assopiti nel nostro tran tran. Occorre svegliarci, il mondo ha bisogno di noi, Gesù ha bisogno delle nostre mani, della nostra voce per farsi vicino a tutti gli uomini. E quando parliamo  occorre essere veri, se diciamo ciò che ci sembra giusto ma non esce dal cuore, gli altri se ne accorgono subito e  perdiamo di credibilità.

 

 

Mercoledì 15 febbraio 2023

«La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.
Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie
»

Non era infatti la stagione dei fichi. 14Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. 20La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. 21Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». 22Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! 23In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. 24Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. 25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

(Marco 11,12-13)

 

Le foglie di fico sono grandi, creano tanto verde sui rami della pianta, ma si spera sempre che nascondano i suoi frutti, che sono tra i più buoni che esistano. Gesù purtroppo trova una pianta solo di foglie, senza nulla da mangiare. Come quando si ascoltano parole dotte e coinvolgenti, magari anche critiche persuasive e pungenti ma l’anima rimane a digiuno, alla fine ci si sente aridi e svuotati, senza più slancio. A Gesù invece basta una parola per guarire il cuore e riempirlo di fuoco e di speranza e vuole produrre in noi i suoi stessi frutti. Ma occorre rinascere sempre da Lui.

 

 

Giovedì 16 febbraio 2023

15Giunsero a Gerusalemme.

«Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio»

17E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». 18Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. 19Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.

(Marco 11,15-16)

 

Riprendendo il tema del Vangelo di ieri, al quale il testo di oggi è collegato, Gesù entra nel tempio e non trova altro che foglie: un albero solo apparentemente rigoglioso, dove i soldi non mancano e neppure i sacrifici, ma Dio è sparito, tenuto alla larga. Cosa fare? Come permettere all’albero, al tempio, di tornare a portare frutto? Occorre potare, tagliare, eliminare, occorrono scelte drastiche, fare spazio perché Dio trovi posto. E si sa che certe rinunce sono dolorose, feriscono, per un po’ sanguinano. Ma la prospettiva è gustare frutti prelibati, ritrovare finalmente se stessi e il sorriso dell’anima.

 

 

Venerdì 17 febbraio 2023   Ss. Sette Fondatori
dell’Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria

«Andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:
“Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?”»

29Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. 30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». 31Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. 32Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. 33Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Marco 11,27-28)

 

Il gesto profetico di Gesù nel tempio ha irritato e scandalizzato i capi religiosi. Come si permette questo rabbì di scacciare la gente dal tempio, di mettere a soqquadro i commerci che erano stati così ben regolamentati? Le parole e i gesti profetici sono sempre scomodi, suonano impertinenti, inopportuni, presuntuosi. Noi cerchiamo sempre conferme, apprezzamenti, stabilità. Ma dobbiamo accettare e ringraziare di essere scossi dal nostro torpore, liberati dalla dipendenza dai comfort, per essere restituiti ad una vita autentica, fresca e nuova.

 

 

Sabato 18 febbraio 2023

23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

«Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo:
quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”»

26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

(Giovanni 4,25)

 

La samaritana che dialoga con Gesù su un tema divisivo (il luogo in cui adorare) taglia corto: lei sa che verrà un giorno in cui tutto sarà finalmente chiaro e le discussioni non serviranno più. E lei attende quel giorno benedetto. Spesso capita anche a noi, quando, non trovando soluzioni o risposte persuasive, sappiamo però che un giorno Dio rivelerà tutto, soddisferà pienamente la nostra ricerca. Occorrerebbe fare anche noi la scoperta sbalorditiva della samaritana: Dio ha già parlato e Gesù è la risposta. Ad ogni domanda.

 

 

Domenica 19 febbraio 2023  
ULTIMA DOPO L’EPIFANIA   detta “del perdono”

«Disse ancora: “Un uomo aveva due figli”»

12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

(Luca 15,11)

 

Inizia così la parabola più sbalorditiva e commovente di Gesù. Potremmo domandarci, mettendoci per un attimo nei panni del padre: Dei due figli, quale preferisco? L’avventuriero che vuole tutto subito, abbandona la casa, sperpera e poi ritorna, oppure il bravo ragazzo, grande lavoratore, fidato collaboratore che non vuol venire alla festa per il fratello? Potremmo accendere discussioni. Il padre ci risponderebbe che li preferisce tutti e due. Non perché sono bravi, ma perché sono figli e, nonostante tutte le cocenti delusioni, nel suo cuore di padre, c’è sempre passione e tenerezza per entrambi.

 

 

Lunedì 20 febbraio 2023

13Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro:

«Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 17Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».

E rimasero ammirati di lui.

(Marco 12,)

 

Sulla moneta romana è incisa l’immagine di Cesare e perciò appartiene all’imperatore. Ma l’uomo porta in sé l’immagine di Dio: «Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò» (Genesi 1,27). Perciò ognuno di noi appartiene a Dio e non può essere strappato dalle Sue braccia. E se Dio è Amore anche noi siamo fatti per amare e ci realizziamo solo quando riusciamo a vivere in comunione con tutti. Quando ciò non succede con qualcuno, non possiamo rassegnarci e ignorare come se niente fosse. Chi ama non si dà mai per vinto, va avanti a cercare tutti i modi possibili per trovare delle soluzioni di pace, anche a costo di vincere l’orgoglio che impedisce di fare il primo passo.

 

 

Martedì 21 febbraio 2023

18Vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: 19«Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello.

«C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza.  Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza.
Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna.
Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie?
Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie»

24Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? 25Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. 26Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? 27Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

(Marco 12,20-23)

 

Una storiella ben confezionata, che sembra non lasciare scampo a chi si ostina a credere nella vita dopo la morte. E’ l’esercizio tipico di chi si preoccupa solo di vincere nelle discussioni, ma non lascia che il mistero lo interroghi. Occorre invece ricordare che, sia per i credenti che per i non credenti, la vita e la morte lasciano domande aperte. E sono domande che non sconfessano mai definitivamente l’altra parte, perché il mistero comunque ci supera. Anche quando il credente presenta Gesù come riposta, sa che di Gesù siamo ben lontani dall’aver capito tutto.

 

 

Mercoledì 22 febbraio 2023

38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

«Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte.
Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo
»

43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

(Marco 12,41-42)

 

Il gesto furtivo della vedova povera passava inosservato agli occhi di tutti, quasi schiacciato dall’abbondanza di chi la precedeva o la seguiva. E anche noi siamo portati a pensare che in pratica un soldo in più o in meno non avrebbe cambiato di nulla il tesoro del tempio. Ma Gesù, anche quando si tratta di soldi, guarda al cuore, non alle quantità. Non si lascia abbindolare dalla prosopopea, ma vede la generosità. E la racconta, la fa notare, la sottolinea, la porta ad esempio. Per educare così i suoi, e quindi anche noi, a cercare il bene nascosto e metterlo in luce, perché illumini tanti.

 

 

Giovedì 23 febbraio 2023
S. Policarpo, vescovo e martire

«Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete
davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro
»

10Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

(Marco 13,9)

 

Spesso veniamo raggiunti dai racconti di persecuzioni antiche e attuali che insanguinano la storia. Le reazioni di sdegno, la deplorazione di queste ingiustizie talvolta orribili sono comprensibili. Ma è raro però che tutte queste cose vengano lette con gli occhi di Gesù. Lui, che sarà il primo a patire, ricorda a tutti che la croce, pur così terribile, è anzitutto occasione di testimonianza. Il Vangelo, infatti, si diffonde solo così, con una risurrezione che attraversa e sconfigge sempre ogni morte. Perché la croce, specie se vissuta in comunione con Gesù, è sempre passaggio verso nuove fecondità.

 

Venerdì 24 febbraio 2023

«Dalla pianta di fico imparate la parabola:
quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina
»

29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.  30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

(Marco 13,28)

 

Una mini parabola, un’immagine che accende speranze: Gesù fissa lo sguardo sulla primavera, quando la natura si risveglia e la vita torna a germogliare. È il momento di uscire dal letargo, di tornare a guardare il mondo con fiducia, perché ci sono occasioni nuove, perché il momento tanto atteso sta per arrivare. Eppure, Gesù sta parlando dei tempi ultimi, quelli in cui tutto crolla: appunto, sono il segno che si sta avvicinando una rinascita prodigiosa, mai vista, che sorprenderà tutti, che trasformerà l’umanità e il cosmo verso un avvenire troppo bello per essere raccontato.

 

Sabato 25 febbraio 2023

«Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata,
e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo
»

3Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». 4Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. 5E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. 6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

(Marco 3,1-2)

 

Anziché prepararsi a far festa con quest’uomo dalla mano paralizzata non appena la guarigione sarà avvenuta, il cuore dei farisei è tutto occupato a cercare l’occasione buona per poter condannare Gesù. Lo stesso episodio può quindi essere letto in modi diametralmente opposti. Da che parte sta la ragione? Dalla parte della festa dell’uomo. “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal Cielo”: Dio è sempre dalla parte della nostra gioia. Ed è pronto a soffrire, a caricarsi di tutte le nostre malizie e malvagità, pur di renderci infinitamente felici.

 

 

Domenica 26 febbraio 2023
ALL’INIZIO DI QUARESIMA
(I di Quaresima)

«1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.»

2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

(Matteo 4,1)

 

Spesso nella Bibbia incontriamo il deserto: gli ebrei vi stanno quarant’anni e imparano a diventare un popolo, Giovanni Battista vi si ritirava per avvicinarsi a una vita più essenziale, Gesù vi viene condotto dallo Spirito. Ma ognuno di noi sa bene che cosa è il deserto: non serve la sabbia, il caldo, la sete. Il deserto è quella solitudine di fondo che scende nel cuore quando ci troviamo tra tanta gente indifferente e ci sembra di essere soli al mondo, quando non troviamo una ragione per andare avanti, quando tutto ci sembra inutile e senza senso. E’ il deserto della tentazione di chi cerca di trovare in se stesso le risposte per la propria vita. Eppure Gesù è stato anche lì, proprio per non lasciarci soli. E allora il deserto diventa salvezza quando ci costringe ad affidarci e ad abbandonarci alla Sua volontà.

 

 

Lunedì 27 febbraio 2023

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio»

9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

(Matteo 5,8)

 

Per i puri di cuore il paradiso è assicurato: Gesù promette loro che vedranno Dio. Ma forse non dovranno attendere la fine della vita per vedere questa promessa soddisfatta. Loro infatti riescono a vedere Dio già quaggiù: nei piccoli, nei fratelli, dovunque sboccia l’amore, negli avvenimenti provvidenziali, spesso anche nelle realtà semplici e quotidiane, perché “i cieli e la terra sono pieni della sua gloria”. Loro vedono quello che altri non vedono, pur abitando nello stesso mondo. Perché vedere Dio è questione di cuore.

 

Martedì 28 febbraio 2023

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.

«Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli
»

(Matteo 5,16)

 

Quella luce che splende davanti agli uomini è “nostra” in un senso ben preciso. Non perché nasce da noi, o perché la produciamo noi, o perché è una nostra caratteristica che generosamente doniamo a chi ci sta accanto. La luce è “nostra” solo perché Gesù è in noi. E Lui si fa spazio anche dentro un mare di fango e sa brillare agli occhi di tutti dentro le nostre tenebre  fino ad apparire soltanto Lui. Ma in realtà quel luogo in cui brilla (che è il mio, il nostro cuore) di luce non ne saprebbe mai produrre. Siamo canali, strumenti, vetri spesso opachi, ma il Suo splendore è potentissimo.

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