Ma Dio non era nel terremoto

Domenica 26 febbraio 2923 a tutte le Messe raccolta straordinaria per le popolazioni colpite dal terremoto.

Li destineremo all’Associazione Mondo Unito che opera in Siria: saremo così garantiti che arrivino alle popolazioni aiuti di prima necessità per l’alimentazione, le cure mediche, la casa il riscaldamento e l’accoglienza, anche in collaborazione con le chiese locali.


La recente tragedia del terremoto in Turchia e Siria ha provocato molti sul “perché” Dio “permetta” simili tragedie. Qualcuno è arrivato al punto di accusare Dio per questo; altri l’hanno presentato come una punizione di Dio contro chissà quale peccato dell’uomo.

Nulla di più falso.
Ricordo quanto mi scrisse nel 2014 una mia parrocchiana, Toshi, rientrata in Giappone due ore prima del terremoto: “Alcuni cristiani mi hanno detto: Questa è la vera Quaresima ed è il modo in cui partecipiamo alle sofferenze di Gesù. A Tokyo, nella chiesa di sant’Ignazio, per la scossa, è caduto il crocefisso dell’abside. Per molti questo è il segno che Gesù è vicino a noi e al nostro destino.” Sì, anche oggi Dio è vicino alle popolazioni colpite da questa immane tragedia.

La Bibbia ci insegna che il male non viene da Dio. Non è Dio che fa il male. E il libro dei Re, narrando l’esperienza di Elia presso il Monte della rivelazione del volto di Dio, il Monte Oreb, dice esplicitamente: “Ci fu un terremoto, ma Dio non era nel terremoto!” (1Re19,11).

Non è vero, come dice il proverbio, che “non cade foglia che Dio non voglia”. Ci sono foglie, come la guerra, il dolore innocente, la cattiveria, l’ingiustizia, la sopraffazione, il terremoto, ecc., che cadono a terra senza che Dio lo voglia. Lui, con Parola forte ed inequivocabile, in Cristo ci assicura: “non sono io che vi faccio capitare le disgrazie; non sono io che vi metto in croce; non sono io che vi faccio del male”. Dio, il Dio che si rivela in Gesù Cristo, è piuttosto Colui che prende su di sé il male, è Colui che sale in Croce al posto degli uomini, dichiarando la sua incondizionata volontà di bene per gli uomini: dà la sua vita per salvarci dal male.

La tragedia dipende da cause naturali (e non da Dio!), però il suo impatto non dipende dalla natura (né da Dio!), ma da quello che gli esseri umani hanno fatto gli uni con gli altri, gli uni agli altri. E’ l’ingiustizia che configura il pianeta in forma massiccia, duratura e crudele. È illusorio appellarsi alle norme di sicurezza richieste per la costruzione delle case, quando i poveri non hanno i mezzi per rispettarle. E andando alla radice, è insultante che non si siano realizzate neanche alla lontana abitazioni degne, mentre i soldi per finanziare gli armamenti si trovano.

Ogni quindici o venti anni ci sono terremoti pesantissimi in varie parti del mondo (e quello che è appena accaduto è in una zona fortemente sismica che ha già fatto migliaia di morti in varie epoche della storia), ma la tragedia che causa non sembra insegnare molto né serve a ridurre i danni a quelli che verranno in seguito. Per questo, con il terremoto continuano a risuonare le parole di Jahvé all’inizio della storia: “Che hai fatto di tuo fratello?” (Gen4,9)

Capita in questi giorni di sentire la domanda: “Dove sta Dio?” Anche la Bibbia si fece questa domanda e Gesù ebbe l’ardire di rispondere: “sulla croce”. In questi giorni, qualcuno ha scritto: “Dio sta in Aleppo e in Adanà con gli uomini e le donne che non hanno più niente”.

Fortissimo quanto scrive un cristiano siriano: “Col terremoto sono rimaste distrutte varie chiese e tra queste la Chiesa dove risiedo. Con dolore la gente diceva al Parroco: “Padre, siamo rimasti senza chiesa”. E il Parroco rispose: “
Siamo rimasti senza tempio, non senza Chiesa. La Chiesa siamo noi e dipende da noi mantenerla in vita.”

Di fronte al dolore innocente, allora, non dobbiamo accusare Dio, ma alzare a Lui lo sguardo: e Lui è l’Innocente che soffre. Di fronte al dolore la sola risposta che possiamo dare è la Croce: il nostro Dio è li. Dentro al dolore troviamo Lui e dobbiamo dire: “Sei Tu, Gesù Crocifisso ed abbandonato. Sei tu. E Te solo io amo”. Guai a noi se volessimo metterlo da un’altra parte, guai a noi se ci dimenticassimo chi è il Dio Cristiano: un Dio crocifisso per amore. Finiremmo per perdere la fede, per accusarlo ingiustamente, per fare di Lui il complice della nostra cattiveria di fronte agli innocenti di questo mondo. Faremmo di Lui, il Giusto per eccellenza, l’Innocente crocifisso, il più crudele dei peccatori e degli aguzzini. È l’errore in cui cade tanto ateismo: si ribella nei confronti di un Dio che non è il Dio Cristiano, ma una sua caricatura pietista.

Troviamo così un principio di fondo decisivo ed imprescindibile per qualsiasi ragionamento sul dolore che voglia dirsi cristiano: anziché ragionare in astratto su Dio e il dolore, bisogna guardare alla storia di Gesù di Nazaret e cercare in questo avvenimento di passione, morte e risurrezione la luce per affrontare il tema delle tragedie dell’umanità.

In Cristo, Dio si manifesta vicino ad ogni uomo sofferente: va Lui in croce al posto degli uomini, si fa solidale con la loro storia di dolore e di morte. Soltanto alla luce della Pasqua il mistero del dolore può avere un senso, perchè non ci sono spiegazioni “logiche” esaustive.

don Paolo

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