Vivi la Parola 2024 0: Giugno

VIVI LA PAROLA !

Giugno 2024

 

Sabato 1 giugno 2024   S. Giustino, martire

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui.

«Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore»

27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31preparata da te davanti a tutti i popoli: 32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

(Luca 2,26)

 

Non è raro avere dei presentimenti. A volte ci sono racconti che lasciano stupefatti, con previsioni antiche che si realizzano puntualmente, bambini che annunciano eventi avvenuti in quell’istante a distanza prima che la notizia circolasse, persone che leggono sul viso di qualcuno avvenimenti che poi si verificano. Sappiamo che tante cose ci sfuggono, che la vita è più misteriosa di quanto pensiamo e non smette di sorprenderci. L’anziano saggio Simeone “sapeva” che avrebbe visto il Cristo. Ha custodito il segreto rimanendo in attesa, facendosi guidare dallo Spirito e la sua profezia è stata potente.

 

 

 

Domenica 2 giugno 2024   II DOPO PENTECOSTE

22Poi disse ai suoi discepoli: «Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. 23La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24Guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! 25Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 26Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? 27Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.

«Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede»

29E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: 30di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta.

(Luca 12,28)

 

I racconti di eventi provvidenziali non smettono di stupire. Forse perché siamo molto tecnologizzati e crediamo di poter governare gli eventi, lasciandoci guidare dalla logica umana, di fatto avvengono coincidenze imprevedibili, aiuti insperati che ci lasciano senza parole. Il Padre che è nei cieli opera sempre, qualcuno lo vorrebbe tutt’al più come spettatore e invece a volte appare in modo evidente proprio come protagonista. Ed è interessante notare che spesso chi si arrischia molto a fidarsi di Lui trova tanta gente che lo assiste e lo aiuta proprio al momento opportuno.

 

 

Lunedì 3 giugno 2024   S. Carlo Lwanga e compagni, martiri

1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret,

«Vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca»

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.

(Luca 5,2-3)

 

Dopo una notte di lavoro faticoso e inutile c’è una consolazione per Simone: Gesù ha scelto la sua barca come pulpito della sua predicazione e gli chiede gentilmente di poter salire. Immagino sia stato felice di fargli subito spazio, ascoltando con interesse e magari sentendosi ogni tanto contento di essere un po’ guardato anche lui. Chissà che risveglio brusco, quando Gesù gli ha poi chiesto di gettare le reti nel lago: la prospettiva di fare una figuraccia, di dover rilavare le reti per niente, di vedersi preso in giro dalla gente… A volte Gesù ci chiede di rischiare proprio tutto. E non ci delude.

 

 

Martedì 4 giugno 2024

12Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». 13Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro».

«Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare»

(Luca 5,15-16)

 

Proprio il contrario di quello che sembra più logico, di quello che fanno tutti. Chi, al posto suo, non avrebbe cavalcato l’onda della notorietà, ovviamente a fin di bene, per diffondere la Sua parola, per far dilagare il Vangelo nel modo più rapido ed efficace? E invece più Lo cercano e più Gesù si nasconde. A dimostrazione che non sono le grandi emozioni e gli entusiasmi epidermici a favorire la venuta del Regno di Dio: occorre che tutto quanto avviene ci faccia risalire all’origine, al Padre, ci permetta di consolidare l’unione con Lui e di sperimentare che Lui solo basta.

 

 

Mercoledì 5 giugno 2024   S. Bonifacio, vescovo e martire

«Allora gli dissero: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!”»

34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

(Luca 5,33)

 

Gesù non ha inventato una via più facile, non regala a buon mercato quello che altri devono conquistarsi a caro prezzo. La fatica della vita evangelica avrà sempre lo spessore della croce. Ma c’è un’esperienza tutta nuova che i discepoli fanno: Dio non lo raggiungi con i tuoi sforzi, i tuoi digiuni e le tue preghiere, ma ti viene incontro per intero gratuitamente. Fa tutto Lui. Ti riempie la vita Lui. Ti fa sperimentare una libertà e una gioia nuove donandoti tutto. E’ come a un pranzo di nozze, dice Gesù, in cui tutto è bello, buono e gratis. Devo solo accettare l’invito.

 

Giovedì 6 giugno 2024

36Diceva loro anche una parabola:

«Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo»

37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi.

(Luca 5,36)

 

Succede come con i vestiti. Quando iniziano a strapparsi puoi anche cucirli, dureranno ancora un po’, ma poi si scuciranno da un’altra parte. Vedi bene che ormai il tessuto è logoro, che ha fatto il suo tempo, che è inutile insistere: occorre cambiare vestito, comprarne uno nuovo. Se non hai il coraggio di qualche scelta radicale andrai avanti a forza di rattoppi precari e provvisori. Se invece ti tuffi nell’avventura del Vangelo accettandone il rischio, pronto a lasciare abitudini e sicurezze fragili, fidandoti di Dio sarai finalmente felice del nuovo vestito che indossi.

 

 

 

Venerdì 7 giugno 2024   SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso.

«E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto»

(Giovanni 19,37)

 

C’è qualcosa di misterioso in questa attrattiva che il crocifisso esercita su tanti e tanti cuori. Il nostro sguardo infatti si posa naturalmente su immagini che suscitano una gioiosa meraviglia, che incantano per la bellezza. Il crocifisso si direbbe che non sia così. Eppure chi cerca un amore pronto a donare tutto, chi cerca consolazione perché il proprio dolore è indicibile e nessuno lo potrebbe mai capire, chi cerca una fede più forte delle proprie sconfitte, chi insegue una speranza che nessuno sembra più offrirti, lo guarda. Lo contempla in silenzio. Si lascia raggiungere da una Bellezza tutta nuova, che regala una pace profonda e sconosciuta.

 

 

Sabato 8 giugno 2024   Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». 15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

«Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»

20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

(Luca 2,18-19)

 

Una notte troppo stupenda perché la gente non ne parli con il cuore pieno di meraviglia. Ma sappiamo che le emozioni possono diventare solo un ricordo. Maria perciò si preoccupa di custodire: di trattenere nella memoria del cuore, cercando di non tralasciare nessun dettaglio, lasciandosi sorprendere da una realtà che non avrebbe mai immaginato si verificasse in quel modo. E soprattutto permette alla luce di quegli eventi di arricchire la sintesi di quanto le sta avvenendo, di quello che sta capendo, per orientare i passi futuri. Custodire, meditare, discernere: verbi molto preziosi anche per noi e per il nostro tempo.

 

Domenica 9 giugno 2024   III DOPO PENTECOSTE

1Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo

«L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne»

9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

(Luca 10,7-8)

 

Anche nell’esperienza più intensa dell’amore occorre sempre essere disposti a lasciare. Non è possibile trattenere tutto, si creerebbe un accumulo che alla lunga diventerebbe asfissiante. Occorre perdere per trovare, abbandonare per incominciare qualcosa di nuovo. Coltivare questa libertà interiore è quanto mai urgente: permette di lanciarsi nella vita senza essere trattenuti da legami che impedirebbero di spiccare il volo. E purtroppo non sono poche le esperienze anche matrimoniali che muoiono soffocate da chi non ha avuto il coraggio di lasciare veramente partire.

 

Lunedì 10 giugno 2024

«Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: “Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?”»

3Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». 5E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

(Luca 6,1-2)

 

Chi è molto condizionato dalle leggi e dalle prescrizioni religiose guarda istintivamente con un certo fastidio chi vive sciolto da tutte queste regole. Il pericolo è quello di giudicare e, più sottilmente, di sentirsi superiori. Se invece si mette al centro l’amore e si vaglia ogni cosa attraverso questo criterio succedono cose belle: da un lato si apprezza questa libertà, dall’altro si verifica con precisione se le nostre abitudini nutrano veramente l’amore e se alimentino l’unione con Dio: si impara magari a custodirle, ma senza assolutizzarle.

 

Martedì 11 giugno 2024   S. Barnaba, apostolo

«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino»

8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. 11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. 15In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città.

(Matteo 10,7)

 

È questo l’obiettivo che dovrebbe muovere ogni nostro gesto, anche il più piccolo: che la nostra vita continui a dire a tutti che Dio c’è, che è vicino, che ti ama e te lo mostra attraverso di noi. La predicazione infatti non è fatta solo di parole. A volte può bastare un sorriso a far balenare per un attimo la presenza di Dio. E ciò che più persuade è la testimonianza dell’amore concreto e gratuito. Spesso un ascolto profondo, che non si preoccupa di offrire soluzioni, diventa il lungo presupposto perché una sola frase possa gettare una luce nuova nei cuori di chi ci sfiora.

 

Mercoledì 12 giugno 2024

17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti.

«Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti»

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. 22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

(Luca 6,19)

 

Alzi la mano chi non sente il bisogno di essere guarito! Sapendo che le malattie che ci inquinano sono tante, spesso nascoste. A volte ci mettiamo anni a riconoscerle e a volte ancor più tempo ad accettarle. Quando un bel giorno deponiamo le armi di difesa e riconosciamo di essere feriti finalmente la misericordia può svolgere la sua opera. Non sempre ne usciamo guariti come vorremmo noi. Ma almeno impariamo una delle lezioni più importanti: che tutti abbiamo bisogno di comprensione e di perdono. E quindi diventa più facile, anche se purtroppo non automatico, donare misericordia ai fratelli.

 

 

Giovedì 13 giugno 2024   S. Antonio di Padova, sacerdote e dottore della Chiesa

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. 25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.

«Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti»

(Luca 6,26)

 

Di questi quattro “guai” che Gesù rivolge ai suoi ascoltatori, questo è il più consolante. Quando infatti ci sentiamo criticati, accusati ingiustamente, non capiti, cerchiamo di comprendere dove sia il nostro errore. E, piccolo o grande che sia, quasi sempre lo troviamo. Certo, vivere sapendo che qualcuno è risentito o indispettito o anche veramente arrabbiato con noi non è mai piacevole, però ci incoraggia sapere che Gesù è stato ben lontano dal raggiungere il 100% dei consensi. Solo i falsi profeti, quelli che sanno camuffarsi bene, che quando piove sanno passare tra una goccia di pioggia e l’altra, sono sempre lodati da tutti.

 

 

Venerdì 14 giugno 2024   Beato Mario Ciceri, sacerdote

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

«Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati»

38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

(Luca 6,37)

 

Insomma, oltre a tutto conviene. Infatti abbiamo tante ragioni per essere biasimati, se qualcuno ci conoscesse davvero bene la stima che raccogliamo rischierebbe di crollare. Quindi appena sorge in noi il nervosismo per i difetti altrui, specie per quelli piccoli che però ci danno tanto fastidio, basta pensare subito a chi davvero siamo, alla fama usurpata di cui godiamo e la benevolenza in noi comincia a scorrere a fiumi. E intanto Gesù ci sussurra nel cuore: «Non sarete giudicati, non sarete condannati, sarete perdonati».

 

 

 

Sabato 15 giugno 2024   Beato Clemente Vismara, sacerdote

37Mentre stava parlando,

«Un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: “Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria”»

40Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? 41Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. 42Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle.

(Luca 11,37-39)

 

È vero che la cura dell’ambiente che ci circonda, la pulizia della casa e l’ordine della nostra stanza sono spesso di aiuto per cercare di ricentrare anche il cuore nell’amore. Però il problema nasce quando l’armonia che cerchiamo di creare attorno a noi è solo una maschera, che nasconde difetti inveterati che ormai sono diventati vizi sconosciuti, dipendenze dalle quali non ci difendiamo. Papa Francesco raccomanda: «Peccatori sì, corrotti no» e questo ci stimola mille volte a ricominciare la lotta fino all’ultimo respiro contro tutto ciò che oscura il cuore e lo chiude all’amore universale.

 

 

Domenica 16 giugno 2024   IV DOPO PENTECOSTE

1Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse:

«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire»

4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

(Matteo 22,1-2)

 

Declinare all’ultimo momento l’invito per l’invito al pranzo di nozze del figlio del re, adducendo scuse generiche e anche un po’ banali, è davvero un gesto di disprezzo, uno schiaffo, qualcosa di veramente offensivo nei confronti di questo sovrano. È per lui uno scoprirsi solo, circondato da persone che si disinteressano di lui, che non vogliono fare festa con lui. C’è tanta amarezza nell’esordio, così sorprendente da apparire incredibile, di questa parabola. Forse occorrerebbe sostare un po’ sulla tristezza di Dio di fronte ai nostri rifiuti.

 

Lunedì 17 giugno 2024

39Disse loro anche una parabola:

«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?»

40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.  41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. 43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

(Luca 6,39)

 

L’immagine è plastica e ci tocca nel vivo. Nasce spontanea la domanda: chi sono i miei maestri? Chi ascolto con più fiducia? Da chi mi lascio consigliare? Potranno essere persone che vivono accanto a me, autori spirituali, scrittori, amici, opinionisti. È importante riconoscerli ed esserne consapevoli, sapendo che non tutti camminano nella verità in modo disinteressato. E poi nasce un’altra domanda: nel mio piccolo, sono un maestro, con la mia vita e le mie parole? Cosa impara la gente vedendomi e ascoltandomi?

 

 

Martedì 18 giugno 2024

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli:

«Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito»

8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

(Luca 7,6-7)

 

Questo centurione è un uomo abituato dalla sua esperienza militare ad una visione gerarchica delle responsabilità. Nel mondo ci sono persone sopra e persone sotto di lui, la parola di chi comanda ha un valore assoluto. È interessante che applichi lo stesso schema nel rapporto con Dio: Lo tratta come una persona concretissima, che può davvero tutto, di cui non dubita affatto, al quale chiede un dono che non può assolutamente pretendere. Una fede semplice, chiara. Forse non approda alla confidenza. Ma per Gesù, questa, così com’è, è una fede grande, che suscita la Sua ammirazione.

 

Mercoledì 19 giugno 2024   Ss. Protaso e Gervaso, martiri, patroni secondari

Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:

«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze»

4Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. 5Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri! 8Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; 9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.

(Luca 12,1-3)

 

A volte ci troviamo imbarazzati da segreti che ci viene chiesto di mantenere, anche se sono ormai quasi di pubblico dominio. C’è il desiderio di nascondere, di non rivelare, per paura, per difendersi da chissà quali conseguenze. Oppure il segreto porta in sé il desiderio di un legame privilegiato, di un’elezione che ti fa essere tra i pochi intimi che hanno ricevuto quella confidenza. Gesù spazza i segreti. «Tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Giovanni 15,15). Paolo dirà che il mistero avvolto nel silenzio per secoli eterni è ora annunciato a tutti (cfr. Romani 16,25-26). È vero che non si può e non si deve dire tutto, ma la chiarezza semplifica molto la vita.

 

 

Giovedì 20 giugno 2024

18Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose.

«Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”»

20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

(Luca 7,18-19)

 

La vita sorprende tutti, anche i santi. Neanche per loro è semplice far quadrare i conti, neppure per quello che riguarda Dio. Anche loro hanno le loro attese, le loro idee, i loro punti di vista su di Lui e devono essere pronti a perderli, a modificarli, a ritornare sulle loro posizioni, a riconoscere che la strada è un’altra. Anche loro devono accettare che gli sviluppi non siano quelli che avevano previsto. Ma soprattutto, e questo è ciò che è più difficile, devono accettare che Dio sia diverso da quello che avevano capito, che Dio è sempre nuovo, sorprendente, sempre più grande di quello che immaginavano.

 

 

Venerdì 21 giugno 2024   S. Luigi Gonzaga, religioso

Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:

«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta»

27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. 29Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. 30Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro. 31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.  33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

(Luca 7,24-26)

 

Gesù sa che la gente ama lo spettacolo, insegue le novità, si muove in massa là dove tutti si dirigono, ingrossa le file dei followers dei personaggi più noti. L’uomo è fatto così. E Lui non combatte questo istinto, anche perché la gente faceva così anche con Lui. Però provoca alla riflessione personale, punge l’uditorio perché non si lasci manipolare, perché ciascuno non beva tutto acriticamente, ma si ponga delle domande e ne cerchi le risposte. Vuol che ogni uomo rifletta su di sé, sulle sue attese reali e su quelle più profonde, e maturi delle convinzioni poggiate sulla roccia della verità.

 

 

Sabato 22 giugno 2024

«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore»

16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

(Giovanni 10,14-15)

 

Conoscere nella Bibbia non è semplicemente raccogliere notizie su una persona, farsene un’idea, esprimere un giudizio. Conoscere significa anzitutto amare. E l’amore vuole raccogliere i dati non per curiosità, o per il gusto di una maggior completezza di analisi, ma per amare meglio, in un modo più opportuno. In questo è bellissimo vedere come conoscono le mamme: intuiscono, sanno quello che il figlio a volte non sospetta nemmeno, ma tutto questo arricchisce il loro amore. Per Gesù conoscere significa amare fino a dare la vita, arrivare a quel punto dell’amore oltre il quale non si può più andare.

 

 

Domenica 23 giugno 2024   V DOPO PENTECOSTE

35Allora Gesù disse loro: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi.

«Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce»

Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro. 37Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, 38perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E la forza del Signore, a chi è stata rivelata? 39Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: 40Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca!». 41Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. 42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. 43Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio. 44Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. 48Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

(Giovanni 12,35-36)

 

Può capitare a volte di camminare nella foschia, in una nebbia che solo ogni tanto si dirada. Negli squarci di luce si intravvede la meta lontana e questo è proprio un gran bene: perché abbiamo la sicurezza che la meta c’è, perché l’abbiamo vista con i nostri occhi. Può tornare la nebbia, anche fitta, fino a costringerci a guardare bene dove mettere ogni passo, ma ormai il percorso è sicuro. Vedere o non vedere il traguardo cambia poco, la direzione è chiara e infallibile. Poi ad un tratto, magari all’improvviso,  la meta apparirà in tutta la sua evidenza.

 

Lunedì 24 giugno 2024   NATIVITA’ DI  SAN GIOVANNI BATTISTA

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

«Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”»

62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. 67Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: 68«Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo».

(Luca 1,59-61)

 

Elisabetta ha sperimentato in sé la presenza del Signore e ora non teme più il giudizio degli altri, solo la  Sua volontà conta. Osa ribellarsi a chi le vuole imporre qualcosa in nome della tradizione, non ha paura del cambiamento e del futuro, sa affidarsi. E’ difficile questo atteggiamento del cuore: più passano gli anni e più ci sentiamo inadeguati per questo mondo che corre a velocità estrema. La tentazione più grande è quella di aggrapparci alle sicurezze del passato. Ma Dio  cammina nella storia e se continua a volerci qui è perché si aspetta di vederci uscire dalle nostre piccole sicurezze per affrontare il mare aperto, fidandoci solo di Lui.

 

 

Martedì 25 giugno 2024

«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce»

17Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. 18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

(Luca 8,)

 

Questa lampada siamo noi, magari delle piccole candele o dei fiammiferi accesi, ma sufficienti per illuminare un po’ il buio. Spesso ce ne dimentichiamo, viviamo la fede come un fatto privato tra noi e il Signore, ma non è quello che ci è chiesto. Ogni cristiano è un missionario e deve portare luce nell’oscurità che spesso ci circonda. Non occorrono grandi discorsi, la luce si vede da come ci muoviamo con gli altri, da quanta gioia esce dal nostro cuore, nonostante le difficoltà che ognuno deve affrontare ogni giorno.

 

 

Mercoledì 26 giugno 2024

19E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro:

«Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»

(Luca 8,21)

 

Anche in questo brano Maria resta la Madre, nessuno più di lei ha saputo ascoltare e mettere in pratica la parola di Dio. Eppure, sul suo esempio, anche a noi il Signore chiede di generare cristiani. Non possiamo limitarci ad ascoltare la Parola, occorre metterla in pratica e comunicarla agli altri. Non è facile, occorre avere gli occhi di una madre che studia i momenti giusti per intervenire, sa quando tacere e quando parlare. Non con tutti si può avere lo stesso atteggiamento, ma per capire quale sia il più opportuno occorre prima amare.

 

 

Giovedì 27 giugno 2024   S. Arialdo, diacono e martire

22E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra riva del lago». E presero il largo. 23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.

«Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: “Maestro, maestro, siamo perduti!”. Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. Allora disse loro: “Dov’è la vostra fede?”»

Essi, impauriti e stupiti, dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli obbediscono?».

(Luca 8,)

 

A volte, nei momenti più difficili, ci sembra che Gesù sia lontano. In realtà è vicino e non ci abbandona, ci aiuta a sopportare quello che stiamo vivendo. Come dice la tradizione brasiliana, sulla sabbia della nostra vita ci sono sempre due impronte: la nostra e quella del Signore. Se però guardiamo tutto il tracciato, ci accorgiamo che a volte se ne vede una sola e ci si chiede perché, proprio in quei momenti, il Signore ci abbia lasciati soli. Ma la Sua risposta ci spiazza: “Vedi una sola orma perché sono i giorni in cui ti ho portato in braccio”.

 

Venerdì 28 giugno 2024   S. Ireneo, vescovo, martire e dottore della Chiesa

26Approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. 27Era appena sceso a terra, quando dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma in mezzo alle tombe. 28Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego, non tormentarmi!».

«Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di uscire da quell’uomo. Molte volte infatti si era impossessato di lui; allora lo tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti»

30Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano entrati in lui. 31E lo scongiuravano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso. 32Vi era là una grande mandria di porci, al pascolo sul monte. I demòni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei porci. Glielo permise. 33I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò.

(Luca 8,29)

 

Quando il nostro cuore non è libero, ma è sopraffatto dal male, non vede più le cose nella giusta prospettiva. A questo punto ci si allontana sempre più dal Signore, che viene visto come giudice. E’ un lavoro lento, che ci pervade a poco a poco, ma inesorabile. Occorre stroncarlo subito, non permettere che nulla di non gradito a Dio entri nel nostro cuore, bisogna liberarsene  chiedendo di trasformare il cuore di pietra in cuore di carne.

 

Sabato 29 giugno 2024   SS. PIETRO E PAOLO, APOSTOLI

«Gesù disse a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”»

Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

(Giovanni 21,15)

 

E’ una nuova chiamata di Pietro. Infatti Gesù usa il nome originale: Simone. E prima della sequela, l’unica cosa richiesta è l’Amore. Il Signore non chiede altro: non la forza, non la costanza, non l’impegno, solo l’Amore. A tutto il resto penserà Lui, a noi chiede un Amore unico ed esclusivo, pronto a ricominciare ogni volta che sembra affievolirsi.

Solo così sarà possibile affrontare anche le prove più dure.

 

 

Domenica 30 giugno 2024   VI DOPO PENTECOSTE

27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. 28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e

«Imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per la vostra vita»

30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

(Matteo 11,29)

 

Non è facile essere miti e umili, non basta una vita per imparare e soprattutto quando ci sembra di esserci arrivati ci ritroviamo punto e a capo. Occorre vigilare e vigilare tanto, perché il nostro ego è sempre dietro l’angolo pronto a riprendersi tutto lo spazio.

Charles De Foucauld ci insegnava a cercare sempre l’ultimo posto, anzi il penultimo perché l’ultimo è già occupato da Gesù.

 

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