Vivi la Parola! 2019.01. 01 – 14

Martedì 1 gennaio 2019

Circoncisione del Signore – Solennità

OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE

 

Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua,

«Custodiva tutte queste cose,  meditandole nel suo cuore»

I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

(Luca 2,19)

 

Custodire: Maria ci insegna a non disperdere i doni di Dio, ma a proteggerli nella memoria con cura.

Non si comprende tutto subito, né si comprende solo perché si riflette.

A volte è la vita, quando Dio lo vuole, ad illuminarci, ad offrirci spiegazioni e riposte che cercavamo da tempo.

Quindi non si tratta di rimanere sempre pensosi, occorre saper affidare tutto a Dio per vivere bene quello che Lui ci chiede attimo per attimo, rimanendo in quella Luce, in quel disegno che a poco a poco ci viene svelato.

 

 

Mercoledì 2 gennaio 2019

Ss. Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno

vescovi e dottori della Chiesa

 

Simeone accolse il bambino Gesù tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore,

che il tuo servo vada in pace»

secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli: / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele».

(Luca 2,29)

 

Il punto di partenza e quello di arrivo, il tesoro del cuore, la luce che illumina tutto, la salvezza di tutti, il senso e la gioia della vita è sempre quello: l’incontro con Gesù.

L’anziano Simeone ora che ha visto Gesù è sazio. Non chiede altro dalla vita. Ha raggiunto l’obiettivo, tutto il resto sfuma di fronte a questa visione.

È un altro modo per dire l’immensità del Natale, per richiamare i nostri occhi a non spostarsi mai dal contemplare il mistero dell’Incarnazione, a ricercare Gesù dappertutto e trovarlo nel volto di ogni fratello.

 

Giovedì 3 gennaio 2019

 

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento,

«Si mise anche lei a lodare Dio

e parlava del bambino»

a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

(Luca 2,38)

 

Questa anziana profetessa, Anna, è veramente giovane dentro.

Non ha solo un passato da raccontare, né tanto meno da rimpiangere: ha un presente luminosissimo da annunciare a tutti.

Il suo cuore è vivo, pronto a vivere il presente di Dio, la lunga attesa non l’ha snervato o reso malinconico. E al vedere Gesù si apre subito alla lode, alla gioia incontenibile, ha tante parole luminose da regalare a chi l’ascolta, è subito un’evangelizzatrice entusiasta. Ad ulteriore riprova che la nuova evangelizzazione non è una questione di età anagrafica, ma di vitalità e freschezza dello Spirito in noi.

 

 

Venerdì 4 gennaio 2019

 

Il Signore Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli, figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innai, figlio di Giuseppe, figlio di Mattatia, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggai, figlio di Maat, figlio di Mattatia, figlio di Semein, figlio di Iosec, figlio di Ioda, figlio di Ioanàn, figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatièl, figlio di Neri, figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliachìm, figlio di Melea, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natam, figlio di Davide, figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naassòn, figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, figlio di Seruc, figlio di Ragàu, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, figlio di Cainam, figlio di Arfacsàd, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamec, figlio di Matusalemme, figlio di Enoc, figlio di Iaret, figlio di Maleleèl, figlio di Cainam, figlio di Enos, figlio di Set,

«Figlio di Adamo, figlio di Dio»

(Luca 3,38)

 

Una delle grandi sfide, mai del tutto risolte, della nostra fede è tenere insieme la piena umanità e la piena divinità di Gesù. È istintivo infatti sbilanciarci in una direzione o nell’altra, anche per l’educazione ricevuta: o sottolineando l’umanità di Gesù rendendolo in tutto come noi fino ad oscurare la sua divinità, oppure ribadendo la sua divinità fino a disincarnarlo, allontanandolo irrimediabilmente dalla nostra esperienza di uomini.

Invece il mistero del Natale è semplice e immenso e occorre custodirlo nella sua interezza: Gesù uomo e Dio, neonato e infinito, vulnerabilissimo e onnipotente, incapace di parlare e Parola che crea l’universo, bisognoso di amore e Amore senza limiti.

 

Sabato 5 gennaio 2019

 

Giovanni, vedendo il Signore Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo:

«Ho contemplato lo Spirito

discendere come una colomba dal cielo

e rimanere su di lui»

Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

(Giovanni 1,32)

 

Giovanni Battista non è un sognatore. È un illuminato, che vede quanto agli altri rimane segreto. Sa scorgere l’opera di Dio nel cuore degli uomini, ha una sensibilità speciale per riconoscere dove Dio si manifesta. Questa visione profonda della realtà che Dio gli dà è la sua certezza: lo rende coraggioso nella profezia, sicuro nell’annuncio di Gesù, forte nell’affrontare la prova del carcere, resistente anche quando il dubbio affiorerà in lui fino al turbamento. La fede in Gesù di ciascuno poggia su esperienze personali certe e incancellabili. Se la Chiesa nei suoi membri autorevoli le conferma, non dobbiamo mai dubitarne.

 

 

Domenica 6 gennaio 2019

EPIFANIA DEL SIGNORE

 

Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, / non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: / da te infatti uscirà un capo / che sarà il pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco,

«La stella, che avevano visto spuntare,

li precedeva»

finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

(Matteo 2,9)

 

È Dio a guidarci. Il discepolo non inventa le strade secondo il suo estro: segue sempre delle tracce, delle indicazioni. Per i Magi è la stella, per Giuseppe è un angelo, per il cristiano sono i passi di Gesù, le impronte che lui lascia davanti a noi.

Non dobbiamo infatti realizzare un nostro progetto, ma disegnare poco a poco il Suo, l’unico che costruisce la nostra vita e illumina quella degli altri attorno a noi.

Per questo il discepolo del Vangelo è anzitutto uno che ascolta, che mette in pratica una Parola non sua. Abbiamo infatti imparato che c’è Qualcuno che fa capolavori con la vita degli uomini e scegliamo quindi di metterci con totale fiducia nelle Sue mani.

 

Lunedì 7 gennaio 2019

 

34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che,

«Quando arriva e bussa,

gli aprano subito»

37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». 41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.

(Luca 12,36)

 

Quando il cuore è in attesa di qualcuno che amiamo, ci si può anche impegnare a fondo in ciò che stiamo facendo, convogliando lì tutte le nostre energie mentali. Ma è come se tutto fosse un po’ un riempitivo: infatti appena la persona arriva si lascia cadere immediatamente il lavoro, si corre verso quell’incontro desiderato, perché durante tutto quel tempo di attesa il cuore non ha mai smesso di aspettare quel momento.

A noi interessa Gesù: dovunque si manifesti il nostro cuore corre. È vero che spesso ci ritroviamo impantanati nelle mille incombenze, ma occorre ripeterci ogni giorno che non sono quelle lo scopo ultimo della nostra vita.

 

Martedì 8 gennaio 2019

 

1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade,

«Presero anche l’olio in piccoli vasi»

5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

(Matteo 25,4)

 

“L’olio non è l’amore infinito di Dio per noi, che c’è sempre: è la nostra risposta al suo amore. L’olio da acquistare in questa vita è lo Spirito santo, lo Spirito del Figlio che cresce nell’amore del fratello” (Silvano Fausti).

Quindi queste provviste di olio sono da raccogliere poco a poco lungo la giornata, valorizzando ogni incontro, ascoltando e imparando da ciascuno e soprattutto rimanendo nella piena disponibilità a donarci con generosità ad ogni fratello. Un olio speciale quindi, che non si compra con i soldi, ma spendendo noi stessi, che si accumula quanto più ci dimentichiamo di noi.

 

Mercoledì 9 gennaio 2019

 

28Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”.

«Lo sposo è colui al quale

appartiene la sposa»

ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena.

(Giovanni 3,29)

 

Dobbiamo sempre fare attenzione a non impadronirci di ciò che non ci appartiene. La sposa non è di tutti, è dello sposo. Allo stesso modo le persone che ci sono affidate non sono nostre ma di Dio, le pecore non sono nostre, ma di Gesù. Non devono venire dietro a noi, ma a Lui. Il nostro modo di voler loro bene davvero è quello di non legarle ultimamente a noi, ma di essere sempre un rimando ad un Altro. Siamo anzitutto fratelli e sorelle, tutti: la paternità vera, autentica e insuperabile, è solo quella di Dio.

 

Giovedì 10 gennaio 2019

 

1Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “

«Amico, come mai sei entrato qui

senza l’abito nuziale?»

Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

(Matteo 22,12)

 

L’abito nuziale è quello del Figlio che compie la volontà del Padre. Per noi diventa la veste di chi si scopre peccatore e accoglie l’invito alla conversione, di chi si sente perdonato e vive di perdono. Perciò non è sufficiente trovarsi tutti alla stessa tavola, occorre che viviamo da fratelli, nonostante tutte le vicende che ci spingono ad allontanarci, e che riconosciamo sempre come fratello chi ci sta accanto. Senza l’amore, il nostro sedere al banchetto di Dio esprimerebbe un’appartenenza solo formale, esteriore. Ma il Signore guarda il cuore, il Vangelo anzitutto illumina e nutre la nostra interiorità, lì Lui vede chi vive da figlio e chi no.

 

Venerdì 11 gennaio 2019

 

1Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. 15Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». 16Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. 18Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. 19Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. 20Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. 21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. 22Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma

«C’è ancora posto»

23Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 24Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

(Luca 14,22)

 

Dio continua ad invitare.

E non smetterà mai.

A casa sua c’è sempre posto, c’è posto per tutti. Il problema sono i nostri rifiuti, mentre la sua accoglienza non è mai in discussione.

Anche se sono migliaia, milioni quelli che entrano, Lui continua a dire che «c’è ancora posto» e lo ripeterà finché non siano entrati tutti.

Tutto questo ci racconta qualcosa della magnanimità di Dio, che dobbiamo chiedere nella preghiera di rivivere nel nostro cuore, imparando a non abbandonare nessuno, a non smettere di sperare neppure per quelli che sembrano più insensibili, sapendo che nulla è impossibile a Dio.

 

Sabato 12 gennaio 2019

 

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico:

«Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima,

la espone all’adulterio»

e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

(Matteo 5,32)

 

Un testo un po’ complesso, molto studiato dagli esegeti, per comprendere quale sia la novità portata da Gesù.

Si evidenzia comunque la responsabilità che ciascuno si assume nei riguardi dell’altro quando ci si sposa.

Quando mi lego con il matrimonio ad una persona non posso più decidere un giorno di ignorarla: qualunque cosa avvenga, si è preso l’impegno di camminare insieme e il comportamento di uno condizionerà inevitabilmente la vita dell’altro.

Rompere questa unità esigerebbe di saper chiedere perdono per il male che si arreca, per l’incapacità di rimanere fedeli alla promessa liberamente fatta e trovare tutti i modi per alleviare il dolore di chi si ritrova ingiustamente abbandonato.

 

Domenica 13 gennaio 2019

BATTESIMO DEL SIGNORE

 

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali.

«Egli vi battezzerà

in Spirito Santo e fuoco»

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

(Luca 3,16)

 

La potenza del Battesimo non appare alla nostra vista umana, ma ha una forza travolgente. Opera una trasformazione profonda della persona, perché la immerge nella Pasqua di Gesù, facendola risorgere alla vita di Dio.

E così rimane in noi il fuoco dello Spirito, che vuole bruciare tutto ciò che in noi è malato o resistente all’opera di Dio, far ardere il cuore d’amore verso tutti, illuminare la vita con la gioia del Vangelo. Tutto è lasciato alla nostra libertà, ma chi se ne lascia trasformare porta frutti incalcolabili e permette a Gesù di rivivere nella storia attraverso di noi.

 

Lunedì 14 gennaio 2019

 

«Inizio del vangelo di Gesù,

Cristo, Figlio di Dio»

2Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. 3Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, 4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

(Marco 1,1)

 

Ogni volta che ci imbattiamo nel Vangelo, e lo ascoltiamo con cuore libero, è un nuovo mondo che nasce, una nuova creazione che ha origine. Perché Gesù è il principio di tutte le cose, è l’eterna primavera che spunta nel gelo dell’inverno. Senza di Lui la vita è pura sopravvivenza, senza il soffio del suo Spirito ogni cosa appare vuota, senza consistenza. E il cuore di ogni uomo attende con impazienza questo annuncio, questa possibilità offerta a tutti. Perché Gesù è venuto proprio con l’intento che ciascuno abbia la vita e l’abbia in abbondanza (cfr. Giovanni 10,10), perché il Paradiso non sia solo per l’aldilà, ma cominci già quaggiù.

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