Vivi La Parola! 2019 08: Agosto

Giovedì 1 agosto 2019

S. Alfonso Maria de’ Liguori

vescovo e dottore della Chiesa

 

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose:

«Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo»

59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

(Luca 9,58)

 

L’unica casa di Gesù è la Trinità. Sulla terra, una volta iniziata la sua missione, la sua è sempre una vita itinerante.

Se anche non ci è possibile vivere concretamente così, perché la nostra vocazione non è questa, occorre almeno nel cuore essere distaccati da tutto, anche da ogni pretesa che riguardi le cose materiali. Non sono queste le sicurezze da cercare, perché il Padre che abbiamo nei Cieli vuole poterci mostrare la Sua Provvidenza, per regalarci la gioia di sentirci amati anche nelle cose concrete ogni giorno, ogni istante.

 

Venerdì 2 agosto 2019  

S. Eusebio di Vercelli, vescovo

 

«Il Signore designò altri settantadue

e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi»

2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa.

(Luca 10,1)

 

Il missionario prepara sempre la strada a Gesù. È così sin dalle origini del Vangelo. Noi infatti annunciamo, invitiamo, aiutiamo ad accogliere, ma poi è il Signore che viene nei cuori e questa è opera squisitamente Sua. Ce ne accorgiamo per esempio quando Lo testimoniamo e predichiamo e solo ad un certo punto vediamo un cuore che si apre e che Lo accoglie, con tempi imprevedibili. È Lui infatti che arriva, che passa ed è con Lui che ciascuno deve intessere una relazione viva. Noi possiamo solo preparare la strada.

 

Sabato 3 agosto 2019

 

5Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. 6Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. 8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. 10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. 11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse:

«Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni»

14Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, 15perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. 17Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

(Luca 1,13)

 

Quella di Zaccaria è un’esperienza che ci riguarda. Si tratta di una preghiera che con il tempo ha perso la speranza, che continua come un’abitudine che non si perde, ma che parte ormai da un cuore deluso e rassegnato, che in fondo in fondo ha anche una punta di recriminazione.

Occorre invece continuare a credere che per Dio nulla è difficile, nulla impossibile, rimanere aperti alle Sue sorprese e fidarci anche quando non ci sentiamo ascoltati, perché Dio ha in serbo doni più grandi di quelli che immaginiamo.

 

Domenica 4 agosto 2019

VIII DOPO PENTECOSTE

 

15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro:

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»

22A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.

(Matteo 22,21)

 

Con questa celebre risposta, sapiente e lapidaria, Gesù insegna che occorre vivere sempre nel modo giusto ogni relazione. Quella originaria e decisiva è quella che con Dio, cui offriamo tutto noi stessi, come riconoscenza per aver ricevuto tutto da Lui. E questa non ci esenta dalla relazione anche con chi ci governa, dai doveri che ne derivano. Se Dio è l’unico tesoro, non cercheremo sempre di scappare dalle tasse e dai tributi che la legge prescrive: altrimenti potremmo ingenerare il sospetto che il nostro dio, che custodiamo gelosamente, sia il denaro.

 

Lunedì 5 agosto 2019

 

8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.

«Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”»

12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

(Luca 10,10-11)

 

Anche il rifiuto non deve farci tacere il Vangelo. Occorre che l’ultima parola sia sempre un annuncio, come una fiammella regalata anche ai cuori più gelidi. Il linguaggio del rimprovero non va taciuto quando è necessario, ma quello della pura minaccia non è lecito, non ci appartiene, perché nulla potrà mai chiudere le porte del cuore di Dio. E di quel cuore noi siamo non solo annunciatori, ma anzitutto testimoni, di fronte ad ogni uomo che incontriamo. È in noi che lo devono sempre vedere e sentire palpitare.

 

Martedì 6 agosto 2019

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

 

2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. 9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti.

«Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti»

(Marco 9,10)

 

Pietro, Giacomo e Giovanni sono ancora strabiliati dall’evento della trasfigurazione di Gesù, ma alcune Sue parole pronunciate subito dopo suonano oscure, enigmatiche. Hanno visto con i loro occhi infatti una vita splendidissima e non capiscono cosa c’entri la morte con tutto quello spettacolo.

Il mistero dell’amore di Dio infatti è così: anche quando sperimenti nuove luci, e comprendi nuove realtà che ti rigenerano e ti riempiono il cuore, non per questo tutto diventa chiaro. Anzi, nascono nuove domande. Perché Dio è sempre oltre, non possiamo mai afferrarLo nè possederLo, possiamo solo seguirLo.

 

Mercoledì 7 agosto 2019

 

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi.

«Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli»

21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». 23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

(Luca 10,20)

 

C’è tanta euforia nei discepoli che ritornano dalla missione. Erano partiti un po’ spaventati ed incerti e invece hanno toccato con mano la potenza di Dio che operava attraverso di loro. Gesù però non vuole che si attacchino a ciò che hanno operato, ai doni che hanno ricevuto, anche se si tratta di miracoli e di conversioni. La gioia alla quale Gesù educa il discepolo è infatti la Sua stessa gioia, la certezza di dimorare per sempre nel cuore del Padre, vero tesoro inesauribile che nulla e nessuno potrà loro togliere.

 

Giovedì  8 agosto 2019

S. Domenico, sacerdote

 

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». 29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre.

«Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione»

34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

(Luca 10,33)

 

Forse il levita e il sacerdote erano troppo abituati a delegare ad altri la cura dei sofferenti. Il loro quindi potrebbe essere non un gesto di disprezzo, di indifferenza o di pigrizia, ma una decisione già assimilata di non avere il dovere di occuparsi di casi simili.

E capita anche a me la stessa cosa: il bisognoso mi passa accanto, ma non riesce a sfiorarmi, non mi intacca, non mi smuove. Ho buone ragioni per dubitare delle sue lacrime, ho imparato a difendermi dalle sue necessità.

Occorre urgentissimamente bucare l’acciaio che avvolge il mio cuore e ridare ossigeno alla compassione.

 

Venerdì 9 agosto 2019

S. Teresa Benedetta della Croce,

vergine e martire, patrona d’Europa

 

1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.

«Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa»

11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

(Matteo 25,10)

 

C’è un tempo per ogni cosa e il nostro rischio è quello di non essere lì dove il Signore ci vuole, perdendo occasioni preziose che erano alla nostra portata. Invece, camminare sempre sul raggio della Sua volontà permette addirittura di accelerare. Non perché si fanno ancora più cose o si diventa più efficienti, ma perché cresce in noi la presenza di Gesù ed è Lui che può operare cose grandi nelle coscienze anche attraverso piccoli gesti nostri. Si tratta di ripetere quindi tanti sì in ogni istante, rinnegandoci, ma proprio così sperimentando la pace e la gioia.

 

Sabato 10 agosto 2019

S. Lorenzo, diacono e martire

 

24In verità, in verità io vi dico:

«Se il chicco di grano, caduto in terra,

non muore, rimane solo;

se invece muore, produce molto frutto»

25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». 29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». 33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

(Giovanni 12,24)

 

Solo la vita donata porta frutto. Tutto il resto magari illude, abbaglia ed entusiasma, ma  alla lunga si rivela sterile.

Quel frutto che nasce dall’amore però non è calcolabile, né preventivabile: non possiamo sapere come si esprimerà, che forma prenderà, sappiamo solo che sarà abbondante. E di fatto c’è un mondo sterminato di generosità anche eroica e spesso inconsapevole che continua a generare vita vera in tutto il pianeta, che sostiene i passi di chi più ha bisogno ed è molto molto più forte dell’onda di male che vorrebbe travolgere tutto.

 

Domenica 11 agosto 2019

IX DOPO PENTECOSTE

 

41Mentre i farisei erano riuniti insieme, Gesù chiese loro:

«”Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?”. Gli risposero: “Di Davide”»

43Disse loro: «Come mai allora Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: 44Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? 45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». 46Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.

(Matteo 22,42)

 

La gente rimane attratta e incantata di fronte a Gesù. Intuisce che c’è in Lui qualcosa di speciale, di mai visto, di unico, ma non è facile spiegare di cosa si tratta. Possono pensare che sia il Cristo, atteso da secoli, che è annunciato dai profeti come discendente di Davide e quindi pur sempre e solo un uomo.

E allora pone domande, che fanno pensare, alle quali non si riesce a dare risposta, alludendo a qualcosa di più, senza giungere ad un’affermazione piena della sua identità. Infatti con Dio conta più di tutto che lo cerchiamo.

 

Lunedì 12 agosto 2019

 

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse:
«Signore, insegnaci a pregare»

come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; 3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, 4e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».

(Luca 11,1)

 

Non dovremo mai smettere di chiederlo. Perché ogni volta che ci mettiamo a pregare dobbiamo svuotarci ed entrare in un mondo nuovo, che ci appartiene perché siamo figli di Dio, ma nel quale fatichiamo a rimanere.

Certo, fossimo capaci di vivere costantemente alla presenza e nella volontà di Dio la preghiera sarebbe continua, come quella di Gesù: la vita diventerebbe preghiera e la preghiera vita.

Ma quando ci siamo accorti di non esserci riusciti, possiamo sempre chiedere questo dono meraviglioso, questo ingresso nel cuore di Dio. E ci viene dato.

 

Martedì 13 agosto 2019

 

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli:

«Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio

e non ho nulla da offrirgli»

7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

(Luca 11,5-6)

 

Tra amici per la pelle ci si può scambiare favori grandi e in questa paraboletta di Gesù l’amicizia è impressionante: solo se hai un vero amico osi svegliarlo in piena notte e solo se ti è arrivato a casa all’improvviso un grande amico fai di tutto pur di accoglierlo nel modo migliore. Qui si crede davvero nell’amicizia: da un lato senza temere di metterla a repentaglio chiedendo tanto, dall’altro fino a volerla dimostrare ad ogni costo.

Per Gesù la preghiera è anzitutto un rapporto tra amici per la pelle.

 

 

Mercoledì 14 agosto 2019

S. Simpliciano, vescovo

 

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché

«Chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto»

11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

(Luca 11,10)

 

Si sbilancia molto Gesù. Ha la certezza assoluta che il Padre ascolta ed esaudisce sempre.

Noi ascoltando queste parole vorremmo d’istinto protestare che non succede sempre così.

Ma a ben vedere, se anche non abbiamo ricevuto quanto avevamo chiesto, non potremo mai dire di non aver ottenuto nulla. Magari abbiamo trovato qualcosa di diverso da quella cosa che cercavamo o ci è stata spalancata una porta diversa da quella che volevamo si aprisse, ma prima o poi dovremo riconoscere che abbiamo sempre ricevuto di più e di meglio.

 

Giovedì 15 agosto 2019

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

 

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». 46Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore 47e

 

«Il mio spirito esulta in Dio,

mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva»

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; 50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. 51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

(Luca 1,47-48)

 

Maria è felice di Dio. Lui è la sua gioia, straripante.

L’ha riempita di regali incredibili, le ha spalancato un futuro, una vocazione d’amore sconfinata, l’ha sorpresa fino a confonderla, le ha aperto gli occhi, le fa vedere il mondo come lo vede Lui.

E non capisce perché. Lei non ha fatto assolutamente nulla per meritarselo.

Certo ha detto il suo sì, pienamente libero. Ma come si faceva a dire di no, di fronte a proposte simili, davanti a una simile invasione d’amore? Dio ha travolto ogni sua esitazione e paura.

Tutto ciò lo diciamo di Maria. Ma in gran parte vale anche per noi.

 

 

Venerdì 16 agosto 2019

 

21Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. 22Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. 23Chi non è con me è contro di me, e

«Chi non raccoglie con me disperde»

24Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. 25Venuto, la trova spazzata e adorna. 26Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

(Luca 11,23)

 

Cosa raccogliamo stando con Gesù? Sapienza, frutti, novità, rapporti, grandi sogni, maturazioni, amore e tanto tanto altro ancora. Potremmo dire in sintesi: una vita che vale, che non potremmo immaginare, che ci sazia l’anima.

La vita di fatto regala tanto a tutti, quaggiù o al più tardi lassù.

Quaggiù possiamo sciuparla se ce la costruiamo da soli, di testa nostra, senza ascoltare Dio che ci parla, lasciandoci portare dall’onda dei miraggi e delle facili emozioni.

Oppure accumulare da subito tesori infiniti che nessuno ci potrà rubare.

A noi la scelta.

 

Sabato 17 agosto 2019

S. Massimiliano Maria Kolbe,

sacerdote e martire

 

21Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».

«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni»

28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

(Matteo 15,27)

 

Il dialogo tra Gesù e questa mamma è sempre più stringente. Lei lo assedia senza demordere di fronte ai rifiuti, perché le mamme per i propri figli non si fermano davanti a nulla, per loro non ci sono ostacoli. Lui invece sembra volerla convincere con ragioni teologiche e di buon senso, ma in fondo spera che lei non molli e sbricioli queste fragili risposte una dopo l’altra con la potenza dell’amore e l’arguzia femminile.

Per cui alla fine non c’è chi ha prevalso e chi ha ceduto.

Ha semplicemente vinto l’amore.

 

Domenica 18 agosto 2019

X DOPO PENTECOSTE

 

Gesù disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio.

«È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago,

che per un ricco entrare nel regno di Dio!»

26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio». 28Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».

(Luca 18,25)

 

Un cammello dalla cruna di un ago non ci passerà mai. Occorre che diventi polvere, nulla. Finché possediamo e tratteniamo qualcosa siamo sempre troppo ingombranti e il Regno rimane al di là della cruna.

Grazie a Dio però, ci pensa Lui nel corso della vita a liberarci da tante cose, persone, situazioni alle quali noi ci avvinghieremmo per sempre. Soprattutto prima, durante e dopo ci incanta e ci conquista mostrandoci che questi attaccamenti sono così trascurabili di fronte alla Sua bellezza e alla vita nuova che ad ogni istante ci vuole donare.

 

Lunedì 19 agosto 2019

 

27Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse:

«”Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”»

(Luca 11,27-28)

 

Due beatitudini a confronto. Dà più gioia un figlio di cui tutti dicono un gran bene, che ti riempie di soddisfazioni, che suscita quasi invidia nelle altre mamme, o un discepolo che vive la Parola di Gesù?

Chissà se la risposta di Gesù avrà convinto sull’istante quella mamma.

Il fatto è che dobbiamo sempre convertire i nostri sogni, altrimenti inseguiamo ciò che alla fine ci deluderà. Solo Gesù sa la strada sicura, che all’apparenza non è sempre esaltante, anzi contiene sempre la croce, il morire. Eppure solo la risurrezione dopo la morte ci sazia, lo sperimentiamo ogni volta.

 

Martedì 20 agosto 2019

S. Bernardo, abate e dottore della Chiesa

 

29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona.

«Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione»

(Luca 11,30)

 

Giona è il predicatore restato per tre giorni nel ventre della balena. È la voce di un risorto, di un uomo che ha sperimentato chi è Dio e di cosa è capace. E la sua parola, ricca di questa esperienza di fuoco, converte a sorpresa tutta una città smarrita.

Gesù sa che la sua strada è quella di Giona e molto di più: entrare nel buio della storia e riempire di luce ogni generazione. È un perdere e un trovare, un morire e risorgere. È questa la legge della vita, è il segno di Dio, di un amore più forte di ogni morte.

 

Mercoledì 21 agosto 2019

S. Pio X, papa

 

31Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. 32Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona. 33Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce. 34La lampada del corpo è il tuo occhio.

«Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso»

35Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. 36Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore».

(Luca 11,34)

 

Quanto sono importanti gli occhi: sono la finestra del cuore. Ciò che vediamo non ci lascia mai come prima, ma condiziona i nostri pensieri e di conseguenza le nostre decisioni e i nostri comportamenti. Ma l’occhio è un canale, un mezzo. Ciò che più conta è l’intenzione con la quale si accolgono o si cercano le immagini. Gesù raccomanda di avere occhi semplici, che sanno vedere la realtà così com’è, con la bellezza con cui Dio l’ha creata e la tiene in vita. Per chi ha uno sguardo puro tutto è puro.

 

Giovedì 22 agosto 2019

Beata Vergine Maria Regina

 

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse:

«Rallégrati, piena di grazia:

il Signore è con te»

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

(Luca 1,28)

 

In poche parole c’è tutto un Paradiso: la presenza del Signore, l’abbondanza del suo amore personalissimo, la gioia debordante che deriva da tutto questo. È davvero un bel saluto quello dell’angelo a Maria e facciamo bene a rivolgerglielo anche noi spesso, in ogni Ave Maria.

Ma non è sbagliato sentirlo rivolgere anche a noi, a ciascuno. Perché Dio non ci ama meno di quanto abbia amato Maria e vuole regalarci lo stesso Paradiso, la stessa gioia. Se poi, come Lei, viviamo la Parola con radicalità Le assomiglieremo sempre di più.

 

Venerdì 23 agosto 2019

S. Rosa da Lima, vergine

 

46Egli rispose:

«Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!»

47Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. 48Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. 49Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, 50perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: 51dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. 52Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». 53Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, 54tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

(Luca 11,46)

 

È così facile dire agli altri quello che devono fare, mostrare loro la verità della legge, esigere con rigore che la rispettino sempre, quando si tratta di cose che non ci riguardano, che non chiedono a noi alcun impegno, alcuna fatica. Magari ci mostriamo inflessibili, mentre siamo noi i primi a non rispettare quelle norme o a usufruire di sconti speciali.

Gesù era sempre consapevole di quanto fosse esigente la via di Dio. Per questo invitava, ma non schiacciava, mostrava l’ideale ma non condannava chi non ci riusciva, indicava la strada e la percorreva per primo.

 

Sabato 24 agosto 2019

S. BARTOLOMEO, APOSTOLO

 

45Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret».

«Natanaele gli disse: “Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?”.

Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”»

47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». 48Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». 49Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». 50Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

(Giovanni 1,46)

 

Abbiamo sempre le nostre perplessità e i nostri pregiudizi. Ci accorgiamo che ci bloccano, ci chiudono verso le persone che ne sono coinvolte e ci fanno escludere una fetta di umanità. L’unica soluzione a questo problema è osare l’incontro, provare la relazione.

Gesù, incontrando Natanaele, risponde subito ai suoi sospetti con uno squisito apprezzamento, dimostra di conoscerlo già e di guardarlo con stima e simpatia, lo invita a condividere nuove scoperte. Tutto questo sbriciola in un attimo le resistenze di Natanaele e crea subito un rapporto di vicinanza e di amicizia.

 

Domenica 25 agosto 2019

DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO

DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

 

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». 2Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

«Perciò chiunque si farà piccolo

come questo bambino,

costui è il più grande nel regno dei cieli»

5E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. 6Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. 7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo! 8Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. 9E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco. 10Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.

(Matteo 18,4)

 

Che per diventare grandi occorra farsi piccoli è davvero paradossale. Ma è un paradosso diffusissimo, quello dell’amore. Infatti chi ama vede l’altro più grande, più importante di sé, dedica a lui le migliori energie, è pronto ad affaticarsi pur di renderlo felice. Non si tratta di comportamenti calcolati o regolamentati da leggi, è un istinto naturale che guida e suggerisce i comportamenti che meglio esprimono questo sentimento. Ed è anche il paradosso della vita per cui occorre morire per risorgere, occorre attraversare il pianto per conoscere la vera gioia.

 

Lunedì 26 agosto 2019

 

4Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava:

«Viene dopo di me

colui che è più forte di me»

io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

(Marco 1,7)

 

Giovanni Battista sa di essere solo un precursore, un anticipatore. Sta infatti arrivando qualcuno che vale molto più di lui ed è consapevole del suo essere mero strumento. Annuncia qualcuno che è più forte di lui e lo immagina più energico, più coraggioso, più potente: tutte cose vere che si realizzeranno. Quello che non poteva immaginare è che queste caratteristiche saranno interamente al servizio dell’amore, della salvezza di ogni uomo senza eccezione, senza dividere il mondo in buoni e cattivi e mostrando quanto spesso ci sbagliamo in queste valutazioni.

È il “di più” di Dio, che nessuno poteva prevedere.

 

Martedì 27 agosto 2019

S. Monica

 

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali.

«Egli vi battezzerà

in Spirito Santo e fuoco»

17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». 18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

(Luca 3,16)

 

Il battesimo è davvero una trasformazione radicale, che coinvolge la persona fin nelle sue radici più remote. Non si tratta solo di un lampo di Dio, ma di una presenza Sua che fa casa dentro di noi.

Ci ritroviamo abitati dalla Trinità, per cui in certo modo non siamo più noi stessi, eppure al tempo stesso lo siamo nel modo più vero e realizzato.

Una presenza che è un fuoco d’amore, che brucia e lascia inquieti, perché spinge sempre oltre e mostra l’inutilità di una vita non spesa per gli altri.

 

Mercoledì 28 agosto 2019

S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa

 

Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:

«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?»

25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via.

(Luca 7,24)

 

Domande pungenti queste di Gesù. Interrogavano le intenzioni, le attese di chi andava da Giovanni Battista. Se era solo sete di curiosità, quell’incontro diventava solo un’esperienza in più. Se si cercava qualcuno di accomodante, si era davvero sbagliato indirizzo.

Giovanni Battista era un uomo tutto d’un pezzo, fedele al suo compito fino alla morte, pronto a correre ogni rischio senza arretrare mai. Lo guardiamo come un esempio luminoso che ci interpella per la coerenza, la determinazione di non mollare, il coraggio di chi affronta ogni prova superando le proprie paure.

 

Giovedì  29 agosto 2019

MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

 

17Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. 18Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». 19Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, 20perché

«Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri»

21Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. 22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». 23E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». 24Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». 25E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». 26Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. 27E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione 28e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. 29I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

(Marco 6,20)

 

Erode appare qui come un uomo che si interroga, che si lascia raggiungere dalle critiche, sensibile a quanto Dio gli chiede.

Gli manca però un requisito fondamentale: passare dall’ascolto alla vita.

Non sa trarre le conseguenze di ciò che capisce, è convinto di poter tenere il piede in due scarpe, apprezzare le parole di Giovanni Battista, ma continuando a tenerlo in carcere, illudendosi addirittura di vigilare su di lui. Ma la conversione della vita per chi ascolta il Vangelo non ammette ritardi, il posticipare ci può anzi rendere ancora più vulnerabili, perché ci fa credere di essere già a posto per il fatto che siamo d’accordo con quelle idee.

 

Venerdì 30 agosto 2019

Beato Alfredo Ildefonso Schuster, vescovo

 

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e,

«Fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «”Ecco l’agnello di Dio!”»

37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

(Giovanni 1,36)

 

In una breve frase si condensa il senso e il compimento di una vita. Giovanni Battista doveva indicare il Messia: l’ha trovato, lo comunica subito ai discepoli più fedeli.

Ma quello sguardo fisso su Gesù dice di più: non è solo una comunicazione di notizie. È una contemplazione, un incanto, un dono sorprendente che lui stesso aspettava con ansia e curiosità, che contiene tutto ciò di cui l’intera umanità ha bisogno. È un vedere la salvezza. E questo lascia un po’ tramortiti, come di fronte a qualcosa di mai visto, che supera ogni previsione.

 

Sabato 31 agosto 2019

 

24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

«Chi ama la propria vita, la perde

e chi odia la propria vita in questo mondo,

la conserverà per la vita eterna»

26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.

(Giovanni 12,25)

 

È una legge universale che ci contraddice ad ogni istante: la gioia abita là dove non la vorremmo trovare. Ogni volta che facciamo qualcosa che ci piace, trascurando ciò che dovremmo fare, alla fine abbiamo sempre l’impressione che ci manchi qualcosa. Ogni volta che invece ci assoggettiamo a ciò che istintivamente non vorremmo, ma che è giusto, troviamo una pace, un senso, un’armonia interiore che ci sorprende.

Occorre ogni volta decidere di convertirci.

Alla gioia vera.

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