Vivi la Parola! 2020 03: Marzo

Domenica 1 marzo 2020

ALL’INIZIO DI QUARESIMA

 

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose:

«Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto»

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

(Matteo 4,10)

 

Non si scende a patti con satana, l’adorazione del cuore è tutta sempre e solo per Dio. Nella vita spirituale a volte occorre il tempo per discernere, per comprendere la volontà di Dio con la maggior esattezza e sicurezza che ci è possibile.

Ma quando si tratta del peccato le cose sono chiare, la scelta è difficile ma assolutamente evidente, non serve tergiversare. È necessaria invece la decisione, la nettezza anche drastica e rapida, perché ogni esitazione è un cedimento.

Possiamo così imboccare una strada di non ritorno che ci incammina sulle novità luminose di Dio.

 

Lunedì 2 marzo 2020

 

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

«Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati»

5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

(Matteo 5,4)

 

Quasi tutte le beatitudini guardano al futuro. Partono da una condizione attuale difficile, di minoranza, a volte poco invidiabile, ma si proiettano in avanti verso un luce sicura. Ci mostrano che la vita cristiana è un cammino, che il meglio deve ancora venire e che nessun passato, nessun presente può essere considerato un punto d’arrivo.

La certezza della ricompensa finale ci strappa dalla stasi, dalla delusione che paralizza, ci fa pregustare la gioia che sarà e che, proprio in forza di questa fede, abita in noi sin d’ora.

Perché Dio è fedelissimo alle sue promesse.

 

Martedì 3 marzo 2020

 

13Voi siete il sale della terra; ma

«Se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente»

14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

(Matteo 5,13)

 

Siamo cristiani, cioè “di Gesù”, siamo figli di Dio, partecipi della natura divina. In noi abita la Sapienza di Dio.

Possiamo però oscurarla, lasciarla appesantire dalla polvere, perdere poco a poco quel gusto del Vangelo che dà il sapore più squisito e pieno alla vita. Possiamo diventare una goffa controfigura di noi stessi, una fotocopia illeggibile, tutta roba che non serve a niente.

Noi siamo noi stessi solo se viviamo il Vangelo. Se ami sei, se non ami non sei. Non ci sono alternative. La mediocrità in questo caso non ha nulla di aureo, è solo insignificante e suscita malinconia.

 

Mercoledì 4 marzo 2020

 

17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti;

«Non sono venuto ad abolire,

ma a dare pieno compimento»

18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

(Matteo 5,17)

 

La predicazione dirompente e l’atteggiamento nuovo di Gesù suscitava accesi entusiasmi e pesanti perplessità. Una bellezza mai conosciuta riempiva il cuore di chi lo ascoltava e lo vedeva agire e al tempo stesso tante certezze cadevano: come un mondo nuovo che nasce.

Per chi rimaneva avvinghiato alle sue abitudini anche sante certe novità spaventavano, preoccupavano, facevano pensare che stesse demolendo la religione.

Per chi invece rimaneva con il cuore aperto e si lasciava guidare dallo Spirito era chiaro che cadeva solo ciò che aveva da cadere e rimaneva in piedi solo la Verità, con una gioia sperimentata prima.

 

Giovedì 5 marzo 2020

 

«Io vi dico infatti: Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli»

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. 23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. 25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

(Matteo 5,20)

 

Il regno dei cieli è una realtà speciale, inafferrabile e preziosa, come quando respiriamo l’aria buona. Non è il frutto automatico dei nostri buoni comportamenti, non è la semplice ed esatta osservanza di regole scritte, non è semplicemente la soddisfazione di sentirsi bravi e con la coscienza a posto.

Il Regno dei cieli è un fuoco che brucia e che ti porta, è una luce che scomoda e che abbaglia, è una vita che non puoi imbrigliare e che sfugge alle previsioni. Ti inquieta e ti pacifica, continua a provocarti, a spingerti in avanti, obbligandoti ad abbandonare il nido rassicurante.

È un amore che conquista e da senso a tutto.

È Gesù.

 

Venerdì 6 marzo 2020

 

Nel Rito Ambrosiano la celebrazione della S. Messa è sospesa nei venerdì di Quaresima. Propongo perciò in questi giorni la lettura continua della Passione di Gesù Cristo secondo Matteo

1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli: 2«Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso». 3Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, 4e tennero consiglio per catturare Gesù con un inganno e farlo morire. 5Dicevano però: «Non durante la festa, perché non avvenga una rivolta fra il popolo». 6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, 7gli si avvicinò una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre egli stava a tavola. 8I discepoli, vedendo ciò, si sdegnarono e dissero: «Perché questo spreco? 9Si poteva venderlo per molto denaro e darlo ai poveri!». 10Ma Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché infastidite questa donna? Ella ha compiuto un’azione buona verso di me. 11I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me. 12Versando questo profumo sul mio corpo, lei lo ha fatto in vista della mia sepoltura. 13In verità io vi dico: dovunque sarà annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche ciò che ella ha fatto». 14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti 15e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. 16Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. 17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 18Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». 19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. 20Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

«Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l’hai detto”»

26Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 29Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». 30Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

(Matteo 26,25)

 

Ogni parola che il Vangelo ci riporta su Giuda ci interroga vorremmo riuscire a penetrare almeno un po’ nel mistero del cuore di quest’uomo, capire cosa lo ha mosso a tradire, in che cosa gli potremmo assomigliare. Perché Giuda non è un mostro che noi bambini innocenti abbiamo paura a guardare. Le sue ferite sono le nostre, il suo tradimento richiama i nostri.

Chissà perché ha fatto questa domanda a Gesù, quando sapeva benissimo di averlo venduto il giorno prima. Una sfida, oppure voleva dissimulare senza riuscirci, oppure voleva vedere come Gesù avrebbe reagito, oppure sperava di non averla fatta così grossa, oppure…? Chi lo sa.

Comunque il suo tradimento non ci è estraneo.

 

Sabato 7 marzo 2020

 

1In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. 2Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». 3Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. 5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? 6Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio.

«Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici non avreste condannato persone senza colpa»

8Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

(Matteo 12,7)

 

A Dio interessa che il nostro cuore diventi misericordioso come il Suo, noi invece pensiamo che essere cristiani significhi soprattutto impegnarsi a fare sacrifici. Si pensi a quante persone fanno consistere la quaresima nel non mangiare dolci o cioccolatini. Invece, il digiuno più prezioso è quello dall’ostilità naturale che sentiamo in noi quando subiamo un’ingiustizia, o quando qualcuno è più bravo di noi. Il sacrificio più santo è riuscire ad amare anche chi ci sembra non si meriti proprio nulla. La sofferenza più importante da accettare è provare a fare davvero nostri i dolori di chi ci sta accanto.

 

Domenica 8 marzo 2020

DELLA SAMARITANA

 

5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno.

«Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”»

8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». 27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui. 31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». 39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

(Giovanni 4,7)

 

Cosa avrà spinto Gesù a chiedere acqua a una donna, straniera, di un’altra religione, sola, tutte cose che all’epoca erano inammissibili? Noi non ci avremmo visto alcuna utilità, né alcuna speranza di ottenere successo, ci sarebbe sembrato di andare incontro ad una sconfitta sicura.

Ma Gesù cerca sempre l’incontro. Parte da un pretesto, un fazzoletto di terreno comune gli è sufficiente per ricevere un prima risposta. Appena vede aprirsi un varco si inserisce, allarga la conversazione, cerca di sfiorare il cuore, per portare luce. E come in ogni dialogo vero accadono sorprese, si fanno scoperte, la persona è diversa da come appariva a prima vista.

Dio è amore e quindi cerca il dialogo per valorizzare tutti.

 

Lunedì 9 marzo 2020

 

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

«Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te»

ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

(Matteo 5,29)

 

Da certi pericoli occorre tenersi bene alla larga.

A volte ci sentiamo forti, un po’ invulnerabili, non perché ci sentiamo i migliori, ma perché abbiamo l’impressione che certi rischi non ci riguardino. È solo un’illusione. La fragilità è sempre latente e siamo tanto più esposti quanto più crediamo di non esserlo. Quante volte si sente dire da persone che erano cadute in comportamenti sbagliati: «Questo non sono io. Questo modo di fare non mi appartiene». Invece noi siamo proprio così. E da queste meschinità di salva solo la forza di Dio e ci guarisce solo la Sua misericordia.

 

Martedì 10 marzo 2020

 

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. 33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”.

«Ma io vi dico: non giurate affatto»

né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

(Matteo 5,34)

 

Giurare significa chiamare a testimone Dio o le persone più care o le cose più sacre a sostegno di quanto si sta dicendo. In fondo tutto questo nasce dal fatto che la nostra parola da sola non è sicuramente credibile. Quindi il giuramento è già di per sé una sconfitta, è ammettere che altre volte non sono stato sincero e che quindi quello che dico non può offrire garanzie assolute.

Gesù ci suggerisce un’altra strada. Essere limpidi. Sinceri. Lui lo è stato sempre, in un mondo non meno ostile e pericoloso del nostro.

 

Mercoledì 11 marzo 2020

 

«Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra»

40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. 43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

(Matteo 5,38-39)

 

La legge del taglione (“Occhio per occhio, dente per dente”) era stata istituita per evitare vendette più gravi e chiudere per sempre i risentimenti. Gesù la ripropone…al contrario: se ricevi un torto rimani pronto a riceverne un altro. È il Suo stile, lo stile di Dio: il male sempre su di sé, mai sugli altri. È la vittoria del perdono sull’offesa, è l’essere pronti a tutto pur di rimanere sempre aperto al rapporto con il fratello.

Vuol dire bruciare completamente in sé ogni desiderio di rivalsa, di ripicca. Vuol dire far morire il male subìto dentro di sé.

 

Giovedì 12 marzo 2020

 

«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli»

2Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 5E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

(Matteo 6,1)

 

Dobbiamo scegliere: o decidiamo di cercare l’applauso degli uomini oppure di cercare quello di Dio.

Non è possibile tendere ad entrambi. Si escludono a vicenda.

Se ci pensiamo bene e scaviamo a fondo, ancora una volta la scelta è quella decisiva di sempre: scegliere tra Dio e me. Con una differenza: che chi sceglie sé prima o poi rimane deluso e perde se stesso; chi invece sceglie Dio trova se stesso e una pienezza altrimenti sconosciuta.

Certo è una lotta, perché tutto ci spinge ad apparire, a mostrarci per essere visti, altrimenti si ha l’impressione di non esistere. Ma questo avviene quando dimentichiamo lo sguardo del Padre su di noi.

 

Venerdì 13 marzo 2020

 

31Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. 32Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 33Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». 34Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». 35Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli. 36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 40Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? 41Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». 43Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. 44Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro:

«Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori»

46Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». 47Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». 49Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. 50E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 52Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. 53O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? 54Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». 55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

(Matteo 26,45)

 

All’inizio della preghiera nel Getsemani Gesù si sente sopraffatto dalla paura e dall’angoscia e chiede ai discepoli di vegliare con lui, rimproverandoli quando li vede appesantiti dal sonno. A conclusione della preghiera li vede ancora dormire, ma questa volta li guarda con tenerezza. L’incontro con il Padre lo ha ritemprato, entra con una forza tutta nuova nella Passione, ha fugato la tentazione che si ripresenterà solo sulla croce nel momento abissale dell’abbandono. Ci impressiona che i Vangeli ritraggano questo percorso interiore di Gesù. Questo ci ricorda la potenza della preghiera, capace di sbaragliare ogni nemico, ogni paura.

 

Sabato 14 marzo 2020

 

Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano:

«Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?»

3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.

(Marco 6,)

 

Sapienza e prodigi di Gesù sorprendono i suoi compaesani. La sapienza anzitutto: chi gli ha insegnato tutte quelle cose, come fa a saperle? Ma questa sarebbe solo scienza. Sapienza è invece cogliere il senso profondo delle cose, parlare al cuore, gettare luce su realtà che riguardano tutti.

Sappiamo per esperienza che, in ogni ambito, ci sono cose che si studiano, si approfondiscono, che si acquisiscono con l’impegno e lo studio. Ma ce ne sono altre che non si imparano. Non vengono da noi.

I nazareni sanno che questa sapienza “gli è stata data”, ma non osano il passo successivo, quello necessario: diventare discepoli.

 

Domenica 15 marzo 2020

DI ABRAMO

Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». 34Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre.

«Se dunque il Figlio vi farà liberi,

sarete liberi davvero»

37So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. 44Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».  48Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?».49Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. 51In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». 52Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». 57Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

(Giovanni 8,36)

 

Gesù parla della libertà come dono che si riceve da lui. Non si riferisce quindi a quella facoltà tipica dell’uomo per la quale ciascuno orienta le proprie scelte secondo la sua personale intenzione. E non è neppure la capacità di scegliere tra due o più opzioni possibili.

Quella di cui Gesù parla è la libertà di Dio, cioè la libertà sconfinata di chi ama. È quell’esperienza di infinito che possiamo conoscere quando nulla più ci trattiene, quando non abbiamo quei condizionamenti che frenano e fanno esitare, ma possiamo proiettarci totalmente nel dono di noi stessi in qualunque direzione. È la libertà di Gesù, che Lui vuole regalare anche a noi.

 

Lunedì 16 marzo 2020

 

7Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. 8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. 9Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,  10venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 11Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 12e rimetti a noi i nostri debiti  come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

«E non abbandonarci alla tentazione»

ma liberaci dal male. 14Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; 15ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

(Matteo 6,13)

 

La traduzione nuova di questa invocazione del Padre nostro, che risale ormai a circa 13 anni fa, mi sembra comprenda e ampli il significato della traduzione precedente. La tentazione infatti fa parte della vita dell’uomo. Neppure Gesù ne è stato esente, quindi riguarda proprio tutti, non è eredità del peccato.

Ce ne sono di vari tipi, ma vi sono momenti in cui abbiamo l’impressione di esserne travolti, non ce la facciamo più, ci sentiamo spinti a gesti anche folli. Lì chiediamo di non rimanere soli, di essere sostenuti e difesi anche se non ce ne accorgiamo subito, di poter contare su di Lui, altrimenti crolleremmo.

Una invocazione umanissima e necessaria.

 

Martedì 17 marzo 2020

 

16E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e

«Il Padre tuo, che vede nel segreto,

ti ricompenserà»

(Matteo 6,18)

 

È questo il ritornello che sigilla l’insegnamento fondamentale di Gesù sull’elemosina, sulla preghiera e sul digiuno. Occorre abituarsi a cercare il Padre sempre, con gli occhi del cuore. Fissare il nostro sguardo sul Suo ci orienta, ci conferma, ci pacifica. Così Lui diventa poco a poco la causa prima di ogni nostro agire, il motivo principale della nostra giornata, la relazione, l’amicizia più bella che ci accompagna e ci nutre ad ogni istante.

La ricompensa che Gesù promette non è altro da questo, perché questo è il tesoro più grande che ogni uomo possa mai avere sulla terra: vivere da figli con un Padre così.

 

Mercoledì 18 marzo 2020

 

 

«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano»

20accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. 22La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; 23ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! 24Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

(Matteo 6,19)

 

Cosa non si fa per i soldi. Quanto spesso si è convinti che tutto può essere comprato e che in fondo è ineluttabile, se non addirittura giusto, che sia così. I nostri occhi vedono, sia in noi che negli altri, che non garantiscono la felicità, eppure tanti continuano ad inseguirli come il vero tesoro della vita.

Gesù vede nei cuori di chi vive per la ricchezza l’ansia che divora, l’angoscia di perdere tutto, la rabbia di essere derubati, l’invidia per chi ha di più. Da questo e da molte altre conseguenze ci vuole liberare.

E ci insegna a non considerare il cielo solo come una realtà futura, ma come una sicurezza che accompagna tutta la vita di quaggiù.

 

Giovedì 19 marzo 2020

S. GIUSEPPE

SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA

 

41I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro:

«Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?»

(Luca 2,49)

 

Il pensiero di Gesù adolescente corre verso il Padre. In Lui ha trovato la ragione prima e ultima della sua vita, non c’è altro che lo interessi o lo condizioni. È l’attrattiva irresistibile del Suo cuore, è la passione che occupa i suoi pensieri, è la ricerca che lo coinvolge, è la risposta ad ogni sua domanda. Giuseppe e Maria non avevano ancora colto quanto fosse profonda e potente in Lui questa realtà. Hanno così una nuova comprensione di Gesù, si saranno sentiti custodi di questa Sua vocazione, ma anche provocati a nuove conversioni da questa radicalità che fa del Padre il tutto della vita.

 

Venerdì 20 marzo 2020

 

57Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani.

«Pietro intanto aveva seguito Gesù, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire»

59I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; 60ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, 61che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». 62Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». 64«Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo». 65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». 67Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, 68dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?». 69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». 70Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». 71Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». 72Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». 73Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». 74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. 75E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

(Matteo 26,58)

 

Pietro è diventato uno spettatore. Non gli era mai capitato di vestire questi panni, dal giorno della sua vocazione in poi: era stato sempre coinvolto nella vicenda di Gesù, amico nel condividere le gioie e le critiche, schierato dalla Sua parte anche quando tutti se ne andavano via, responsabilizzato verso gli altri apostoli dal giorno in cui aveva ricevuto da Gesù le chiavi del Regno.

Nel cuore l’amicizia non si è spenta, ma la paura lo chiude in se stesso, non fa più conto su Gesù perché lo vede debole e in catene. Non ha tempo per accorgersi di tutto questo. Ma da lì al rinnegamento imminente ormai il passo è breve.

 

Sabato 21 marzo 2020

 

Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. 7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri.

«E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura»

9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

(Marco 6,8)

 

È sufficiente un bastone per appoggiarsi.

Il cammino dei discepoli inviati in missione infatti sarà lungo, la stanchezza non mancherà, sarà una fatica nuova che ancora non conoscono.

Ma di pane, valigie e soldi non c’è bisogno. Ogni preoccupazione rallenterebbe il cammino, lo farebbe deviare. Tutto verrà loro donato, più di quello che immaginavano, più di quanto avevano bisogno.

Quanto più saranno immersi nell’avventura della missione tanto più toccheranno con mano la Provvidenza. E questa esperienza fresca e viva renderà giorno dopo giorno ancora più gioioso e convinto il loro annuncio.

 

Domenica 22 marzo 2020

DEL CIECO

 

1Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe” – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose:

«L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista»

12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». 13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». 18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». 24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. 35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!».

(Giovanni 9,11)

 

Il racconto di quest’uomo non è fatto di teorie, ma di fatti concreti. Non sta ripetendo parole ascoltate altrove, ma riassume in rapida sintesi quello che gli è successo. Una guarigione incredibile di cui lui non è protagonista, ma solo destinatario, senza neppure averla chiesta.

È questo il nucleo incandescente dell’esperienza cristiana: non ciò che possiamo fare noi, ma ciò che Dio ha già fatto per noi, per amore nostro. Perché il primo verbo della vita cristina è il verbo ricevere e continua ad essere fondamentale, perché Dio ama sempre per primo e non smetterà mai di farlo.

 

Lunedì 23 marzo 2020

 

1Non giudicate, per non essere giudicati; 2perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?»

4O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? 5Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

(Matteo 7,3)

 

La pagliuzza nell’occhio del fratello c’è, non è un invenzione e noi la vediamo sempre benissimo. Il problema però è la trave del nostro occhio, che invece non vediamo e della quale molto spesso non sospettiamo neanche l’esistenza: ci sembra di vedere così chiaro!

La trave è il giudizio spietato, che non lascia spazi di misericordia, che enumera uno dopo l’altro solo i difetti e gli errori, concedendo margini irrisori di comprensione. È sempre un far prevalere il nostro io, anziché occuparsi di come trovare gesti e parole che incoraggino, apprezzino il positivo che sempre c’è e mostrino strade percorribili e attraenti di riscatto.

 

Martedì 24 marzo 2020

 

6Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. 7Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 8Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 9Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? 10E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? 11Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!

«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro:

questa infatti è la Legge e i Profeti»

(Matteo 7,12)

 

Ecco in pochissime parole condensati i comandamenti, almeno gli ultimi sette.

Quando ci troviamo a un bivio e non sappiamo come agire questa è la soluzione, fare agli altri ciò che desidereremmo per noi.

Con una parola sola: ama.

Infatti è quello che cerchiamo in fondo al cuore: essere amati.

Sembra semplice, ma non lo è assolutamente, occorre soprattutto sapersi confrontare, essere disposti a cambiare idea, sopportare e aspettare.

Occorre cercare di cambiare il proprio punto di osservazione con occhi nuovi.

 

Mercoledì 25 marzo 2020

ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

 

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse:

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»

E l’angelo si allontanò da lei.

(Luca 1,38)

 

A volte ci vengono fatte delle richieste che ci sembrano fuori dalla nostra portata. Allora poniamo in atto mille resistenze, accusiamo altri di non capirci e di metterci in situazioni assurde o troppo gravose.

Maria ha cercato di chiarire una richiesta che le avrebbe sconvolto la vita, ma poi si è affidata con la consapevolezza di chi vive ogni attimo della propria esistenza alla presenza del Signore.

Nulla di ciò che viviamo è inutile, spesso non ne comprendiamo subito il motivo, ma a lungo andare ne vediamo gli effetti.

 

Giovedì 26 marzo 2020

 

«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli»

22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. 24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». 28Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: 29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

(Matteo 7,21)

 

Fare la volontà di Dio, ma come? Come capire quale sia?

La si scopre quando si è disposti a buttare per aria ogni nostra certezza, a vivere ogni giorno come una sorpresa che ci viene donata, a non essere sicuri alla mattina di come arriveremo a sera.

Occorre avere il coraggio di affrontare le delusioni, di esporci quando l’opportunismo ci consiglia di tacere, sapendo che nulla è nostro e pertanto ci può essere tolto in qualunque momento.

 

Venerdì 27 marzo 2020

 

1Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. 2Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato. 3Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, 4dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». 5Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. 6I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». 7Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. 8Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. 9Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, 10e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore. 11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». 12E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. 13Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». 14Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. 15A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. 16In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. 17Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». 18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. 19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».  20Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. 21Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». 22Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». 23Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». 24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». 25E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». 26Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. 27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. 28Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, 29intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». 30Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

«Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce»

(Matteo 27,32)

 

Le croci che ci troviamo a dover portare nella vita nessuno le sceglie, anzi cerchiamo in tutti i modi di evitarle e quando ciò nonostante arrivano, ci tolgono ogni forza.

E’ quello il momento di non sentirci soli, Gesù è lì e ci aiuta a portare quella Croce che ci sembra tanto pesante. Il vero Cireneo è Lui.

Affidandoci scopriremo che non è impossibile superare momenti a volte strazianti, non siamo mai soli anche quando non ce ne accorgiamo. Il Signore è lì e troverà il modo per farsi sentire attraverso degli eventi, delle persone: non dobbiamo disperare mai.

 

Sabato 28 marzo 2020

 

13Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù però disse:

«Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli»

15E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

(Matteo 19,14)

 

I bambini, come le donne, erano le persone più deboli all’epoca di Gesù, eppure proprio per loro c’è uno sguardo di tenerezza.

I bambini sono il nostro futuro, noi siamo le loro radici e abbiamo il compito di prepararli alla vita. Anche oggi molti pensano che il tempo passato con loro sia perso e non si accorgono come sia invece importante per la Chiesa di domani ciò che essi vivono ora.

Non si tratta tanto di trasmettere nozioni che dimenticheranno a velocità insuperabile, ma di far vivere emozioni, di creare rapporti veri di stima, di fiducia nell’amore di Gesù che si serve di noi per incontrarli.

 

Domenica 29 marzo 2020

DI LAZZARO

 

1Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». 4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».  11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!».

«Allora Tommaso, chiamato Dìdimo,

disse agli altri discepoli:

“Andiamo anche noi a morire con lui!”»

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». 28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.  32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». 38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». 45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.  47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

(Giovanni 11,16)

 

Spesso nella nostra mente ricordiamo Tommaso come l’apostolo che dubita della resurrezione e Marta come la donna troppo pratica che si dimentica di ascoltare la Parola.

Però in questo brano, di entrambi ci viene dato un altro aspetto: il coraggio e la fedeltà senza limiti del primo, la fede incrollabile della seconda.

Non è un caso, il nostro cuore è portato a fermarsi più sui difetti degli altri che sulle virtù. Occorre esercitarlo a cercare sempre il positivo in chiunque; a volte, magari sforzandoci, possiamo trovare qualcosa di molto positivo in chi non pensavamo.

 

Lunedì 30 marzo 2020

 

27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. 31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente.

«Pietro prese Gesù in disparte

e si mise a rimproverarlo.

Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse:

Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”»

(Marco 8,32-33)

 

Anche noi a volte decidiamo che linea debba tenere il Signore.

Edulcoriamo alcune frasi del Vangelo, perché ci sembrano troppo pesanti.

Abbassiamo terribilmente il tiro per rendere più agevole il cammino cristiano, togliendo così il mordente che hanno le parole di Gesù.

Soprattutto i giovani hanno bisogno di sentire proposte coinvolgenti, testimonianze vere e audaci. Se il Vangelo sembra non interessare spesso è perché è proposto male e vissuto peggio.

E’ credibile solo chi fa, non chi parla ed è attraente; è credibile solo chi nonostante tutto dimostra di essere sempre in pace e nella gioia.

Questo significa mettersi alla sequela di Gesù.

 

Martedì 31 marzo 2020

 

Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». 66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro:

«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»

70Gesù riprese: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!» 71Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici.

(Giovanni 6,)

 

Quando la nostra vita riposa in Dio, nulla ci può allontanare da Lui.

Ci saranno momenti di dubbio, di vuoto, anche di buio. Ma comunque sappiamo che ormai non c’è nessuna possibilità lontano da Lui.

E’ come se una foglia volesse vivere lontana dall’albero, seccherebbe immediatamente e sarebbe portata via dal vento.

E’ una consapevolezza che nulla toglie al travaglio continuo che è in noi: la fede è qualcosa, come l’amore, che va scelto ogni giorno; non viene donata una volta per tutte, va conquistata e vissuta attimo per attimo.

 

 

 

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