È ora di cambiare

Carissimi e carissime,
oggi riprende la partecipazione del popolo all’Eucarestia domenicale.

Siamo venuti con tanto amore nelle vostre case con le Messe via web, ora vi aspettiamo con tanta gioia!
Ci siamo accorti in questi mesi che, come dicevano gli antichi martiri, “senza la Messa non possiamo vivere”!
Ma questo evento, come ha scritto il vescovo di Pinerolo monsignor Olivero, “non può farci
dimenticare le fatiche che tanti hanno vissuto e stanno vivendo: il dolore di chi ha perso un famigliare, senza neppure poterlo salutare; l’angoscia di chi ha perso il lavoro e fatica ad arrivare a fine mese; il peso di chi ha tenuto chiuso un’attività per tutto questo tempo e non sa come e se riaprirà; i ragazzi e i giovani che non hanno potuto seguire lezioni regolari a scuola; i genitori che devono con fatica prendersi cura dei figli rimasti a casa tutto il giorno; la ripresa economica con un impoverimento generale…

Questo tempo parla, ci parla. Questo tempo urla. Ci suggerisce di cambiare. La società che ci sta alle
spalle non era la “migliore delle società possibili”. Questo è il tempo per sognare qualcosa di nuovo.
Quella era una società fondata sull’individuo. Tutti eravamo ormai persuasi di essere “pensabili a
prescindere dalle nostre relazioni”. Tutti eravamo convinti che le relazioni fossero un optional che abbellisce la vita. Una ciliegina sulla torta, un dolcetto a fine pasto.

In questo isolamento ci siamo resi conto che le relazioni ci mancano come l’aria. Perché le relazioni
sono vitali, non secondarie. Noi siamo le relazioni che costruiamo. Ciò significa riscoprire la “comunità”.

Abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza delle relazioni all’interno, tra catechisti, animatori, collaboratori e praticanti. Abbiamo bisogno di creare in parrocchia un luogo dove sia bello trovarsi, dove si possa dire: “Qui si respira un clima di comunità, che bello trovarci!”.
E di relazioni all’esterno, con quelli che non frequentano o compaiono qualche volta per “far dire una
messa”, far celebrare un battesimo o un funerale.

È il tempo di cristiani che amano i non praticanti, gli agnostici, gli atei, i credenti di altre confessioni
e di altre religioni. Questi sono i veri cristiani.
Non cristiani “devoti” (in modo individualistico, intimistico, astratto, ideologico), ma credenti che
credono in Dio per nutrire la propria vita e per riuscire a credere alla vita nella buona e nella cattiva sorte.

Non comunità chiuse, ripiegate su se stesse e sulla propria organizzazione, ma comunità aperte, umili,
cariche di speranza; comunità che contagiano con propria passione e fiducia.
Non una Chiesa che va in chiesa, ma una Chiesa che va a tutti. Carica di entusiasmo, passione,
speranza, affetto.

Credenti così riprenderanno voglia di andare in chiesa, di andare a Messa, per nutrirsi. Altrimenti si
continuerà a sprecare il cibo nutriente dell’Eucarestia. Solo con questa fame potremo riscoprire la fortuna della Messa”.
E solo in questo modo riscopriremo la voglia di diventare un regalo per l’intera città di Gorgonzola.

I vostri don

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