Guerra e pace in Terra Santa

La storia di salvezza, che passa per Abramo, Mosè, il Mar Rosso, il deserto, è come una dimostrazione concreta della pazienza e della misericordia di Dio e, insieme, della infedeltà e della ostinazione dell’uomo.

In Gesù, morto e risorto, si è manifestata l’ira di Dio sulle infedeltà umane ed è apparsa la sua fedeltà immutabile, è apparso il suo amore misericordioso che ha vinto il peccato del mondo.

Il Papa ha detto chiaramente che la guerra non è uno strumento per superare i conflitti tra i popoli; che bisogna impegnarsi per mettervi fine; che occorre riprendere i negoziati; che la pace è ancora possibile.

Tutti noi, senza fare eccezione tra credenti e non credenti possiamo ripetere: i nostri cuori sono turbati, le nostre coscienze sono lacerate, i nostri pensieri si smarriscono, le nostre opinioni tendono a dividersi.

Smarrimento e angoscia che non ci coinvolgono solo sul terreno del lutto per i morti, delle lacrime per tutti i feriti, del lamento doloroso per i profughi, per i senza tetto, per coloro che vivono nell’angoscia dei bombardamenti giorno e notte.

Lo smarrimento e l’angoscia toccano persino l’ambito della fede e della preghiera, perché ci viene spontaneamente sulle labbra la domanda, quasi una protesta a Dio, come Giobbe: abbiamo già pregato, abbiamo chiesto tanto la pace, ma tu, Signore, non ci hai esaudito! Perché, Signore, non ci ascolti?

Vorrei leggere una bella preghiera di Paolo VI, scritta molti anni fa, dove si dice tra l’altro: “Signore, noi abbiamo ancora le mani insanguinate dalle ultime guerre mondiali …. Signore, noi siamo oggi tanto armati come non lo siamo mai stati nei secoli prima d’ora… Signore, noi abbiamo fondato lo sviluppo e la prosperità di molte nostre industrie colossali sulla demoniaca capacità di produrre armi di tutti i calibri, e tutte rivolte a uccidere e a sterminare gli uomini nostri fratelli; così abbiamo stabilito l’equilibrio crudele dell’economia di tante nazioni potenti sul mercato delle armi alle nazioni povere, prive di aratri, di scuole e di ospedali”.

Ha detto giustamente qualcuno: “I fiumi di sangue sono sempre preceduti da torrenti di fango”. In tali torrenti  abbiamo sguazzato un po’ tutti noi umani, uomini e donne di ogni paese e latitudine: l’immoralità della vita, gli egoismi personali e di gruppo, la corruzione politica, i tradimenti e le infedeltà a livello interpersonale e familiare, il menefreghismo, l’indolenza e lo sciupio delle energie di vita per cose vane, frivole o dannose, l’insensibilità di fronte ai milioni di esseri umani la cui vita è soffocata con l’aborto, il volgere la testa di fronte alle miserie di chi sta vicino o di chi viene da lontano, il commercio della droga.

Sì, in questi torrenti di fango ci siamo lasciati coinvolgere, ci siamo magari talora anche divertiti in maniera spensierata e irresponsabile.

Se oggi c’è una guerra non è perché le cose si siano mosse quasi per caso o per sbaglio, pur se ci sono delle responsabilità precise, a cui nessuno potrà sfuggire.

C’è una guerra perché, per tanto tempo, si sono seminate situazioni ingiuste, si è sperata la pace trascurando quelli che Giovanni XXIII chiamava “i quattro pilastri della pace”, cioè verità, giustizia, libertà e carità.

Ogni colpa pubblica e privata contro questi quattro pilastri, ogni atto di menzogna, ingiustizia, possesso egoista e dominio sull’altro, pregiudizio e odio, hanno scavato la fossa e l’edificio è crollato sotto i nostri occhi.

Mi pare di poter portare una seconda ragione per cui la nostra preghiera non è stata esaudita.

Io temo che spesso non l’abbiamo bene indirizzata. Abbiamo chiesto la pace come qualcosa che riguardava gli altri; abbiamo insistito perché Dio cambiasse il cuore dell’altro, nel senso naturalmente che volevamo noi.

In realtà, il primo oggetto della autentica preghiera per la pace siamo noi stessi: perché Dio ci dia un cuore pacifico.

“Dona nobis pacem” significa anzitutto: Purifica, Signore, il mio cuore da ogni fremito di ostilità, di partigianeria, di partito preso, di connivenza; purificami da ogni antipatia, pregiudizio, egoismo di gruppo o di classe o di razza.

Dall’intervento del Cardinal Carlo Maria Martini in occasione della guerra del Golfo


Mercoledì 26 ore 20.45

Rosario di intercessione per la Terra santa sul sagrato della Chiesa dei SS. Protaso e Gervaso

LE RAGIONI DEL CONFLITTO

Alle 21.15 in Chiesa per tutti i partecipanti ai pellegrinaggi in Terra Santa e per chi vuole informarsi, don Paolo (guida di Terra Santa) illustrerà le ragioni dell’attuale conflitto e le possibili prospettive future.

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