Essere un segno che aiuta la fede e la speranza

In questo tempo di prova e di grazia la Proposta pastorale per il nuovo anno dell’Arcivescovo Mario Delpini intende convocare la comunità cristiana perché non si sottragga alla missione di essere un segno che aiuta la fede e la speranza, proponendo il volto di una Chiesa unita, libera e lieta come la vuole il nostro Signore e Maestro Gesù.

«Coloro che prendono parte alle celebrazioni della comunità cristiana sono chiamati a verificare quali frutti ne vengano per la loro vita personale e comunitaria: possiamo celebrare il mistero che ci dona la grazia di partecipare alla comunione trinitaria ed essere divisi, scontenti gli uni degli altri, invidiosi, risentiti?», chiede mons. Delpini.

Reciprocità nella comunione

«L’amore che si dona gratuitamente senza considerare risultati e risposte è una delle forme più alte di dedizione. Per certe sensibilità questo amore gratuito è la manifestazione dell’amore di Dio stesso, di cui la creatura è resa capace per grazia», scrive l’arcivescovo. Parlando anche di reciprocità nel rapporto uomo donna. «La differenza di genere è la differenza originaria che permette di praticare nella forma più alta e promettente la relazione comandata dal comandamento nuovo: gli uni gli altri. Il tema della relazione tra uomo e donna, tra uomini e donne nella Chiesa, tra uomini e donne nella società è un tema di inesauribile profondità e di drammatica attualità».

Tentazioni da superare

L’amicizia va sempre più curata anche nella vita della Chiesa. Tuttavia l’arcivescovo è consapevole dei problemi ancora aperti. «Non siamo ingenui: le tentazioni di protagonismo, di rivalità, di invidia, di scarsa stima vicendevole sono sempre presenti e seducenti. La preghiera di Gesù che chiede al Padre la grazia dell’unità sia la nostra preghiera e decida la disponibilità di tutti».

Lamento e correzione fraterna

«Per me è incomprensibile che il risentimento, l’amarezza, le ferite siano, per così dire, una buona ragione per lamentarsi dei fratelli e delle sorelle della propria comunità, dei preti, del Vescovo e del Papa. Piuttosto si dovrebbe riconoscere un desiderio ardente di correggere e di correggersi, di dedicarsi a un’intensa preghiera di intercessione, di praticare la correzione fraterna e il perdono benevolo».

La fraternità universale

Una Chiesa libera partendo dal magistero di papa Francesco e dall’enciclica Fratelli tutti, testimoniando il principio della fraternità universale, che va tradotto «nello stile quotidiano del buon vicinato e dell’alleanza costruttiva con tutte le confessioni, con tutte le religioni, con tutte le istituzioni. Sono benedetti da Dio i suoi figli e le sue figlie che in ogni parte del globo sono operatori di pace. Molti, originari della nostra terra, di ogni età e condizione, compiono gesti ammirevoli in ogni parte del mondo dove sono in missione come consacrati, come cristiani impegnati, come volontari di ogni credo».

Liberi e gioiosi

«La Chiesa è libera – afferma mons. Delpini – quando accoglie il dono del Figlio di Dio; è lui che ci fa liberi davvero; liberi dalla compiacenza verso il mondo, liberi dalla ricerca di un consenso che ci rende inautentici; liberi di vivere il Vangelo in ogni circostanza della vita, anche avversa o difficile; capaci di parresìa di fronte a tutti; Chiesa libera di proporre il Vangelo della grazia, di promuovere la fraternità universale, Chiesa libera di vivere e annunciare il Vangelo della famiglia; Chiesa libera di vivere la vita come vocazione». No a celebrazioni tristi. Mons. Delpini scrive chiaramente quale stile di comunità ecclesiale propone: una Chiesa lieta. «Gesù indica nella gioia lo scopo della sua rivelazione».

 

Arcivescovo Mario Delpini

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