Santo Natale 2021

L’immaginetta di Natale di quest’anno ad alcuni è sembrata un po’ strana: è un’opera di Jean-Marie Pirot, Arcabas, pittore e scultore nato nel 1926 in Lorena (Francia) da madre tedesca e papà francese. Diplomato alla Scuola di Belle Arti a Parigi, è uno degli autori sacri moderni più importanti del mondo.

In tutti i miei tentativi di dipingere – dice Arcabas – cerco di far emergere la bellezza. Spero che chi avrà lo sguardo per coglierla, possa esserne trasformato. La bellezza infatti può condurre alla fede e la bellezza è un elemento della fede in Dio”.

Scopriamo allora i segreti dell’immagine della Natività che abbiamo proposto per quest’anno.


Una madre protegge il figlio, un padre regge una candela accesa e veglia entrambi; tre angeli contemplano sereni il bambino appena nato, mentre il calore dell’asino e del bue riscalda il letto di paglia dove madre e figlio sono adagiati.

È una scena di grande realismo, una scena che appartiene alla quotidianità. È un evento del tutto umano che attira immediatamente lo sguardo e i sentimenti dello spettatore attraverso colori accesi ma insieme pacificanti, figure serene e rassicuranti.

Eppure la “Natività a Betlemme” di Arcabas è tutt’altro che un idilliaco quadretto sul Natale.

Il pittore gioca magistralmente tra il figurativo (volti precisi, immagini nitide) e l’astratto (volti indefiniti, differenti fonti di luce); utilizzando colori semplici, ma carichi di significati, egli invita a soffermarsi per cogliere la profondità del messaggio. Addentrandoci nel dipinto, scopriamo infatti che esso parla di una realtà ben più profonda e meno rasserenante di quella che potremmo cogliere ad un primo sguardo.

Il dipinto ci parla di una casa provvisoria, con un letto fatto solamente di paglia per dormire.

Una paglia che nel suo intreccio richiama la corona di spine che Gesù – Re dei giudei – porterà sul capo sino al Golgota; già in questo segno si mette in stretto legame l’incarnazione e la redenzione, come spesso la riflessione teologica e le opere sulla natività hanno evidenziato nei secoli. I vangeli infatti narrano come già nella nascita si celano i prodromi della passione.

Il messaggio del quadro si colloca su più livelli: uno più immediato e uno più profondo, ma anche uno storico (la nascita di Gesù) e uno attuale (la nostra fede nel mistero dell’Incarnazione).

Questi livelli sono richiamati in diversi modi.

Due sono le fonti di luce: il volto del bambino, che illumina la madre, e la luce della candela, che illumina l’uomo che la tiene tra le mani.

Due sono anche i piani della scena su cui si stagliano i personaggi.

Infine, due sono le coordinate, orizzontale e verticale, che definiscono lo spazio del quadro, come anche le linee che delimitano i colori dello sfondo e che richiamano il simbolo della croce.

La luce

Al primo impatto il quadro colpisce per il suo luminismo, fatto di un’esplosione di colori e luci che attira il nostro sguardo. Notte e giorno si incontrano. La notte della Natività è illuminata a giorno dalla luce dell’Emmanuele, mentre l’oscurità della strada su cui si incammina il personaggio in primo piano è rischiarata dalla semplice ma forte luce della candela.

Madre e Figlio

Rischiarata dalla luce che proviene dal volto del Figlio e dal coro degli angeli che “stanno alla finestra del cielo” per contemplare questo evento, Maria è sdraiata e giace nella mangiatoia. A differenza della consueta iconografia della Natività, la madre e il Figlio sono entrambi addormentati sulla mangiatoia; la madre è unita al Figlio e lo protegge con un tenerissimo gesto della mano che si adagia delicatamente sul volto del bambino. Maria assume sembianze molto attuali, che invitano all’identificazione. Sì, Maria è una donna dei nostri giorni. Gesù nasce oggi e assume la carne di ognuno di noi, la storia e la cultura che ci appartengono.

Gli angeli

I tre angeli che scendono dal cielo per ammirare il figlio di Dio appena nato (tre come gli ordini di angeli generalmente raffigurati nelle icone) disegnano un fuoco, con tre fiammelle che formano un braciere, e ci ricordano lo Spirito della Annunciazione e della Pentecoste.

Il piccolo angelo che si affaccia è un evidente omaggio al più famoso dipinto da Raffaello.

Il personaggio in primo piano

Il personaggio in primo piano, assai enigmatico e capace di rompere inizialmente l’armonia del dipinto e la delicatezza della scena, non è identificabile con immediatezza. Se il nostro immaginario – così come la critica – tende correttamente ad identificarlo con Giuseppe, certamente il volto indefinito e il corpo dai lineamenti imprecisi ci dicono qualcosa di più.

Giuseppe porta tra le mani una candela accesa; il suo gesto esprime la necessità di custodirla e ripararla dal vento e della intemperie perché non si spenga. Immediato è il parallelo con le mani di Maria che custodiscono e proteggono Gesù. Arcabas mette in stretta relazione la luce e il bambino (“Luce per illuminare le genti”) in un continuo richiamo tra le due immagini. Come Maria custodisce Gesù, fragile, così Giuseppe ripara la fragile luce del Dio fatto uomo. In questa metafora esprime la sua responsabilità verso il figlio appena nato, il Dio con noi che facendosi uomo non ha rifiutato la fatica, le difficoltà del vivere terreno, ma ha accolto per intero la storia umana e anche i passaggi tortuosi di ogni stagione della vita. Sì, tutto sembra segnato dalla fragilità, anche il Dio fatto uomo.

Quella del dipinto è una luce capace di illuminare in profondità, di rischiarare la strada che si apre davanti a noi. È dunque la luce della fede che siamo chiamati a custodire e lasciare risplendere perché rischiari noi e la strada della vita. Il buio alle spalle di Giuseppe non fa paura perché la sua stessa vita è rischiarata da quella luce.

Come non vedere in questo gesto il richiamo alla candela accesa che viene donata ad ogni papà nella celebrazione del battesimo dei propri figli?

Allora in quel personaggio indefinito possiamo riconoscere ogni uomo ed identificarci in lui. È un uomo come tanti, con i lineamenti appesantiti da un uniforme colore arancio/marrone, fatto di materia densa, terrosa, segno di una concretezza a cui il chiaroscuro aggiunge l’espressione delle ombre e delle luci della sua esistenza. Cammina in punta di piedi e nella notte si fa anche lui personaggio/testimone di luce, tenero e responsabile. È segno di un cristianesimo che non si ferma lì (alla nascita del Figlio di Dio), ma che, a partire da lì, sa assumersi la responsabilità dell’evento (l’Incarnazione) e incamminarsi nella storia sapendo che essa è già rischiarata e salvata da Dio.

Buon Natale!

 

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