Vivi la Parola: 2022 02 – Febbraio

Martedì 1 febbraio 2022  
Beato Andrea Carlo Ferrari, vescovo

1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma

«Gesù disse loro:
“Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria,
tra i suoi parenti e in casa sua”»

5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.

(Marco 6,4)

 

La profezia è sempre scandalosa, inquietante. Dice cose che scombussolano, disturbano, che obbligano a rivedere giudizi e comportamenti nei quali ci troviamo rassicurati, che magari abbiamo impiegato tempo, anni a formarci. L’istinto verso la profezia è quello del rifiuto, della protesta che sono forme di difesa. Il profeta si crea dei nemici, per i quali è facile replicare, perché per loro è sufficiente ripetere ciò che si è detto, fatto e pensato fino ad allora. Ma il profeta sente un dovere impellente verso la storia e verso l’umanità: sa bene che chi non va avanti va indietro e quindi non tace. Sa che il tempo gli darà ragione e questo gli basta, anche se ciò dovesse avvenire quando lui non ci sarà più.

 

Mercoledì 2 febbraio 2022  
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza»

31preparata da te davanti a tutti i popoli: 32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». 33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». 36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

(Luca 2,29-30)

 

Simeone è un uomo che ha saputo attendere, fidandosi delle promesse di Dio. Chi aspetta queste promesse e aspetta a lungo sa bene che a volte la tentazione di essersi illuso è pungente, che perseverare è faticoso e sembra non dover gratificare mai, anche se lungo il cammino avvengono delle piccole conferme, ci sono dei segni che incoraggiano. E alla fine Simeone vede! Certo, vede solo un germoglio, ma in quella piccola realtà riconosce che c’è tutto, in quell’uovo appena dischiuso vede già l’aquila che volteggia maestosa nei cieli immensi. E’ un uomo allenato a vedere con chiarezza ciò che per tanti altri è invisibile. È un uomo davvero mosso dallo Spirito santo.

 

Giovedì 3 febbraio 2022
   S. Biagio, vescovo e martire

33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

«Sceso dalla barca, egli vide una grande folla,
ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che
non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose
»

35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; 36congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». 37Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». 38Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». 39E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. 40E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. 41Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. 42Tutti mangiarono a sazietà, 43e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. 44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

(Marco 6,34)

 

Il tempo di Gesù non è diverso dal nostro. In mezzo a quella folla smarrita e disorientata ci troviamo anche noi, che ogni mattina abbiamo bisogno di ritrovare il senso di ciò che facciamo, che nei tempi bui vorremmo avere più luce e vedere più lontano. La parola di Gesù è efficace perché non è quella di un erudito che spiega nozioni sconosciute, ma quella di un fuoco d’amore che conosce bene chi siamo, che corre in nostro aiuto, che risveglia ciò che abita già in noi e lo fa emergere, che ci rinfranca e ci conferma dal di dentro, accendendo la fiducia e la speranza. Ascoltare la Parola ogni mattina è davvero il nutrimento più indispensabile.

 

Venerdì 4 febbraio 2022

1Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3– i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, 5quei farisei e scribi lo interrogarono:

«Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?»

6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. 8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 9E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, 12non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

(Marco 7,5)

 

Per Gesù la religiosità dei farisei doveva davvero essere uno spettacolo desolante. Avevano rimpicciolito l’esperienza di Dio fino a farla consistere interamente in una serie di cose da fare o da non fare, di parole da dire o da non dire. Come se Dio fosse quella cosa lì. Un Dio senza vita, senza passione, senza amore. Un Dio da accontentare con gesti, con rinunce, con preghiere. Una religione ridotta a mercato, fin dentro il tempio di Dio. Ma Gesù conosceva bene l’amore del Padre, parlava con lui notti intere, si sentiva riempire di fuoco il cuore e la mente, condivideva pienamente la sua passione incontenibile per ogni uomo e ogni donna. Un Dio che è luce, pane, vita, verità eternamente nuova: tutte cose sconosciute a quei farisei.

 

 

Sabato 5 febbraio 2022
   S. Agata, vergine e martire

6Gesù disse a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».  8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù:

«Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?
Chi ha visto me, ha visto il Padre
»

Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. 12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

(Giovanni 14,9)

 

Filippo vorrebbe vedere il Padre. Gesù gli risponde che deve semplicemente aprire gli occhi. A volte la gioia è sotto i nostri occhi e non ce ne accorgiamo. Cerchiamo di qua e di là, come se dovessimo ancora scoprirla o inventarla e invece ce l’abbiamo a portata di mano. La gioia vera non richiede cose enormi, né esperienze fantastiche: è fatta di servizio e di ascolto amorevole, di generosità che non pretende nulla, di fiducia e di pace nelle incombenze quotidiane, a volte anche di un po’ di riposo quando cominciamo ad illuderci di essere noi a salvare il mondo. La gioia è Gesù crocifisso, nostro Paradiso, perché amore sconfinato per ciascuno, anche per me, amore che dei molti fa un unico “noi”.

 

Domenica 6 febbraio 2022
   V DOPO L’EPIFANIA

5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: 6«Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». 7Gli disse: «Verrò e lo guarirò».

«Ma il centurione rispose: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa”. Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: “In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!”»

11Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». 13E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.

(Matteo 8,7-10)

 

Bello l’incontro di due stupori: quello del centurione e della gente per la guarigione immediata di quel servo e lo stupore di Gesù di fronte alla fede limpida e semplice di un pagano. Ci ricorda che anche Dio si può stupire. Non dei record mondiali che l’uomo realizza, ma della fiducia in Lui. Questa infatti nasce dalla libertà dell’uomo, che non reagisce automaticamente di fronte agli impulsi di Dio, ma sceglie personalmente di affidarsi, di consegnarsi, di credere. È questa fiducia che conquista il cuore di Dio. Perché è rara e spesso è affievolita dalla fatica del vivere, dalle domande che non trovano risposta, dai dolori che prima o poi sconvolgono. Ma quando, in barba a tutto questo, rimane fresca e viva, è davvero uno spettacolo che incanta.

 

Lunedì 7 febbraio 2022
Ss. Perpetua e Felicita, martiri

14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». 17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». 24Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.

«Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia»

27Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 28Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». 29Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». 30Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

(Marco 7,25-26)

 

Quanta fede trova Gesù fuori da Israele, tra i pagani! Il centurione romano di lingua latina, la donna siro-fenicia che parla in greco: culture e lingue diverse, religiosità distanti da Israele o magari anche assenti. Quelli che per noi sono ostacoli, per Gesù non lo sono affatto. Lui ascolta il cuore, non si ferma all’apparenza. Incontra ciascuno nella sua verità, nella sua umanità. Cerca relazioni dirette, sincere, aperte dalla fiducia: quando le trova può agire senza limiti, in modo strabiliante, donando tutto. Occorre perciò vigilare sempre che la nostra vicinanza estrema con Lui (pensiamo all’Eucaristia) non si lasci trasformare in un ostacolo ad un incontro vero con lui, a causa della routine, dell’abitudine.

 

Martedì 8 febbraio 2022
S. Girolamo Emiliani

«Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano»

33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

(Marco 7,31-32)

 

Gesù nella sua missione prende davvero il largo. Non rimane nei confini di Israele, ma cammina lontano, sfidando le incognite e gli imprevisti. E i Vangeli ci confermano che i frutti sono abbondanti, stupendi. Forse non sono i frutti che cerchiamo noi: infatti queste persone guarite non diventano quasi mai dei discepoli che si aggregano alla comunità, ma rimangono lì dove abitano, felici di comunicare il bene ricevuto. Il miracolo non ha secondi fini, è una atto d’amore disinteressato, perché così è Dio: ama far sorgere il sole su tutti i suoi figli, perché tutti conoscano la gioia di sentirsi amati.

 

Mercoledì 9 febbraio 2022
S. Giuseppina Bakhita, vergine

1In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro:

«Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano»

4Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». 5Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». 6Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. 8Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. 9Erano circa quattromila. E li congedò.

(Marco 8,2-3)

 

Gesù vede la stanchezza della folla che lo ascolta e lo segue, si preoccupa per la loro fame. Non li affida alla Provvidenza, non compie per loro il miracolo di un facile rientro pur senza aver mangiato. Cerca e procura il cibo, mettendo in moto l’operosità e la fede dei suoi discepoli. È quello che succede anche oggi: Dio non fa piovere dal cielo il cibo per sfamare i suoi figli che nel mondo muoiono ancora oggi di fame, ma accende nel cuore dei suoi l’urgenza perché nessuno rimanga privo del necessario. Tutte le iniziative a favore dei più poveri e diseredati hanno la stessa matrice del miracolo della moltiplicazione dei pani: la condivisione che nasce da un cuore che ama i fratelli.

 

Giovedì 10 febbraio 2022
  S. Scolastica, vergine

10Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. 11Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». 13Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva. 14Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. 15Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». 16Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. 17Si accorse di questo e disse loro:

«Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?»

Gli dissero: «Dodici». 20«E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». 21E disse loro: «Non comprendete ancora?».

(Marco 8,17-19)

 

Gesù ha offerto ripetutamente dei segni anche strabilianti della sua cura verso chi ha bisogno. Vorrebbe che i suoi la smettessero di rimanere in ansia per il pane quotidiano e si occupassero invece di ciò che a lui sta a cuore. A noi sembra curioso che i discepoli non riescano a sbarazzarsi di queste preoccupazioni: ormai con Gesù accanto a loro dovrebbero sentirsi al sicuro, dopo tutti i miracoli che hanno visto. Ma fidarsi, abbandonarsi è per noi un atteggiamento sempre coraggioso. Solo i bambini si fidano senza fatica, perché vedono l’amore e non dubitano. Per questo vivono nella pace, senza esitare ad ogni passo.

 

Venerdì 11 febbraio 2022
   Beata Maria Vergine di Lourdes

22Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 23Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». 24Quello, alzando gli occhi, diceva:

«”Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano”. Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed il cieco ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa»

26E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

(Marco 8,24-25)

 

Questo miracolo in due tempi ci ricorda che ci sono vari gradi nella vita spirituale, nell’esperienza di Dio. Già il vedere il passaggio di Dio nelle cose di tutti i giorni ha del miracoloso, perché è così frequente lasciarsi invece sequestrare gli occhi e la mente dentro le cose da fare. Ma Gesù vuole allenare il nostro sguardo interiore a vedere lontano, a contemplare i beni futuri della vita del Cielo come  realtà che già ci appartengono, a vivere da figli riconoscendo l’amore del Padre per noi come una certezza inscalfibile. Vuole guarirci completamente dalla sfiducia e dal sospetto sul Padre e avere un rapporto immediato con Lui.

 

Sabato 12 febbraio 2022

59I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; 60ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, 61che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». 62Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 63Ma Gesù taceva.

«Allora il sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio”. “Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo”»

(Matteo 26,63-64)

 

Gesù sa che dire la verità su di sé coinciderà con la sua condanna a morte. Eppure non si limita ad ammetterlo, ma lo annuncia con forza, cercando di presentare in poche parole l’immensità della sua potenza sul cosmo e sulla storia umana. Noi spesso troviamo modi e parole per dissimulare le nostre intenzioni, impariamo a dire e a non dire per non esporci troppo, a usare formule ambigue o interlocutorie. Gesù è diretto, deciso. Perché la verità non si annacqua, la si proclama, a condizione però di essere pronti a pagare di persona. L’annuncio della verità infatti è sempre un atto d’amore e l’amore ha un prezzo.

 

Domenica 13 febbraio 2022
VI DOPO L’EPIFANIA

11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.

«Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo.
Era un Samaritano
»

17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

(Luca 17,15-16)

 

Ringraziare non è facile. Occorre educarsi, perché siamo sempre propensi a pensare che tutto ci sia in qualche modo dovuto, forse perché da piccoli ricevevamo tutto come fosse una cosa ovvia. Ringraziare è uscire da sé, vedere il bene che riceviamo, apprezzarne la gratuità. È anche accorgersi che siamo amati e questo è sempre un messaggio che dilata il cuore. Per questo chi ringrazia è felice. E Gesù ci svela che è da Dio che discende ogni bene, ogni dono quotidiano, dal più piccolo al più grande e che quindi la vita del credente è anzitutto un continuo ringraziare.

 

Lunedì 14 febbraio 2022
SS. CIRILLO, MONACO, E METODIO, VESCOVO,
PATRONI D’EUROPA

15E disse loro:

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»

16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.  20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

(Marco 16,15)

 

La missione che Gesù ci affida è semplice: parlare a tutti di Lui. Non annunciare le nostre idee, i nostri punti di vista, ma proprio quel Vangelo che ogni giorno prendiamo in mano e cerchiamo di fare nostro, questo pane quotidiano che è alimento del cuore. A volte siamo tentati di trasmettere anzitutto regole, obblighi, abitudini: ma tutto questo deve venire sempre dopo, solo come una conseguenza possibile e variabile del Vangelo ascoltato. Altrimenti oscuriamo Lui, mettendoci noi davanti, perché il Vangelo è più grande di noi e anche di quello che noi abbiamo finora capito.

 

Martedì 15 febbraio 2022

14E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. 15E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». 17E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. 18Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 19Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». 20E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. 21Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; 22anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 23Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 24Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». 25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli:

«Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più»

26Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». 27Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. 28Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». 29Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

(Marco 9,25)

 

Il nostro mondo interiore, popolato di pensieri, fantasie, sogni, emozioni, sentimenti, ecc., ha sempre dimensioni misteriose, ambiti sconosciuti, per i quali non di rado rimaniamo sorpresi di noi stessi. In questa vegetazione lussureggiante bene e male si mescolano spesso, energie costruttive e positive si scontrano con ossessioni e paure. Gesù è venuto per liberarci dal male, da ciò che ci paralizza e oscura, che a volte ci sembra più forte di noi. Sperimentiamo spesso che Lui è forza, energia, protezione, aiuto, liberazione. La sua opera è restituire me a me stesso, aiutarmi a diventare quello che sono. E l’amore e il dono di sé sono sempre le strade vincenti.

 

Mercoledì 16 febbraio 2022

33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 36E,

«Preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo,
disse loro:
”Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me”
»

e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

(Marco 9,36-37)

 

All’epoca di Gesù, prendersi cura dei bambini non era consueto per un rabbì. Il suo uditorio era formato da persone adulte, alla ricerca dell’istruzione, della sapienza. I bambini fino all’età dei 13 anni non avevano rilevanza a livello sociale. Se Gesù annuncia di identificarsi con loro è perché vuole educarci a scoprire che lui è presente proprio là dove non c’è nulla che brilla: quando ci sembra di perdere tempo con persone che ci sembrano poco significative, quando friggiamo perché abbiamo un sacco di cose da fare che ci sembrano ben più importanti, quando i nostri interessi ci stanno già facendo correre con il pensiero molto lontano. Eppure in quel momento di fronte a noi c’è Gesù.

 

Giovedì 17 febbraio 2022

«Giovanni gli disse: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”»

39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi. 41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

(Marco 9,38)

 

Gli amici di Gesù sono sparsi in ogni dove. Noi siamo troppo abituati ad indentificarli unicamente con quelli che vengono a Messa la domenica. Ma più si fanno esperienze e più ci si accorge che non è così. Vediamo per esempio tanta santità autentica anche nelle altre confessioni cristiane e questo scuote i nostri giudizi sempre così sicuri; io stesso ho incontrato musulmani che conoscono bene il Nuovo Testamento e che hanno stima sincera e profonda di Gesù e dei cristiani. Non abbiamo il monopolio di Gesù: lui è venuto per tutti e in croce è morto per tutti. E quindi anche noi abbiamo più amici di quelli che immaginiamo.

 

Venerdì 18 febbraio 2022

42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

«E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo:
è meglio per te entrare nella vita con un piede solo,
anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna»

47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. 49Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. 50Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

(Marco 9,45)

 

Una delle tentazioni più ricorrenti è quella di pensare di poter gestire una cosa e il suo contrario senza dover rinunciare a nulla. A poco serve che la vita ci dimostri che occorre scegliere, occorre decidere, che non si può fare tutto e arrivare dappertutto: finché possiamo cerchiamo di tenere tutte le possibilità aperte di fronte a noi, senza escludere nulla. E spesso non tutto è buono, giusto e sano. La frase ricorrente: “Ma in fondo, che male c’è? Lo fanno tutti!” prima o poi può insidiare anche noi. Perciò queste parole di Gesù ci sembrano troppo drastiche, esigenti, esagerate. Ma lui conosce bene i nostri inganni e i rischi che corriamo.

 

Sabato 19 febbraio 2022

«Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me»

46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. 48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

(Giovanni 6,45)

 

A volte potremmo essere colti da questo dubbio: se io fossi stato un contemporaneo di Gesù, di fronte ai suoi miracoli e alle sue parole, ma anche di fronte alle sue innovazioni rispetto alla tradizione ebraica, l’avrei davvero riconosciuto come Figlio di Dio? Gesù ci risponderebbe che chi ascolta con libertà il Padre che parla nel cuore, chi vive seguendo la propria coscienza anche quando indica vie scomode, in ogni tempo trova Lui. Non esiste solo un magistero che viene da fuori. C’è prima un magistero interiore in cui è lo Spirito a parlare. Ed è questo, da ultimo, che dobbiamo ascoltare.

 

Domenica 20 febbraio 2022
   PENULTIMA DOPO L’EPIFANIA   detta “della divina clemenza”

13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. 14Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. 15Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 17Udito questo, Gesù disse loro:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»

(Marco 2,17)

 

La familiarità di Gesù con i peccatori suscitava scandalo. Allora come oggi. Se ci dovessimo intrattenere a lungo con persone di dubbia reputazione molti prenderebbero le distanze da noi. Infatti siamo sempre convinti che chi sbaglia non meriti i regali di Dio, che non sia giusto perdere tempo con loro. Eppure Gesù non la pensava così. Riusciamo a capire un po’ meglio questo atteggiamento quando siamo noi a sentirci peccatori, a riconoscere di aver sbagliato e nell’amarezza della solitudine ci piacerebbe che qualcuno, pur sapendo tutto, ci stesse accanto con amicizia e simpatia, senza perdere la stima. Solo così riusciamo a ritrovare la fiducia e a ripartire con nuovo slancio.

 

Lunedì 21 febbraio 2022

35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

«Gesù disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”»

E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». 41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

(Marco 10,38-39)

 

È tale il desiderio di gloria di questi due discepoli che non si accorgono neppure di quello che stanno chiedendo. Sono convinti che, pur di occupare ruoli di prestigio, sarebbero capaci di affrontare qualunque difficoltà e si sentono pronti a fare tutto quello che Gesù chiederà loro. Le ore della passione mostreranno che le cose stanno ben diversamente. Si direbbe comunque che non abbiano ancora notato che Gesù, mite e umile di cuore, non inseguiva per nulla successi clamorosi o il prestigio sociale. Ma d’altra parte certe ambizioni possono convivere a lungo dentro di noi accanto a grandi ideali, se non abbiamo il coraggio di smascherarle.

 

Martedì 22 febbraio 2022

Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

«Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma Bartimeo gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”»

49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

(Marco 10,48)

 

Bartimeo è cieco e non ci sta. Il desiderio di vedere è troppo forte. Le convenzioni sociali, le reazioni infastidite della gente di fronte alle sue suppliche non lo condizionano neanche un po’. Ha tra le mani la grande occasione della vita e se la vuole giocare fino in fondo. La sua energia è il desiderio, che lo rende determinato, pronto a superare ogni difficoltà. È povero, ma è ricco. Perché la passione per le cose veramente grandi è merce rara: tutto ciò che abbiamo attorno ci ottunde, ci accontenta e rischiamo sempre di assestarci nella mediocrità nel nostro rapporto con Dio. E avere accanto uno come Bartimeo fa bene al cuore.

 

Mercoledì 23 febbraio 2022
S. Policarpo, vescovo e martire

12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.

«Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie.
Non era infatti la stagione dei fichi»

14Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. 20La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. 21Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». 22Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! 23In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. 24Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. 25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

(Marco 11,13)

 

Le foglie di fico possono essere molto grandi, offrire facilmente l’impressione di un albero rigoglioso, mentre di fatto possono nascondere il nulla. E’ proprio quello che ci capita quando ci preoccupiamo troppo di ciò che gli altri pensano e dicono di noi: l’attenzione si concentra sull’esteriorità, i gesti e le parole sono funzionali al nostro apparire, conta solo occupare un po’ di palcoscenico, ma intanto il cuore non si nutre e avvizzisce, la vita interiore diventa povera, la testimonianza pallida. «Ti si crede vivo e sei morto», dirà il Risorto alla chiesa di Sardi (Apocalisse 3,1). Ed è un peccato: perché invece i fichi quando maturano bene sono dolcissimi, squisiti e sono molti coloro che li apprezzano e si avvicinano per nutrirsene.

 

Giovedì 24 febbraio 2022

15Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 16e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. 17E insegnava loro dicendo:

«Non sta forse scritto:
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri»

18Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. 19Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.

(Marco 11,17)

 

Gesù fa un segno eclatante per ricordarci la spiritualità dei riti e della preghiera. Non conta l’esteriorità, il partecipare ad un culto per sentirsi a posto, per osservare un precetto. A volte ci si sente chiedere da qualcuno che entra in ritardo a Messa: “Vale ancora?”. E’ il vivere l’incontro con il Signore come qualcosa di obbligatorio da osservare scrupolosamente, ma senza l’amore. Se devo incontrare qualcuno a cui voglio bene, ci penso fin dal giorno prima, è un’attesa perché l’incontro è una gioia. Ci sono, è vero, dei momenti di aridità come nei rapporti con le persone, ma allora la cosa ci fa soffrire e studiamo tutti i modi di superarla senza rinunciare a nessun tentavo. La chiesa è un luogo di incontro tra Dio e l’uomo, non un ufficio in cui si deve pagare una tassa.

 

Venerdì 25 febbraio 2022

27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio,

«Vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?»

29Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. 30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». 31Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. 32Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. 33Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

(Marco 11,27-28)

 

I capi dei sacerdoti non sono sinceri, hanno paura di compromettersi. Quanto costa anche a noi guardarci con verità e lasciarci guardare come siamo!
Pensiamo di dover apparire sempre giusti e perfetti. In realtà siamo credibili solo quando lasciamo trasparire anche le nostre fragilità e contemporaneamente la voglia di superarle.

 

Sabato 26 febbraio 2022

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché

«Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?»

37Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».

(Marco 8,35-36)

 

Voler salvare la propria vita significa lavorare per se stessi, per avere stima e affetto. Spesso per far ciò siamo pronti a scendere a compromessi, magari piccoli, a non dire fino in fondo il nostro pensiero per non contrariare. Ecco il modo per perdere tutto, anche quello che cerchiamo. Solo seguendo Gesù sulla via della verità, salveremo la nostra vita, cioè ci sentiremo realizzati. Stare con Lui, non avere paura di rischiare, non venire a patti con la propria coscienza, è il modo per essere felici già su questa terra.

 

Domenica 27 febbraio 2022
ULTIMA DOPO L’EPIFANIA   detta “del perdono”

1Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma

«Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”»

(Matteo 19,8-10)

 

L’amore del Signore è per tutti. Nessuno può aver sbagliato così tanto da non essere più amato. Gesù lo continua a ripetere per tutto il Vangelo, che è una dichiarazione d’amore di Dio per l’uomo. E se le cose stanno così, chi sono io per giudicare chi mi sta vicino? Magari gli errori compiuti da qualcuno sono grandi, a volte insopportabili e giustamente mi ripugnano, ma devo riuscire a sganciarli dal giudizio su chi li ha compiuti. Quello è un fratello a cui forse posso allungare una mano, per aiutarlo a non sprofondare ancora di più.

 

Lunedì 28 febbraio 2022

13Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.

«Vennero e gli dissero: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?”. Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: “Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo”»

16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 17Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

(Marco 12,14-15)

 

Gesù è la verità e chiede anche a noi di essere veri, di non avere mezze misure, di chiamare le cose con il loro nome. Spesso facciamo passare l’ipocrisia come diplomazia. Usare l’adulazione per raggiungere i propri scopi non va al passo con la verità. A lungo andare poi non porta neppure i frutti sperati, perché una persona intelligente capisce quando i complimenti sono eccessivi e si mette in guardia. Occorre avere il coraggio di dire la verità a qualunque costo, continuando ad amare la persona con cui parliamo.  Al primo momento ci possiamo trovare davanti a un muro, possiamo subire anche  delle conseguenze. Ma poi, con calma e con il tempo, nessuno resiste davanti al coraggio di chi sa dire quello che pensa senza portare mai rancore, senza voler ottenere nulla, desiderando solo il bene di chi ha di fronte.

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