Elezioni: dalle promesse alle proposte

UNO SGUARDO ALLE ELEZIONI E AL DOPO:
dalle promesse alle proposte

La fatidica data del 25 settembre è un momento fondamentale che chiama in causa tutti noi, la nostra partecipazione, il senso di responsabilità.

Gli schieramenti politici appaiono ripiegati su loro stessi e senza una condivisa visione di Paese. Manca un’idea comune di vita e di società che vogliamo.

A queste elezioni ci arriviamo in tanti modi: forse infastiditi per come è stata condotta la campagna elettorale più ricca di battibecchi e di reciproci insulti che di proposte costruttive, delusi e sconfortati perché le forze politiche ancora una volta non hanno dato dimostrazione di essere del tutto all’altezza delle reali emergenze del Paese e del mondo, arrabbiati perché la società civile continua a rimanere la grande esclusa dal confronto elettorale, disillusi perché tanto la politica sembra essere divenuta un gioco di poltrone.

E potremmo continuare. E, diciamocelo pure, con uno scenario così si comprenderebbe persino la tentazione di alzare bandiera bianca, cioè di rinunciare a quella doverosa partecipazione alla cosa pubblica che è essenziale, invece, in una democrazia compiuta quale è quella che, nonostante tutto, caratterizza la nostra tradizione repubblicana.

Se a questo aggiungiamo il Rosatellum che espropria chi vota della possibilità di scegliere, si capisce che l’astensionismo può raggiungere il 35%, come prevedono i sondaggisti, anche se ci auguriamo che si registri una significativa inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni nella partecipazione alle urne.

Incapaci di andare oltre, di uscire dal pari merito, i leader di partito non sono più in grado di accendere entusiasmi e di mobilitare i cittadini. La campagna elettorale sembra uno scontro quotidiano su chi offre più tutele agli elettori, senza indicare le necessarie coperture finanziarie, senza una visione di Paese.

Ma paradossalmente, tutte le cose che ci hanno dato fastidio, che ci hanno deluso, per le quali proviamo dolore, disgusto, rabbia, rassegnazione, tutte queste cose possono trasformarsi in una grande carica di energia positiva di cui l’Italia ha bisogno oggi come e più di ieri.

Prendiamone una su tutte. Abbiamo ascoltato più promesse (alcune delle quali veri e propri miraggi al limite della presa in giro della nostra intelligenza) che proposte.

Come cattolici siamo stati circuiti, con una sfacciataggine al limite della decenza, anche da chi, nella passata legislatura, ha platealmente calpestato, offeso o anche solo ignorato i nostri valori.

Si è detto di tutto pur di ottenere il consenso degli elettori, così come può succedere anche a ciascuno di noi quando magari vogliamo accrescere la fiducia di familiari, amici, colleghi di fronte ad una situazione difficile da affrontare e di cui abbiamo la responsabilità.

Promettere la luna è molto facile, ma se sappiamo che non è possibile arrivarci, meglio proporre un’altra meta realmente raggiungibile, anche se meno entusiasmante e più faticosa. Distinguiamo, allora, fra le promesse e le proposte dei vari schieramenti. E dal 26 settembre “costringiamoci” a fare sul serio.

Servirebbe, per il dopo elezioni, un nuovo soggetto politico (non partitico) con ampia base sociale nel Terzo Settore, nel mondo dell’economia civile e sociale, capace di trasferire nelle istituzioni le istanze, le priorità dei cittadini.

È necessario un progetto sostenibile per il Paese e per l’Europa unita del futuro, per riavvicinare i cittadini alla politica, difendere i valori comuni della Costituzione, l’ambiente, un lavoro dignitoso, le competenze e il futuro dei giovani. Quest’area popolare servirebbe per confrontarsi in modo autorevole con i partiti e negoziare contenuti e future candidature.

I partiti dovrebbero avvertire la spinta che proviene dalla società civile e confrontarsi con essa, sia come maggioranza in Parlamento e al Governo sia come opposizione.

Pace, clima, scuola, welfare, dignità della persona umana, sono le priorità. Va realizzata allora su questi temi una sussidiarietà con le forze vive della società civile.

Chiunque vinca le elezioni, deve interloquire con esse in Parlamento, al Governo e come partiti.

La prossima legislatura, dovrebbe riscrivere insieme forma di governo, legge sui partiti, riforma della legge elettorale, per restituire ai cittadini il diritto di scegliere i rappresentanti in Parlamento.

Sarà il quinquennio di attuazione del Pnrr per una vera ripresa economica e sociale dell’Italia, dell’ancoraggio della destra, della sinistra e del Centro all’Europa unita e alle democrazie liberali in una sana alternanza al Governo.

Tra pochi giorni, il 25 settembre, dobbiamo capire capacità, motivazioni dei candidati, i loro programmi avendo come bussola il bene comune del Paese con un voto informato, responsabile e consapevole.

Noi cittadini saremo responsabili del cambiamento se saremo protagonisti. Ci aspettano tempi difficili con il caro-bollette, con un debito pubblico pari a 2760 miliardi, con un ciclo potenzialmente recessivo in autunno. Per questo servirà la massima unità tra maggioranza e opposizioni, tra Italia ed Europa, tra forze sociali e politiche, chiunque vinca.

dP e Aurora Nicosia

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