Emozioni, valori, comportamenti

La cronaca ci consegna continuamente il dramma di violenze domestiche perpetrate da uomini “innamorati” che non sanno accettare un rifiuto, che non sanno gestire i propri sentimenti, come se dipendessero solo da essi.
È la tesi di fondo di un divertente cartone animato per adulti: Inside Out, secondo cui i comportamenti dipenderebbero solo dalle emozioni provate all’interno delle varie situazioni.

È il grande inganno della cultura moderna: ad ogni emozione/sentimento deriva un’azione ed un comportamento, non deciso in base a un suo contenuto etico o a un valore cui si è deciso di aderire.
Questo diventa anche un falso criterio di giudizio: io sono “vero” solo se il mio comportamento corrisponde alle mie emozioni, se traduco ed esprimo all’esterno ciò che sento dentro di me: non è così!

Occorre ribadire una verità fondamentale, senza la quale sarebbe la fine di qualsiasi civile convivenza umana: le emozioni vanno gestite in base ai valori: sono questi che determinano i comportamenti di una persona matura, adulta (a differenza della fase adolescenziale in cui si agisce in base alla “pancia”!).
Certo, ogni scelta, soprattutto nel campo dell’amore, nasce anche da una emozione: l’emozione sta al fondamento e per questo occorre coltivarla, mantenerla viva, farne memoria. E custodirla: l’amore va amato.
Le emozioni sono un mix meraviglioso di sensazioni, ragionamenti, odori, suoni… Un’armonia che ci conquista.

Ma il nostro comportamento non può avere origine solo dalle proprie emozioni.
Facciamo un esempio. Se vedo una persona che mi sta antipatica, ma ho dentro di me il valore della carità, io la saluto cordialmente, e facendo ciò non sono falso (come dicono alcuni, in quanto mi comporterei in maniera diversa rispetto al sentimento dell’antipatia), ma compio un atto di virtù, perché rispondo alla mia emozione di antipatia con un gesto in coerenza col valore dell’amore.

L’obiezione potrebbe essere: “Ma io così sono un ipocrita”. No, l’ipocrisia è un’altra cosa, è quando uno sostiene di avere determinati valori, che vuol vivere secondo quei valori, ma di nascosto si comporta in un altro modo. L’ipocrita ha due morali, due vite parallele, non commette solo un peccato, ma lo giustifica falsamente.

Certo le emozioni ci sono, le abbiamo dentro e dobbiamo riconoscerle e valorizzarle, ma devono passare attraverso dei valori per determinare il proprio comportamento. Se saltiamo questo passaggio finiamo per essere in balia dell’indisciplina dei sentimenti.
La cosa sbagliata è quando non sappiamo gestire le emozioni a partire dai valori.
Detto in altri termini: io non sono solo ciò che sento! E devo fare non ciò che sento, ma ciò che è vero.

Purtroppo il mondo in cui viviamo ha fatto saltare i valori: “società liquida” l’ha definita Baumann. È il nichilismo contemporaneo, per cui non esiste alcun valore, ogni valore ha perso valore… salvo poi scandalizzarsi quando questa mancanza genera comportamenti aberranti e disgustosi, violenti e disumani. Ma è proprio questa cultura nichilista del “vietato vietare” che ha creato le premesse perché questa cosa accadesse, ha fatto saltare quei principi e quei valori, li ha chiamati “tabù” da cui liberarsi… e adesso si straccia le vesti gridando allo scandalo!

Si faccia pure una nuova legge contro il femminicidio e si inaspriscano le pene, ma non servirà a niente se non si rimetterà al centro il criterio/valore per cui gestire le voglie, le emozioni, i sentimenti.

Se salta questo aspetto valoriale si rimane in balia delle dinamiche emozionali, dimenticando che la verità e la maturità di una persona consiste nel vivere in coerenza coi valori in cui dice di credere, educando a ciò le proprie emozioni.
Tutto ciò si applica anche nei confronti delle relazioni coniugali, come sapientemente indicato dal nostro Arcivescovo nella Lettera pastorale.

Se si dà valore alla promessa di un sì per sempre nella fedeltà (com’è il caso di chi si sposa in Chiesa), allora occorre rileggere le emozioni a partire dalla scelta fatta e non mettere in discussione la scelta fatta a partire dalle emozioni.
Nella cultura di oggi il volere è sedotto dal piacere. Tra il «mi piace» e «lo voglio» non si fa differenza.

Per questo diventa necessario custodire l’emozione all’interno di quel valore (un amore promesso per sempre) che si è scelto come ideale di vita, anche “fuggendo le occasioni di peccato”, anche quando ciò costa (come la storia biblica di Giuseppe con la moglie di Potifar insegna).

Ma chi cede al male per timore di dover pagare un prezzo troppo alto, non ha idea di quanto prezioso sia il bene tralasciato e quanto più amaro il prezzo del danno provocato.

 

Don Paolo Zago

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